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Una chiesa sterile?

Julia Evelyn Martínez* | Rebelión
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

12/03/2015

Nella sua allocuzione domenicale dello scorso 8 marzo, papa Francesco ha voluto ingraziarsi le donne del mondo affermando senza dubbio che "un mondo che emargina le donne, è un mondo sterile". Immediatamente, le agenzie di stampa e i media hanno trasmesso questo messaggio, come presunta e ulteriore dimostrazione dell'aspetto riformatore del nuovo gerarca della Chiesa Cattolica e ovviamente, senza discutere in nessun momento la coerenza tra questo discorso e il modo in cui sono trattate le donne in seno a questa istituzione religiosa.

In accordo al dizionario della Reale Accademia della Lingua Spagnola, la parola emarginare significa "mettere o lasciare una persona o un gruppo in condizioni sociali, politiche o legali di inferiorità". Quindi secondo il papa, un mondo che colloca le donne in condizioni sociali, politiche o legali di inferiorità, è un mondo sterile, un mondo che non può produrre frutti o risultati positivi per chi ci vive. Eccellente aforisma utilizzato dal papa, per illustrare i risultati dell'emarginazione delle donne che esiste nella maggioranza delle attuali società.

Ma... Potrebbe il papa applicare la stessa sentenza per qualificare la chiesa che dirige?

La chiesa cattolica è un'istituzione poderosa. Si stima che i suoi adepti nel mondo siano circa 1.200.000 e che conti su un'organico di 200 cardinali, 5.000 vescovi, 410.000 sacerdoti, 55.000 religiosi e 740.000 suore.

Il potere economico e finanziario di questa entità è incalcolabile. Tuttavia, si è a conoscenza che il Vaticano possieda la seconda riserva mondiale di oro dopo quella del tesoro degli Stati Uniti e che i suoi investimenti immobiliari e finanziari, includano partnership coi maggiori gruppi finanziari mondiali (Rotchild, JP Morgan, Credit Suisse ed altri). Solo negli Stati Uniti si calcola che il Vaticano abbia investimenti per i valore di 500 milioni di dollari in azioni di corporazioni come General Motor, General Electric e Gulf Oil.

Questo incalcolabile potere sociale ed economico spiega in buona misura l'enorme incidenza che questa entità ha negli "affari terreni" che includono, non solo l'influenza del Vaticano nella rotta delle politiche degli Stati, ma anche la sua influenza nelle pratiche culturali, educative e sessuali di milioni di persone.

Come tratta le donne questa poderosa istituzione religiosa?

In primo luogo, nonostante le donne rappresentino il 61% dei membri degli ordini religiosi cattolici, è negata loro la possibilità di arrivare all'ordine del sacerdozio e di conseguenza, sono impossibilitate a occupare un posto nella complessa struttura ecclesiastica, sia come vescovi, arcivescovi, cardinali o papi.

In secondo luogo, gli uomini che fanno parte degli ordini religiosi cattolici (gesuiti, francescani, domenicani etc..) dispongono delle agevolazioni per lo sviluppo del proprio intelletto e per avventurarsi in ambiti professionali di prestigio sociale come filosofia, fisica, biologia, sociologia, medicina o economia. Invece, la traiettoria accademica delle donne religiose è più limitata e salvo eccezioni, si limita a occupazioni e professioni "femminili" tali come l'educazione di base, le cure e il lavoro sociale comunitario.

In terzo luogo, la chiesa cattolica mantiene ancora nella sua dottrina, lo studio e l'insegnamento di testi che costituiscono veri esempi di violenza simbolica contro le donne e/o che riproducono e rinforzano modelli di discriminazione contro le donne.

Così per esempio nella Bibbia cattolica si trova il libro dell'Ecclesiaste (o libro del predicatore) che non omette passaggi di chiara misoginia che incoraggiano la discriminazione delle donne nelle famiglie e nelle comunità cattoliche. Per esempio, nella versione latinoamericana della Bibbia cattolica di questo libro si legge: "La donna è più amara della morte; ella è per l'uomo una trappola, il suo cuore è una rete e le sue braccia catene. Quello che piace a Dio, fugge da lei, ma il peccatore si lascia irretire".(7:26).

Allo stesso modo nella galleria dei cosiddetti "Dottori della Chiesa" (titolo che è concesso dal papa stesso, ndt), un posto di rilievo è riservato agli scritti di San Tommaso d'Aquino e di Sant'Agostino d'Ippona, che senza nessun tipo di censura, in pieno secolo XXI, svalutano e denigrano l'immagine delle donne. Avrà letto papa Francesco il passaggio di San Tommaso d'Aquino dove si discute sull'utilità delle donne, quando afferma: "io non vedo l'utilità che potrebbe avere la donna per l'uomo, ad eccezione della funzione di partorire figli"?

Avrà saputo il papa, che si trova ancora nella bibliografia ufficiale della dottrina cattolica il testo di Sant'Agostino che accusa le donne della morte di Gesù Cristo e che afferma: "donne siete la porta del diavolo; le trasgreditrici dell'albero proibito, siete le prime trasgreditrici della legge divina... Per causa della vostra diserzione, dovrebbe morire il figlio di Dio."?

Naturalmente la marginalizzazione delle donne non è esclusiva del cattolicesimo. Con maggiore o minore misura si trova in altre religioni monoteistiche che adorano divinità maschili, come nel caso del Giudaismo o dell'Islam. Ma almeno i gerarchi di queste istituzioni religiose non hanno l'ipocrisia di vedere la pagliuzza nell'occhio altrui, per deviare l'attenzione dall'enorme trave che hanno nei loro occhi.

*L'autrice è economista femminista salvadoregna, insegnante nella scuola di economia dell'Università Centroamericana José Simeón Cañas, UCA, El Salvador


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