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- segnalazioni resistenti - libri - 22-05-08 - n. 229
Frisoli - Sallustri: La lunga resistenza operaia contro il fascismo 1922-1945
dalla quarta di copertina
“(…) bisogna porre con grande precisione e con grande franchezza agli operai di Milano il problema di … Milano. Perché a Milano, grande città industriale, con un proletariato che è il più numeroso fra i centri industriali italiani, che da solo rappresenta più di un decimo degli operai di fabbrica di tutta Italia, perché a Milano non è sorta una grande organizzazione rivoluzionaria, mentre il movimento è sempre stato rivoluzionario? Perché a Milano non ci sono mai stati più di 3000 organizzati nel partito socialista? Perché a Milano, anche quando il movimento era al suo massimo di altezza, comandavano effettivamente i riformisti? Perché a Milano tutte le associazioni operaie, sindacali, cooperative, mutue, sono sempre state nelle mani dei riformisti o semi riformisti, anche quando le masse erano spinte nelle strade dal più entusiastico slancio rivoluzionario?”.
“La responsabilità del verificarsi di questo tipo di situazione era da attribuirsi ai massimalisti del partito socialista, che non solo non avevano ‘cercato di creare una grossa organizzazione’, ma che non avevano neppure affrontato ‘una discussione seria sui problemi più intimamente operai, come i consigli di fabbrica, le cellule d’officina, il controllo operaio, nella trattazione dei quali anche il più semplice operaio avrebbe avuto una competenza e dei punti di vista da prospettare’”.
Antonio Gramsci, febbraio 1928