di Enrico Penati
Non so voi, ma io sono rimasto un poco impressionato. E sì
che per età e per esperienze vissute non posso definirmi una mammoletta. Ma
questa esplosione incontrollata sui giornali e sulle reti televisive italiane,
quelle pubbliche forse con toni più
disperati di quelle private, questo diluvio di lutto paranoico, queste
esaltazioni del papa - non importa se ammalato, in lieve e sorprendente
ripresa, in improvviso aggravamento, moribondo, in coma, appena morto,
decisamente defunto - questo prosternarsi davanti al papa immediatamente
proclamato “grande” a furore di antenna, questo furibondo stracciamento delle
vesti e dei palinsesti perché ogni minuto, ogni secondo, fosse a disposizione
della impellente necessità di dire quanto lo amavamo, quanto era il padre di
noi tutti, compresi i più noti bestemmiatori, quanto gli eravamo riconoscenti
perché “aveva sconfitto il comunismo” e “regalato la vittoria al mondo libero”,
e quanto ci mancherà e bla bla bla bla bla. Ecco, tutto questo un poco mi ha
impressionato.
Si sarebbe tentati di spiegare questa straordinaria esibizione - esasperata e
prolungata - di servilismo beota, per non dire di peggio, richiamandoci alla
notoria stupidità di molti degli
“impiegati” del potere se non sapessimo che con la categoria della
“stupidità” non si spiega niente. Oltre agli “impiegati”, mi si dirà, erano
presenti ai “dibattiti” e alle riunioni di affranti condolenti televisivi forse centinaia di persone che non avevano
nessun contratto da difendere, nessuno stipendio da giustificare, ma anche loro
- che pur di apparire e di parlare in TV sono disposti alla più ripugnante
delle marchette - hanno dato spettacolo di invereconda e straziata partecipazione al lutto “della
Chiesa, dell’Italia, dell’Europa e del mondo” E per fortuna che non si hanno
ancora prove certe della vita su altri pianeti altrimenti la Rai-TV ed i
maggiori quotidiani avrebbero per la prima volta proclamato il lutto
interplanetario.
Quindi la stupidità non è la spiegazione. Ma una spiegazione per questo
dirompente festival mediatico, per questo ininterrotto piagnisteo televisivo e
di carta stampata che non sembra doversi fermare più, ci deve pur essere.
Ricordiamoci che nei molti decenni che hanno fatto seguito alla fine della
seconda guerra mondiale in Italia abbiamo avuto un prolungato regime
democristiano nel corso del quale sono morti ben quattro papi, Eugenio Pacelli,
Angelo Roncalli, Giovanni Battista Montini, Albino Luciani, ma niente proprio
niente i democristiani, ed i dirigenti Rai-TV, a quei tempi fecero che possa
neppure lontanamente essere paragonato a quello che è stato organizzato in
occasione prima delle diverse malattie, poi dei successivi ricoveri
ospedalieri, infine dell’agonia e della morte del papa polacco. E dire che in
fatto di cattivo gusto, fatte le debite
eccezioni, i democristiani del quarantennio non sono stati secondi a nessuno.
Mettiamo nel conto la non elevata qualità intellettuale, oggi, dei dirigenti
Rai-TV nominati dal governo di Berlusconi, ma anche così non ci sembra di avere
afferrato il punto.
Che improvvisamente l’Italia, senza che ce ne accorgessimo, fosse diventata una
compatta sezione di comunione e liberazione, tutti casa, chiesa e formigoni con
adorazione papale ad ore fisse? Non posso crederlo. A questo proposito mi
ricordo di una lavoro di ricerca eseguito moltissimi anni or sono per il quale
dovetti esaminare i quotidiani e le pubblicazioni politiche milanesi del tempo
compreso fra il 1890 ed il 1910. Ricordo che in quegli esili fogli (che
rappresentavano allora, come oggi i ben più sostanziosi, in termini di peso,
quotidiani nazionali, le opinioni delle classi dirigenti) era impossibile
trovare, per mesi e per anni, un qualunque anche minimo riferimento alla Chiesa.
Proprio la Chiesa cattolica non esisteva, la “fede” era qualcosa che riguardava
la coscienza dei singoli, non argomento di dibattito. Mi si vorrebbe far
credere che un secolo dopo (e che secolo, anche se si è trattato, secondo
Hobsbawm, di un secolo più “breve” del solito) l’Italia sia diventata “più”
cattolica, “più” credente, “più” religiosa, “più” papale di cento anni prima?
Per quanto mi riguarda non lo credo e non lo crederò mai. Perché sono convinto
dell’esatto contrario.
E quindi deve essere successo - nel corso del secolo - qualche cosa che ha
fatto cambiare non le convinzioni religiose degli italiani ma il conto in
cui far finta di tenere la Chiesa cattolica da parte delle classi
dominanti italiane. Nel secolo in oggetto per la prima volta nella storia una
rivoluzione spazzò via il potere del capitalismo. Avvenne in Russia. Le classi
dominanti si presero una paura d’inferno al punto che si misero nelle mani del
fascismo e
chiesero ed ottennero l’alleanza e la protezione della Chiesa. Che
cosa altro significò il Concordato del 1929
?
Tutto questo dovrebbe essere talmente chiaro che non sarebbe più necessario
tornare a discuterne. Ma il fatto, straordinario, è che oggi la rivoluzione non
è più di moda, lor signori hanno vinto la guerra fredda, hanno fatto crollare
il muro, l’Unione sovietica non c’è più, i partiti comunisti sono tutti su
percentuali per lor signori del tutto rassicuranti. Eppure non si sentono ancora sicuri. Eppure hanno ancora paura.
E’ vero, se non sono sicuri ci deve pur essere un potente nemico da qualche
parte, anche perché nel profondo sanno di meritarselo. E quindi la Chiesa
(tutte le Chiese ma specialmente quella più a portata di mano, e cioè quella
cattolica) è ancora necessaria, anzi indispensabile, come sponda, come aiuto, come
alleato. Figuriamoci quindi se le classi dominanti, e l’attuale governo
italiano che le rappresenta direttamente e senza mediazioni, si lasciavano
scappare l’opportunità di mettere in onda e in rotativa la più straordinaria ed
ininterrotta kermesse del Lamento e del Pianto, dello Strazio e del Rimpianto
in occasione della morte, non importa se annunciata da mesi, del papa polacco,
il conservator-reazionario, il falsamente moderno, il fintamente aperto alle
“istanze sociali”, il prete duramente anticomunista, il vescovo contrario al
consumismo soltanto per civetteria, e tanto per dirla (quasi) tutta, il papa
che con il suo reiterato e oscurantista ostracismo ai mezzi anticoncezionali si
è reso responsabile della più tremenda diffusione dell’Aids in Africa e nel
mondo. Buon riposo papa Wojtyla.