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Come l'emittente statale americana fondata dalla CIA è sopravvissuta al crollo sovietico per combattere la Guerra Fredda 2.0

Dan Kovalik * | mltoday.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/05/2022

Nata come organizzazione antibolscevica, RFE/RL si è sviluppata con l'inabissarsi delle relazioni tra Stati Uniti e Russia.

Il Primo maggio scorso è stato il 71° anniversario di Radio FreeEurope/Radio Liberty (d'ora in avanti RFE/RL, anche se questo nome è diventato ufficiale solo nel 1976), le stazioni radio che trasmettevano rispettivamente nell'Europa orientale e nell'Unione Sovietica.

Come descritto in un documento interno della CIA del 1951 intitolato Radio Aims and Objectives, RFE/RL doveva essere gestita da rifugiati o esiliati provenienti dai vari Paesi del blocco socialista per trasmettere informazioni destinate a incoraggiare "l'odio contro il/i regime/i" e ad aumentare la "volontà di resistere al/i regime/i". In altre parole, questo progetto aveva la funzione esplicita di destituire i governi sfavorevoli a Washington.

Certamente la data del Primo maggio venne scelta per il lancio di questo progetto in quanto coincideva con la Giornata internazionale dei lavoratori, una delle feste più importanti del blocco socialista.

Dalla sua nascita fino al 1972, fu la CIA a finanziare RFE/RL, anche se lo fece in modo occulto, senza che il Congresso ne fosse a conoscenza o lo autorizzasse. Fu il direttore della CIA Allen Dulles - la mente che elaborò il rovesciamento dei governi democratici in Paesi come l'Iran (1953) e il Guatemala (1954) - a dare il via libera al finanziamento segreto di RFE/RL nella speranza che potesse contribuire al rovesciamento del comunismo nell'Europa orientale e nell'Unione Sovietica.

Mentre la CIA sosteneva questo progetto, stava contribuendo per esempio a ripristinare in Grecia un governo fascista e militare, che preferiva a un governo greco-comunista. Le sinistre avevano una grande statura politica presso l'elettorato, grazie alla loro valorosa lotta contro i nazisti. Il ricordo di questo tradimento da parte dell'Occidente in Grecia è stato risvegliato di recente quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è apparso in video davanti al Parlamento greco accanto a un combattente nazista della brigata Azov, inducendo alcuni deputati ad alzarsi e abbandonare la seduta per protesta.

Gli Stati Uniti e la CIA hanno fatto scelte simili in Paesi come l'Indonesia e, successivamente, in Cile e Argentina, scegliendo di sostenere dittature di ultradestra al posto di governi socialisti, anche se democratici.

Secondo Cord Meyer, che si occupò dei rapporti della CIA con Radio Liberty nel 1954 e guidò queste operazioni per molti anni: "La CIA manteneva il controllo sui contenuti [della radio] formulando linee editoriali di politica generale, che venivano integrate da riunioni quotidiane per determinare la redazione di notizie specifiche". Meyer insiste, tuttavia, sul fatto che questo controllo non interferiva con l'integrità giornalistica dei programmi radiofonici.

Inoltre, sebbene Meyer insista sul fatto che non c'erano vere e proprie spie che operavano all'interno delle stazioni radio, il personale radiofonico teneva comunque un resoconto dettagliato di ciò che osservava nei vari Paesi in cui operava; in altre parole, forniva intelligence alla CIA. E anche dopo che il Congresso pose fine ai finanziamenti della CIA a RFE/RL nel 1972 - da quel momento in poi il denaro sarebbe arrivato direttamente dal Congresso - il suo scopo primario rimase quello di trasmettere programmi anticomunisti nel Blocco Orientale, almeno fino a quando i governi comunisti dell'Europa dell'Est e poi dell'Unione Sovietica non crollarono.

Naturalmente, RFE/RL si prende apertamente il merito di aver contribuito al crollo finale, ritenendo che la sua influenza abbia ridotto il sostegno dei vari governi comunisti. Questa affermazione è stata sostenuta da personaggi come Vaclav Havel (che ha invitato RFE/RL a trasferirsi dalla sua sede originaria di Monaco in Germania, a Praga dopo il crollo del blocco orientale) e Boris Eltsin.

Ricordo molto bene, come persona cresciuta negli anni Settanta e Ottanta, le incessanti lamentele sul fatto che l'Unione Sovietica spesso disturbava i segnali di Radio Liberty, perché, ci dicevano, Mosca semplicemente non poteva gestire la verità. Penso a questo ora che l'emittente per cui sto scrivendo questo articolo - RT, ovviamente un'emittente con sede in Russia - viene repressa negli Stati Uniti o del tutto vietata nell'Unione Europea (UE). Ci si può chiedere che cosa significhi questo per l'UE e gli USA di oggi.

RFE/RL sembra essere una reliquia dell'era passata della Guerra Fredda, quando gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica si contendevano i cuori e le menti del mondo. Non solo la Guerra Fredda è finita, ma sembra che la maggior parte dei canali mainstream - come Fox, CNN e MSNBC - svolgano lo stesso ruolo di RFE/RL. Eppure, RFE/RL continua a esistere ancora oggi e ha ricevuto nuova linfa durante l'attuale crisi in Ucraina, un punto di svolta che alcuni osservano come l'inizio di una nuova Guerra fredda.

Il fatto che RFE/RL abbia trasmesso ininterrottamente, nonostante il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, induce a chiedersi se la Prima Guerra Fredda sia mai finita. Certamente alcuni osservatori, me compreso, ritengono che lo scontro non si sia concluso e cercano di capire perché.

Sono d'accordo con John Feffer che, scrivendo Foreign Policy in Focus, ha affermato che: "La Guerra Fredda, quindi, non riguardava solo un confronto tra nemici ideologici. L'Unione Sovietica si è ritirata da quella competizione e la Russia sotto Putin continua a rimanere concentrata sulle preoccupazioni lungo i suoi confini, a differenza dell'URSS che cercava l'egemonia globale. Gli Stati Uniti, invece, non hanno cambiato atteggiamento. Se Washington avesse sciolto la NATO, spinto per il disarmo nucleare e contribuito a creare una nuova architettura di sicurezza per l'Europa che includesse la Russia, la Guerra Fredda sarebbe morta naturalmente. Invece, poiché le istituzioni della Guerra Fredda sono rimaste in vita, lo spirito di quell'impresa è rimasto latente, in attesa dell'opportunità di risorgere".

Naturalmente, RFE/RL è una delle tante "istituzioni della Guerra Fredda", che probabilmente perpetua i vecchi antagonismi di quell'epoca.

Da parte sua, l'emittente statale ha giustificato la sua esistenza come segue: "Con il crollo del comunismo, alcuni pensavano che RFE/RL avesse compiuto la sua missione e potesse essere sciolta. Ma i funzionari dell'Europa centrale e orientale e della Russia, molti dei quali ex dissidenti, hanno valutato che c'era ancora bisogno proprio del tipo di trasmissioni obiettive che RFE/RL forniva, soprattutto durante la transizione democratica".

Nel frattempo, come spiega l'Economic Times, "RFE/RL, con sede attualmente a Praga,  è stata fondata nel 1950 come emittente anticomunista per trasmettere programmi nel blocco sovietico, contribuendo a rovesciare quei regimi totalitari quasi quattro decenni dopo. Ancora oggi trasmette in 27 lingue - tra cui il russo, il bielorusso e l'ucraino - in 23 Paesi, molti dei quali in cui la libertà dei media è soggetta a forti restrizioni". Come riportato nello stesso articolo: "RFE/RL, che ha un pubblico di 37 milioni di persone, ha intensificato le attività nella regione dopo l'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e l'occupazione dell'Ucraina orientale da parte delle forze ribelli pro-Mosca".

Con apparente mancanza di ironia, l'Economic Times, nell'esaltare il lavoro di RFE/RL, afferma che: "La Russia ha capito rapidamente che non è necessario mentire per fare propaganda con successo. Tutto ciò che serve è nascondere il contesto e creare rumore di fondo". Naturalmente, gli Stati Uniti e i media occidentali si sono resi conto della stessa cosa, e la situazione in Ucraina ne è un esempio. Così, gran parte dell'attuale copertura dell'Ucraina in Occidente porterebbe il pubblico a credere che la crisi sia iniziata improvvisamente nel febbraio di quest'anno con l'offensiva russa, mentre in realtà c'è stato un conflitto tra il governo di Kiev e la popolazione russofona del Donbas negli ultimi otto anni, che ha causato 14.000 vittime.

Questa mancanza di contesto è in effetti piuttosto fuorviante per il consumatore occasionale di notizie. Inoltre, riferirsi ai russofoni della parte orientale dell'Ucraina come "pro-Mosca", come fanno l'Economic Times e quasi tutti gli altri organi di informazione occidentali, non riesce a cogliere le reali rimostranze di queste persone che sono state attaccate militarmente dal loro stesso governo per anni, e che siano pro-Mosca o meno non è qui il punto cruciale. Ma la propaganda di qualcuno è la notizia di qualcun altro, e viceversa.

Dopo il crollo del comunismo, RFE/RL ha seguito gli obiettivi della politica estera statunitense. Così, come spiega la stessa RFE/RL, ha avviato le trasmissioni nell'ex Jugoslavia verso la metà degli anni Novanta, quando gli Stati Uniti e la NATO hanno iniziato a intervenire in quel paese, per poi espandersi oltre l'Europa alla fine degli anni Novanta, in Iraq e in Iran, "riflettendo l'attenzione statunitense per il Medio Oriente allargato...".

Inoltre, nel 2002, RFE/RL ha ricominciato a trasmettere in Afghanistan - lo aveva fatto inizialmente negli anni '80 durante l'occupazione sovietica, ma aveva poi interrotto le trasmissioni. Tuttavia, l'emittente controllata dallo Stato non ha mai perso l'attenzione per la Russia e l'Europa orientale. Così, oltre ad aumentare la sua diffusione in Ucraina, RFE/RL "ha ampliato... gli sforzi di informazione locale tra il 2016 e il 2019 creando siti web che rispondono alle esigenze degli ascoltatori del Caucaso settentrionale, del Medio Volga, della Siberia e delle regioni nord-occidentali della Russia".

A partire dal 2019, RFE/RL, dopo essersi allontanata per un certo periodo in seguito al crollo del Blocco Orientale, è tornata in Romania, Bulgaria e successivamente in Ungheria, sostenendo che era necessario "alla luce di un'inversione di tendenza delle conquiste democratiche e degli attacchi allo Stato di diritto e al sistema giudiziario" in questi Paesi.

Con il riaccendersi della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia, sia che lo si consideri nuovo o la semplice continuazione del vecchio confronto, RFE/RL avrà sicuramente una ragion d'essere nel prossimo futuro e i suoi finanziamenti da parte del Congresso saranno senz'altro garantiti (la casa madre, l'Agenzia statunitense per i media globali, ha ricevuto oltre 810 milioni di dollari nel 2020). Sebbene si possa discutere se RFE/RL continui a essere necessaria dopo la fine del comunismo, o se in realtà possa essere vista come un inutile richiamo alle vecchie tensioni della Guerra Fredda, l'unica cosa che si può dire di RFE/RL è che non nasconde, e non può nascondere, quello che è. Si tratta, cioè, di una fonte di notizie finanziata dagli Stati Uniti che trasmette programmi che riflettono gli interessi e le opinioni degli Stati Uniti in materia di politica estera. Lo dice il suo stesso sito web.

Infatti, la sua suddetta casa madre si vanta orgogliosamente di essere "coerente con gli obiettivi generali di politica estera degli Stati Uniti" e di avere "la prerogativa di fornire una capacità di spinta per sostenere gli obiettivi di politica estera degli Stati Uniti durante le crisi all'estero". Anche di questo, non si fa mistero.

Ad essere onesti, questo, a mio avviso, rende RFE/RL meno nefasta di altre istituzioni - per esempio dei notiziari delle emittenti private o persino dei film di Hollywood, che sappiamo essere fortemente influenzati dalla CIA - che pretendono di essere arbitri oggettivi della verità e della realtà, ma che in effetti non lo sono.

Questo non vuol dire che la RFE/RL stia mentendo, ma sicuramente sta dando una visione distorta del mondo. Poiché questo è palese, il pubblico può almeno esprimere un giudizio ponderato sull'accuratezza di ciò che gli viene detto. Molte volte, questo è il massimo a cui possiamo aspirare.

*) Daniel Kovalik teaches International Human Rights at the University of Pittsburgh School of Law, and is author of the recently-released No More War: How the West Violates International Law by Using "Humanitarian" Intervention to Advance Economic and Strategic Interests.


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