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- segnalazioni resistenti - riviste - 19-01-08 - n. 211
È in uscita il nuovo numero di Nuestra America. Segue l’editoriale che apre la rivista. Vi ricordiamo, altresì, che questo numero contiene un DVD dedicato al continente rebelde curato dalla nostra redazione.
Editoriale n. 1-2008
Il triangolo resistente
Ci siamo messi alle spalle un 2007 ricco di conferme e di continuità ma anche di seri allarmi. Sul fronte interno quando destra e sinistra si combattono per amministrare lo stesso sistema c’è qualcosa che non va non solo nel sistema ma anche e soprattutto nella politica. Da qui nasce il nostro appello alla resistenza sul piano politico, morale, culturale, storico.
A Nuestra América è toccato, tocca e toccherà resistere almeno per i prossimi anni. Insomma resistere, resistere, resistere. Per noi (e per chi ci conosce e ci condivide) resistere significa continuare ad esercitare il pensiero critico, continuare a generare un percorso per riempire di contenuti la prospettiva che porta al socialismo del XXI secolo, tentando di coinvolgere una pluralità di soggetti, convinti che sensibilità diverse non sono solo elementi di divisione.
Ma rimane il socialismo - attualizzato sulla base delle esperienze negative e positive accumulate - il motivo della nostra resistenza, non altre ipotesi delle quali non si capisce la consistenza ideale e politica. Le risposte alla nostra ricerca continueremo a cercarle là dove le lotte dei popoli stanno determinando la rinascita della speranza nella trasformazione sociale. Sappiamo che se tutto l’orizzonte si riduce ad un processo di unità a fini elettorali - come vediamo in Italia ma non solo –la realtà non cambia nel segno né nelle priorità sociali. E’ sufficiente vedere come sono andate le cose nella Spagna di Zapatero o nel Brasile di Ignacio Lula da Silva.
Scriviamo “resistere” e pensiamo a Cuba ed alla sua rivoluzione che resiste da quasi 50 anni (fra un anno celebreremo il mezzo secolo del trionfo della rivoluzione cubana); scriviamo “resistere” e pensiamo ad Hugo Chavez ed al lento e complesso processo rivoluzionario socialista in atto in Venezuela; scriviamo “resistere” e pensiamo alla Bolivia ed al processo di costruzione del socialismo che si sta faticosamente avviando. Cuba, Venezuela e Bolivia, il triangolo resistente d’oltreoceano.
Tre rivoluzioni diverse nelle modalità, ma molto simili negli obiettivi. La rivoluzione cubana, con le armi e la guerriglia contro una dittatura sanguinaria sostenuta e foraggiata dagli Stati Uniti; la rivoluzione bolivariana di Chavez, incruenta ma coinvolgente nella concretezza della proposta del socialismo del XXI secolo e quella della Bolivia di Evo Morales, ancora ai primi passi e sottoposta a pesantissimi tentativi di revertirla sin dall’inizio, con finalmente gli indios che affermano la loro autodeterminazione.
È centrato su questi tre paesi il primo numero di questo 2008 della rivista, un po’ come monito, un po’ come suggerimenti ad una sinistra eurocentrica il cui vertice risulta sempre più scialbo e privo dei connotati classici delle avanguardie dirigenti, ma la cui base continua a vivere senza vergogne e traumi la sua identità ed appartenenza nella speranza di essere coinvolta, per davvero, nella costruzione di un altro mondo possibilmente migliore.
E chissà se un mondo meno orrido si farà largo in Italia attraverso il rinvio a giudizio dei criminali fascisti che torturarono, uccisero ed occultarono decine di migliaia di persone durante le dittature coordinate nel Piano Condor e guidate dal “Washington consensus” a cavallo degli anni ’70 ed ’80. Dopo anni di impunità a seguito di vergognose amnistie e legge sull’oblìo che coprivano i crimini politici ed i criminali in divisa in Argentina, Cile ed Uruguay in particolar modo, in diversi paesi dell’Europa, tra cui l’Italia, si è riusciti a mettere sotto processo non militari ormai ridotti a vecchi bacucchi, ma una intera stagione di guerra sporca contro le tendenze libertarie dei movimenti latinoamericani. Certo i poteri forti italiani tenteranno ancora una volta di vigilare ed ammonire la magistratura italiana sulle verità che potranno scaturire dai dibattimenti processuali, evitare cioè di non “disturbare troppo il manovratore a stelle e strisce” che di quel periodo non fu certo spettatore passivo. Un coraggioso magistrato romano ha già dichiarato che gli USA non potevano non sapere dell’esistenza del Piano Condor.
Ma non sarà facile avere verità e giustizia per le vittime della guerra anticomunista scatenata a metà degli anni ‘70 in tutta l’America Latina, la stessa guerra che in Italia non ha esitato a piazzare bombe nelle stazioni, nelle banche o sui treni. In questo mondo alla rovescia ad Henry Kissinger, ispiratore e tessitore di pressoché tutte le trame golpiste degli anni ’70, andò, qualche tempo fa, il premio Nobel per la pace. E’ divenuto santo Escrivá de Balaguer, capo di quella Opus Dei che, nello stesso periodo fece il «lavoro sporco» in America Latina smantellando la teologia della liberazione per conto della Chiesa romana che appoggiava apertamente i dittatori sanguinari di Cile e Argentina.
Cosa dovremo attenderci se davvero si sollevasse il velo della vergogna sulle politiche di “aiuto” degli Stati Uniti che iniziavano (e spesso terminavano) con l’addestramento gratuito a militari e corpi paramilitari di sicurezza per la repressione delle attività messe in campo dalle forze popolari, dalle organizzazioni sindacali e dai partiti della sinistra?
Vi lasciamo con questo interrogativo perché la resistenza e la vigilanza continuino ad essere una peculiarità di tutti noi che non ci arrendiamo, di tutti noi che continueremo a non arrenderci al declino dell’etica politica che non si manifesta solo con la corruzione e lo squallore che quotidianamente siamo costretti a registrare, ma si manifesta, soprattutto a sinistra, con l’abiura, quasi vergognandosi di un passato del quale - falci e martelli compresi – si può tornare ad essere orgogliosi alla luce del processo regressivo sul piano sociale, morale, globale e politico avviato dai maggiori paesi capitalisti in questo inizio del XXI Secolo.