Gianni Fresu: Il Diavolo nell’ampolla, Antonio Gramsci, gli intellettuali e il Partito
Dar voce alle classi subalterne.
Se si può trovare un’aspirazione che nella sua genuina sintetica semplicità
colga il senso dell’opera e dell’attività di Antonio
Gramsci forse è proprio questa. Il diavolo nell'ampolla rappresenta la
metafora della dittatura di ferro degli intellettuali, la più persistente delle
superstizioni, quella che condanna le masse ad una condizione immutabile e
violenta di subalternità; in essa si legittimano tutti
i vincoli di comando e obbedienza dell'eterna distinzione tra dirigenti e
diretti. Andare oltre il «cadornismo» significa
pertanto rompere il sortilegio della casta sacerdotale degli intellettuali;
l'intera produzione teorica di Gramsci ha quest'aspirazione di
fondo, l'intera esperienza politica di Gramsci ha questo fine.
Il diavolo nell’ampolla ne ricerca la genesi politico-culturale e l’evoluzione filosofica complessiva attraverso lo snodarsi di un percorso intellettuale, unico nella sua ricchezza e pluralità di direzioni, che si sviluppa in un contesto storico carico tanto di contraddizioni, quanto di speranze. La questione della continuità storica degli intellettuali come ceto, la frattura storica tra lavoro manuale e lavoro intellettuale come autentico snodo da cui si dipanano tanto i rapporti di dominio quanto quelli di sfruttamento propri della società capitalistica, sono rintracciati in questo libro come l’elemento primordiale che sta alla base di riflessioni, ricerche e battaglie che, nella loro continuità, hanno segnato non solo l’esistenza personale di Antonio Gramsci ma l’evoluzione stessa del pensiero marxista a livello mondiale.
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