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Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Canto di Natale
 
di Zoltan Zigedy
 
25/12/2008
 
Charles Dickens scrisse Canto di Natale nel 1843, appena due anni dopo Karl Marx completava la sua tesi di dottorato, ben prima che il pensiero di Marx e Engels maturasse nell'aspra condanna al capitalismo. Eppure, a livello morale, Dickens fu in grado di offrire la propria critica al sistema industriale, all'epoca sviluppato in particolar modo nel suo paese, l'Inghilterra.
 
Dickens non ha mai abbracciato il socialismo, tuttavia ha creato nei suoi scritti personaggi spezzati e piegati dall'emergente ordine capitalista in un modo persino più vivido che nel magistrale La condizione della classe operaia in Inghilterra nel 1844 di Frederick Engels. Dove Engels attentamente e in modo molto dettagliato, ha descritto la vita materiale di lavoratori impoveriti e disperati, Dickens ha dato all'impersonale la concretezza di un nome, di una famiglia e una vita mentale. Ma la dialettica di classe non è solo pietà per le terribili condizioni di vita dei lavoratori poveri e delle altre vittime di abusi sociali. Per trasmettere appieno l'impatto del sistema classista, si deve mostrare anche lo sfruttamento e la cupidigia dei responsabili dell'impoverimento e della disperazione. All'epoca di Dickens, questa era la discriminante tra la carità dei filantropi e l'indignazione dei radicali. Ai nostri tempi, operiamo la stessa distinzione tra il paternalismo dello stato sociale e la giustizia sociale del socialismo.
 
Che Marx ed Engels apprezzassero il vigore emotivo di Dickens e dei suoi contemporanei è chiaramente dimostrato da un articolo di Marx del 1859: "L'attuale splendida fraternità di romanzieri in Inghilterra, le loro pagine vivide ed eloquenti hanno fatto circolare nel mondo più verità politiche e sociali di tutti i discorsi pronunciati dai politici professionisti, pubblicisti e moralisti messi insieme; hanno descritto ogni settore della classe media, dall'abbiente che vive di rendita, "tanto raffinato" da giudicare volgare ogni tipo di affare, al piccolo negoziante e all'impiegato di studio legale. E come li hanno dipinti Dickens e Thackeray, la Signorina Brontë e la Signora Gaskell? Pieni di presunzione, affettazione, grettezza e ignoranza; il mondo civilizzato ha confermato il suo verdetto con lo schiacciante epigramma affisso a questa classe: "essi sono servili con coloro che sono più potenti, e tirannici con coloro che sono più deboli".
 
"Servili con quelli più potenti, e tirannici con quelli più deboli ..." è una descrizione adatta ai personaggi borghesi che popolano i romanzi di Dickens. Ebenezer Scrooge, in Canto di Natale, corrisponde perfettamente a questo ritratto. Un uomo totalmente e completamente immerso nell'accumulazione di ricchezza e privo di empatia, di fiducia e di sentimento nei confronti di altri esseri umani, Scrooge sfrutta il suo impiegato Bob Cratchit senza pietà e lo paga controvoglia. Come capitalisti in generale, Scrooge non vede nella persona di Cratchit un essere umano, ma uno strumento di lavoro. Scrooge, prima del suo incontro con il fantasma del suo ex-socio Marley, è l'incarnazione dell'egoismo e di un'esistenza vana: non vi è nulla nella sua vita al di là dell'accumulare [ricchezza].
 
E per questi motivi non c'è niente in lui che lo renda simpatico al lettore. Qui si potrebbe citare Marx, la cui descrizione del homo economicus nei Manoscritti Filosofici ed Economici del 1844 corrisponde perfettamente a Scrooge: "Meno mangi, bevi e compri libri; meno vai al teatro, alla sala da ballo, in osteria; meno pensi, ami, teorizzi, canti, dipingi, ecc, tanto più risparmi capitale – maggiore diventa il tuo tesoro che né tarme né ruggine possono divorare". La descrizione dovrebbe ricordarci il monito dello sceneggiatore comunista John Howard Lawson che è quasi impossibile far diventare un personaggio borghese un "eroe" letterario.
 
Canto di Natale fa parte delle opere di Dickens spesso denominate "I Libri di Natale". Come altri scrittori suoi contemporanei, Dickens pubblicò molti racconti durante il periodo natalizio – suppongo allo stesso modo per cui oggi i film traggono vantaggio ad uscire nei cinema in questo periodo. I libri di Dickens approfittavano della stagione festiva per veicolare allegorie edificanti al pubblico, capaci di drammatizzare e persino mettere in luce sentimentale le grandi questioni sociali che interessavano lo scrittore. Oggi il contesto di Canto di Natale è, per la maggior parte, smarrito o distorto. Qui seguo l'ottima analisi dello scrittore operaio e comunista, T. A. Jackson, Charles Dickens: I Progressi di un Radicale. Jackson ha insistito sul fatto che Dickens potrebbe essere apprezzato a pieno soltanto se comprendiamo l'influenza del fermento sociale della sua epoca e seguiamo l'evoluzione che egli compie nel diventare scrittore radicale.
 
Potrei aggiungere che l'impatto di Dickens oggi può essere compreso solo se si rivela come la sua opera viene presentata al pubblico contemporaneo. Sospetto che oggi pochi leggono Canto di Natale. La maggior parte di noi conosce la storia attraverso le tante versioni cinematografiche del classico di Dickens. Come film, Canto di Natale è diventato forse il più noto racconto associato alle festività di fine anno del mondo anglofono. Benché ambientato in un'Inghilterra cristiana, la storia non porta un messaggio religioso particolare, nonostante le importanti esperienze soprannaturali (o oniriche) che racconta. Come attesta Jackson, Dickens non sosteneva nessuna convinzione religiosa particolare e se le sue allusioni religiose fossero eliminate, "... i romanzi non subirebbero un cambiamento sostanziale ..." Dagli anni della Seconda Guerra Mondiale, quasi tutte le rappresentazioni cinematografiche di Canto di Natale hanno sottolineato la tirchieria, la religiosità, la redenzione, e il verificarsi dei miracoli favolisti invece del realismo sociale di Dickens.
 
La versione cinematografica che preferisco è il film del 1938 diretto da Edwin L. Martin con Reginald Owen protagonista nel ruolo di Scrooge. Questo film valido ed economico – dura 69 minuti – presenta il racconto in modo chiaro senza distrazione o alta drammaticità; il messaggio di Dickens è trasmesso efficacemente. Quando si presenta la prima apparizione – il fantasma del Natale passato – questa offre a Scrooge e al pubblico un'immagine dell'umanità del giovane Scrooge annullata dal su successivo accanimento al denaro. Senza l'avidità per il capitale, Scrooge condivide, vive e trae gioia dalla vita: una lezione che il vecchio recepisce. Mentre quasi tutte le altre versioni cinematografiche sottolineano la redenzione, un concetto semi-religioso, il fantasma del film del 1938 parla di una "riabilitazione" di Scrooge. Anche se la differenza è sottile, la "riabilitazione" suggerisce un ritorno a una condizione precedente, libera dalla cupidigia che lo ha conteggiato, mentre "redimere" – a parte la sua implicazione commerciale – suggerisce l'assicurarsi un perdono per trasgressioni commesse in passato. La lezione di Canto di Natale non sta in Scrooge, individuo moralmente imperfetto, ma nel suo ruolo di uomo d'affari meschino e morale degradante. La triste condizione di Morley, suo socio in affari, sottolinea questo punto. Lo spettatore o lettore deve capire che é l'esame compiuto da Scrooge sulla sua vita passata, presente e futura (morte) è decisivo per la sua riabilitazione, e non qualche promessa di celebrità o ricompensa di un aldilà. Scrooge si riappropria dei valori umanistici, proprio perché una visione globale, negata a noi nella vita reale, – gli dimostra l'aridità del desiderio di accumulazione. E' questa corruzione dei valori umani che è al centro dell'opera di Dickens.
 
Non può essere un caso che la versione arguta del 1938 sia stata prodotta nei duri anni della Grande Depressione in un frangente in cui si avvertiva fortemente il senso di una guerra imminente. Le versioni del dopoguerra sono uscite in tempi di relativa prosperità e stabilità sociale. Pertanto, esse generalmente ammorbidiscono la tagliente critica di classe presente nell'opera di Dickens. Si concentrano invece sull'imperfezione dell'individuo, sulla cupidigia, compassione ritrovata e il destino. Lo Scrooge di questi film suggerisce nulla di più che l'ennesima caricatura della malvagità, la stessa superficiale rappresentazione artistica che domina i film di oggigiorno. Da Reservoir Dogs a No Country for Old Men, gli sceneggiatori rimpiazzano la prospettiva sociale con il vacuo e inspiegabile "Male" che compete su una scala di stupida violenza. Non c'è da stupirsi che lo slogan politico "asse del male" abbia avuto tanta presa.
 
Si può sperare che alla fine del 2008, nel bel mezzo della peggiore crisi economica dalla Grande Depressione, il pubblico guardi il classico delle festività di fine anno, come Canto di Natale,da un nuovo punto di vista. Il persistente e incalzante declino del tenore di vita della classe operaia, il catastrofico aumento della disoccupazione, il crollo del sistema sanitario, le continue e costose aggressioni militari che seminano morte, dovrebbero permettere al racconto di Dickens di generare una nuova – riabilitante – rilevanza. Le "anime" della società transnazionali, dei loro amministratori delegati e altri dirigenti non sono diverse dall'io corrotto di Ebenezer Scrooge, tranne che per dimensione . Su una scala più grande, dimostrano lo stesso accanimento alla ricchezza e la stessa insensibilità nei confronti dei loro dipendenti. Come Scrooge, hanno perso di vista qualsiasi coscienza sociale, ponendo la loro oscena avidità prima del destino degli altri. Dickens, scrittore che ha rispecchiato la sua epoca, non ha potuto fare a meno di prendere atto delle classi sociali e dei rapporti di classe. Avesse fatto altrimenti avrebbe dato un'immagine incompleta e distorta del suo mondo e avrebbe sminuito la sua opera. Tuttavia la sua opera soffre perché oltre alla persuasione morale Dickens non ha mai sviluppato altre armi per sfidare il privilegio di classe e lo sfruttamento.
 
Stava a Marx ed Engels dare forma alla lotta della classe operaia e contenuti all'eliminazione dello sfruttamento degli uomini da parte di loro simili: il socialismo.