www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - antifascismo - 21-01-20 - n. 735

Conxita Grangé sul ponte dei corvi

Higinio Polo | mundoobrero.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/10/2019

Accanto al campo di concentramento nazista di Ravensbrück, la società Siemens costruì venti enormi officine dove le prigioniere lavoravano come schiave.

Nel 1949, con il ricordo della paura che ancora mordeva gli stracci a strisce verticali delle deportate, Anna Seghers, (la scrittrice ebrea e comunista che fu per quasi tre decenni presidente dell'Associazione degli scrittori della Repubblica Democratica Tedesca) spiegava ai ragazzi tedeschi chi erano le prigioniere di Ravensbrück, il campo di concentramento nazista che si trovava su quel ponte dei corvi: erano le donne che, tra i bambini e il futuro, interposero "come uno scudo d'acciaio, i loro fragili corpi durante tutto il tempo del terrore fascista".

Quel sinistro ponte dei corvi è nel Brandeburgo, vicino a Fürstenberg. Iniziarono ad erigerlo un giorno di maggio nel 1939 e fu destinato a campo di concentramento femminile. Oggi si possono vedere le case degli ufficiali tedeschi delle SS e delle aufseherinnen, le crudeli guardiane. Il grande edificio del kommandantur e la lagerplatz dove si formavano le deportate, sopportando il freddo, i pestaggi e la morte al minimo movimento. Ci sono le caserme dei prigionieri e le torri di guardia ormai silenziose, che rimangono agghiaccianti e più in là, il bucolico e pacifico Röblinsee, il lago che accarezza la cittadina di Fürstenberg/Havel dove le deportate andavano per tagliare canne, spellandosi le mani con l'acqua alla vita estate e inverno. Vicino al campo, la società Siemens costruì venti enormi officine in cui le prigioniere lavoravano come schiave.

Sappiamo molte cose sul campo perché Urszula Wińska, prigioniera e membro della resistenza polacca, nascose documenti dell'amministrazione e poté trasmetterli alle sue compagne. Più tardi, scrisse le sue Memorie di Ravensbrük. Ne conosciamo la storia anche grazie alle testimonianze di altre deportate e al lavoro dei tenaci e laboriosi membri di Amical Ravensbrük, che continuano a documentare il sottosuolo della vita in quell'inferno.

La fuga dei nazisti dinanzi all'imminente arrivo dell'Armata Rossa si lasciò dietro la sinistra ragnatela di atrocità: il gigantesco rullo di quasi mille chili usato per spianare il terreno, che dovevano trascinare sei prigioniere, è ora vicino alle celle punitive. Molte deportate furono schiacciate da esso; il vicolo del corridoio della morte, dove i guardiani delle SS facevano esercitazioni di tiro con le deportate, le quali erano costrette a formare una fila, una dietro l'altra e quando la prima veniva uccisa, quella dietro diventava l'obiettivo seguente. Le donne potevano morire per un'iniezione di benzina nel cuore, per uno sparo alla tempia nella lagerplatz o nelle camere a gas, o fatte a pezzi a colpi d'accetta da Dorothea Binz, la guardiana che si divertiva a frustare a morte le prigioniere in un bunker di punizione. Binz camminava con la sua frusta e il suo feroce cane pastore tedesco avvolto in una coperta con il simbolo delle SS: era capace di aizzare i cani a sbranare a morte una prigioniera. C'era anche Maria Mandel, la Bestia, altra supervisore delle SS.

Sul ponte dei corvi c'era Alfonsina Bueno, una deportata della CNT [Confederazione Nazionale del Lavoro] e Neus Català, comunista del PSUC [Partito Socialista Unificato della Catalogna] e María, di cui conosciamo solo il suo nome e che era socialista, che morì a Ravensbrück divorata dai pidocchi, e Conxita Grangé, tra le tante altre. Il 14 aprile 1945, le SS evacuarono le prigioniere di Ravensbrück nel campo di Sachsenhausen e poi le condussero alla marcia della morte, ancora sorvegliate dai guardiani nazisti. Alcune furono in grado di fuggire, e nel caos della fine della guerra, alcune, come Conxita, poterono salvarsi e ricominciarono a vivere quando videro i carri armati sovietici. Il 30 aprile 1945, arrivavano a Ravensbrück i primi soldati dell'Armata Rossa.

Alcune settimane fa, alla fine di questo agosto di fuoco, Amical Ravensbrück ha rilasciato una nota: "Abbiamo perso Conxita Grangé, l'ultima delle coraggiose donne che lottarono per il governo legittimo in Spagna, nella resistenza ai nazisti nell'esilio e già deportata a Ravensbrück sabotando la fabbricazione di armi. Dopo la liberazione, la sua lotta fu contro l'oblio. Delle circa 250 donne di nazionalità spagnola che [...] passarono per il campo di Ravensbrück [...], Conxita Grangé era l'ultima sopravvissuta". E' morta a Tolosa, aveva novantaquattro anni e un cuore generoso e fraterno.


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