Segnaliamo una preziosa novità
editoriale:
Autore: Furio
Vallese Editore: Serarcangeli -
L. 20.000
Un’altra voce, finalmente, rompe il
silenzio omertoso che avvolge la verità circa lo smaltimento di scorie nucleari
mediante applicazioni civili e militari fortemente contaminanti.
La denuncia di questa realtà tragica e
paradossale conta in campo editoriale su pochi altri documenti*, ora si
aggiunge questo libro che ha il pregio di trattare l’argomento in forma
divulgativa pur senza allontanarsi dal rigore scientifico. Ne risulta un testo
di agile lettura, preciso ed attendibile, che ha il pregio di collocare il
problema degli speciali proiettili all’uranio impoverito (U238 o Depleted Uranium, abbr. DU) nella giusta
prospettiva, dando al lettore la possibilità di capire quanto perché siano
pericolosi, ma soprattutto, dove stia la responsabilità della loro esistenza.
Il problema, infatti, non sta solo nelle conseguenze letali per
l’ambiente derivanti dall’uso di tali proiettili, che liberano particelle
radioattive nell’aria, nel suolo e nell’acqua, e che ingerite provocano l’insorgere
di tumori mortali. Questo è un problema ignorato dalla massa ma conosciuto
dagli esperti da almeno vent’anni, è il susseguirsi di guerre “a bassa
intensità”, sempre più frequenti e furiose, a portarlo alla ribalta in modo via
via più massiccio e difficile da occultare.
- Si ricordi l’allarme lanciato dai media nella primavera del 2001 in
seguito ai primi decessi dei militari italiani ed europei coinvolti nelle
operazioni belliche nei Balcani, campagna mediatica che rientrò prontamente, in
seguito alle smentite scaturite dalle inchieste “sedative” aperte sul caso .
Il problema, in tutta la sua complessità,
diventa davvero comprensibile se si considerano le condizioni che hanno posto
in essere tali ordigni, cioè la vera causa dell’uso di scorie radioattive nella
produzione industriale, militare ed anche civile.
Perché alle esigenze militari è stato concesso di produrre dei
proiettili tanto efficaci ma così controproducenti sul piano complessivo (la
contaminazione è definitiva, dura milioni di anni e contamina tutti, amici e
nemici)? Perché componenti di canne da pesca, strumenti radiologici, elementi
di avionica contengono uranio impoverito (con tutte le conseguenze, meno
immediate e devastanti di quelle militari, ma altrettanto prevedibili che
possono verificarsi, come nel caso di incidenti aerei o di incuria nello
smaltimento dei rifiuti di apparecchiature considerate convenzionali)?
La risposta a queste domande è affrontata
dall’autore in modo diretto e pacifico, chiamando coraggiosamente in causa la
politica del DOE (Dipartement Of Energy
degli USA), responsabile della scelta deliberata e pianificata, di smaltire
parte dell’accumulo di scorie radioattive nell’industria civile e militare per
trovare contenimento ai pesantissimi costi di stoccaggio.
Una scelta criminale?
L’autore non fornisce valutazioni morali
in merito, né polemizza, con spirito pragmatico prende in considerazione il
superamento delle armi al DU che ritiene più probabile, quello che non è
dettato da considerazioni umanitarie, ma tecniche, valutando la miglior efficacia
dei nuovi sistemi d’arma anticarro attualmente in fase di progettazione, e che
in futuro potranno rendere obsoleti i “Silver
Bullet”.
Un libro ideale per un approccio
immediato al cuore della questione, e al di sopra di ogni sospetto di faziosità
ideologica perché l’autore è un ingegnere che, tra l’altro, ha ricoperto
incarichi professionali in campo internazionale per conto della Nato.
In una parola, un libro utile per chiunque sia interessato alla
conoscenza dei veri problemi di fondo del mondo attuale.
*Il noto “Metallo del disonore” del “International Action Center” di
Ramsey Clark, che per primo denunciava l’uso dell’uranio impoverito nei
proiettili anticarro e le conseguenze per militari e civili esposti alla
contaminazione durante e dopo la Guerra del Golfo, ed il valido “Imbrogli di guerra - Scienziati e scienziate contro la
guerra” a cura di Franco Marenco, dedicato alla manipolazione della
realtà da parte dei media in occasione della guerra del Kosovo, e contenente
due specifici capitoli sulla contaminazione da uranio impoverito.
Flavio
Rossi - ( Associazione “ SOS Yugoslavia”) – Torino
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