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- segnalazioni resistenti - libri - 13-09-07 - n. 194
da: www.cgil.it/lavorosocieta/index.asp
Parlando di Trattamento di Fine Rapporto...
Una recensione di un recente "istant book"
Poche sono state le voci intellettuali dissonanti (L. Gallino, V. Ukmar, G. Mazzetti, B. Scienza, ecc.) rispetto alla conclamata necessità di trasferire il TFR (trattamento di fine rapporto) ai fondi pensione contrattuali o privati nel primo semestre di quest'anno, attraverso il discutibile e antidemocratico meccanismo del silenzio-assenso.
Tra queste voci quella di B. Scienza è risultato senz'altro la più singolare e ficcante: nell’istant book " La pensione tradita", armato di conti e tabelle, questo docente di matematica si è impegnato strenuamente nel dimostrare la bontà della tesi opposta, ovvero perché conviene tenersi il TFR in azienda e non aderire ai fondi pensione.
Una tesi tutt'altro che peregrina, se a chiusura della campagna di adesione ai fondi pensione è emerso che più del 95% dei lavoratori e delle lavoratrici interessati alla scelta ha deciso di mantenere il TFR in azienda, sconfessando le indicazioni delle organizzazioni sindacali e di quanti (governo, banche, assicurazioni) premevano per il grande salto nel mondo dei mercati finanziari.
Ma se il mondo del lavoro non si diletta in statistiche trentennali, perché per B. Scienza questa scarsa fiducia nei confronti dei fondi pensione, intuitiva o razionale che sia, stante che anche nel decennio precedente solo un decimo della platea interessata conferì una quota del TFR ai fondi
( esclusivamente nelle medie -grandi aziende), può risultare lungimirante nel futuro per i lavoratori e le lavoratrici?
Considerato, soprattutto, che è stato celato il dato del rendimento a lungo periodo del TFR per una reale comparazione della convenienza finale per una scelta libera da condizionamenti.
Bene, per Scienza, che da anni si diverte nello sbugiardare i reali rendimenti di polizze vita, azioni, fondi comuni e quant'altro, nessun fondo pensione, nessun FIP (forme individuali previdenziali), " può offrire la stessa salvaguardia del TFR nei confronti del potere d'acquisto", in quanto l'indicizzazione su cui si fonda l'istituto del TFR (rivalutazione del 1,5 + il 75% dell'inflazione) è un meccanismo forte protettivo a lunga durata proprio nei confronti dell'inflazione.
Pertanto, essendo i fondi pensione a contribuzione definita continuativa e non a prestazione definita, è decisamente teorica la loro maggiore redditività rispetto al TFR, poiché solo all'andata in pensione il lavoratore potrà sapere se avrà accumulato un capitale maggiore del TFR diversamente accantonato in azienda.
Inoltre, le statistiche che vengono utilizzate per sostenere la scelta dei fondi pensione per Scienza contano assai poco, in quanto in generale mostrano i periodi favorevoli, occultando quelli sfavorevoli: con il sistema di calcolo contributivo chi può immaginare o sapere cosa accadrà tra trent'anni per le giovani generazioni?
Tra l'altro i tanto evocati risparmi fiscali vengono nella realtà divorati dai costi e comunque, tenendo il TFR in azienda il lavoratore, resta libero all'andata in pensione di valutare quanto eventualmente convertire in rendita, o investire in buoni fruttiferi postali ordinari o nel bene casa.
Gli studi di Scienza contro l'industria del risparmio gestito, nei fatti " distruttrice di ricchezza", si fondano su decine di tabelle e di confronti reali; allo stesso modo non è tenero nei confronti delle organizzazioni sindacali, di cui intravede uno snaturamento dei loro compiti storici ed una contraddizione della CGIL in particolare rispetto agli studi effettuati dai suoi esperti negli anni '90, relativamente ai rendimenti comparati tra TFR e Fondi pensione.
Dunque, come ha sostenuto L. Gallino, non chiamiamo questa scelta " modernizzazione", poiché oltre a non essere affatto risolutiva rispetto al grave arretramento che la controriforma Dini del 1995 ha determinato con l'introduzione del sistema di calcolo contributivo per le nuove generazioni rispetto a quello retributivo, la stessa si colloca dentro a " quel predominio della finanza come forma mistificata di un arricchimento che pretende di fare a meno dell'accumulazione reale", denunciato a suo tempo da G. Mazzetti nell'altrettanto formidabile " Il Pensionato Furioso".
Gian Marco Martignoni, Cgil Varese
BEPPE SCIENZA " LA PENSIONE TRADITA" pagg. 228 € 9,90 FAZI EDITORE
Lavoro Società n. 20, 3 settembre 2007