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Tecniche di propaganda dell'Impero

James Petras | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/10/2016

La spasmodica ricerca di Washington di perpetuare il potere mondiale è sostenuta dalle guerre sistematiche e continue della propaganda. Ogni guerra, maggiore o minore, è stata preceduta, accompagnata e seguita da un'incessante propaganda governativa progettata per garantire il consenso del pubblico, sfruttare le vittime, calunniare i critici, disumanizzare gli avversari e giustificare la collaborazione degli alleati. In questo articolo discuteremo le più comuni e attuali tecniche utilizzate per sostenere le guerre imperiali in corso.

Capovolgimento dei ruoli

Una tecnica comune, praticata dai pubblicisti imperiali, è quella di accusare le vittime degli stessi reati commessi contro di loro. I ben documentati, deliberati e sostenuti bombardamenti aerei USA-UE di soldati governativi siriani, impegnati in operazioni contro l'ISIS e il terrorismo, hanno provocato la morte e la mutilazione di quasi 200 soldati siriani e permesso all'ISIS e ai mercenari di invadere il campo. Nel tentativo di stornare l'attenzione dal ruolo del Pentagono nel fornire copertura aerea agli stessi terroristi a cui sostiene di opporsi, gli organi di propaganda hanno sfornato la raccapricciante quanto infondata storia di un attacco aereo su un convoglio di aiuti umanitari delle Nazioni Unite, prima accusando il governo siriano e poi i russi. La prova che l'attacco è stato molto probabilmente un attacco missilistico da terra dei terroristi ISIS non ha dissuaso i mulini della propaganda. Questa tecnica ha deviato l'attenzione statunitense ed europea dall'attacco criminale e documentato dei bombardieri imperiali e presenta le truppe e i piloti siriani vittime dell'attacco come criminali internazionali contro i diritti umani.

Invettive isteriche

Di fronte all'orrore mondiale per la violazione arbitraria di un accordo internazionale di cessate il fuoco in Siria, il portavoce pubblico imperiale spesso ricorrere a esplosioni irrazionali nelle riunioni internazionali, al fine di intimare il silenzio agli alleati e chiudere ogni possibilità di dibattito ragionevole per risolvere questioni concrete tra avversari.

L'attuale portavoce degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, è l'ambasciatore Samantha Power, che ha lanciato un'invettiva al vetriolo contro i russi per sabotare una proposta di dibattito dell'Assemblea Generale sulla violazione deliberata degli Stati Uniti (il suo attacco criminale contro le truppe siriane) della recente tregua in Siria. Invece di un ragionevole dibattito tra diplomatici seri, lo sfogo è servito a far deragliare il procedimento.

La politica identitaria per neutralizzare i movimenti antimperialisti

L'impero è comunemente identificato con la razza, il sesso, la religione e l'etnia dei suoi praticanti. I propagandisti imperiali hanno spesso fatto ricorso per disarmare e indebolire i movimenti antimperialisti alla cooptazione e corruzione di minoranze nere, etniche e delle donne. L'uso di tali "icone" è basato sul presupposto che questi siano "rappresentanti" genuini degli interessi delle cosiddette "minoranze emarginate" e si presume quindi possano "parlare per i popoli oppressi del mondo". La promozione di tali "soci di minoranza" rispettabili e compiacenti per l'élite viene propagandata come evento storico "rivoluzionario" e liberatorio a livello mondiale: si prenda ad esempio l'elezione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

L'ascesa di Obama alla presidenza nel 2008, illustra come i propagandisti imperiali hanno usato la politica identitaria per minare le lotte di classe e antimperialiste.

Sotto la presidenza nera storica di Obama, gli Stati Uniti hanno perseguito sette guerre contro "persone di colore" in Asia meridionale, Medio Oriente e Nord Africa. Oltre un milione di uomini e donne di origine nera sub-sahariana, sia cittadini libici o immigrati dei paesi vicini, sono stati uccisi, espropriati e spinti all'esilio dagli alleati degli Stati Uniti dopo che la coalizione USA-UE ha distrutto lo stato libico in nome dell'intervento umanitario. Centinaia di migliaia di arabi sono stati bombardati in Yemen, Siria e Iraq sotto il presidente Obama, il cosiddetto "storico presidente nero". I "droni Predator" di Obama hanno ucciso centinaia di abitanti dei villaggi afghani e pakistani. Tale è il potere della "politica dell'identità" che all'ignominioso Obama è stato assegnato il "Premio Nobel per la Pace".

Nel frattempo, negli Stati Uniti sotto Obama, le disuguaglianze razziali tra i lavoratori bianchi e neri (salari, disoccupazione, accesso agli alloggi, servizi sanitari ed educativi) si sono ampliate. La violenza della polizia contro i neri si intensifica nella totale impunità dei "poliziotti assassini". Oltre due milioni di lavoratori immigrati latinos sono stati espulsi - spezzando centinaia di migliaia di famiglie - con un marcato aumento della repressione rispetto alle amministrazioni precedenti. Milioni di mutui sulla casa di lavoratori bianchi e neri sono stati pignorati, mentre tutte le banche corrotte sono state salvate, con un'incidenza maggiore di quanto fosse accaduto sotto i presidenti bianchi.

Questa palese, cinica manipolazione della politica dell'identità ha facilitato la continuazione e l'approfondimento delle guerre imperiali, dello sfruttamento di classe e dell'esclusione razziale. La rappresentazione simbolica ha minato la lotta di classe per i cambiamenti reali.

La sofferenza del passato per giustificare lo sfruttamento contemporaneo

I propagandisti imperiali evocano ripetutamente le vittime e gli abusi del passato per giustificare i propri interventi imperiali aggressivi e sostenere "l'accaparramento dei territori" e la pulizia etnica commessi dai loro alleati coloniali: come Israele, tra gli altri. Le vittime e i crimini del passato incarnano una presenza perpetua per giustificare la brutalità attuata contro i popoli assoggettati moderni.

Il caso della colonizzazione statunitense-israeliana della Palestina illustra chiaramente come la criminalità rabbiosa, i saccheggi, la pulizia etnica e l'auto-arricchimento possono essere giustificati e glorificati attraverso il linguaggio della vittimizzazione passata. I propagandisti di Stati Uniti e Israele hanno creato "il culto dell'Olocausto", incentrato sul crimine nazista del secolo scorso contro gli ebrei (così come contro i prigionieri slavi, zingari e appartenenti ad altre minoranze) in Europa, per giustificare la conquista sanguinosa e il furto di terre arabe e sovranità e ingaggiare assalti militari sistematici contro il Libano e la Siria. Milioni di palestinesi musulmani e cristiani sono stati costretti all'esilio perpetuo. I circoli elitari sionisti, ricchi, ben organizzati e influenti, fedeli prioritariamente a Israele, hanno sabotato con successo ogni lotta contemporanea per la pace in Medio Oriente e hanno creato vere e proprie barriere per la democrazia negli Stati Uniti attraverso la promozione del militarismo e la costruzione di un impero.

Coloro che affermano di rappresentare le vittime del passato sono le élite contemporanee più oppressive. Usando un linguaggio "difensivo", promuovono forme violente di espansione e saccheggio. Rivendicano che il monopolio sulla "sofferenza" storica gli accordi una "speciale dispensa" dalle norme di comportamento civile: il culto della Shoah permette loro di infliggere immenso dolore agli altri, mentre mettono a tacere qualsiasi critica con l'accusa di "antisemitismo" e puniscono inesorabilmente gli avversari. Il loro ruolo chiave nella guerra di propaganda imperiale si basa sulla pretesa di esclusiva sulla sofferenza e l'immunità dalle norme di giustizia.

Spettacoli di intrattenimento su piattaforme militari

Spettacoli di intrattenimento glorificano il militarismo. I propagandisti imperiali collegano i pubblici a guerre impopolari promosse da leader altrimenti screditati. Eventi sportivi presentano soldati travestiti da eroi di guerra con assordanti manifestazioni emotive del "culto sciovinista" per celebrare le guerre di aggressione in corso oltremare. Queste stravaganze narcotizzanti intrise di chiari elementi di religiosità richiedono espressioni coreografiche di fedeltà nazionale dagli spettatori come copertura per i crimini di guerra continui all'estero e la distruzione di diritti economici dei cittadini a casa.

Musicisti e intrattenitori ammirati e multi-milionari di tutte le razze e gli orientamenti, presentano la guerra alle masse con un volto umanitario. Gli intrattenitori dai volti sorridenti servono un genocidio nel modo altrettanto bonario e amichevole con cui il Presidente accompagna il suo abbraccio al militarismo. Il messaggio di propaganda per lo spettatore è che "la tua squadra preferita o il tuo cantante prediletto sono lì solo per te... perché le nostre nobili guerre e i nostri guerrieri valorosi ti hanno reso libero e ora vogliono che tu sia appagato".

Il vecchio stile di aperti appelli bellicosi al pubblico è obsoleto: la nuova propaganda fonde intrattenimento e militarismo, permettendo all'élite al potere di ottenere un tacito sostegno alle sue guerre senza disturbare l'esperienza degli spettatori.

Conclusione

Quanto sono efficaci le moderne tecniche di propaganda imperiale? I risultati sembrano alterni. Negli ultimi mesi, i circoli degli atleti neri hanno cominciato a protestare contro il razzismo bianco rendendo gravose le necessità coreografiche del culto sciovinista, aprendo la controversia pubblica sulle grandi questioni della brutalità della polizia e dell'emarginazione. La politica dell'identità, che ha portato all'elezione di Obama, potrebbe dare il via ai temi della lotta di classe, alla giustizia razziale, all'anti-militarismo e all'impatto delle continue guerre imperiali. L'invettiva isterica può ancora garantire l'attenzione internazionale, ma inizia a perdere colpi e, per i suoi esiti, ad esporre il "portavoce" al ridicolo.

Il culto della vittimologia trova sempre meno ragioni sia per il tributo multi-miliardario statunitense dato a Israele, sia per la travolgente influenza politica ed economica delle criminali lobby sioniste che richiedono il sostegno dei politici USA in favore dello Stato di Israele.

Brandire la politica identitaria può avere funzionato le prime volte, ma inevitabilmente il nero, il latino, gli immigrati e tutti i lavoratori sfruttati, tutte le donne e le madri sottopagate e oberate di lavoro respingono i gesti simbolici vuoti ed esigono cambiamenti socio-economici sostanziali: qui trovano un legame comune con la maggioranza dei lavoratori bianchi sfruttati.

In altre parole, le tecniche di propaganda esistenti stanno perdendo il loro vantaggio: i notiziari delle emittenti private sono percepiti come farsa. Chi segue gli attori-soldato e il culto della bandiera una volta che il gioco è iniziato?

I propagandisti dell'impero sono alla disperata ricerca di una nuova linea per attirare l'attenzione e l'obbedienza del pubblico. Potrebbero i recenti attentati terroristici nazionali di New York e New Jersey provocare isteria di massa e maggiore militarizzazione? Potrebbero servire come copertura per più guerre all'estero...?

Una recente indagine, pubblicata su Military Times, ha riferito che la stragrande maggioranza dei soldati americani attivi si oppone ad altre guerre imperiali. Chiedono difesa domestica e giustizia sociale. I soldati e i veterani hanno anche formato gruppi per sostenere le proteste degli atleti neri che hanno rifiutato di partecipare al culto sciovinista mentre uomini neri inermi vengono uccisi dalla polizia per le strade. Nonostante la propaganda elettorale multi-miliardaria, oltre il 60% degli elettori rifiuta i candidati di entrambi i principali partiti. Il principio di realtà ha finalmente iniziato a minare la propaganda di Stato!


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