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- cultura e memoria resistenti - antifascismo - 13-01-25 - n. 919
NKPJ sulle vittime jugoslave nei campi di concentramento norvegesi durante la Seconda Guerra Mondiale
Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
07/01/2025
Nel gennaio 1942, durante i giorni bui della Seconda guerra mondiale, la Germania nazista istituì 23 campi di concentramento in Norvegia. Questi campi divennero luoghi di sofferenza inimmaginabile per oltre 4.500 jugoslavi, prevalentemente serbi, che furono deportati dalla Jugoslavia occupata. Molti di loro furono trasferiti dal famigerato campo di Staro Sajmište a Belgrado ai brutali campi in Norvegia.
Tra i più noti di questi campi vi erano Beisfjord, Botn, Erlandet, Falstad, Korgen e Osen. Tra il 1942 e l'aprile 1943, un totale di 4.680 jugoslavi furono deportati in Norvegia. Di questi, oltre 3.000 furono uccisi attraverso esecuzioni, lavori forzati, fame e malattie.
Nonostante le condizioni orribili, barlumi di umanità e solidarietà brillarono nell'oscurità. Gli antifascisti norvegesi rischiarono la vita per aiutare i prigionieri, lasciando cibo e sigarette lungo i sentieri che portavano ai luoghi di lavoro forzato. Aiutarono anche un piccolo numero di prigionieri a fuggire nella neutrale Svezia, offrendo una fragile ancora di salvezza in mezzo alla disperazione.
Dei 4.680 deportati, solo 1.300 sopravvissero alla prova. Dopo la guerra, questi sopravvissuti, insieme ai loro amici e alleati norvegesi, formarono un'associazione per commemorare il legame forgiato attraverso il sacrificio e la resistenza condivisi.
Questo tragico capitolo della storia ci ricorda le immense sofferenze patite da tanti, ma anche il coraggio e la solidarietà che sono emersi di fronte a una crudeltà inimmaginabile. È nostro dovere onorare la memoria delle vittime e il coraggio di coloro che si sono opposti all'oppressione, assicurandoci che le loro storie non vengano mai dimenticate.
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