www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - linguaggio e comunicazione - 06-04-05

I giorni deliranti del lutto mediatico


di Enrico Penati

Non so voi, ma io sono rimasto un poco impressionato. E sì che per età e per esperienze vissute non posso definirmi una mammoletta. Ma questa esplosione incontrollata sui giornali e sulle reti televisive italiane, quelle pubbliche forse con toni  più disperati di quelle private, questo diluvio di lutto paranoico, queste esaltazioni del papa - non importa se ammalato, in lieve e sorprendente ripresa, in improvviso aggravamento, moribondo, in coma, appena morto, decisamente defunto - questo prosternarsi davanti al papa immediatamente proclamato “grande” a furore di antenna, questo furibondo stracciamento delle vesti e dei palinsesti perché ogni minuto, ogni secondo, fosse a disposizione della impellente necessità di dire quanto lo amavamo, quanto era il padre di noi tutti, compresi i più noti bestemmiatori, quanto gli eravamo riconoscenti perché “aveva sconfitto il comunismo” e “regalato la vittoria al mondo libero”, e quanto ci mancherà e bla bla bla bla bla. Ecco, tutto questo un poco mi ha impressionato.

Si sarebbe tentati di spiegare questa straordinaria esibizione - esasperata e prolungata - di servilismo beota, per non dire di peggio, richiamandoci alla notoria stupidità di molti degli  “impiegati” del potere se non sapessimo che con la categoria della “stupidità” non si spiega niente. Oltre agli “impiegati”, mi si dirà, erano presenti ai “dibattiti” e alle riunioni di affranti condolenti televisivi  forse centinaia di persone che non avevano nessun contratto da difendere, nessuno stipendio da giustificare, ma anche loro - che pur di apparire e di parlare in TV sono disposti alla più ripugnante delle marchette - hanno dato spettacolo di invereconda  e straziata partecipazione al lutto “della Chiesa, dell’Italia, dell’Europa e del mondo” E per fortuna che non si hanno ancora prove certe della vita su altri pianeti altrimenti la Rai-TV ed i maggiori quotidiani avrebbero per la prima volta proclamato il lutto interplanetario.

Quindi la stupidità non è la spiegazione. Ma una spiegazione per questo dirompente festival mediatico, per questo ininterrotto piagnisteo televisivo e di carta stampata che non sembra doversi fermare più, ci deve pur essere. Ricordiamoci che nei molti decenni che hanno fatto seguito alla fine della seconda guerra mondiale in Italia abbiamo avuto un prolungato regime democristiano nel corso del quale sono morti ben quattro papi, Eugenio Pacelli, Angelo Roncalli, Giovanni Battista Montini, Albino Luciani, ma niente proprio niente i democristiani, ed i dirigenti Rai-TV, a quei tempi fecero che possa neppure lontanamente essere paragonato a quello che è stato organizzato in occasione prima delle diverse malattie, poi dei successivi ricoveri ospedalieri, infine dell’agonia e della morte del papa polacco. E dire che in fatto di  cattivo gusto, fatte le debite eccezioni, i democristiani del quarantennio non sono stati secondi a nessuno.

Mettiamo nel conto la non elevata qualità intellettuale, oggi, dei dirigenti Rai-TV nominati dal governo di Berlusconi, ma anche così non ci sembra di avere afferrato il punto.

Che improvvisamente l’Italia, senza che ce ne accorgessimo, fosse diventata una compatta sezione di comunione e liberazione, tutti casa, chiesa e formigoni con adorazione papale ad ore fisse? Non posso crederlo. A questo proposito mi ricordo di una lavoro di ricerca eseguito moltissimi anni or sono per il quale dovetti esaminare i quotidiani e le pubblicazioni politiche milanesi del tempo compreso fra il 1890 ed il 1910. Ricordo che in quegli esili fogli (che rappresentavano allora, come oggi i ben più sostanziosi, in termini di peso, quotidiani nazionali, le opinioni delle classi dirigenti) era impossibile trovare, per mesi e per anni, un qualunque anche minimo riferimento alla Chiesa. Proprio la Chiesa cattolica non esisteva, la “fede” era qualcosa che riguardava la coscienza dei singoli, non argomento di dibattito. Mi si vorrebbe far credere che un secolo dopo (e che secolo, anche se si è trattato, secondo Hobsbawm, di un secolo più “breve” del solito) l’Italia sia diventata “più” cattolica, “più” credente, “più” religiosa, “più” papale di cento anni prima? Per quanto mi riguarda non lo credo e non lo crederò mai. Perché sono convinto dell’esatto contrario.

E quindi deve essere successo - nel corso del secolo - qualche cosa che ha fatto cambiare non le convinzioni religiose degli italiani ma il conto in cui far finta di tenere la Chiesa cattolica da parte delle classi dominanti italiane. Nel secolo in oggetto per la prima volta nella storia una rivoluzione spazzò via il potere del capitalismo. Avvenne in Russia. Le classi dominanti si presero una paura d’inferno al punto che si misero nelle mani del fascismo e chiesero ed ottennero l’alleanza e la protezione della Chiesa. Che cosa altro significò il Concordato del 1929
?
Tutto questo dovrebbe essere talmente chiaro che non sarebbe più necessario tornare a discuterne. Ma il fatto, straordinario, è che oggi la rivoluzione non è più di moda, lor signori hanno vinto la guerra fredda, hanno fatto crollare il muro, l’Unione sovietica non c’è più, i partiti comunisti sono tutti su percentuali per lor signori del tutto rassicuranti.  Eppure non si sentono ancora sicuri. Eppure hanno ancora paura.

E’ vero, se non sono sicuri ci deve pur essere un potente nemico da qualche parte, anche perché nel profondo sanno di meritarselo. E quindi la Chiesa (tutte le Chiese ma specialmente quella più a portata di mano, e cioè quella cattolica) è ancora necessaria, anzi indispensabile, come sponda, come aiuto, come alleato. Figuriamoci quindi se le classi dominanti, e l’attuale governo italiano che le rappresenta direttamente e senza mediazioni, si lasciavano scappare l’opportunità di mettere in onda e in rotativa la più straordinaria ed ininterrotta kermesse del Lamento e del Pianto, dello Strazio e del Rimpianto in occasione della morte, non importa se annunciata da mesi, del papa polacco, il conservator-reazionario, il falsamente moderno, il fintamente aperto alle “istanze sociali”, il prete duramente anticomunista, il vescovo contrario al consumismo soltanto per civetteria, e tanto per dirla (quasi) tutta, il papa che con il suo reiterato e oscurantista ostracismo ai mezzi anticoncezionali si è reso responsabile della più tremenda diffusione dell’Aids in Africa e nel mondo. Buon riposo papa Wojtyla.