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La complicità criminale tra liberalismo e fascismo

Gabriel Rockhill | mltoday.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/10/2020

"Gli intellettuali gettano un velo sul carattere dittatoriale della democrazia borghese, non da ultimo presentando la democrazia come l'assoluto opposto del fascismo, non come solo un'altra sua fase naturale in cui la dittatura borghese si rivela in una forma più aperta". (Bertolt Brecht)

Più volte sentiamo dire che il liberalismo è l'ultimo baluardo contro il fascismo, che rappresenta una difesa dello stato di diritto e della democrazia di fronte ad aberranti e malevoli demagoghi intenti a distruggere un sistema perfettamente valido per il proprio tornaconto.

Questa apparente opposizione si è profondamente radicata nelle cosiddette democrazie liberali occidentali contemporanee attraverso il loro mito di origine condivisa. Come impara ogni bambino in età scolare negli Stati Uniti, ad esempio, il liberalismo ha sconfitto il fascismo nella Seconda guerra mondiale, respingendo la bestia nazista al fine di stabilire un nuovo ordine internazionale che, nonostante tutti i suoi potenziali difetti e misfatti, è stato costruito su importanti principi democratici che sono antitetici al fascismo.

Tale definizione del rapporto tra liberalismo e fascismo non solo li presenta come completamente opposti, ma definisce anche l'essenza stessa dello scontro con il fascismo come lotta per il liberalismo. In questo modo, crea un falso antagonismo ideologico. Ciò che accomuna fascismo e liberalismo è la loro eterna devozione all'ordine mondiale capitalista.

Sebbene uno preferisca il guanto di velluto del governo egemonico e consensuale, mentre l'altro si affidi più facilmente al pugno di ferro della violenza repressiva, entrambi sono intenti a mantenere e sviluppare le relazioni sociali capitaliste e hanno lavorato insieme in questa direzione nel corso della storia moderna.

Ciò che questo conflitto apparente maschera - e questo è il suo vero potere ideologico - è che la reale linea di confine fondamentale non sta tra due differenti modi di governo capitalista, ma tra capitalisti e anticapitalisti. La lunga campagna di guerra psicologica condotta sotto l'ingannevole bandiera del "totalitarismo" ha fatto molto per dissimulare ulteriormente questa linea di demarcazione presentando ipocritamente il comunismo come una forma di fascismo. Come Domenico Losurdo e altri hanno spiegato con grande precisione storica e dettagliatamente, questa è pura spazzatura ideologica.

Dati i modi in cui l'attuale dibattito pubblico sul fascismo tende ad essere inquadrato in relazione alla presunta resistenza liberale, difficilmente potrebbe esserci un compito più opportuno che quello di riesaminare scrupolosamente la documentazione storica del liberalismo e del fascismo effettivamente esistenti. Come vedremo anche in questa breve panoramica, lungi dall'essere nemici, sono stati - a volte discretamente, a volte schiettamente - complici nel crimine capitalista.

Per motivi di argomentazione e di sinteticità, mi concentrerò qui principalmente su un resoconto congiunturale dei casi non controversi di Italia e Germania. Tuttavia, vale la pena affermare sin da subito che lo stato di polizia razziale nazista e la furia coloniale - che superò di gran lunga le capacità dell'Italia - furono modellati sugli Stati Uniti.

Collaborazione liberale nell'ascesa del fascismo europeo

È della massima importanza il fatto che il fascismo dell'Europa occidentale sia emerso all'interno delle democrazie parlamentari, piuttosto che il risultato di una loro conquista dall'esterno. I fascisti salirono al potere in Italia in un momento di grave crisi politica ed economica all'indomani della Prima guerra mondiale e poi della Grande depressione. Questo era anche un periodo in cui il mondo aveva appena assistito, in Unione Sovietica, alla prima rivoluzione anticapitalista vittoriosa. Mussolini, che si era fatto le ossa lavorando per l'MI5 per spezzare il movimento per la pace italiano durante la Prima guerra mondiale, fu successivamente sostenuto da grandi capitalisti industriali e banchieri per il suo orientamento politico anti-operaio e filo-capitalista. La sua tattica era quella di lavorare all'interno del sistema parlamentare, mobilitando potenti sostenitori finanziari per sovvenzionare la sua vasta campagna di propaganda, mentre le sue camicie nere calpestavano i picchetti e le organizzazioni della classe operaia. Nell'ottobre del 1922, i magnati della Confindustria ed importanti dirigenti delle banche gli fornirono i milioni necessari per la marcia su Roma come una spettacolare dimostrazione di forza. Tuttavia, non prese il potere.

Invece, come ha spiegato Daniel Guérin nel suo magistrale studio Fascismo e gran capitale, Mussolini fu convocato dal re il 29 ottobre e secondo le norme parlamentari, incaricato di formare un governo. Lo stato capitalista si consegnò senza combattere, ma Mussolini era intenzionato a ottenere la maggioranza assoluta in parlamento con l'aiuto dei liberali. Questi appoggiarono la sua nuova legge elettorale nel luglio 1923 e poi fecero una lista comune con i fascisti per le elezioni del 6 aprile 1924. I fascisti, che avevano solo 35 seggi in parlamento, ne ottennero 286 con l'aiuto dei liberali.

I nazisti arrivarono al potere più o meno allo stesso modo, lavorando all'interno del sistema parlamentare e corteggiando il favore dei grandi magnati industriali e dei banchieri. Questi ultimi fornirono il sostegno finanziario necessario per far crescere il partito nazista e alla fine assicurarsi la vittoria elettorale del settembre 1930. Hitler avrebbe poi ricordato, in un discorso del 19 ottobre 1935, cosa significasse avere le risorse materiali necessarie per sostenere 1.000 oratori nazisti con automobili proprie, i quali poterono tenere circa 100.000 incontri pubblici nel corso di un anno.

Nelle elezioni del dicembre 1932, i leader socialdemocratici, che erano molto più a sinistra dei liberali contemporanei sebbene ne condividessero il programma riformista, all'ultimo momento si rifiutarono di formare una coalizione con i comunisti contro il nazismo. "Come in molti altri paesi passati e presenti, così in Germania", ha scritto Michael Parenti, "i socialdemocratici si sarebbero alleati con la destra reazionaria piuttosto che fare causa comune con i Rossi". Prima delle elezioni, il candidato del Partito comunista Ernst Thaelmann aveva sostenuto che un voto per il feldmaresciallo conservatore von Hindenburg equivaleva a un voto per Hitler e per la guerra. Solo poche settimane dopo la sua elezione, Hindenburg invitò Hitler a diventare cancelliere.

Il fascismo in entrambi i casi è salito al potere attraverso la democrazia parlamentare borghese, in cui il grande capitale ha finanziato i candidati che avrebbero seguito i suoi ordini creando allo stesso tempo uno spettacolo populista - una falsa rivoluzione - che guidò o suggerì un appello di massa. La sua conquista del potere è avvenuta all'interno di questo quadro giuridico e costituzionale, che ha assicurato la sua apparente legittimità sul fronte interno, nonché all'interno della comunità internazionale delle democrazie borghesi.

Una volta che il suo potere fu assicurato, il fascismo rivelò il suo volto autoritario. Attaccò senza batter ciglio - a un ritmo piuttosto diverso in Italia che in Germania - portando a termine il compito che si era assunto di schiacciare il lavoro organizzato, sradicando i partiti di opposizione, distruggendo le pubblicazioni indipendenti, mettendo fine alle elezioni, capovolgendo ed eliminando le sottoclassi razzializzate, privatizzando i beni pubblici, lanciando progetti di espansione coloniale e investendo pesantemente in un'economia di guerra vantaggiosa per i suoi patrocinatori industriali. Stabilendo la dittatura diretta del grande capitale, ha persino distrutto alcuni degli elementi più plebei e populisti nelle sue stesse file, schiacciando molti liberali confusi sotto la furia devastante della guerra di classe repressiva.

Non fu solo in Italia e in Germania che la democrazia borghese consentì l'ascesa del fascismo. Questo fu vero anche a livello internazionale. Gli stati capitalisti si rifiutarono di formare una coalizione antifascista con l'Unione Sovietica, paese che quattordici di loro avevano invaso e occupato dal 1918 al 1920 nel tentativo fallito di distruggere la prima repubblica operaia del mondo.

Durante la Guerra civile spagnola, che storici come Eric Hobsbawm hanno qualificato come una versione in miniatura della grande guerra di metà secolo tra fascismo e comunismo, le democrazie liberali occidentali non hanno ufficialmente sostenuto il governo di sinistra che era stato eletto. Piuttosto, rimasero a guardare mentre le potenze dell'Asse fornivano un massiccio sostegno al generale Francisco Franco, mentre questo sovrintendeva a un colpo di stato militare.

È altamente rivelatore che Franco, un fascista autoproclamato che è spesso spinto ai margini nelle discussioni sul fascismo europeo, abbia capito con notevole chiarezza perché le caratteristiche epifenomeniche del fascismo differissero notevolmente in base alla precisa congiuntura: "Fascismo, poiché questa è la parola che viene usata, il fascismo presenta, ovunque si manifesti, caratteristiche che variano nella misura in cui variano i paesi e i temperamenti nazionali".

Fu l'URSS che venne in aiuto dei repubblicani che combattevano il fascismo in Spagna, inviando soldati e materiali. Franco avrebbe in seguito restituito il favore, per così dire, schierando una forza militare volontaria per combattere il comunismo senza dio al fianco dei nazisti. Franco sarebbe anche diventato, naturalmente, uno dei grandi alleati del dopoguerra degli Stati Uniti nella lotta contro la minaccia rossa.

Nel 1934, Regno Unito, Francia e Italia firmarono l'Accordo di Monaco, in cui accettarono di consentire a Hitler di invadere e colonizzare i Sudeti in Cecoslovacchia. "L'assoluta riluttanza dei governi occidentali ad avviare negoziati efficaci con lo Stato rosso", scrisse Eric Hobsbawm, "anche nel 1938-39, quando l'urgenza di un'alleanza anti-hitleriana non era più negata da nessuno, è fin troppo evidente. Fu il timore di essere lasciato solo ad affrontare Hitler che alla fine spinse Stalin, dal 1934 il campione incrollabile di un'alleanza con l'Occidente contro di lui, al Patto Stalin-Ribbentrop dell'agosto 1939, con il quale sperava di tenere l'URSS fuori della guerra". Questo patto di non aggressione è stato poi presentato in malafede dai media occidentali come un'indicazione innegabile che nazisti e comunisti erano in qualche modo alleati.

Capitalismo internazionale e fascismo

Non furono solo i grandi industriali e banchieri, così come i proprietari terrieri, in Italia e in Germania, a sostenere e trarre profitto dall'ascesa al potere fascista. Questo era altrettanto vero per molte delle principali società e banche le cui sedi erano nelle democrazie borghesi occidentali. Henry Ford fu forse l'esempio più noto da quando nel 1938 fu insignito della Gran Croce dell'Ordine Supremo dell'Aquila tedesca, che era il più alto onore che poteva essere conferito a qualsiasi non tedesco (Mussolini ne aveva ricevuto uno all'inizio dello stesso anno) .

Ford non solo aveva incanalato grandi finanziamenti verso il partito nazista, ma gli aveva fornito gran parte della sua ideologia antisemita e anti-bolscevica. La convinzione di Ford che "il comunismo fosse una creazione completamente ebraica", per citare James e Suzanne Pool, era condivisa da Hitler e alcuni hanno suggerito che quest'ultimo fosse così vicino ideologicamente a Ford che certi passaggi del Mein Kampf furono copiati direttamente dal suo libro antisemita L'ebreo internazionale.

Ford era solo una delle società americane che investirono in Germania. Molte altre banche, aziende e investitori statunitensi trassero profitti generosi dalle arianizzazioni (l'espulsione degli ebrei dalla vita lavorativa e il trasferimento forzato delle loro proprietà nelle mani degli "ariani"), così come dal programma di riarmo tedesco. Secondo il magistrale studio di Christopher Simpson, "una mezza dozzina di importanti società statunitensi - International Harvester, Ford, General Motors, Standard Oil of New Jersey e du Pont - furono profondamente coinvolte nella produzione di armi tedesche".

In effetti, gli investimenti americani in Germania aumentarono notevolmente dopo che Hitler salì al potere. "I rapporti del Dipartimento del Commercio mostrano", scrive Simpson, "che gli investimenti statunitensi in Germania sono aumentati di circa il 48,5% tra il 1929 e il 1940, mentre sono diminuiti nettamente ovunque nell'Europa continentale". Le filiali tedesche di società statunitensi come Ford e General Motors, così come diverse compagnie petrolifere, fecero ampio uso del lavoro forzato nei campi di concentramento. Buchenwald, ad esempio, forniva manodopera nei campi di concentramento per l'enorme stabilimento GM di Russelsheim, nonché per lo stabilimento di camion Ford situato a Colonia, ed i manager tedeschi di Ford fecero ampio uso di prigionieri di guerra russi per il lavoro di produzione bellica (un crimine di guerra secondo le Convenzioni di Ginevra ).

John Foster Dulles e Allen Dulles, che in seguito sarebbero diventati rispettivamente il Segretario di Stato e il capo della CIA, dirigevano Sullivan & Cromwell che alcuni considerano il più grande studio legale di Wall Street dell'epoca. Svolsero un ruolo molto importante nella supervisione, nella consulenza e gestione degli investimenti globali in Germania, che era diventato uno dei mercati internazionali più importanti, in particolare per gli investitori americani, nella seconda metà degli anni '20.

Sullivan & Cromwell ha lavorato con quasi tutte le principali banche statunitensi e supervisionato investimenti in Germania per oltre un miliardo di dollari. Hanno anche lavorato con dozzine di aziende e governi in tutto il mondo, ma John Foster Dulles, secondo Simpson, "ha chiaramente dato enfasi ai progetti per la Germania, per la giunta militare in Polonia e per lo stato fascista di Mussolini in Italia". Nel dopoguerra, Allen Dulles ha lavorato instancabilmente per proteggere i suoi soci in affari, avendo un notevole successo nel proteggere i loro beni e aiutarli a evitare procedimenti giudiziari.

Mentre la maggior parte dei resoconti liberali del fascismo si concentra sul suo teatro politico e sulle sue eccentricità epifenomeniche, evitando così un'analisi sistemica e radicale, è essenziale riconoscere che se il liberalismo ha permesso la crescita del fascismo europeo, è il capitalismo che ha guidato questa crescita.

Chi ha sconfitto il fascismo?

Non sorprende che le democrazie borghesi dell'Occidente siano state estremamente lente nell'aprire il fronte occidentale, permettendo al loro ex nemico, l'Unione Sovietica, di essere dissanguato dalla macchina da guerra nazista filo-capitalista (che ricevette ampi finanziamenti dai russi bianchi). Infatti, il giorno dopo che la Germania nazista invase l'Unione Sovietica, Harry Truman dichiarò categoricamente: "Se vediamo che la Germania sta vincendo, dovremmo aiutare la Russia e se la Russia sta vincendo, dovremmo aiutare la Germania e in questo modo gliene lasciamo uccidere il maggior numero possibile, anche se non voglio vedere Hitler vittorioso in nessuna circostanza". Dopo che gli Stati Uniti entrarono in guerra, potenti funzionari come Allen Dulles lavorarono dietro le quinte per cercare di mediare un accordo di pace con la Germania che avrebbe consentito ai nazisti di concentrare tutta la loro attenzione sulla cancellazione dell'URSS.

L'idea diffusa, almeno negli Stati Uniti, che il fascismo sia stato alla fine sconfitto dal liberalismo nella Seconda guerra mondiale, principalmente a causa dell'intervento degli Stati Uniti, è una balla infondata. Come Peter Kuznick, Max Blumenthal e Ben Norton hanno ricordato agli ascoltatori in una recente discussione, l'80% dei nazisti morti in guerra sono stati uccisi sul fronte orientale con l'URSS, dove la Germania aveva schierato 200 divisioni (contro le sole 10 in Occidente). 27 milioni di sovietici hanno dato la vita combattendo il fascismo, mentre 400.000 soldati americani sono morti in guerra (che ammontano a circa l'1,5% del bilancio delle vittime sovietiche). Fu soprattutto l'Armata Rossa a sconfiggere il fascismo nella Seconda guerra mondiale ed è il comunismo - non il liberalismo - che costituisce l'ultimo baluardo contro il fascismo. La lezione storica dovrebbe essere chiara: non si può essere veramente antifascisti senza essere anticapitalisti.

L'ideologia dei falsi antagonismi

La costruzione ideologica di falsi antagonismi, nel caso del liberalismo e del fascismo, ha molteplici scopi:

+ Stabilisce il fronte principale della lotta come quello tra posizioni rivali all'interno del campo capitalista.

+ Incanala l'energia delle persone nella lotta per i metodi migliori di gestione del dominio capitalista piuttosto che per la sua abolizione

+ Elimina le vere linee di demarcazione della lotta di classe globale.

+ Tenta semplicemente di togliere dal tavolo l'opzione comunista (rimuovendola completamente dal campo di lotta o presentandola in malafede come una forma di "totalitarismo").

Non diversamente dagli eventi sportivi, che sono rituali ideologici molto importanti nel mondo contemporaneo, la logica dei falsi antagonismi amplifica e gonfia eccessivamente tutte le differenze idiosincratiche e le rivalità personali tra due squadre avversarie a tal punto che i tifosi eccitati finiscono per dimenticarsi che, fondamentalmente, stanno giocando allo stesso gioco.

Nella cultura politica reazionaria degli Stati Uniti, che ha tentato di ridefinire la sinistra come liberale, è della massima importanza riconoscere che l'opposizione primaria che ha strutturato e continua a organizzare il mondo moderno, è quella tra il capitalismo - che è imposto e mantenuto attraverso l'ideologia e le istituzioni liberali o con la repressione fascista, a seconda del tempo, del luogo e della popolazione in questione - e il socialismo. Sostituendo questa opposizione con quella tra liberalismo e fascismo, l'ideologia dei falsi antagonismi mira a trasformare la lotta del secolo in uno spettacolo capitalista, piuttosto che in una rivoluzione comunista.


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