www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - linguaggio e comunicazione - 18-12-09 - n. 300

da Palestine Think  Tank 
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
L’antica guerra di oggi
 
Fatti contro opinioni
 
Jeff Gates *
 
10/11/2009
 
Nella guerra non convenzionale, la manipolazione delle opinioni viene usata per rimuovere i fatti scomodi. In questo tipo di guerra, le false convinzioni sono spesso impiegate come armi.
 
Ricordate le armi irachene di distruzione di massa? I legami iracheni con Al Qaeda? I laboratori mobili iracheni di armi biologiche? Gli incontri iracheni con Al Qaeda a Praga? Gli acquisti iracheni di ossido di uranio dal Niger?
 
Tutte queste affermazioni sono state riportate come vere. Tutte in seguito si dimostrarono false o, peggio ancora, fabbricate. Eppure tutte furono ampiamente credute. Soltanto l’ossido di uranio venne riconosciuto come falso prima dell'invasione dell'Iraq. Dal momento che gli Stati Uniti organizzarono la loro risposta sulla base della provocazione rappresentata da un omicidio di massa sul suolo americano, quelle convinzioni ampiamente condivise plasmarono un consenso alla guerra contro una nazione che non ne aveva la responsabilità.
 
Un inganno simile, riconducibile alla stessa origine, sta ora lavorando per portare questa guerra in Iran. Sulla base degli eventi che si stanno susseguendo, il prossimo conflitto potrebbe includere il Pakistan.
 
Il moderno campo di battaglia è stato trasferito. Le operazioni militari sul terreno ora sono secondarie. Lo stesso vale per gli attacchi aerei, le truppe da combattimento, il supporto navale ed anche operazioni di infiltrazione. Tali operazioni fisiche stanno tutte a valle rispetto a quelle informative. Al primo posto vi è la manipolazione delle coscienze. Le "psyops" [operazioni psicologiche] precedono le bombe e i proiettili. Le operazioni materiali si posizionano ad un lontano terzo posto.
 
Prima di tutto vengono i forgiatori del consenso ed i manipolatori del pensiero che prendono di mira percezioni e opinioni fino a conquistare l’approvazione di una massa critica. Poi arriva la guerra. Quelli specializzati in tali falsità spinsero le truppe della coalizione alla guerra in Iraq. La coscienza era il loro obiettivo. Manipolare il pensiero, tutto il resto viene dopo.
 
La guerra non convenzionale è combattuta "a monte" con l'aiuto di coloro che hanno i mezzi, le motivazioni e le possibilità di veicolare le opinioni. Dove sono combattute le battaglie di oggi? Non sulla terra, né in cielo, né in mare.
 
La coscienza è il principale teatro delle operazioni. Il primo campo di battaglia è il terreno della percezione condivisa dell'opinione pubblica. La morte e la distruzione vengono dopo.
 
L'inganno non è una novità nella guerra. Cosa vi è di nuovo è la capacità tecnologica, comprese le moderne tecnologie multimediali, che consentono oggi un inganno su scala globale.
 
L'azione militare resta subordinata alla politica. La politica, a sua volta, è subordinata a quanti sono qualificati a stimolare certezze e consenso. Indipendentemente dal fatto che il comando sia civile o militare, il processo decisionale non dipende da informazioni migliori. È per questo che la lobby israeliana può contare da tempo su selezionati parlamentari statunitensi come una forza strategica moltiplicatrice della lobby stessa [Cfr.: "How Israel Controls U.S." http://www.arabnews.com/?page=7&section=0&article=124829&d=24&m=7&y=2009].
 
Legiferando a seconda delle informazioni, questi esperti della manipolazione della conoscenza sono in grado di operare al vertice della catena di comando. Dal momento che un sistema di diritto dipende da una scelta consapevole, la democrazia può essere estromessa da chi è qualificato per indurre una visione condivisa, un consenso, attraverso la manipolazione della coscienza, delle convinzioni e delle emozioni.
 
Così la motivazione strategica per il dominio dei media da parte dei Padroni dell’Inganno negli Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Germania, India e le altre nazioni chiave che componevano la "coalizione dei volenterosi" indusse ad invadere l'Iraq. La sovrapposizione della proprietà dei media con gli Stati membri di questa coalizione rappresenta una comune tendenza nascosta, oramai palesata.
 
Quando coordinate su quattro settori chiave, tali "Information Operations" possono spostare il processo decisionale su di un’agenda nascosta. Ragionando in retrospettiva, questo inganno sistematico spiega come gli Stati Uniti furono ingannati affinché guidassero questa coalizione alla guerra in Medio Oriente. Ecco un breve sguardo su ciascuna area: geopolitica, strategica, operativa e tattica.
 
Inganno a piena vista
 
E’ il regno geopolitico dove la "definizione" dei futuri conflitti spesso emerge per prima. The Clash of Civilizations [Lo scontro delle civiltà] è apparso nel 1993 come articolo di Foreign Affairs. Quando questa considerazione è stata pubblicata come libro nel 1996, più di 100 organizzazioni non governative sono state preparate per promuovere la tematica sul "conflitto di opposti".
 
Questo convergere del consenso ha facilitato la transizione senza soluzione di continuità dalla Guerra fredda a una perpetua Guerra globale al terrorismo. Questo è stato l’esito dei "frutti della pace" post-guerra fredda.
 
Questa impostazione largamente condivisa ed emersa proprio come una chiara rottura, apparve sulla stampa con la proposta di rimozione di Saddam Hussein come parte di una strategia coloniale sionista per "garantire il regno" ad un esteso Grande Israele. Richard Perle, allora membro del Defense Policy Board americano, ha guidato la squadra tutta ashkenazita che preparò la relazione del 1996 per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
 
Nel 2001, Perle divenne presidente del Policy Board del Pentagono. Strategicamente, questo è un buon esempio di lavoro "a monte" per inquadrare le questioni di sicurezza nazionale degli Stati Uniti dentro un'agenda predefinita da una nazione straniera. Perle lasciò il consiglio nel febbraio 2004 dopo 17 anni di influenza interna. Quando hai poche carte ma grandi ambizioni, quale scelte hai se non muovere guerra attraverso l'inganno?
 
Strategicamente, per evocare una nuova guerra mondiale è stato necessario un "malfattore" plausibile collegato ad una provocazione credibile. Il marchio dei talebani non entra in "campo" fino al marzo 2001 con la distruzione degli antichi Buddha di Bamiyan. Ampiamente rappresentato dai principali media come un "olocausto culturale", questa azione di alto profilo mediatico mise i precedentemente oscuri talebani dell'Afghanistan fra i primi dieci nella classifica di malvagità a livello mondiale.
 
Il pezzo di marketing mancante è The Clash premise (Il presupposto dello Scontro): l'assassinio di massa dell’11 settembre 2001. Emozioni forti, come quelle suscitate dall’11 settembre, facilitano la rimozione dei fatti verso una coscienza presa come bersaglio e per cui indotta a credere. Tale processo è stato arricchito dalla presenza di un malfattore messo precedentemente in scena e di una intelligence anch’essa precedentemente deviata, distorta completamente o parzialmente, ma comunque sia ampiamente riportato come un fatto dai principali media.
 
La possibilità di avere successo con una tale operazione è rafforzata dalla presenza combinata di fattori: a) evocazione (immagini di estremismo religioso); b) provocazione (un omicidio di massa); c) associazione (un malfattore); d) manipolazione dei principali media, che ripetono come pappagalli le veline dei servizi di intelligence deviati senza produrre alcun genere giornalismo investigativo.
 
Questa campagna "psyops" è stata facilitata plausibilmente da credibili leader politici che doverosamente leggevano i documenti che suscitavano terrore, scritti da quella stessa rete interna di plasmatori di agende politiche. Tale manipolazione emotiva includeva non soltanto la creazione di un "Asse del male", ma anche un grande clamore attorno alle armi di distruzione di massa: "Non vogliamo che la pistola fumante sia un fungo atomico".
 
I media principali hanno anche segnalato come credibili i falsi "legami di alto livello" tra il governo laico iracheno e i fondamentalisti religiosi di Al Qaeda. Eppure, chiunque avesse familiarità con la regione sapeva che si disprezzavano a vicenda. La verità non era il punto in questione. Né i fatti. Il consenso informato è stato solo un ostacolo da superare.
 
Un inganno di tale portata richiede la capacità di sostenere una patina di verosimiglianza e di attendibilità - vale a dire, credibilità. Questo è il ruolo fondamentale svolto dai media.
 
Il potere di associazione
 
In una guerra contro il modo di pensare condiviso dell'opinione pubblica, il potere dell'associazione è una delle armi più efficaci. Così è accaduto per le potenti immagini dei pacifici Buddha di Bamiyan quando associate alla distruzione, alla violenza e all'estremismo religioso. Con la stessa facilità con cui i malvagi estremisti di Al Qaeda sono stati associati, nella mentalità americana, con i talebani e l'offesa dell'11 settembre con il celebre "malfattore" Saddam Hussein, anche se ciò era stato dimostrato come falso.
 
In questa direzione va anche l'impatto associativo della testimonianza del segretario di Stato Colin Powell nel febbraio 2003 dinanzi al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La sua credibilità di leader militare riconosciuta a livello mondiale ("il marchio Powell") è stata usata come arma per dare l'apparenza di verità alle menzogne sul possesso da parte dell'Iraq di armi biologiche mobili.
 
Simile alla promozione di un prodotto di consumo da parte di una celebrità, questa testimonianza di un leader militare degno di fiducia è stata comunicata in tutto il mondo, fino alla guerra. Powell non era l'unico "marchio" in questa operazione. Lo sono state anche le Nazioni Unite, i militari Usa e il pubblico globale. Entrambi, aggressori e aggrediti diventano vittime di questa guerra "sul terreno" dell'inganno. Nel frattempo, la fonte di questo inganno, ancora una volta svanisce sullo sfondo.
 
Operativamente, al momento in cui Stati Uniti venivano indotti a invadere l'Iraq, oltre 100 agenti del Mossad israeliano avevano operato a Mosul per oltre un decennio. Subito dopo l'invasione, molti religiosi moderati furono assassinati. La loro eliminazione rafforza la capacità di provocare un "conflitto tra opposti" nell'ambito della lunga guerra tra sciiti e sunniti.
 
Questo "conflitto nel conflitto" ha aiutato a catalizzare una rivolta che ha trasformato lo scontro in un pantano. Tale risultato è stato matematicamente previsto da un quadro israeliano dell'equipe dei pianificatori teorici dei giochi di guerra [Cfr.: "How Israel Wages Game Theory Warfare." http://intifada-palestine.com/2009/08/20/how-israel-wages-game-theory-warfare/].
 
Poiché le Information Operations sono procedute a livello geopolitico, strategico e operativo, l'inganno tattico e la disinformazione forniscono un supporto indispensabile simile a forze di riserva utilizzabili in base alle necessità. Provocazioni continue sono richieste per sostenere i continui conflitti, essenziali a mantenere la falsa plausibilità del meta-tema dello Scontro di civiltà.
 
L'uso ricorrente delle crisi per accelerare e mantenere l'instabilità dovrebbe direttamente interessare Islamabad. Una lunga alleanza indo-israeliana può anche manifestarsi nella coordinazione della frequenza degli incidenti che continuano a produrre tensione nei rapporti tra il Pakistan, dotato di armi nucleari, e il vicino Iran.
 
Rispecchiando tattiche simili, il recente assalto di Israele contro Gaza è stato previsto tra il natale 2008 e il gennaio 2009, data della nomina del nuovo comandante in capo americano, eletto su un programma di speranze e promesse di cambiamento. I tempi di questa incursione omicida hanno ridotto al minimo la capacità di critica. Il Presidente Obama non disse nulla.
 
Nel frattempo questo provocatore seriale con quell’assalto preparava la scena per un'altra reazione da parte di coloro che sono brutalizzati da sei decenni di occupazione e da quelli della comunità musulmana indignati per come gli Stati Uniti permettono questo comportamento.
 
Quando la reazione arriverà, come accadrà, Tel Aviv affermerà nuovamente la sua superiorità morale come vittima perenne circondata da ostili vicini antisemiti. Con l'uso di armi statunitensi, l'aggressione israeliana farà ancora una volta apparire gli americani colpevoli di complicità, mettendo in pericolo gli Stati Uniti e migliorando nel contempo la plausibilità della storia dello Scontro di civiltà.
 
La scomoda verità è che gli Stati Uniti sono colpevoli di continuare a tollerare questo tradimento a loro sfavore. Nel frattempo l'unico cambiamento è nella presidenza senza che vi sia alcuna alterazione sostanziale nelle politiche USA-Israele, e senza alcuna speranza per i più colpiti da questo inganno, incluse le forze armate Usa e coloro che sono state indotte a colpire.
 
All’emergere nel mondo accademico di critiche alla politica israeliana nella Striscia di Gaza, l'Anti-Defamation League e la sua rete internazionale ha montato una campagna di intimidazione per mettere a tacere un professore presso la University of California di Santa Barbara. Con una campagna pubblicitaria a tappeto, l'ADL ha messo a tacere il pensiero accademico di tutto il mondo. [Cfr.: "Treason In Plain Sight?" http://criminalstate.com/2009/07/treason-in-plain-sight/ e "Education: The Ultimate Battlefield" http://criminalstate.com/2009/08/education---the-ultimate-battlefield/]
 
Per avere successo, le Information Operations richiedono sia l'inganno che la negazione dell'accesso ai dati necessari per un consenso informato. In quale altro modo allora è possibile spiegare la persistente idea per cui Israele è una democrazia? Tuttora, la maggioranza degli americani crede che Israele sia un alleato, nonostante più di sei decenni di inganni senza sosta, spionaggio, slealtà e tradimento attualmente in corso.
 
Qualsiasi osservatore dei recenti avvenimenti in Pakistan dovrebbe essere interessato alla ambigua storia di coloro che hanno un ruolo "centrale" nel sostenere la versione dello Scontro di civiltà. Con ogni probabilità, un'inchiesta confermerebbe che l'ostinazione con cui i servizi segreti hanno indotto gli Stati Uniti alla guerra trae origine da una rete transnazionale di agenti filo-israeliani.
 
La democrazia presuppone che tutti noi insieme si sia più intelligenti di ciascuno di noi individualmente. A tal proposito, si pone la necessità di un elettorato istruito, informato da media corretti che forniscano i fatti necessari per ragionare insieme.
 
Ma risulta essere una necessità strategica quella di dominio dei principali media da parte di coloro che con segrete motivazioni sono abili nel fare la guerra attraverso l'inganno. Ora vediamo ritratto, in tale dominio della manipolazione del consenso, un mondo rovesciato dove la vittima è presentata come aggressore ed il predatore come preda. I fatti espressi nel recente Rapporto Goldstone confermano la necessità di indagare su decine di crimini di guerra israeliani a Gaza come crimini contro l'umanità. Invece di seguire i fatti e stare nel solco dello stato di diritto, il 3 novembre, la Camera dei rappresentanti Usa ha votato 334 a 36 a favore di una risoluzione che descrive il rapporto come "irrimediabilmente parziale" e che si oppone ad ogni ulteriore considerazione.
 
Tale risoluzione è stata proposta da Howard Berman, presidente ashkenazita del Comitato delle relazioni estere e dal membro del Congresso Ileana Ros-Lehtinen, importante esponente repubblicana ed anche lei ashkenazita. Nel frattempo Nita Lowey, la presidente ashkenazita della Sottocommissione agli stanziamenti statali per le operazioni all'estero ha avvertito, implicitamente, che i colleghi del Congresso metterebbero a repentaglio il finanziamento dei loro progetti nel caso di un "ulteriore esame" del Rapporto Goldstone.
 
Il voto della Camera è avvenuto un giorno prima che l'Assemblea generale dell'ONU discutesse la relazione. Il giorno dopo, il 5 novembre, uno psichiatra dell'esercito americano, musulmano, uccideva 13 militari e ne feriva 42 in procinto di essere inviati in Afghanistan. Nel giro di 24 ore, oltre 250 addetti dei media facevano la loro apparizione a Fort Hood, la più grande base militare della nazione, per commentare l'evento.
 
Molti di loro hanno inquadrato l'evento come una conferma del presupposto dello Scontro e anche la presenza in loco "dell'islamo-fascismo". Presentando il gesto come quello di un "terrorista cresciuto in casa", il senatore ebreo-sionista Joe Lieberman, presidente del Comitato per la sicurezza della patria, ha invocato audizioni del Congresso per stabilire se l'esercito americano avrebbe potuto impedirlo.
 
Intervistato in Palestina, il nonno dello psichiatra nato e laureato negli Stati Uniti, Nidal Hasan, ha parlato dell'amore del nipote per gli Stati Uniti aggiungendo semplicemente: "L'America ha fatto di lui quello che è". Mentre questo commento difficilmente giustifica il suo comportamento, tale affermazione struggente comprende un punto che gli americani trovano difficile da considerare. Ma abbiamo anche trovato scomodo considerare che le relazioni israelo-statunitensi siano state la motivazione fondamentale alla base del'11 settembre e degli altri attacchi contro gli americani ed i loro impianti.
 
Il Rapporto Goldstone ha richiesto un'indagine dei fatti che indicano comportamenti criminali sia da parte israeliana che palestinese. E' stato scritto da un eminente giurista ebreo sudafricano, Richard Goldstone, la cui figlia ha ammesso che le conclusioni di suo padre sarebbero state molto più dure se non fosse stato un sionista.
 
Eppure, anche la possibilità che i fatti sfavorevoli possano entrare in "campo" richiede che la lobby israeliana scateni le sue compiacenti forze del Congresso in una cartina di tornasole della lealtà legislativa a prescindere dai fatti. O, addirittura, a causa dei fatti. E' difficile immaginare un voto più chiaramente indicativo di come un'influenza pro-israeliana abbia danneggiato lo stato di diritto.
 
Altri fatti inquietanti rappresentano un pericolo di aumento della tensione, compresa una relazione del 5 novembre, che l'Agenzia internazionale dell'energia atomica ha definito "nulla di cui preoccuparsi", sul sito emerso di recente per l'arricchimento dell'uranio. Tale circostanza è stata preventivamente rimossa dal "campo" il giorno prima con i rapporti di un tempestivo blocco israeliano di una nave in acque internazionali in cui sono state trovate le armi che sarebbero state dirette ad Hezbollah, sostenuto dall'Iran.
 
Quando si combatte una guerra sul campo, il tempismo è tutto. Questo è particolarmente vero quando, come nella fattispecie, una manipolazione della coscienza avversaria si trova di fronte al pericolo più grande dei suoi sessant'anni di vita: i fatti che contrastano con il racconto indispensabile per sostenere la trama dello Scontro.
 
La storia migliore vince
 
Posto l'ottenimento del consenso come obiettivo a monte, la democrazia diventa la vittima a valle. Quando le opinioni manipolate rimuovono i fatti, lo stato di diritto degenera in una fede basata sulla parodia dell’autogoverno. Proteggere il consenso informato, essenziale per la libertà, richiede che chi conduce la guerra alle idee condivise dell’opinione pubblica diventi trasparente in modo che le complicità possano essere rese visibili.
 
Quanti anni ha questa forma di guerra? Risposta: Per quanto tempo il comportamento è stato manipolato con le opinioni? Da quanto tempo la fede è stata disposta per spostare i fatti? La forma di guerra è antica, solo i mezzi sono moderni.
 
La guerra a monte e l'inganno strategico sono "non convenzionali" solo per l’obiettivo. Per gli estremisti ebrei, tale falsità è affare ordinario.
 
Questa analisi descrive come la guerra è scatenata in bella vista nell'era dell'informazione. Senza la complicità dei media di massa, questo inganno non poteva avere successo su tale scala.
 
Nell'era dell'informazione, la dissimulazione è come un tradimento in scala, alla luce del sole e, ad oggi, con l'impunità giuridica sia negli Stati Uniti che nei paesi membri della coalizione i cui cittadini sono anche il bersaglio di quelli citati in questo resoconto.
 
La fonte comune di questo inganno rimane poco conosciuta sia per il pubblico americano che per i popoli di quelle nazioni che gli Stati Uniti hanno portato in guerra. Qui negli Stati Uniti, i resti del nostro sistema di consenso informato fatto a brandelli sono tenuti in ostaggio da questo inganno indotto dai media e dai legislatori più inclini a tutelare i propri interessi personali rispetto agli interessi nazionali.
 
Vi si trova il ruolo strategico dei media on-line liberi da teorie della cospirazione che oscurano la chiarezza di analisi necessaria per intraprendere questa battaglia con fiducia. Ciò che è descritto qui è la guerra che viene combattuta contro la conoscenza da parte di un nemico interno. La libertà non ha pericolo maggiore di quello che mira ai suoi fondamenti del consenso informato.
 
Quanto è stato fatto dagli USA per via del nostro "rapporto speciale" con questa enclave di estremisti, non è la forma di governo a cui i nostri leader civili e militari hanno giurato fedeltà. Con la nostra leadership civile compromessa con la lobby israeliana, i leader militari statunitensi a chi devono essere fedeli: all’ultima di una serie di presidenze corrotte o al popolo la cui libertà hanno giurato di proteggere da tutti i nemici, sia esterni che interni?
 
Nonostante le apparenze, non è l'America ad essere in guerra in Medio Oriente, ma gli americani fedeli a questa nazione che sono stati mandati in guerra da un governo straniero sistemato all'interno di ciò che resta del "nostro" governo.
 
Con premeditazione trans-generazionale, le élite ashkenazite e gli estremisti hanno intrappolato gli Stati Uniti in un'alleanza al fine di manipolare gli americani per scatenare le loro guerre di espansione e rendere sicuro il loro "regno". Solo nel momento in cui l'origine comune di questo tradimento diventasse trasparente tali complicità potrebbero essere riconosciute responsabili.
 
Per gli americani, ripristinare lo stato di diritto sulla base dei fatti necessita di una continua pressione dall'estero. I nostri veri alleati ci riterranno responsabili per quello che abbiamo consentito a questi estremisti di fare nel nostro nome. Appena le modalità di questo tradimento diventeranno trasparenti, noi americani vedremo come nostri veri nemici coloro che hanno permesso questo raggiro a lungo termine a nostro danno. Il modo migliore per aiutarci è mantenerci fedeli ai valori che sosteniamo.
 
* Jeff Gates è un autore molto apprezzato, avvocato, esperto in finanza, docente e consulente per dirigenti governativi, aziendali e sindacali di tutto il mondo, consulente politico a livello mondiale, ex consigliere della Commissione Finanze del Senato degli Stati Uniti, e autore di numerosi articoli e libri, compreso il suo ultimo Guilt by Association: How Deception and Self-Deceit Took America to War , Democracy at Risk and The Ownership Solution. Vedi www.criminalstate.com