www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - libri - 29-07-05

Cronaca di un bombardamento atomico
Le immagini della tragedia di Hiroshima e Nagasaki - Manifesti per mostra fotografica

A cura della redazione di "Maquis" Direttore: Filippo Gaja

Le immagini qui raccolte sotto il titolo "Cronaca di un bombardamento atomico" non sono che una selezione significativa di quelle riunite dal Comitato giapponese costituitosi con lo scopo specifico di far conoscere al mondo i documenti visivi della distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Sostenuto da un vasto movimento, il Comitato ha compiuto un lavoro formidabile per portare alla luce documenti mantenuti nel buio da una politica di oblio. Come è noto, una rigorosa "logica di segretezza" aveva fatto in modo, negli anni dell'immediato dopoguerra, che le notizie e i documenti sulle stragi atomiche di Hiroshima e Nagasaki filtrassero assai lentamente. Tra l'ottobre e il novembre 1945 tutti gli ospedali e le cliniche giapponesi che ospitavano atomizzati furono censiti dalle autorità di occupazione. Il 14 ottobre 1945 una speciale unità militare fece chiudere anche l'ospedale militare per lo studio e il trattamento delle malattie atomiche di Ujina. Tutto il materiale di studio fu requisito; furono confiscati i reperti anatomici ricavati dai cadaveri delle vittime, e tutte le fotografie, i films, i documenti. I medici giapponesi ricevettero l'imposizione di non parlare neanche con i cittadini americani dei risultati delle loro osservazioni sulle conseguenze dei bombardamenti atomici sull'uomo. I primi trattati di studiosi giapponesi sulle malattie provocate dalle atomiche uscirono pressoché clandestini. Fino alla fine dell'occupazione, nel 1951-1952, neppure a Hiroshima fu possibile avere un quadro preciso delle malattie croniche da radiazione e delle malattie postume imputabili alla bomba. La documentazione fu restituita alle autorità giapponesi nel 1973. Il Comitato l'ha ottenuta dopo il 1977 dall'Istituto di ricerche di Medicina e di Biologia Nucleare dell'Università di Hiroshima, dal Centro di Ricerche per il trattamento degli effetti secondari della radiazione della facoltà di Medicina dell'Università di Nagasaki, dalla Casa della Cultura di Nagasaki, da Istituti storici e da privati cittadini. Migliaia di cittadini giapponesi si sono uniti in vari anni allo sforzo di ricerca e diffusione del materiale qui presentato. Il Comitato può ora giustamente affermare che questi agghiaccianti documenti sono offerti al mondo dalla coscienza del popolo giapponese, prima vittima di un bombardamento atomico.

Dalla IV di copertina:

Alla fine del 1950, il numero complessivo delle persone uccise in Giappone dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, dall'onda d'urto, dal fuoco e dalle radiazioni era calcolato ufficialmente in 300.000. Al 31 marzo del 1976, trent'anni e sette mesi dopo il bombardamento, il numero dei sopravvissuti muniti di un certificato ufficiale di "atomizzato" era di 364.261. Hiroshima e Nagasaki sono state ricostruite e sono oggi grandi città moderne in cui tutto è nuovo. Ma sugli 842.000 abitanti attuali di Hiroshima, 114.000 sono sopravvissuti del bombardamento, muniti di un certificato di "atomizzato". Sugli attuali 449.000 abitanti di Nagasaki, 82.000 sono sopravvissuti "atomizzati". Di essi, uno su cinque non ha mai recuperato uno stato di salute normale.

Tre domande si presentano alla mente: Quale motivo giustificò l'impiego di bombe atomiche su città abitate anche da donne, vecchi e bambini? I costruttori sapevano che le armi nucleari avrebbero provocato una catastrofe di questa portata? La visione della tragedia causata nelle due città dalle armi nucleari non avrebbe dovuto imporre in seguito la cessazione della fabbricazione di armi atomiche?

Ufficialmente il lancio delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki fu giustificato con la necessità di indurre rapidamente i giapponesi a una resa senza condizioni. La seconda bomba, quella su Nagasaki, sembra sia stata considerata indispensabile per fornire ai dirigenti giapponesi la prova che la bomba di Hiroshima non era un esemplare unico. Il giudizio se l'annientamento di 300.000 esseri umani fosse indispensabile o no, non solo sul piano strettamente politico-militare, è un problema storico del tutto aperto.

Quanto al grado di coscienza degli scienziati sulla potenza distruttiva dell'arma nucleare, sembra che essi prevedessero "soltanto" 20.000 morti. Le dimensioni inverosimili della tragedia di Hiroshima e Nagasaki e la constatazione del carattere mostruosamente disumano di questo strumento bellico avrebbero dovuto bastare per condurre alla distruzione di tutto, degli stabilimenti, dei calcoli, degli strumenti per fabbricare la bomba, dell'idea stessa di una simile arma.

L'uomo la cui autorità scientifica aveva avuto un peso determinante nell'avvio delle ricerche per la costruzione della bomba atomica, Albert Einstein, spese gli ultimi 10 anni della sua vita a denunciare la follia e i pericoli del riarmo atomico. Il 13 febbraio 1950 lanciò alla televisione americana un appello tanto drammatico quanto duro, contro le armi nucleari: "La bomba all'idrogeno appare all'orizzonte... - disse - l'avvelenamento dell'atmosfera per mezzo della radioattività e di conseguenza la distruzione di ogni forma di vita sulla terra entreranno nel dominio delle possibilità tecniche. Tutto sembra concatenarsi in questa sinistra marcia degli avvenimenti. Ciascun passo appare come la conseguenza inevitabile di quello che l'ha preceduto. Al termine di questo cammino si profila sempre più distintamente lo spettro dell'annientamento generale".

Era stato ascoltato nel momento in cui la sua opinione era servita per rendere possibile fabbricare delle bombe. Ma fu ignorato quando, parlando a nome dell'umanità, ne chiese la distruzione. Contro ogni appello, ogni logica e il più elementare buon senso, la fabbricazione delle armi nucleari è proseguita. Oggi, negli arsenali atomici di tutto il mondo, esistono oltre 60.000 testate nucleari, molto più di quello che serve per distruggere ogni traccia di vita sul globo terrestre. Ognuno di questi ordigni è infinitamente più potente di quelli esplosi a Hiroshima e Nagasaki. L'esplosione di una bomba all'idrogeno della potenza di 1 megaton, cioè di un'arma strategica di media potenza quale potrebbe essere portata da un missile Cruise, produrrebbe una sfera di fuoco di 1.770 metri di diametro. L'onda d'urto, lo schiacciamento e le radiazioni termiche avrebbero una potenza distruttrice incomparabilmente più grande di quelle di Hiroshima o Nagasaki. La vita umana e tutto ciò che è il prodotto della civiltà, scuole, fabbriche, ospedali, case, ponti, strutture elettriche, mezzi di comunicazione, ecc. sarebbero annientati istantaneamente entro un raggio dieci o anche venti volte superiore a quello di Hiroshima a seconda delle condizioni ambientali. Per essere relativamente al sicuro dagli effetti delle radiazioni nucleari iniziali, un individuo che si trovasse a 1 chilometro e seicento metri dal punto di scoppio avrebbe bisogno di uno schermo di cm. 30,48 d'acciaio, oppure di 1 metro e 22 centimetri di cemento. Ciò equivale a dire, allo stato attuale delle costruzioni civili, che nessuno sopravviverebbe alle radiazioni nucleari per un raggio di molti chilometri, senza contare gli effetti ritardati delle radiazioni residue e secondarie. In una giornata mediamente chiara, esseri umani che si trovassero allo scoperto verrebbero ustionati a 19 chilometri di distanza. II calore sarebbe avvertito a 122 chilometri di distanza.

L'ipotesi dell'impiego dell'arma nucleare come strumento per regolare le contese fra Stati e gruppi di Stati è il fattore che domina ogni altro nel momento presente e che fa gravare una cappa di terrore sul mondo. Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki è l'esempio che rende realistica la minaccia atomica. Esso dovrebbe perciò essere presente nella coscienza degli uomini e far parte della loro educazione. Eppure, quando una delegazione giapponese si recò recentemente a New York, Washington e Albuquerque (Nuovo Messico) per esporre nei quartieri 150 fotografie del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, si rese conto che i due terzi dei visitatori, soprattutto i giovani, ignoravano anche lo stesso avvenimento storico, ignoravano il fatto che due bombe nucleari fossero state sganciate su queste città nel 1945.

Un affievolimento della memoria collettiva della tragedia di Hiroshima e Nagasaki, è un fatto universale, che tocca lo stesso Giappone, dove un gruppo di cittadini ha ritenuto necessario reagire all'oblio. Se domani dovesse accadere ancora quanto è successo, i rimpianti sarebbero sterili. Mettere al corrente le giovani generazioni sulla realtà della tragedia di Hiroshima e Nagasaki è il primo compito, perché tocca soprattutto alle giovani generazioni impedire che si ripetano.




Supplemento a Maquis Dossier n. 2 giugno 1985
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