www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - libri - 06-11-08 - n. 249

Domenico Moro: Nuovo compendio del Capitale
 
La lotta di classe sembra essere finita per davvero e con essa anche la sua necessità: ora è il Mercato a miracolarci tutti, dagli operai della Thyssen al signor Brunetta, dalla spazzatura napoletana all’archeologo precario. Il Mercato ora è il luogo naturale della nostre discussioni economiche, politiche, industriali e sindacali. E’ il Mercato che regola i nostri salari, i prezzi del pane, il rispetto della 626. E’ il Mercato che decide le materie su cui fondare l’istruzione dei giovani cittadini. E’ il Mercato che rende sovrano il consumatore alla cassa del supermercato e remunera equamente la produttività del lavoratore alla fine del mese. E’ il Mercato la categoria che accoglie e processa tutte le esigenze del nostro immaginario moderno, che al contrario il sistema marxiano non riesce più ad incrociare.
 
Di crisi del marxismo si parla ciclicamente ogni dieci anni, da quando il Capitale è stato pubblicato e diffuso nelle popolazioni europee prima e mondiali poi: la crisi delle categorie marxiane ricorre sulle cronache da molti decenni prima della nota vignetta di Altan dove Cipputi ricorda al collega di avvertire Agnelli della fine della lotta di classe. Già Labriola, nella sua corrispondenza con Engels, segnalava la ricorrente letteratura sul superamento del marxismo (più di cento anni fa!), interpretandola, al contrario, come segno della sua crescente attualità. Così oggi, e sarà cosi anche tra altri cento anni, l'impegno celebrativo nella liquidazione nel marxismo è sempre presente sotto forme multiple e tutte invasive. Poiché però gli Agnelli continuano ad essere all'oscuro di tutto, di Marx e delle sue categorie di interpretazione del reale si continua a parlare, a dispetto di tutte le liquidazioni politiche, storiche e culturali a lui dedicate.
 
In molte librerie italiane è ora presente il Nuovo compendio del Capitale (Universitas-Edizioni dell'Orso, euro 16,00), elaborato dall'economista e sociologo romano Domenico Moro, autore di analisi politiche ed economiche di La Rinascita della sinistra e del Manifesto. Leggendo il lavoro si scopre in realtà che, più che di un compendio, si tratta di un'agguerrita e documentata analisi volta ad utilizzare le categorie del Capitale per spiegare fenomeni e fatti reali della attualità, gli stessi spiegati tradizionalmente soltanto a livello giornalistico: guerre, politiche internazionali, terrorismo, istituzioni, clima del pianeta, corso dei cambi, sviluppi tecnologici, sono fatti reali che attraversano il nostro vissuto informativo che nel Compendio di Moro vengono dispiegati all'interno delle forti strutture concettuali della dialettica materialistica, che, sola, può comprenderli e - e questo è il punto differenziale del testo di Moro - prevederli.
 
L'analisi condotta da Moro rimane sempre ad uno spietato livello di concretezza di fatti e cronache, a cui l'astrazione delle categorie assegna cause ed effetti.
 
Riprendendo le categorie fondamentali dell’economia politica, l’Autore ne esalta la valenza con semplici esemplificazioni estratte dalla cronaca o dalla Storia, fornendo al lettore la spiegazione profonda e materiale dei fenomeni, oggi nemmeno piu’ mistificati dai media ma appena rattrappiti in descrizioni volte a neutralizzare la verità, attraverso un continuo consolidamento di luoghi comuni necessari a puntellare il consenso e l’accettazione dello stato di cose presenti. Il libro di Moro appare assai opportuno per affrontare con sicurezza il mare di scientifiche menzogne somministrate e metabolizzate con successo nella generalità dei ceti sociali e soprattutto in quelli piu bassi. Quando si devono convincere i lavoratori e i cittadini della bonta’ di una guerra o dell’opportunità di licenziare 10mila lavoratori dell’Alitalia, di convincerla della inevitabilità delle morti sul lavoro o della necessità di convivere con le mutazioni climatiche del pianeta, il potere del linguaggio è decisivo per l’ottenimento del consenso. Purtroppo il ripristino del senso adeguato delle parole è un lavoro duro, lungo e spesso isolato: richiede letture non superficiali e studi profondi, quasi sempre affaticati dal dover scoprire che le cose sono molto diverse da come sembrano e vengono presentate dai media e dagli intellettuali di sistema.
 
Cosi nel lavoro di Moro viene riassegnata centralità alla dualità Capitale/Lavoro, oggi sublimata nel linguaggio giornalistico (e economico!) attraverso il non-concetto di sindacalismo moderno. Il lettore metabolizza nel corso della lettura del Compendio la realtà immanente e pervasiva della sovrapproduzione, la cui crisi è la determinante massima dello stato di cose presenti, da quelle sindacali a quelle ambientali, da quelle economiche a quelle istituzionali. Soprattutto determinante massima delle vicende belliche, anche nella loro variante terroristica. Sovrapproduzione che va compresa nelle sue intime e necessarie relazioni con il consumo prodotto dalla insoddisfazione costante generata attraverso le politiche di brand e pubblicità di prodotto delle aziende capitalistiche. La cattiva infinità del consumo come contesto permanente dei nostri acquisti, delle nostre scelte di consumatori supposti liberi e sovrani. Del nostro salario di proletari, ci ricorda con precisione il lavoro di Moro.
 
Cosi il Mercato puo’ essere compreso nel suo reale insieme di significati e determinanti: il paziente – e appassionante – lavoro del lettore sulle categorie del Compendio consente, gia’ a metà libro, di cogliere l’attuale egemonia materiale e ideologica del capitale nelle vicende contemporanee, al contrario sapientemente occultata dai media generali attraverso la somministrazione di luoghi comuni e costante criminalizzazione delle ideologie. Per capire il mercato occorre capire la merce, e qui giustamente Moro inizia il suo percorso didattico con il lettore, sulla linea fedele della traccia di Marx. Percorso che rimane sempre leggibile anche nei suoi passaggi più complessi, grazie anche all'esperienza di formatore che Moro ha continuato a sviluppare come dirigente della Formazione del Partito dei Comunisti Italiani. Il successo che il testo sta registrando tra i giovani operai e studenti segna elementi di ottimismo per le future generazioni ancora non suggestionate dal Mercato e dai feticci ideologici che gli ronzano intorno. Il recupero degli strumenti marxiani si pone oggi infatti come passaggio necessario per restituire visibilità alle nostre azioni e ai contesti in cui esse si compiono: passaggio necessario per combattere l’indifferenza nei confronti del vero, ottenuta attraverso la banalizzazione delle tesi e dei concetti e attraverso la censura di ogni resistenza dialettica.
 
Ma è proprio l'elemento dialettico che genererà sempre qualche ulteriore e noioso sforzo di letteratura sulla crisi del marxismo. La letteratura dello statu quo, sempre all'oscuro di tutto, continuerà nella storia a tentare di convincere tutte le generazioni allevate dentro il modo di produzione capitalistico che il marxismo è in crisi, inadeguato e fonte di danni permanenti. Mentre l'attualità della storia rivelerà nel suo divenire la corrispondenza delle leggi di movimento della realtà a quelle definite dal lavoro di Marx e Engels nel diciannovesimo secolo.
 
Recensione di Massimo Gattamelata
 




Domenico Moro

Nuovo compendio del Capitale

Edizioni dell'Orso

2006

Pagine 172

Prezzo di copertina: 16.00 Euro

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