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Il moltiplicatore di propaganda

Swiss Propaganda Research | investigaction.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

15/01/2020

Parte prima - Il moltiplicatore di propaganda

Pur essendo uno degli aspetti più importanti del nostro sistema mediatico, è scarsamente noto che la maggior parte delle informazioni internazionali pubblicate sui media occidentali è fornita solo da tre agenzie di stampa globali con sede a New York, Londra e Parigi. Il ruolo chiave svolto da queste agenzie implica che i media occidentali spesso trattano gli stessi argomenti e li descrivono allo stesso modo. Inoltre, i governi, le agenzie militari e di intelligence usano queste agenzie di stampa globali come moltiplicatori per diffondere i loro messaggi in tutto il mondo.

Uno studio sulla copertura della guerra siriana da parte di 9 importanti quotidiani europei illustra chiaramente questo problema: il 78% degli articoli era basato su rapporti delle agenzie e lo 0% su inchieste investigative. Inoltre, l'82% delle tribune e delle interviste era a favore dell'intervento degli Stati Uniti e della NATO, mentre la disinformazione è stata attribuita esclusivamente alla parte avversaria.





Il moltiplicatore di propaganda

Come le agenzie di stampa globali e i media occidentali parlano di geopolitica

Uno studio di Swiss Propaganda Research
Tradotto in francese da Vincent Lenormant

2016/2019

"Devi sempre chiederti: perché ricevo queste precise informazioni in questo modo preciso, in questo preciso momento? Alla fine, è sempre una questione di potere". Konrad Hummler, banchiere e capo della stampa svizzera

1. Il moltiplicatore di propaganda
2. Caso di studio sulla copertura della guerra siriana
3. Note e riferimenti

Introduzione: "qualcosa di strano"

"Come fanno i giornali a sapere cosa sanno?" La risposta a questa domanda potrebbe sorprendere i loro lettori: "La fonte principale sono le agenzie di stampa. In un certo senso, queste agenzie, che operano in modo quasi anonimo, sono la chiave degli avvenimenti mondiali. Quindi quali sono i loro nomi, come funzionano e chi le finanzia? Per giudicare la qualità delle informazioni in Oriente come in Occidente, è necessario conoscere le risposte a queste domande". (Höhne 1977, p.11)

Come osserva un ricercatore svizzero sui media: "Le agenzie di stampa sono i principali fornitori dei mass media. Nessun quotidiano può sopravvivere senza di loro. Le agenzie quindi influenzano la nostra immagine del mondo; quello che ci è noto e ciò che queste hanno selezionato". (Blum 1995, p. 9)

Data la loro importanza, è sorprendente che queste agenzie siano a malapena conosciute dal pubblico: "La maggior parte delle persone non è a conoscenza della loro esistenza... anche se svolgono un ruolo guida sul mercato dell'informazione. Ma nonostante ciò, non abbiamo mai prestato troppa attenzione a loro". (Schulten-Jaspers 2013, p. 13)

Anche il capo di un'agenzia di stampa lo ha riconosciuto: "C'è qualcosa di strano nelle agenzie di stampa. Sono poco conosciute dal pubblico. A differenza dei giornali, la loro attività non è al centro dell'attenzione, eppure si trovano alla fonte di ogni articolo". (Segbers 2007, p. 9)

"Il centro nevralgico del sistema mediatico"

Quindi quali sono i nomi di queste agenzie che sono "alla fonte di ogni articolo"? Ce ne sono solo tre:

1. Associated Press (Stati Uniti), 4.000 dipendenti in tutto il mondo. L'AP è di proprietà di un gruppo di media statunitense e ha sede a New York. AP News viene utilizzato da 12.000 agenzie di stampa internazionali, raggiungendo ogni giorno più della metà della popolazione mondiale.

2. Agence France Presse (Francia), quasi governativa, con sede a Parigi, 4.000 dipendenti. AFP invia oltre 3000 dispacci e foto ogni giorno ai media di tutto il mondo.

3. Reuters (Gran Bretagna), società privata, 3.000 dipendenti. Reuters è stata acquistata nel 2008 dal boss dei media canadese Thomson, una delle 25 persone più ricche del mondo, per diventare Thomson Reuters, con sede a New York.

Diversi paesi hanno anche le loro agenzie di stampa, come la DPA tedesca, la APA austriaca e la SDA svizzera. Ma per le notizie internazionali, le agenzie nazionali generalmente si attengono a queste tre agenzie globali e copiano e traducono i loro articoli.

Wolfgang Vyslozil, ex direttore dell'APA, ha descritto il loro ruolo in questi termini: "Le agenzie di stampa sono raramente visibili al pubblico. Sono i media più influenti e meno conosciuti. Sono istituzioni chiave di fondamentale importanza per tutti i media. Questi sono i centri nevralgici che collegano tutte le parti del sistema". (Segbers 2007, p.10)

Piccola abbreviazione, grande effetto

Tuttavia, c'è una semplice spiegazione per il fatto che queste agenzie, nonostante la loro importanza, siano così poco conosciute dal grande pubblico. Per citare un professore di giornalismo svizzero: "La radio e la televisione in generale non citano le loro fonti e solo gli specialisti sanno come decifrare i riferimenti nelle riviste". (Blum 1995, P. 9)

Le ragioni di questa discrezione sono tuttavia abbastanza chiare: i giornali non sono particolarmente propensi a far capire ai loro lettori che non hanno svolto alcun lavoro investigativo per la maggior parte dei loro articoli.

Ecco alcuni esempi di come le fonti vengono menzionate nei principali media europei. Accanto alle abbreviazioni delle agenzie ci sono le iniziali dei giornalisti che hanno redatto il dispaccio.



A volte i giornali usano i lanci di agenzia senza citarne la fonte. Uno studio dell'Istituto svizzero di ricerca sulla Sfera Pubblica e la Società, condotto presso l'Università di Zurigo nel 2011, è giunto alla seguente conclusione (FOEG 2011): "Le notizie di agenzia vengono utilizzate integralmente senza citarne l'origine oppure vengono parzialmente riscritte per sembrare contributi editoriali. Inoltre, sono spesso condite con poco sforzo: ad esempio, aggiungendo un grafico o un'immagine e presentate come articoli e commenti".

Le agenzie svolgono un ruolo di primo piano, non solo nella stampa ma anche nelle trasmissioni pubbliche e private. Ciò è confermato da Volker Braeutigam, che ha lavorato per il canale pubblico ARD per dieci anni e vede con occhio critico il dominio di queste agenzie: "Uno dei problemi fondamentali è che la redazione di ARD basa le sue informazioni solo su tre fonti: DPA/AP, Reuters e AFP; una è tedesco-americana, l'altro è britannica e la terza francese. I giornalisti che lavorano su un argomento devono solo selezionare i passaggi che ritengono essenziali, riorganizzarli e incollarli insieme con qualche fioritura".

Anche Radio Television Suisse (RTS) si basa su queste agenzie. Agli spettatori che hanno chiesto perché non avessero parlato di una marcia per la pace in Ucraina, i giornalisti hanno risposto: "A oggi, dalle agenzie indipendenti dalle quali riceviamo immagini (Reuters, AP, AFP), non è pervenuta alcuna informazione e nessun materiale video relativo a questa marcia".

In realtà, non solo il testo, ma anche i video e le immagini che vediamo ogni giorno nei media provengono principalmente da queste agenzie. Ciò che il pubblico non iniziato percepisce come frutto del lavoro dei giornalisti nel proprio paese, sono solo una copia dei dispacci da New York, Londra e Parigi.

Alcuni media vanno ancora oltre e, per mancanza di risorse, esternalizzano tutti gli affari internazionali a un'agenzia. È anche noto che molti siti web pubblicano solo lanci di agenzie (vedi Paterson 2007, Johnston 2011, MacGregor 2013).

Alla fine, questa dipendenza dalle agenzie globali crea una sorprendente somiglianza nel trattamento delle notizie internazionali: da Vienna a Washington, i media trattano gli stessi argomenti, con le stesse parole - un fenomeno che tendiamo ad associare con il "controllo dei media" degli stati totalitari.

Ecco alcuni esempi di pubblicazioni tedesche. Possiamo osservare che, nonostante l'obiettività che sostengono di avere, appare a volte un lieve pregiudizio geopolitico.



Il ruolo dei corrispondenti

La maggior parte dei media nazionali non ha corrispondenti stranieri, quindi non hanno altra scelta che fare affidamento interamente sulle agenzie globali. Ma che dire dei principali quotidiani e televisioni che hanno corrispondenti? Nei paesi di lingua tedesca, si annoverano testate come NZZ, FAZ, Süddeutsche Zeitung, Welt e le emittenti pubbliche.

Prima di tutto, dobbiamo tenere presente gli ordini di grandezza: se le agenzie globali hanno diverse migliaia di dipendenti in tutto il mondo, il quotidiano svizzero NZZ, noto per i suoi rapporti internazionali, mantiene solo 35 corrispondenti esteri, compresi i rappresentanti commerciali. In paesi grandi come la Cina o l'India, esiste un solo corrispondente; l'intero Sud America è coperto da due giornalisti, mentre in Africa neanche un inviato permanente.

Aggiungete a ciò che nelle zone di guerra, i corrispondenti raramente rischiano di andare sul campo. Per la guerra siriana, ad esempio, molti giornalisti hanno riferito da Istanbul, Beirut, Il Cairo o persino da Cipro, e la maggior parte di loro non parla arabo.

In che modo i corrispondenti reperiscono le loro informazioni? Ancora una volta, grazie alle agenzie. Il corrispondente olandese dal Medio Oriente Joris Luyendijk ha fornito una descrizione impressionante del lavoro dei corrispondenti e della loro dipendenza dalle agenzie nel suo libro Des gens comme nous: la mauvaise représentation du Moyen-Orient (Persone come noi: la falsa rappresentazione del Medio Oriente).

"Immaginavo i corrispondenti come storici del presente: qualcuno che quando si verifica un evento importante, si reca sul posto, cerca di capire cosa succede e riferisce in merito. Io invece non avrei provato a capire cosa stesse succedendo; io seguivo l'evento per fare un reportage sul posto.

Quando succede qualcosa la redazione mi chiama, mi invia i dispacci di agenzia che riformulo per la radio o per la stampa. Per i miei responsabili, era più importante sapere che potevano raggiungermi sul campo piuttosto che sapere se avevo capito cosa stesse succedendo. Le agenzie avevano fornito informazioni sufficienti per poter scrivere o parlare di qualsiasi crisi o vertice mondiale.

Questo è il motivo per cui spesso vediamo le stesse immagini e sentiamo le stesse storie in tutti i media. Negli uffici di Londra, Parigi, Berlino o Washington, tutti pensavano che i cattivi soggetti facessero notizia e che noi seguissimo le agenzie troppo servilmente.

Immaginiamo che i corrispondenti facciano l'informazione, ma in realtà la stampa funziona come una catena di montaggio in una panetteria industriale. I corrispondenti sono alla fine della catena e si comportano come se avessero cotto il pane da soli quando in realtà lo hanno appena impacchettato.

Un amico mi ha chiesto come sono riuscito a rispondere a tutte le domande del presentatore senza esitazione. Quando ho evidenziato che sapevamo in anticipo tutte le domande, si è indignato. Si era appena reso conto che tutto ciò che aveva visto e ascoltato per decenni era solo teatro". (Luyendjik 2009, pagg. 20-22, 76, 189)

In altre parole, i corrispondenti generalmente non hanno i mezzi per condurre una ricerca indipendente e devono semplicemente ripetere e rafforzare gli argomenti pre-scritti dalle agenzie di stampa: questo è l'"effetto mainstream".

In aggiunta a ciò, per ragioni di bilancio, molte organizzazioni di stampa condividono i loro corrispondenti: all'interno di un gruppo di media, gli stessi reportage internazionali sono utilizzati sotto titoli diversi, il che non contribuisce in alcun modo alla diversità dei punti di vista.

"Ciò di cui l'agenzia non parla non accade"

Il ruolo centrale delle agenzie di stampa spiega anche perché, nei conflitti internazionali, i media usano le stesse fonti. Nella guerra siriana, ad esempio, l'"Osservatorio siriano per i diritti umani", una dubbia organizzazione composta da un solo uomo con sede a Londra, è una fonte ricorrente. I media non si sono interessati molto a questo "Osservatorio", essendo il suo direttore difficile da raggiungere, anche per i giornalisti.

Eppure è questo "Osservatorio" che consegnava i suoi articoli alle agenzie globali, che poi li distribuivano a migliaia di redazioni, che a loro volta "informavano" milioni di lettori e spettatori in tutto il mondo. Ma non molte persone hanno cercato di scoprire perché le agenzie si riferissero a questo strano "Osservatorio" o chi lo finanziasse.

L'ex caporedattore dell'agenzia di stampa tedesca DPA, Manfred Steffens, scrive nel suo libro Le Business de l'Info: "Le informazioni non diventano corrette solo perché possono essere fornite. In effetti è piuttosto strano credere a un'informazione solo perché viene citata una fonte. Dietro la protezione offerta da una "fonte", le persone possono diffondere cose molto avventurose, cose su cui loro stessi nutrono dubbi sulla veridicità; la responsabilità, almeno morale, può sempre essere attribuita alla fonte". (Steffens 1969, p. 106)

La dipendenza dalle agenzie globali è anche la ragione principale della superficialità e dell'incoerenza nella copertura dei conflitti geopolitici, in cui la storia delle relazioni e dei contesti è assente. Come dice Seffens: "Le agenzie di stampa si basano sugli eventi presenti e sono per loro natura astoriche. Sono riluttanti a contestualizzare gli eventi al di là di quanto è strettamente necessario". (Steffens 1969, p. 32)

Infine, il dominio delle agenzie globali spiega perché alcuni problemi o eventi geopolitici che non si adattano alla narrativa ufficiale USA/NATO non compaiono affatto nei media: se le agenzie non ne parlano, la gran parte dei media occidentali non ne avranno consapevolezza. "Ciò di cui l'agenzia non parla non accade" (Wilke 2000, p. 1)

"Aggiungere informazioni discutibili"

Se alcuni argomenti non compaiono affatto nei media, altri sono preminenti, anche se non dovrebbero esserlo: "Spesso i grandi media non sono interessati alla realtà, ma alla realtà costruita o messo in scena. Diversi studi hanno dimostrato che i media principali sono determinati principalmente dalle attività di pubbliche relazioni e che gli atteggiamenti passivi e ricettivi superano il lavoro investigativo. "(Blum 1995, p. 16)

In pratica, a causa delle scarse prestazioni giornalistiche dei media e della loro dipendenza dalle agenzie, è facile diffondere presso un pubblico mondiale - per chi ha i mezzi e un formato rispettabile - propaganda e disinformazione. Steffens, giornalista del DPA, ha avvertito di questo pericolo:

"Più l'agenzia di stampa o il giornale sono rispettati, più il senso critico si affievolisce. Se qualcuno vuole diffondere informazioni discutibili sulla stampa mondiale, è sufficiente che vengano divulgate da un'agenzia rispettabile per essere sicuri di vederle raccolte subito dopo da altri. A volte le informazioni false vanno di agenzia in agenzia, diventano sempre più credibili". (Steffens 1969, p. 234)

Tra coloro che "iniettano" informazioni discutibili ci sono gli eserciti e i ministeri della difesa. Ad esempio, nel 2009 il direttore dell'agenzia statunitense AP, Tom Curley, ha dichiarato che il Pentagono ha impiegato oltre 27.000 specialisti delle comunicazioni per lavorare sui media e far circolare manipolazioni mirate, con un budget di quasi 5 miliardi per anno. Ha aggiunto che i generali di alto rango hanno minacciato di rovinarlo se i giornalisti fossero stati troppo critici nei confronti dei militari.

Nonostante, o a causa di tali minacce, i media pubblicano regolarmente articoli discutibili le cui fonti sono "informatori" anonimi dei "cerchia della difesa degli Stati Uniti".

Ulrich Tilgner, corrispondente storico per il Medio Oriente della televisione tedesca e svizzera, ha avvertito nel 2003, poco dopo la guerra in Iraq, di manipolazioni da parte dell'esercito e del ruolo svolto dai media:

"Con l'aiuto dei media, i militari controllano ciò che il pubblico percepisce e lo usano per le loro operazioni. Riescono a spostare le previsioni, a diffondere scenari fittizi. In questo nuovo tipo di guerra, gli strateghi delle comunicazioni dell'amministrazione statunitense hanno lo stesso ruolo dei piloti bombardieri. I servizi di comunicazione del Pentagono e i servizi segreti sono diventati soldati della guerra dell'informazione.

Per realizzare i suoi inganni, l'esercito statunitense usa precisamente la mancanza di trasparenza dei media. Il modo in cui diffonde informazioni, che vengono poi distribuite da giornali ed emittenti, rende impossibile per il lettore o lo spettatore conoscerne l'origine. Pertanto, il pubblico non può riconoscere il vero intento dell'esercito." (Tilgner 2003, p. 132)

E ciò che è vero per i militari è vero anche per i servizi di intelligence. In un rapporto notevole di Channel 4, si possono vedere parlare candidamente tra loro ex funzionari della CIA e un corrispondente di Reuters sulla diffusione sistematica della propaganda e della disinformazione nella copertura dei conflitti geopolitici.

L'ex agente e informatore della CIA John Stockwell ha descritto il suo lavoro durante la guerra in Angola con queste parole: "Il tema di base era quello di farlo sembrare un assalto nemico. Quindi abbiamo scritto ogni sorta di articolo che andasse in questa direzione. La mia unità contava su un terzo di propagandisti, il cui compito era inventare storie e trovare un modo per portarle alla stampa. (…) I giornalisti della maggior parte dei media occidentali non sono scettici finché [il flusso di informazioni] va in direzione dei pregiudizi e delle generalità. (...) Quindi si scriveva un altro articolo ed è durato così per settimane. (...) Ma era tutto sbagliato".

Fred Bridgland considera il suo passato come corrispondente per Reuters: "Abbiamo basato i nostri lanci su comunicazioni ufficiali. Ci vollero anni prima che venissi a sapere che un esperto di disinformazione della CIA era all'ambasciata e scriveva questi comunicati stampa che non avevano nulla a che fare con la realtà. (...) Per dirla senza mezzi termini, è possibile pubblicare qualsiasi stupidaggine e sarà ripresa dai giornali."

L'ex analista della CIA David MacMichael, parla così del suo lavoro durante la Guerra dei Contras in Nicaragua: "Dissero che in Nicaragua i nostri servizi di intelligence erano così efficienti che potevamo sapere quando qualcuno andava in bagno. Ma per me gli articoli che abbiamo dato alla stampa venivano direttamente dal gabinetto." (Hird 1985)

Naturalmente, i servizi di intelligence hanno anche un gran numero di contatti diretti con i media, ai quali possono divulgare informazioni se necessario. Ma senza il ruolo centrale svolto dalle agenzie di stampa globali, la sincronizzazione della propaganda e della disinformazione al livello mondiale non potrebbe essere così efficace.

Attraverso questo "moltiplicatore della propaganda", le notizie dubbie di esperti di comunicazione che lavorano per governi o agenzie di intelligence possono raggiungere il pubblico senza verifica o filtro. I giornalisti si riferiscono alle agenzie e le agenzie si riferiscono alle loro fonti. Anche se lasciano spazio al dubbio (e si tutelano) con termini come "apparentemente" e altri, la voce si diffonde molto rapidamente in tutto il mondo e l'effetto si riproduce.

Come riporta il New York Times...

Oltre alle agenzie di stampa globali, altre fonti vengono utilizzate dalle organizzazioni di stampa di tutto il mondo per affrontare i conflitti geopolitici: i principali media britannici e statunitensi. Testate come il New York Times o la BBC hanno oltre 100 corrispondenti all'estero e altri impiegati esterni. Tuttavia, come ha osservato Luyendijk, corrispondente per il Medio Oriente:

"La nostra redazione, io incluso, era inondata da articoli selezionati da media di qualità come la CNN, la BBC e il New York Times. Lo abbiamo fatto perché abbiamo ipotizzato che i loro corrispondenti conoscessero il mondo arabo e avessero l'autorità per parlarne; ma alla fine molti di questi corrispondenti non parlavano arabo o non abbastanza per conversare o seguire le informazioni locali. Giornalisti della CNN, della BBC, dell'Independent, del Guardian, del New Yorker e del NYT spesso dovevano fare affidamento su assistenti e traduttori." (Luyendijk p. 47)

Inoltre, le fonti di questi media sono spesso non verificabili: "circoli militari", "funzionari governativi anonimi", "funzionari dell'intelligence" o altri. Possono quindi essere usate per diffondere propaganda. In tutti i casi, l'orientamento generale verso le principali pubblicazioni anglosassoni porta alla convergenza di opinioni su argomenti relativi alla geopolitica.

Ecco alcuni esempi di questi riferimenti ai principali media anglosassoni, trovati sul più grande quotidiano in Svizzera, Tages-Anzeiger, sulla Siria. Tutti questi articoli risalgono a ottobre 2015, quando la Russia è intervenuta direttamente per la prima volta (le fonti USA/Regno Unito sono in blu):



La versione desiderata

Ma perché i giornalisti nei nostri media non provano semplicemente a cercare e lavorare indipendentemente dalle agenzie globali e dalle testate inglesi e statunitensi? Luyendijk, corrispondente in Medio Oriente, descrive la sua esperienza come segue:

"Potreste dirmi che avrei potuto cercare altre fonti di fiducia. Ci ho provato, ma ogni volta che volevo scrivere un articolo senza fare affidamento sulle agenzie di stampa, sui principali media anglosassoni o sui discorsi dominanti, non funzionava. (...) Ovviamente, come corrispondente, avrei potuto raccontare storie molto diverse sulla stessa situazione. Ma la versione era solo una e spesso era proprio la storia che confermava l'opinione generale." (Luyendijk p.54ff)

Il ricercatore Noam Chomsky ha descritto questo effetto nel suo saggio What makes the mainstream media mainstream: "Se ti allontani dalla linea ufficiale, se produci segnali dissenzienti, ecco che succede. (...) Esistono diversi modi per metterti in riga. Se non segui le regole, non manterrai il tuo lavoro a lungo. Questo sistema funziona molto bene e riflette le strutture di potere." (Chomsky 1997)

Tuttavia, alcuni grandi giornalisti continuano a credere che nessuno possa dire loro cosa scrivere. Come è possibile? Chomsky chiarisce questa apparente contraddizione:

"Il fatto è che non sarebbero al loro posto se non avessero già dimostrato che nessuno ha bisogno di dire loro cosa scrivere, dal momento che diranno ciò che serve. Se avessero iniziato al Métro e fossero interessati al tipo sbagliato di articoli, non si sarebbero mai trovati nella posizione in cui potevano dire quello che volevano. Lo stesso si può dire delle carriere universitarie nelle discipline più ideologiche. Sono passati attraversato un processo di socializzazione." (Chomsky 1997)

Conclusione: la "prima legge del giornalismo"

L'ex giornalista della Associated Press Herbert Altschull l'ha definita la prima legge del giornalismo: "In tutti i sistemi di stampa, i media sono gli strumenti di coloro che esercitano il potere politico ed economico. I giornali, i periodici, la radio e la televisione non agiscono in modo indipendente, quando possono." (Altschull 1984/1995, p. 298)

In questo senso, è logico che i media tradizionali, finanziati principalmente dalla pubblicità o dallo stato, rappresentino gli interessi geopolitici dell'alleanza transatlantica, poiché sia gli inserzionisti che gli stati dipendono dall'architettura economica e di sicurezza transatlantica guidata dagli Stati Uniti.

Inoltre, figure chiave nei media mainstream fanno spesso parte delle reti di élite transatlantiche, nello spirito del "sistema di socializzazione" di Chomsky. Le istituzioni più importanti al riguardo includono il Council on Foreign Relations (CFR), il gruppo Bilderberg e la Commissione trilaterale, dove ci sono molti grandi giornalisti.

La maggior parte dei media mainstream può quindi essere vista come "media dell'establishment". Ciò è spiegato dal fatto che in passato la libertà di stampa era abbastanza teorica, poiché non tutti potevano ottenere una licenza di trasmissione, una frequenza di trasmissione, un'infrastruttura finanziaria e tecnica o di altro tipo.

La prima legge di Altschull è stata in qualche modo infranta in Internet. Quindi, negli ultimi anni, è emerso il giornalismo di qualità, finanziato dai lettori, che spesso supera i media tradizionali in termini di analisi critica. Alcune di queste pubblicazioni "alternative" hanno già un vasto pubblico, il che dimostra che un grande pubblico non deve necessariamente fare rima con qualità inferiore.

Tuttavia, finora i media mainstream sono riusciti ad attirare una grande maggioranza di visitatori anche sui loro siti. E questo è di nuovo dovuto alle agenzie di stampa, i cui flash istantanei costituiscono la spina dorsale della maggior parte dei siti di notizie.

Il "potere politico ed economico", come afferma la legge di Altschull, manterrà il controllo delle informazioni o le "informazioni incontrollate" cambieranno la struttura politica ed economica? I prossimi anni ci diranno.

- Continua.... Parte seconda - Caso di studio sulla copertura della guerra siriana e Note e riferimenti -


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