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Fascismo: Cosa c'è in una parola?

Greg Godels | zzs-blg.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

31/05/2024

La parola "fascismo" è un parafulmine. Nessuno vuole essere chiamato fascista. Tutti sono pronti a dare del fascista a qualcun altro.
Come tante parole molto evocative, più il loro uso diventa comune, più il loro significato diventa inesatto.

Oggi Trump è un fascista, Putin è un fascista, Modi è un fascista, l'Islam radicale è islamofascismo, i membri della Camera e del Senato che hanno approvato il rinnovo del FISA [Foreign Intelligence Surveillance Act, legge sulla sorveglianza governativa, ndt] sono fascisti, l'Ucraina è un Paese fascista, la correttezza politica è fascismo, gli antisionisti sono fascisti, i sionisti sono fascisti e così via....

Chiaramente, la parola "fascismo" in questi contesti è molto spesso un'espressione di estrema disapprovazione, una sorta di imprecazione.

Il problema sorge quando la persona che usa la parola, ha in mente qualcosa di più preciso, più rigoroso. Il problema sorge quando chi usa la parola intende fare un'associazione con il fenomeno reale e storicamente concreto del fascismo, emerso all'indomani della Prima Guerra Mondiale e sorto tragicamente per devastare e terrorizzare quasi tutto il mondo.

Che persone o organizzazioni si stiano preparando a organizzare camicie nere, camicie brune, camicie d'argento o altro per intimidire o rovesciare i processi politici convenzionali è certamente esecrabile. Ma evocare un'immagine del genere per influenzare il processo politico, è fuorviante.

In un contesto politico molto acceso, non solo è fuorviante, ma anche inutile e persino incendiario.

Persino una politica osannata da gran parte della sinistra come il New Deal è stata definita fascista, proto-fascista o a tinte fasciste da commentatori di tutto lo spettro politico. E l'osannato FDR è stato etichettato come fascista da molti. Critici di destra e di sinistra hanno ravvisato parallelismi tra elementi del New Deal e il corporativismo di Mussolini. Altri ancora hanno trovato somiglianze tra il Civilian Conservation Corps roosveltiano e i servizi tedeschi per il lavoro di Hitler. Poiché il New Deal fu un miscuglio di pragmatismo, un procedere per tentativi, è un errore associarlo a una particolare ideologia.

Naturalmente, il "fascismo" dipende da come lo definiamo. I problemi di definizione sono sorti subito dopo la Seconda guerra mondiale e la sconfitta delle principali potenze fasciste. L'emergere della guerra fredda portò gli Stati Uniti e i loro alleati ad accettare una definizione di fascismo ristretta se si trattava di definire nuove alleanze con ex nazisti e con collaboratori dei nazisti. Nel conflitto con i sovietici, i leader statunitensi si affidarono a tedeschi ed europei dell'Est con dubbi legami fascisti per far avanzare i programmi di armamento, utilizzare l'intelligence e sostenere l'anticomunismo. Il controllo dei fascisti in base all'ideologia era un processo a dir poco aleatorio.

D'altra parte, i tentativi di collegare il fascismo al comunismo costituivano un progetto duraturo. Gli sforzi decisivi di trovare caratteristiche comuni per giustificare l'anticomunismo portarono a un costrutto chiamato "totalitarismo". Hannah Arendt stilò un elenco di presunte somiglianze, funzionali agli scopi dell'Occidente, divenute popolari, per generare una definizione comune di due ideologie disparate.

In questo modo, la Guerra Fredda ha creato un'interpretazione ristretta e un'interpretazione ampia del fascismo: una per scopi pratici, l'altra per scopi propagandistici.

Quando la Guerra Fredda si è riscaldata negli anni '80, accademici come Stanley Payne (Fascism, Wisconsin, 1980) hanno fatto tentativi di definizioni più indipendenti, sfumate e obiettive di "fascismo". Payne si impegnò in un'analisi storica comparativa e giunse alla sua descrizione tipologica del fascismo. Sfortunatamente, soffriva in qualche modo di un empirismo grezzo e di un'incapacità di soppesare adeguatamente i fattori rivelati. A suo merito, il testo ha ridimensionato la sovrapposizione tra comunismo e fascismo della Guerra Fredda, sottolineando l'anticomunismo come caratteristica generale del fascismo e non confondendolo con il comunismo.

Inoltre, Payne nel 1980 riconosce il concetto storicamente verificato di "autoritarismo liberale" - una forma di liberalismo illiberale - che potrebbe servire a spiegare gran parte della confusione della nostra sinistra anti-Trump di oggi, che è ansiosa di fare a meno della Carta dei Diritti per salvare la "nostra" democrazia.

In un recente saggio sulla moda del "fascismo incombente" di oggi, il noto commentatore liberale Patrick Lawrence si sofferma sul concetto di "autoritarismo liberale". Nel suo articolo This Isn't Fascism pubblicato su Consortium News, Lawrence dichiara: "Non riesco a capire cosa si intenda quando si parla di fascismo nelle circostanze attuali. E per quanto è possibile comprendere molte persone che usano questo termine, e forse la maggior parte, non sanno cosa intendono".

Purtroppo, mentre Payne funge ancora da chiave di volta per l'erudizione accademica occidentale contemporanea, ha ripreso vigore la vecchia interpretazione del comunismo e del fascismo emersa nella Guerra Fredda, in particolare sotto l'impulso di una nuova ondata di personaggi guerrafondai e retrogradi come Anne Applebaum e Timothy Snyder.

Ma, richiamando ancora Lawrence, l'accusa di fascismo - invocata in modo irresponsabile - è servita soprattutto come arma in politica elettorale. In particolare, molti nel Partito Democratico - privi di un programma attraente - sostengono che un voto per Biden sia un voto contro il fascismo. Ma dato che Biden per il fallimento sul fronte dell'inflazione e per suo sanguinoso impegno bellico, viene respinto soprattutto dai giovani e dall'ala sinistra del partito, dipingere Trump come un fascista è un atto di disperazione, un atto che alla fine farà ben poco per evitare l'ascesa di Trump e dei suoi simili.

Gran parte di questo, chiamiamolo inquinamento del discorso pubblico, proviene dall'area degli autoritari liberali. Rachel Maddow, per citare uno dei casi più pietosi, vuole farci credere che il dittatore Trump porrà fine alle elezioni, distruggerà i tribunali e renderà impotente il Congresso. La commentatrice della MSNBC ha effettivamente detto queste cose in diretta.

Il tema è il dominio di un uomo solo al comando, se si ascoltano le Rachel Maddow. L'intento evidente è quello di gettare Donald Trump nella luce più temibile possibile, mentre diventa chiaro che Trump potrebbe sconfiggere il Presidente Biden alle urne il 5 novembre.

Possiamo considerare queste cose come rozzezze politiche in un anno di elezioni. Non c'è nulla di nuovo. Ma non è questo il punto.

Le voci opportunistiche della sinistra spesso tracciano una grossolana analogia con l'ascesa del nazismo. Sostengono la tesi semplicistica e falsa che la disunione a sinistra abbia aperto la porta all'ascesa di Hitler al cancellierato della Germania nel 1933. Ripetono una vecchia distorsione della storia, ignorando l'appoggio di Hitler da parte dei capitalisti tedeschi, la perfidia del governo debole e il tradimento dei socialdemocratici. Ignorano la crisi economica, l'incapacità dei governanti di affrontarla e la disperata ricerca da parte dei popoli di una risposta radicale a questo fallimento. Un segno indiscutibile di questa disperazione è stata la continua crescita dei voti per il Partito Comunista, insieme al calo dei voti per i socialdemocratici e altri partiti centristi.

Il nazismo non era inevitabile, ma era stato introdotto dalla paura della rivoluzione, del potere dei lavoratori, da parte di una classe dirigente disperata. Questa è stata la realtà ovunque il fascismo abbia preso il potere nel ventesimo secolo.

Oggi, la risposta a una crisi sempre più profonda di un governo capitalista che sta perdendo la sua legittimità agli occhi delle masse non consiste nel raccogliere consensi attorno alle politiche fallimentari che hanno creato e approfondito la crisi. La risposta non è gridare al lupo o ricordare alla gente che le cose potrebbero peggiorare. Lo sa già!

La risposta è sviluppare risposte reali alla disperazione dei lavoratori: ridurre le disuguaglianze, aumentare gli standard di vita, garantire l'assistenza sanitaria, aumentare le prestazioni sociali, migliorare i trasporti pubblici a prezzi accessibili, proteggere l'ambiente, migliorare l'istruzione pubblica e così via. Questi problemi esistono da molti decenni e peggiorano di anno in anno. Non c'è alcun mistero. Ci vengono offerti solo due partiti, che sono determinati a eludere questi problemi.

Lawrence fa un ragionamento simile:

Suppongo che la crisi multiforme degli USA - politica, economica, sociale - possa essere più comprensibile se evochiamo [il fascismo] per suggerire l'antecedente spaventoso. Ma questo è profondamente controproducente. Finché noi, alcuni di noi, continueremo a persuaderci di essere di fronte alla minaccia del fascismo o del fascismo, dell'uno o dell'altro, non faremo altro che oscurare ciò che in realtà abbiamo di fronte.
Gli diamo un nome sbagliato... Non vedo il fascismo in nessuna forma all'orizzonte dell'America. Chiamarlo così significa renderci incapaci di agire efficacemente.

Ma questo ci lascia ancora con la domanda: Che cos'è il fascismo? Non esiste una definizione convincente?

In realtà, ne esiste una che scaturisce da uno studio profondo e approfondito del defunto pensatore marxista R. Palme Dutt. Pubblicato nel 1934, poco dopo l'ascesa al potere di Hitler, Fascismo e rivoluzione sociale (International Publishers) colloca il fascismo nel calderone dell'ascesa del comunismo, di una profonda crisi economica e del crollo della legittimità della classe capitalista.
Dutt, a differenza di accademici servili che tessono un legame bizzarro e storicamente contestato tra comunismo e fascismo, scopre legami diretti tra capitalismo e fascismo (p. 72-73).
Il fascismo costruisce la sua ideologia attorno alla sua pratica. Dutt spiega che:

Il fascismo si è sviluppato come movimento nella pratica, nelle condizioni di minaccia della rivoluzione proletaria, come movimento di massa controrivoluzionario sostenuto dalla borghesia, impiegando armi di demagogia sociale mista a terrorismo per sconfiggere la rivoluzione e costruire una dittatura statale capitalista rafforzata; e solo in seguito ha cercato di abbellire e razionalizzare questo processo con una "teoria" (p. 75).

La definizione operativa di Dutt contrasta favorevolmente con il tentativo fallito di scrittori come Payne, che hanno cercato di impegnarsi in studi comparativi per arrivare a una superficiale tipizzazione del fascismo.

Dutt aggiunge inoltre la dimensione di classe, assente in quasi tutte le definizioni non marxiste:

Il fascismo, in breve, è un movimento di elementi misti, prevalentemente piccolo-borghesi, ma anche del proletariato delle baraccopoli e della classe operaia demoralizzata, finanziato e diretto dal capitale finanziario, dai grandi industriali, proprietari terrieri e finanzieri, per sconfiggere la rivoluzione operaia e distruggere le organizzazioni della classe operaia (p. 82).

Elegante nella sua semplicità, robusta nella sua completezza, la spiegazione di Dutt del fascismo caratterizza in modo appropriato il fascismo storico, dalla marcia su Roma al colpo di Stato dei generali in Indonesia e al regime di Pinochet in Cile. Quando le condizioni sociali si deteriorano drasticamente e i lavoratori e le loro organizzazioni minacciano l'ordine capitalistico, i governanti si appoggiano a controrivoluzionari pronti a difendere e rafforzare l'ordine capitalistico, anche a spese della democrazia borghese.

Queste istituzioni e organizzazioni si annidano all'interno della società borghese come forze controrivoluzionarie latenti, pronte ad essere scatenate al momento giusto da una classe dirigente capitalista disperata.

Chiaramente, lo studio e la delucidazione di Dutt sul fascismo chiariscono le acque torbide agitate dagli allarmisti e dagli opportunisti di oggi. Non c'è una minaccia imminente di rivoluzione; la sinistra rivoluzionaria e le organizzazioni dei lavoratori attualmente rappresentano una minaccia minima per l'ordine capitalista, purtroppo.

Non esiste un movimento di massa organizzato emergente che risponda a un appello controrivoluzionario. I movimenti di massa della destra - le Legioni Nere, il KKK, i Proud Boys, le milizie, ecc. - esistono, se mai dovessero maturare le condizioni per una mobilitazione contro la classe operaia; ma per oggi rimangono inaccettabili per la maggior parte della classe dominante.

Per la maggior parte, la classe capitalista, soprattutto il suo settore monopolistico dominante, è soddisfatta di condurre i propri affari entro i confini della democrazia borghese. "Il capitale finanziario, i grandi industriali, i proprietari terrieri e i finanzieri, difendono e proteggono il sistema bipartitico perché lo considerano adeguatamente funzionante, anche se gli attacchi "legalitari" che si stanno accumulando contro Trump e i rabbiosi attacchi dei media contro di lui dimostrano che una parte importante della classe dominante considera la sua imprevedibilità una minaccia alla stabilità.

Altri pensano che le sue buffonate e le sue spacconate servano da valvola di sicurezza per il malcontento che infetta la cittadinanza, proprio come il teatrino di Berlusconi aveva pacificato e divertito per tre decenni gli italiani scontenti del loro destino politico.

In ogni caso, Trump non rappresenta la minaccia del fascismo che molti vorrebbero farci credere.

Dobbiamo trovare altre parole per descrivere la profonda crisi di legittimità borghese che stiamo attraversando, parole che non ci costringano a una frenetica postura difensiva che ci distoglie dalla ricerca di soluzioni reali ai problemi reali e profondi dei lavoratori.


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