A
cura del Centro Studi Biologia Sociale - Acireale-CT
Che cos’e’ la biologia (del) sociale
Cenni
orientativi essenziali brevissimi
Carmelo R. Viola
La biologia (del) sociale è nata ufficialmente nel 1979, fondatore il
sottoscritto. Essa è una sintesi di pensiero e di etica assolutamente
originale. Essa vuole essere una chiave di lettura e di soluzione dei problemi
storico-sociali della specie umana. La sua motivazione è come fare evolvere la
civiltà verso la propria maturità per il maggiore benessere possibile di
ciascun uomo e di evitare che si estingua per saturazione di autolesionismo.
Essa è anzitutto una sociologia, cognitiva e risolutiva insieme, una scienza
della civiltà (ingegneria biosociale), ma è anche “filosofia della vita”
(biosofia) perché l’uomo, per vivere nel migliore dei modi possibile nella sua
realtà attuale (che è sociale), appunto perché uomo, ha anche bisogno di
rispondersi razionalmente in ordine ai grandi perché di sempre, senza correre
il rischio di dovere dipendere dalle menzogne di chi lo vuole solo come
strumento del proprio potere.
La Biologia Sociale sostiene che la civiltà ha davanti a sé due sole
alternative: o estinguersi per saturazione di “animalismo scompensato” cioè a
causa di un modo di vivere che ripete, in versione razionale-tecnologica, la
legge (dinamismo fagico) della giungla; o crescere applicando la legge della
vita (alias della biologia). Infatti, se nella giungla la distruzione è quasi
solo di natura fagica (alimentare), interspecifica e compensata dai limiti di
compatibilità dello stesso istinto, nella civiltà (habitat dell’uomo) la
distruzione è motivata anche dalla caccia al potere, è intraspecifica e non
compensata. L’epilogo letale è inevitabile.
Secondo la B.S. il comportamento umano è motivato da tre ordini di pulsioni. Il
primo comprende gl’imperativi biologici costanti e universali (“costanti
biologiche”) che sono grosso modo la fame (bisogno di nutrirsi), una cui
variante, precaria, è la sessualità (alias “fame della specie”), il bisogno di
rassicuranza affettiva, il bisogno di autoproiezione e il bisogno di
autoidentificazione. La nutrizione è funzionale alla sopravvivenza organica
(psico-somatica). La risposta a tale bisogno è soltanto strumentale: “prima,
non morire”. Il vivere, nel senso totale, pieno, umano, della parola, viene
dopo. Dunque, si mangia per vivere, non viceversa. La rassicuranza affettiva
concilia il soggetto con l’ignoto e, per estensione, con l’ambiente. E’ la
radice della religiosità e dell’etero-dipendenza, che può anche essere
patologica. L’autoproiezione consente all’individuo di crearsi dei valori e di
“trascendersi” col pensiero (fino a non sentire la presenza del corpo e dei
suoi bisogni). L’autoidentificazione è “trasversale” in quanto l’individuo
cresce identificandosi via via con il corpo, gli affetti e i valori..
Il secondo ordine è costituito dalle attitudini innate, contenute nel DNA, che
trasmettono delle modalità di risposta (alle costanti), sedimentate dalle
“ascendenze geno-esistenziali”.
Il terzo è costituito dall’ambiente globale, che ha il potere di plasmare il
neo-individuo in ragione della sua ricettività (passività acritica) donde
l’enorme importanza dell’educazione sull’età evolutiva (dalla nascita - se non
prima - fino alla prima adolescenza o poco oltre). Plasmare vuol dire rimuovere
o modificare o esaltare le attitudini innate producendo delle modalità di
risposta attuali.
Secondo la B.S. l’uomo è biologicamente
(cioè in rapporto al primo ordine di pulsioni) sempre uguale a sé stesso
(rispondendo sempre alle stesse necessità biologiche) mentre l’individuo reale
è ciò che diventa (per effetto dell’esperienza ambientale, che si combina anche
con le attitudini innate e determina nuove modalità di risposta (intese come
varianti biosociali). Con altre parole, l’uomo qualsiasi, per bisogni
essenziali, è sempre uguale sé stesso, mentre per modalità di risposta
(abitudini, costumi e simili) a quei bisogni, è quello che diventa. L’uomo in
sé non è né buono né cattivo, può nascere con attitudini buone o cattive. Ma
soprattutto è un soggetto vivente, che deve soddisfare dei bisogni universali e
che, se impedito, può distruggere ciò da cui non si sente amato, perfino sé
stesso (se in crisi d’identità): vedi il vandalismo, la violenza apparentemente
gratuita e il suicidio. Ogni individuo dispone di una certa carica affettiva
(libido affettiva), che è un certo bisogno di ricevere-dare affetto (amore
esistenziale). Egli la deve “spendere” in senso positivo o negativo (vedi anche
l’odio che nasce dall’amore non corrisposto).
Secondo la B.S. i bisogni biologici sono i corrispettivi fisiologici dei
cosiddetti diritti naturali. Se il cane ha fame, ha diritto di mangiare. Il
diritto è una scoperta non un’invenzione.
Secondo la B.S. la civiltà
organizzata (detta altrimenti società: organismo vivente sui generis) cresce in
analogia con il singolo individuo, che “si compie” dialetticamente, cioè in tre
fasi successive: l’infanzia, l’adolescenza e la maturità. L’infanzia si pone
tra l’animalità dell’istinto e gli albori della ragione: vi corrisponde la
primitività. A questo livello l’uomo è ancora per metà animale. L’adolescenza è
la scoperta dell’individualità e l’esperienza intensiva dell’individualismo:
l’uomo è ancora solo un “animale ragionevole”. Un animale che ragiona come
animale. Vi corrisponde una civiltà basata sulla concorrenza per il potere,
oggi espresso dal capitalismo, anzi dal neoliberismo, che riproduce in termini
antropomorfici la giungla con la differenza, già annotata, a danno dell’uomo,
della distruttività non compensata, cioè progressiva e indirizzata
all’estinzione.
La maturità è l’età in cui il soggetto ha già imparato a gestire i propri
istinti animali, la propria individualità in sintonia con i diritti naturali
dei suoi simili e nel rispetto della natura secondo una scaletta di priorità.
Così, dalla tesi
(dell’istinto) e dall’antitesi (della ragione individuale) si passa alla
sintesi (del sociale) cioè alla socialità, alla condizione in cui l’individuo
realizza il proprio benessere compatibilmente con quello degli altri e tutti
traggono beneficio dalla reciprocità. Con la riduzione massima della
distruttività intraspecifica ed ecologica, incontrollata e scompensata,
scompare il rischio di esaurimento della civiltà e di estinzione della specie.
Secondo la B. S. tra natura e cultura non c’è soluzione di continuità. La
cultura è solo un livello superiore della natura ovvero è una “seconda natura”.
Con la sintesi si ritorna alla tesi dell’istintività in quanto l’agire con
cognizione, in sintonia con gli altri ovvero con responsabilità morale, è
diventato esso stesso un istinto., per l’appunto un istinto della seconda
natura. L’uomo buono non dice “sono buono perché lo voglio” ma lo è e basta.
La logica della B.S. detta i criteri di attuazione del (vero) diritto,
dell’economia (biosociale) e del potere politico (giusto). Il diritto positivo
o è la risposta istituzionale (insomma dell’organizzazione civile) ai diritti
naturali o è semplice arbitrio di potere (cioè di forza). Lo Stato di diritto
non è tale solo perché basato su norme scritte (leggi) ma solo quando tali
leggi rispondano ai bisogni-diritti naturali. L’economia vera non è l’insieme
dei meccanismi, che regolano la produzione e la distribuzione dei beni e dei
servizi senza la condizione dell’equità, ma solo l’insieme di quei meccanismi
che rispondono in maniera adeguata ai bisogni-diritti naturali di tutti e di
ciascuno senza esclusioni e senza sperequazione. Infatti, la sperequazione
(l’iniquità) riproduce la giungla con il già considerato scompenso
autodistruttivo (cioè la civiltà adolescenziale).Il potere politico, capace di
rispondere alle esigenze della civiltà adulta, deve avere come base il vero
diritto e come strumento la vera economia.
La B.S. pone attenzione particolare all’economia, strumento sociale base per
rispondere, collettivamente, agli imperativi biologici, non solo a quello della
fame, considerato primario e strumentale, ma anche a quelli tipicamente culturali o soltanto
esistenziali. Infatti, i secondari presuppongono l’esistenza in vita come la
funzionalità di un motore presuppone l’esistenza del motore stesso! L’economia
è caratterizzata dalla “legge della complementarità” secondo cui “a ogni
accumulo di potere economico superfluo corrisponde una sottrazione pari di
potere economico necessario”. Questo spiega perché il “sud economico” o della
povertà o del disagio (senza riferimento geografico) è l’altra faccia del “nord
economico” (senza riferimento geografico) e perché non esiste alcun problema
del Mezzogiorno ma solo un problema di sperequazione economica generale.
Nella logica della B.S. non c’è posto per assurdità come queste:
una macchina contabile che spacca il millesimo e una realtà in cui pochi
affogano nella ricchezza (senza merito) e moltissimi altri languono sotto il disagio
economico (senza colpa);
l’impossibilità di fare una cosa vitale e indispensabile (come quella di
costruire un ospedale) pur disponendo del materiale occorrente e della
manodopera, SOLO per mancanza di
moneta.
La B.S. sostituisce alla moneta attiva, responsabile di assurdità
inimmaginabili, come quelle appena riferite, con la moneta passiva, cioè con la
moneta-strumento vera e propria.
Dalla logica della B.S. conseguono alcune verità fondamentali come queste:
non è vero (come abbiamo già detto) che l’uomo abbia una natura predefinita e
immutabile e che quindi non possa essere diverso da come ce lo presentano i
fautori del capitalismo, interessati a conservare lo statu quo (leggi: i proprî
privilegi) e quindi a giustificare la loro avversione alla civiltà adulta
(civiltà sociale).
La storia è una continua possibilità in senso negativo o positivo, a seconda
che “ristagni” in un’adolescenza senza fine o che progredisca verso la
socialità.
Tutto dipende dalla sintesi operativa dell’istinto animale, del calcolo
razionale e della presenza o meno del senso morale (sintonia bio-affettiva con
i propri simili e con le leggi della natura; sintonia, che è insieme dare e
ricevere perché il bene altrui diventa, per reciprocità, condizione del nostro
bene).
Il passaggio alla civiltà sociale non è ineluttabile ma è solo possibile, ma è
anchenecessario come soddisfare la fame è necessario per non morire. Quindi, lo
Stato di diritto ovvero “sociale”, ovvero ancora il socialismo, inteso come
mutualismo economico, non è una possibilità alternativa opzionale ma una
necessità nel senso appena specificato, una necessità da attuare con cognizione
di causa per prevenire la morte della civiltà.
Da sempre l’uomo ha pensato ad un punto di arrivo ideale sentendo
inconsciamente che non è dell’uomo vivere animalescamente in lotta continua con
i suoi simili, con la natura e con sé stesso. Donde le anticipazioni
immaginarie di una società non più segnata dall’autodistruttività, ovvero la
cultura dell’ “utopia”, intesa, questa come “cosa che non esiste” ma anche come
“cosa che non può essere realizzata”. Ma ci sono anche precisi segni e sogni
intuitivi. Uno di questi può essere considerato il messaggio attribuito a un
tale Cristo (ovvero messia ovvero “unto”), reale o mitico non importa. Amare il
prossimo come sé stesso, in Dio o per amore di Dio, può significare solo
questo: considerare il bene del prossimo come condizione del nostro. Dio sta
per Vita. Tradotto in termini praticabili il vangelo significa, per l’appunto,
socialismo e, con parole tecniche, mutualismo economico.
Il trinomio del 1789 “libertà-fraternità-uguaglianza” esprime le tre condizioni
complementari, fondamentali e indispensabili, di una società bio-compatibile.
Ognuno dei tre fattori richiama gli altri due, mentre da solo non significa
niente di funzionale e di positivo. Così, dalla “libertà senza attributi” è
derivata prima la giustificazione del capitalismo, infine il neoliberismo, che
riprende ed esalta, in termini antropo-tecnologici e con la negatività autodistruttiva
sopra detta, il modus vivendi della giungla.
L’aforisma comunista “da ciascuno secondo la possibilità, a ciascuno secondo il
bisogno” ritraduce in termini meno mistici e più concreti il messaggio
evangelico.
L’art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (ONU, 1948) rivendica
chiaramente l’uguaglianza economica di nascita come condizione, per l’appunto
universale, di giustizia per l’attuazione dei diritti naturali. Esso è
tutt’oggi lettera morta per la stessa ragione per cui si combatte la “cultura
della socialità”, cioè per la resistenza (reazione) dei più fortunati, o degli
ignari (inconsapevoli utili idioti). I primi antepongono i propri privilegi
alle ragioni della civiltà; i secondi sono troppo ignoranti per rendersi conto
del male che fanno a sé stessi e, in proiezione, ai proprî eredi diretti.
Risponde alla logica del neoliberismo, cioè del culto della libertà senza
fraternità né uguaglianza (economica), il progetto della potenza più grande -
gli USA - di feudalizzare l’intero Pianeta con il risultato, ben evidente, di
accelerare il processo di autodistruzione per saturazione di conflittualità, di
violenza, di “rianimalizzazione” e di criminalità.
La differenza fra il comunismo marxista e il socialismo biologico
(bio-socialismo) sta nel fatto che il marxismo ha una chiave di lettura
economica, o più propriamente, ambientalista, della realtà sociale, mentre la
Biologia Sociale ha una chiave di lettura biologica o bionomica. Il marxismo dà
importanza determinante all’influenza economica dell’ambiente mentre la B.S. la
mette in correlazione con le costanti biologiche e con le attitudini innate con
le quali si combina e dalla cui sintesi scaturiscono le più varie modalità di
comportamento a dispetto di qualsiasi schematismo classista.
Nel contesto della B.S. l’accezione etimologica della parola biologia comprende
ogni forma di vita, da quella organica o attuale (oggetto di analisi
laboratoriale) a quella potenziale, ìnsita nella materia apparentemente
inorganico-inerte, e che evidentemente e necessariamente la precede o, meglio,
le è concomitante. Nella materia vivente l’esteso e l’inesteso (il soma e la psiche, per esempio) coesistono anche
se solo il primo è sensibile e misurabile. Se la vita reale (organica) nasce
dalla sintesi di certe condizioni (chimiche, climatiche. ambientali, ecc.) ciò
vuol dire che la possibilità della vita stessa preesiste - anzi, coesiste - in
ogni atomo o particella di atomo. La vita nasce dalla vita (e quindi anche
dalla morte delle sintesi organiche). Spiegarla in forza di un’entità eterna,
“creatrice” (alias Dio) significa ripetere con altre parole lo stesso concetto,
trasferendo il problema (della spiegazione della vita) ad un piano superiore
(Dio, presunto creatore della vita), che
lo ripropone a maggior ragione! Tuttavia, la B.S. rispetta ogni opinione
o fede religiosa (che esprime comunque un bisogno di sicurezza/rassicuranza)
purché professata nei limiti della nonviolenza, fisica e mentale, specie nei
riguardi dei bambini e dei minori, che
rappresentano, come abbiamo già visto, gl’individui nella loro fase di crescita
più ricettiva e più manipolabile ai fini dell’esercizio del potere (V. la
religione come “oppio dei popoli” e come “instrumentum regni”).
La B.S. è una scienza intuitivo-sperimentale interdisciplinare, mirata a
leggere tutte le manifestazioni dell’uomo come individuo e studia tutte le
possibili soluzioni della vita di relazione. Per esempio, la poesia e la
creatività rispondono al bisogno dell’ autoproiezione e della ricerca
dell’identità ovvero hanno un valore biologico (bionomico). Nella pratica
pubblica e politica la B.S. diventa ingegneria biosociale, in quanto realizza,
in un’unica sintesi, il diritto, l’economia e il potere politico, intesi come
detto più sopra, e quindi la vera etica (biosociale).
Esiste un Centro Studi Biologia Sociale, finalizzato alla ricerca sociologica e
alla denuncia e progettazione sociali. Esso pubblica una collana di quaderni
dedicati a temi specifici o collaterali (compatibili), di autori vari, e ne
cura la diffusione raccogliendo contributi volontari per la prosecuzione
dell’opera. Per la sua posizione di “contro-corrente”, il Centro non gode di
favori di sorta da parte del pubblico potere, non ha alcun sussidio e spedisce
le proprie cose a tariffe ordinarie.
Con la lettura della complessa realtà dell’uomo in chiave bionomica, ogni
disciplina acquista un significato nuovo: la poesia (vedi sopra) diventa una
ragione per vivere e l’altra faccia della scienza (l’intima motivazione
estetica di ogni impegno - fatto di rinunce, sacrifici e rischi -
apparentemente superfluo, come quello di battersi per la verità e per il bene
senza alcun tornaconto immediato); il diritto diventa una scienza
socio-naturale; crimine è considerato
ogni violazione dei diritti naturali (anche senza violenza fisica) e la pena
proposta è una naturale conseguente “autopunizione terapeutica”. Il senso
morale (come già accennato) è simpatia biologica che, come quella che unisce la
madre alla propria creatura (e viceversa), unisce l’uomo spiritualmente evoluto
ai suoi simili. Infine, il socialismo diventa bio-socialismo e la rivoluzione
vera altro non è che una terapia d’urto per recuperare la salute sociale e
quindi la civiltà affetta da ritardi patologici.
Con la B.S. ogni fatto o evento ha una spiegazione biologica (bionomica). Il
nazismo, la pulizia etnica, la paranoia yankee (protesa a dominare il mondo
alla stregua di una teocrazia assoluta) ed ogni forma di barbarie politica, non
sono cose dell’altro mondo: sono risposte patologiche alle pulsioni vitali di
sempre e di tutti, filtrate attraverso convergenze attitudinali e di costume,
di individui o di interi gruppi etnici, pilotate da protagonisti-cacciatori di
potere (veri antroposauri, in cui il naturale bisogno di identità è degenerato
in un bisogno, patologico, di auto-assolutizzazione). La genetica, l’etnologia,
l’etnostoria, l’antropologia, la criminologia e quanto interessa i motori di
comportamento degli uomini, acquistano dimensioni nuove e nuove prospettive di
impiego con la lettura biologica ed ogni problema di convivenza (civiltà),
divenuto intelligibile, può avere una soluzione “scientifica” ed equanime.
Problemi, come quelli rispettivamente della “mafia” , della disoccupazione e
del Mezzogiorno, risultano essere dei falsi problemi come espressioni di
incomprensione della realtà sociale ma, più spesso, di imposture tese a
“bloccare” la crescita della realtà stessa, come fonte di privilegi
irrinunciabili.
L’attuale “stato della civiltà” è quello di un organismo che segna il passo,
bloccato in fase adolescenziale ormai da più secoli: la rivoluzione, necessaria
ed urgente, non ineluttabile, ma possibile, è quella che la liberi dal “blocco
di crescita” e la riavvii verso la maturità perché ogni ulteriore tempo perduto
consolida la cronicizzazione della patologia (analogamente a quanto avviene in
qualunque organismo vivente) ed aumenta il rischio dell’autodistruzione.
La B.S. è originale come sintesi ma le sue ascendenze si perdono nel passato.
Niente è mai assolutamente nuovo. Abbiamo citato il messaggio cristiano, la
trilogia della Rivoluzione Francese (1789) e l’aforisma del comunismo. Possiamo
aggiungere lo spirito anarchico di sempre che, solo per eccesso di fiducia
nell’autosufficienza morale dell’ “uomo libero” (libero dall’ignoranza e
dall’animalità), condanna, assieme ad ogni abuso dell’uomo sull’uomo, anche il
potere, che è il corrispettivo pratico della capacità di vivere. Capacità di
vivere è possibilità di disporre di mezzi e beni sufficienti per rispondere ai
propri bisogni naturali. Possiamo aggiungere ancora il rigore scientifico della
progettazione marxista che, come abbiamo visto, sostituisce alle categorie
bio-esistenziali le condizioni socio-economiche. Marx ha respinto l’anarchismo
(contestazione di ogni autorità) come metodo di lotta rivoluzionaria,
evidentemente perché non si può condurre un’azione, che richiede
organizzazione, disciplina e quindi autorità, con uomini che negano
quest’ultima, ma accetta l’ “anarchia” (intesa come “società senza Stato”) come
sinonimo di comunismo reale. Avrà fatto un omaggio agli amici anarchici ma non
certo un buon servizio alla scienza sociale. La B.S. assume l’anarchismo come
lotta individuale, quindi, contro tutti, autorità comprese, per la
“rivendicazione dei diritti naturali”, trovando un corrispettivo di fatto
nell’esercizio dell’ “obiezione di coscienza”, ma respinge l’ “anarchia”,
intesa come “società senza potere organizzato (giuridico”.
La B.S. tiene aperto il dialogo con quanti sono in grado di comprendere che la
civiltà dell’homo sapiens rischia di scomparire. Infatti, essendo bloccata
nella sua adolescenza da un’economia di tipo predatorio (para-animale), che
doveva essere solo “di transizione”, non è in grado di sostenere quella
crescita esponenziale della capacità tecnologico-distruttiva, che può essere
controllata solo da un’umanità “adulta” cioè evoluta anche moralmente nel senso
della sintonia bio-affettiva espresso più sopra.
Uno dei segni più evidenti e catastrofici del processo di “ritorno tecnologico
alla giungla” è la crescente violazione dei diritti naturali per opera dei
meccanismi dell’economia corrente, di cui la cosiddetta “mafia” (che mafia non
è) è la dimensione strutturale “paralegale” e non un “corpo estraneo”, come
vorrebbero farci cedere coloro che s’identificano nei proprî privilegi (di
potere abusivo). La civiltà, per crescere, ha bisogno di un “ritorno morale
all’istinto”, ha bisogno che diventi istinto (culturale) il concepire - e il
vivere - la vita sociale come luogo dove tutti gli uomini (dai neonati agli
handicappati), senza distinzione alcuna, possano fruire in maniera
equo-sufficiente della ricchezza comune (beni e servizi) prodotta
collettivamente dal lavoro organizzato (pianificato) dei soli abili (mutualismo
economico biosociale). La democrazia (dei fatti) si fa SOCIOCRAZIA.
Chiunque può avere contatti informali, interlocutori e collaborativi con il
Centro Studi Biologia Sociale servendosi dei suoi recapiti: C.P. 65 - 95024,
Acireale-CT-Italia - Tel. e fax (0039) 763 19 81. E-mail: crviola@mail.gte.it
(biologia
sociale-sintesi - 09.09.99 - 1935)