Cronaca di un bombardamento atomico
Le immagini della tragedia di Hiroshima e Nagasaki - Manifesti per mostra fotografica
A cura della redazione di "Maquis" Direttore: Filippo Gaja
Le immagini qui raccolte sotto il titolo "Cronaca di un bombardamento
atomico" non sono che una selezione significativa di quelle riunite dal
Comitato giapponese costituitosi con lo scopo specifico di far conoscere al
mondo i documenti visivi della distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Sostenuto
da un vasto movimento, il Comitato ha compiuto un lavoro formidabile per
portare alla luce documenti mantenuti nel buio da una politica di oblio. Come è
noto, una rigorosa "logica di segretezza" aveva fatto in modo, negli
anni dell'immediato dopoguerra, che le notizie e i documenti sulle stragi
atomiche di Hiroshima e Nagasaki filtrassero assai lentamente. Tra l'ottobre e
il novembre 1945 tutti gli ospedali e le cliniche giapponesi che ospitavano
atomizzati furono censiti dalle autorità di occupazione. Il 14 ottobre 1945 una
speciale unità militare fece chiudere anche l'ospedale militare per lo studio e
il trattamento delle malattie atomiche di Ujina. Tutto il materiale di studio
fu requisito; furono confiscati i reperti anatomici ricavati dai cadaveri delle
vittime, e tutte le fotografie, i films, i documenti. I medici giapponesi
ricevettero l'imposizione di non parlare neanche con i cittadini americani dei
risultati delle loro osservazioni sulle conseguenze dei bombardamenti atomici
sull'uomo. I primi trattati di studiosi giapponesi sulle malattie provocate
dalle atomiche uscirono pressoché clandestini. Fino alla fine dell'occupazione,
nel 1951-1952, neppure a Hiroshima fu possibile avere un quadro preciso delle
malattie croniche da radiazione e delle malattie postume imputabili alla bomba.
La documentazione fu restituita alle autorità giapponesi nel 1973. Il Comitato
l'ha ottenuta dopo il 1977 dall'Istituto di ricerche di Medicina e di Biologia
Nucleare dell'Università di Hiroshima, dal Centro di Ricerche per il
trattamento degli effetti secondari della radiazione della facoltà di Medicina
dell'Università di Nagasaki, dalla Casa della Cultura di Nagasaki, da Istituti
storici e da privati cittadini. Migliaia di cittadini giapponesi si sono uniti
in vari anni allo sforzo di ricerca e diffusione del materiale qui presentato.
Il Comitato può ora giustamente affermare che questi agghiaccianti documenti
sono offerti al mondo dalla coscienza del popolo giapponese, prima vittima di
un bombardamento atomico.
Dalla IV di copertina:
Alla fine del 1950, il numero complessivo delle persone uccise in Giappone dai
bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, dall'onda d'urto, dal fuoco e
dalle radiazioni era calcolato ufficialmente in 300.000. Al 31 marzo del 1976,
trent'anni e sette mesi dopo il bombardamento, il numero dei sopravvissuti
muniti di un certificato ufficiale di "atomizzato" era di 364.261.
Hiroshima e Nagasaki sono state ricostruite e sono oggi grandi città moderne in
cui tutto è nuovo. Ma sugli 842.000 abitanti attuali di Hiroshima, 114.000 sono
sopravvissuti del bombardamento, muniti di un certificato di
"atomizzato". Sugli attuali 449.000 abitanti di Nagasaki, 82.000 sono
sopravvissuti "atomizzati". Di essi, uno su cinque non ha mai
recuperato uno stato di salute normale.
Tre domande si presentano alla mente: Quale motivo giustificò l'impiego di
bombe atomiche su città abitate anche da donne, vecchi e bambini? I costruttori
sapevano che le armi nucleari avrebbero provocato una catastrofe di questa
portata? La visione della tragedia causata nelle due città dalle armi nucleari
non avrebbe dovuto imporre in seguito la cessazione della fabbricazione di armi
atomiche?
Ufficialmente il lancio delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki fu giustificato
con la necessità di indurre rapidamente i giapponesi a una resa senza condizioni.
La seconda bomba, quella su Nagasaki, sembra sia stata considerata
indispensabile per fornire ai dirigenti giapponesi la prova che la bomba di
Hiroshima non era un esemplare unico. Il giudizio se l'annientamento di 300.000
esseri umani fosse indispensabile o no, non solo sul piano strettamente
politico-militare, è un problema storico del tutto aperto.
Quanto al grado di coscienza degli scienziati sulla potenza distruttiva
dell'arma nucleare, sembra che essi prevedessero "soltanto" 20.000
morti. Le dimensioni inverosimili della tragedia di Hiroshima e Nagasaki e la
constatazione del carattere mostruosamente disumano di questo strumento bellico
avrebbero dovuto bastare per condurre alla distruzione di tutto, degli
stabilimenti, dei calcoli, degli strumenti per fabbricare la bomba, dell'idea
stessa di una simile arma.
L'uomo la cui autorità scientifica aveva avuto un peso determinante nell'avvio
delle ricerche per la costruzione della bomba atomica, Albert Einstein, spese
gli ultimi 10 anni della sua vita a denunciare la follia e i pericoli del
riarmo atomico. Il 13 febbraio 1950 lanciò alla televisione americana un
appello tanto drammatico quanto duro, contro le armi nucleari: "La bomba
all'idrogeno appare all'orizzonte... - disse - l'avvelenamento dell'atmosfera
per mezzo della radioattività e di conseguenza la distruzione di ogni forma di
vita sulla terra entreranno nel dominio delle possibilità tecniche. Tutto
sembra concatenarsi in questa sinistra marcia degli avvenimenti. Ciascun passo
appare come la conseguenza inevitabile di quello che l'ha preceduto. Al termine
di questo cammino si profila sempre più distintamente lo spettro
dell'annientamento generale".
Era stato ascoltato nel momento in cui la sua opinione era servita per rendere
possibile fabbricare delle bombe. Ma fu ignorato quando, parlando a nome
dell'umanità, ne chiese la distruzione. Contro ogni appello, ogni logica e il
più elementare buon senso, la fabbricazione delle armi nucleari è proseguita.
Oggi, negli arsenali atomici di tutto il mondo, esistono oltre 60.000 testate
nucleari, molto più di quello che serve per distruggere ogni traccia di vita
sul globo terrestre. Ognuno di questi ordigni è infinitamente più potente di
quelli esplosi a Hiroshima e Nagasaki. L'esplosione di una bomba all'idrogeno
della potenza di 1 megaton, cioè di un'arma strategica di media potenza quale
potrebbe essere portata da un missile Cruise, produrrebbe una sfera di fuoco di
1.770 metri di diametro. L'onda d'urto, lo schiacciamento e le radiazioni
termiche avrebbero una potenza distruttrice incomparabilmente più grande di
quelle di Hiroshima o Nagasaki. La vita umana e tutto ciò che è il prodotto
della civiltà, scuole, fabbriche, ospedali, case, ponti, strutture elettriche,
mezzi di comunicazione, ecc. sarebbero annientati istantaneamente entro un
raggio dieci o anche venti volte superiore a quello di Hiroshima a seconda
delle condizioni ambientali. Per essere relativamente al sicuro dagli effetti
delle radiazioni nucleari iniziali, un individuo che si trovasse a 1 chilometro
e seicento metri dal punto di scoppio avrebbe bisogno di uno schermo di cm.
30,48 d'acciaio, oppure di 1 metro e 22 centimetri di cemento. Ciò equivale a
dire, allo stato attuale delle costruzioni civili, che nessuno sopravviverebbe
alle radiazioni nucleari per un raggio di molti chilometri, senza contare gli
effetti ritardati delle radiazioni residue e secondarie. In una giornata
mediamente chiara, esseri umani che si trovassero allo scoperto verrebbero
ustionati a 19 chilometri di distanza. II calore sarebbe avvertito a 122
chilometri di distanza.
L'ipotesi dell'impiego dell'arma nucleare come strumento per regolare le
contese fra Stati e gruppi di Stati è il fattore che domina ogni altro nel
momento presente e che fa gravare una cappa di terrore sul mondo. Il
bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki è l'esempio che rende realistica
la minaccia atomica. Esso dovrebbe perciò essere presente nella coscienza degli
uomini e far parte della loro educazione. Eppure, quando una delegazione giapponese
si recò recentemente a New York, Washington e Albuquerque (Nuovo Messico) per
esporre nei quartieri 150 fotografie del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki,
si rese conto che i due terzi dei visitatori, soprattutto i giovani, ignoravano
anche lo stesso avvenimento storico, ignoravano il fatto che due bombe nucleari
fossero state sganciate su queste città nel 1945.
Un affievolimento della memoria collettiva della tragedia di Hiroshima e
Nagasaki, è un fatto universale, che tocca lo stesso Giappone, dove un gruppo
di cittadini ha ritenuto necessario reagire all'oblio. Se domani dovesse
accadere ancora quanto è successo, i rimpianti sarebbero sterili. Mettere al
corrente le giovani generazioni sulla realtà della tragedia di Hiroshima e
Nagasaki è il primo compito, perché tocca soprattutto alle giovani generazioni
impedire che si ripetano.
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