www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - linguaggio e comunicazione - 08-10-23 - n. 877

Dall'illusione di un "Internet libero" ai sentieri della cybercensura

Manuel Gouveia | odiario.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

28/09/2023

Esiste ancora un vero spazio di libertà su internet. Dove può esistere e venir presentata una prospettiva diversa sul mondo. Non in modo massiccio, ma accessibile in teoria, a tutti. È qui che i poteri politici stanno intervenendo per mettere in atto meccanismi di censura - in modo evidente.

Molti, molti anni fa, una generazione è stata indotta a credere che internet rappresentasse un accesso libero e universale per tutti i cittadini alla produzione, alla pubblicazione e alla consultazione di informazioni. La quantità di sciocchezze scritte all'epoca sarebbero stata la base per un divertente fumetto.
Chiunque mettesse in guardia dalla realtà materiale e dalle sue implicazioni veniva etichettato come "Vecchio di Restelo" [pessimista, ndt] e rapidamente screditato dalla vertiginosa libertà portata da internet. Come sempre, la materialità ha prevalso.

Chi può, può

Il primo e più elementare meccanismo di controllo su internet è esattamente lo stesso di tutte le società borghesi, anche le più democratiche: il ruolo del capitale.
Tutti abbiamo diritto a un blog, ma quanti di noi hanno il capitale per lanciarne uno?
Tutti i giornali vivono di pubblicità, quindi come non si può obbligare a fare pubblicità ad un giornale che sostiene la socializzazione dei mezzi di produzione? Tutti abbiamo il diritto di possedere un canale via cavo, ma quanti hanno il capitale necessario per promuoverlo e finanziarlo fino a raggiungere un funzionamento sostenibile?
Allo stesso modo, ospitare un social network comporta miliardi di dollari: in server, in banda larga torrenziale e nell'assunzione di decine di migliaia di persone; non basta una "buona idea". Raccogliere il capitale necessario è la condizione senza la quale la cosiddetta "buona idea" non uscirà mai dalle meningi dell'autore. Ecco perché i più grandi social network del mondo sono naturalmente nordamericani.

Normalizzazione

La seconda forma di controllo è anch'essa materiale e deriva dalla prima. Questo problema esisteva già nelle vecchie biblioteche e ora è stato ingigantito un milione di volte: quando arrivo in biblioteca, come faccio a scegliere il libro da leggere? O ho già un libro in testa o indico un argomento e aspetto che mi diano una lista o vado al banco dei nuovi arrivi o giro per la biblioteca finché un libro non cattura la mia attenzione.
C'è sempre un livello di intermediazione. Qualcosa mi ha messo in testa il libro, qualche criterio ha stilato l'elenco, qualcuno ha scelto i libri evidenziati. Nelle pagine di ricerca di oggi, questo ruolo è svolto da un indispensabile algoritmo, perché ogni ricerca produce milioni di possibilità di ricerca. Un algoritmo che promuove prima chi lo paga e poi le pagine più viste o con il punteggio più alto, che tendono a essere quelle la cui conoscenza è più diffusa.
E per accelerare il processo, mi indirizza verso contenuti che "sa" che mi piacciono, producendo un nuovo tipo di isolamento intellettuale. La tendenza alla massificazione dell'informazione standardizzata è quasi matematicamente garantita, mentre allo stesso tempo alimenta piccole nicchie di mercato.
Un effetto simile lo subiscono siti come Wikipedia. Sviluppati in modo autoregolato, in presenza di controversie, follemente antagoniste, riflettono sempre l'opinione di massa precedente e tendono a eliminare le opinioni minoritarie. Non potrebbe essere altrimenti. Ma non solo sono riportati fatti falsi, la cui conoscenza è massificata, ma la prospettiva da cui si affrontano i fatti è spesso più importante dei fatti stessi. Su Wikipedia, è l'opinione dominante a essere normalizzata.

Controllo crescente

A questo punto, abbiamo già un internet che, in termini di masse - decisive per la capacità di mantenere un sistema di dominio - è già profondamente controllato, facendo sì che i contenuti a cui accede la maggioranza siano prodotti dai centri di comunicazione al servizio delle classi dominanti.
Ma esiste ancora uno spazio di vera libertà. Dove una prospettiva diversa sul mondo può essere e viene presentata. Non in modo massiccio, ma accessibile, in teoria, a tutti. È qui che i poteri politici stanno intervenendo per mettere in atto - più chiaramente - meccanismi di censura.
Il primo di questi è l'eliminazione della cosiddetta neutralità della rete. In altre parole, consentire ai distributori di dati di privilegiare la circolazione di alcuni contenuti, sia per motivi economici (circola chi paga, chi non paga circola più lentamente) sia per altri motivi (catalogare i fornitori di informazioni secondo alcuni criteri per esempio). Finora la neutralità della rete è stata difesa da chi cercava di eliminarla, ma ci sono già modi per aggirarla, ad esempio con pacchetti di telecomunicazioni che offrono gratuitamente solo l'accesso ai social network.
La seconda è quella di istituire meccanismi obbligatori e comunitari per combattere i contenuti dichiarati illegali e le "fake news", la "disinformazione" per usare il termine del Digital Services Act (nota 1), già approvato nell'Unione Europea nell'ottobre 2022 e in attuazione per fasi fino al 2024. Creare regolatori indipendenti, "segnalatori di fiducia", coordinatori nazionali, tutti credibili di fronte all'opinione dominante e stabilire un controllo sui controllori di accesso, il tutto con l'obiettivo presunto di imporre a tutti gli operatori la rimozione delle opinioni discutibili e di farlo in modo centralizzato per le grandi multinazionali.
Qui si parla già apertamente di censura extragiudiziale (il ricorso ai tribunali è ammesso a posteriori), anche se mascherata da lotta ai "contenuti dannosi", agli "hate speech" [discorsi di incitamento all'odio] e alla disinformazione. Inoltre, è la Commissione europea a censurare Facebook o TikTok in Portogallo (se non si autocensurano come vuole la CE).
Basta guardare alla guerra che si sta combattendo oggi in Ucraina e vedere come tutte le informazioni contrarie al discorso pro-NATO siano vietate, per avere un'idea degli effetti di questi meccanismi: amplificare una opinione normalizzata, consentendo così al potere di tutelare le classi dirigenti e i loro interessi.

In conclusione

La situazione attuale è preoccupante. Internet si è rivelato un meccanismo prezioso e indispensabile per accedere alla conoscenza e all'informazione, ma allo stesso tempo è diventato uno strumento mostruoso per massificare la visione del mondo della classe dominante che, non contenta, sta cercando di sviluppare nuovi meccanismi per censurare le opinioni a lei nocive.
Ma è sempre stata questa la realtà in tutte le società. Tutte le rivoluzioni sono nate dalla resistenza a questi tentativi e da una realtà materiale che richiede profonde trasformazioni, nonostante la censura.

Note
1) Regolamento (UE) 2022/2065, approvato quasi contemporaneamente al suo partner Digital Market Act (Regolamento (UE) 2022/1925). La legge sui servizi digitali è stata approvata dal Parlamento europeo con 539 voti a favore e 54 contrari, mentre la legge sui mercati digitali è stata approvata con 588 voti a favore e 11 contrari. Tra i deputati portoghesi, solo il PCP ha votato contro, mentre il BE si è astenuto. A proposito, anche il modo "americanizzato" con cui l'UE si riferisce alle "leggi federali" (l' "Atto") non è innocente.

Fonte: avante.pt


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.