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Claudia Piermarini: I soldati del popolo

Arditi, partigiani e ribelli: dalle occupazioni del biennio 1919-20 alle gesta della Volante Rossa, Storia eretica delle rivoluzioni mancate in Italia

Roma, Red star press, 2013, pp. 244, € 16,00. 

Recensione

Silvio Antonini

Settembre 2013

A dieci anni dall'uscita del Sangue dei vinti di Giampaolo Pansa si potrebbero iniziare a trarre dei bilanci. Se da un lato il revisionismo strumentale ha rappresentato una moda, un irresistibile vezzo da cui sembra sia stato complicato sottrarsi, dall'altro ha stimolato lo sviluppo di una ricerca di segno opposto, per riportare la controversia nei termini della storiografia. Protagonista di questa risposta, una nuova leva di ricercatori e studiosi, giovani e giovanissimi, perlopiù estranei alla politica che conta e alle fondazioni culturali che ne sono espressione, i quali, con generosità, si sono spinti oltre la contrapposizione morale passando direttamente alla controffensiva.

I Soldati del popolo inserisce l'autrice in questa leva. Claudia Piermarini, classe 1987, di Teramo, si cimenta nello studio di quelle organizzazioni e di quelle esperienze politiche e umane trascurate dalla vulgata antifascista, diciamo, istituzionale. Un excursus che va a toccare tutti i nervi rimasti scoperti per decenni nella storia del movimento operaio italiano: dagli Arditi del popolo alla Volante rossa, con tutto ciò che sta nel mezzo. Non è un caso che nel primo Capitolo le agitazioni del Biennio rosso siano correlate alla contemporanea vicenda di Fiume, tradizionalmente concepita come prodromo del fascismo: un accostamento che solo qualche anno fa sarebbe sembrato assai azzardato. Per quanto concerne l'Antifascismo durante il Ventennio, viene dato rilievo a quei personaggi "irregolari", soprattutto anarchici, che non hanno trovato spazio nelle organizzazioni politiche, e poi armate, di massa, le cui biografie sono citate nelle annotazioni a margine. Nella Lotta di liberazione si analizzano, di conseguenza, quelle realtà rivoluzionarie che si sono poste fuori dal Cln, come il Movimento comunista d'Italia - Bandiera rossa nel Lazio e Stella rossa a Torino. A tal proposito sono affrontate le reazioni dei gruppi comunisti e antimonarchici dinanzi alla "Svolta di Salerno", quando il Pci rimandava la questione istituzionale e sociale in nome della comune lotta all'invasore tedesco.

L'ultimo Capitolo, La Guerra dopo la guerra, è dedicato agli anni immediatamente successivi alla Liberazione, soprattutto dopo quel 22 giugno 1946 in cui veniva emanato il famigerato decreto d'Amnistia per i fascisti. Di fronte alla riabilitazione di criminali resisi responsabili anche di delitti efferati, amnistiati, condannati a pene irrisorie o a piede libero (a proposito degli "uccisi con la sola colpa di aver appartenuto al fascio"), e alla ripresa del terrorismo neofascista, nel partigianato maturò il sospetto che fosse in atto una restaurazione. Da qui, forse più per sete di giustizia che per intenti propriamente rivoluzionari, l'esigenza di riprendere le armi. Si tornò in Montagna, come a Santa Libera, tra quelle valli del Piemonte che ancora oggi rifiutano soprusi e imposizioni, o alla guerriglia gappista, come nel Milanese con la Volante rossa.

A chiudere la monografia, l'ultima fiammata prima della normalizzazione, quando, alla notizia del mancato omicidio di Togliatti si verificò un'intensa mobilitazione di massa che in alcune località, nonostante gli appelli alla calma, assunse caratteri insurrezionali. Ne seguirà una repressione feroce, il Centrismo e poi il Luglio '60 ma il libro si ferma qui.

I Soldati del popolo si presenta come un prezioso manuale, ampiamente documentato, per ripercorrere e comprendere questa "storia eretica", con quella scrittura scorrevole e coinvolgente che conferisce al volume un alto valore divulgativo. 



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