www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - scienza - 10-09-02

A cura del Centro Studi Biologia Sociale - Acireale-CT

Che cos’e’ la biologia (del) sociale


Cenni orientativi essenziali brevissimi

Carmelo R. Viola

La biologia (del) sociale è nata ufficialmente nel 1979, fondatore il sottoscritto. Essa è una sintesi di pensiero e di etica assolutamente originale. Essa vuole essere una chiave di lettura e di soluzione dei problemi storico-sociali della specie umana. La sua motivazione è come fare evolvere la civiltà verso la propria maturità per il maggiore benessere possibile di ciascun uomo e di evitare che si estingua per saturazione di autolesionismo. Essa è anzitutto una sociologia, cognitiva e risolutiva insieme, una scienza della civiltà (ingegneria biosociale), ma è anche “filosofia della vita” (biosofia) perché l’uomo, per vivere nel migliore dei modi possibile nella sua realtà attuale (che è sociale), appunto perché uomo, ha anche bisogno di rispondersi razionalmente in ordine ai grandi perché di sempre, senza correre il rischio di dovere dipendere dalle menzogne di chi lo vuole solo come strumento del proprio potere.

La Biologia Sociale sostiene che la civiltà ha davanti a sé due sole alternative: o estinguersi per saturazione di “animalismo scompensato” cioè a causa di un modo di vivere che ripete, in versione razionale-tecnologica, la legge (dinamismo fagico) della giungla; o crescere applicando la legge della vita (alias della biologia). Infatti, se nella giungla la distruzione è quasi solo di natura fagica (alimentare), interspecifica e compensata dai limiti di compatibilità dello stesso istinto, nella civiltà (habitat dell’uomo) la distruzione è motivata anche dalla caccia al potere, è intraspecifica e non compensata. L’epilogo letale è inevitabile.

Secondo la B.S. il comportamento umano è motivato da tre ordini di pulsioni. Il primo comprende gl’imperativi biologici costanti e universali (“costanti biologiche”) che sono grosso modo la fame (bisogno di nutrirsi), una cui variante, precaria, è la sessualità (alias “fame della specie”), il bisogno di rassicuranza affettiva, il bisogno di autoproiezione e il bisogno di autoidentificazione. La nutrizione è funzionale alla sopravvivenza organica (psico-somatica). La risposta a tale bisogno è soltanto strumentale: “prima, non morire”. Il vivere, nel senso totale, pieno, umano, della parola, viene dopo. Dunque, si mangia per vivere, non viceversa. La rassicuranza affettiva concilia il soggetto con l’ignoto e, per estensione, con l’ambiente. E’ la radice della religiosità e dell’etero-dipendenza, che può anche essere patologica. L’autoproiezione consente all’individuo di crearsi dei valori e di “trascendersi” col pensiero (fino a non sentire la presenza del corpo e dei suoi bisogni). L’autoidentificazione è “trasversale” in quanto l’individuo cresce identificandosi via via con il corpo, gli affetti e i valori..

Il secondo ordine è costituito dalle attitudini innate, contenute nel DNA, che trasmettono delle modalità di risposta (alle costanti), sedimentate dalle “ascendenze geno-esistenziali”.

Il terzo è costituito dall’ambiente globale, che ha il potere di plasmare il neo-individuo in ragione della sua ricettività (passività acritica) donde l’enorme importanza dell’educazione sull’età evolutiva (dalla nascita - se non prima - fino alla prima adolescenza o poco oltre). Plasmare vuol dire rimuovere o modificare o esaltare le attitudini innate producendo delle modalità di risposta attuali.

Secondo la B.S.  l’uomo è biologicamente (cioè in rapporto al primo ordine di pulsioni) sempre uguale a sé stesso (rispondendo sempre alle stesse necessità biologiche) mentre l’individuo reale è ciò che diventa (per effetto dell’esperienza ambientale, che si combina anche con le attitudini innate e determina nuove modalità di risposta (intese come varianti biosociali). Con altre parole, l’uomo qualsiasi, per bisogni essenziali, è sempre uguale sé stesso, mentre per modalità di risposta (abitudini, costumi e simili) a quei bisogni, è quello che diventa. L’uomo in sé non è né buono né cattivo, può nascere con attitudini buone o cattive. Ma soprattutto è un soggetto vivente, che deve soddisfare dei bisogni universali e che, se impedito, può distruggere ciò da cui non si sente amato, perfino sé stesso (se in crisi d’identità): vedi il vandalismo, la violenza apparentemente gratuita e il suicidio. Ogni individuo dispone di una certa carica affettiva (libido affettiva), che è un certo bisogno di ricevere-dare affetto (amore esistenziale). Egli la deve “spendere” in senso positivo o negativo (vedi anche l’odio che nasce dall’amore non corrisposto).

Secondo la B.S. i bisogni biologici sono i corrispettivi fisiologici dei cosiddetti diritti naturali. Se il cane ha fame, ha diritto di mangiare. Il diritto è una scoperta non un’invenzione.

            Secondo la B.S. la civiltà organizzata (detta altrimenti società: organismo vivente sui generis) cresce in analogia con il singolo individuo, che “si compie” dialetticamente, cioè in tre fasi successive: l’infanzia, l’adolescenza e la maturità. L’infanzia si pone tra l’animalità dell’istinto e gli albori della ragione: vi corrisponde la primitività. A questo livello l’uomo è ancora per metà animale. L’adolescenza è la scoperta dell’individualità e l’esperienza intensiva dell’individualismo: l’uomo è ancora solo un “animale ragionevole”. Un animale che ragiona come animale. Vi corrisponde una civiltà basata sulla concorrenza per il potere, oggi espresso dal capitalismo, anzi dal neoliberismo, che riproduce in termini antropomorfici la giungla con la differenza, già annotata, a danno dell’uomo, della distruttività non compensata, cioè progressiva e indirizzata all’estinzione.

La maturità è l’età in cui il soggetto ha già imparato a gestire i propri istinti animali, la propria individualità in sintonia con i diritti naturali dei suoi simili e nel rispetto della natura secondo una scaletta di priorità.

            Così, dalla tesi (dell’istinto) e dall’antitesi (della ragione individuale) si passa alla sintesi (del sociale) cioè alla socialità, alla condizione in cui l’individuo realizza il proprio benessere compatibilmente con quello degli altri e tutti traggono beneficio dalla reciprocità. Con la riduzione massima della distruttività intraspecifica ed ecologica, incontrollata e scompensata, scompare il rischio di esaurimento della civiltà e di estinzione della specie.

Secondo la B. S. tra natura e cultura non c’è soluzione di continuità. La cultura è solo un livello superiore della natura ovvero è una “seconda natura”. Con la sintesi si ritorna alla tesi dell’istintività in quanto l’agire con cognizione, in sintonia con gli altri ovvero con responsabilità morale, è diventato esso stesso un istinto., per l’appunto un istinto della seconda natura. L’uomo buono non dice “sono buono perché lo voglio” ma lo è e basta.

La logica della B.S. detta i criteri di attuazione del (vero) diritto, dell’economia (biosociale) e del potere politico (giusto). Il diritto positivo o è la risposta istituzionale (insomma dell’organizzazione civile) ai diritti naturali o è semplice arbitrio di potere (cioè di forza). Lo Stato di diritto non è tale solo perché basato su norme scritte (leggi) ma solo quando tali leggi rispondano ai bisogni-diritti naturali. L’economia vera non è l’insieme dei meccanismi, che regolano la produzione e la distribuzione dei beni e dei servizi senza la condizione dell’equità, ma solo l’insieme di quei meccanismi che rispondono in maniera adeguata ai bisogni-diritti naturali di tutti e di ciascuno senza esclusioni e senza sperequazione. Infatti, la sperequazione (l’iniquità) riproduce la giungla con il già considerato scompenso autodistruttivo (cioè la civiltà adolescenziale).Il potere politico, capace di rispondere alle esigenze della civiltà adulta, deve avere come base il vero diritto e come strumento la vera economia.

La B.S. pone attenzione particolare all’economia, strumento sociale base per rispondere, collettivamente, agli imperativi biologici, non solo a quello della fame, considerato primario e strumentale, ma anche a quelli  tipicamente culturali o soltanto esistenziali. Infatti, i secondari presuppongono l’esistenza in vita come la funzionalità di un motore presuppone l’esistenza del motore stesso! L’economia è caratterizzata dalla “legge della complementarità” secondo cui “a ogni accumulo di potere economico superfluo corrisponde una sottrazione pari di potere economico necessario”. Questo spiega perché il “sud economico” o della povertà o del disagio (senza riferimento geografico) è l’altra faccia del “nord economico” (senza riferimento geografico) e perché non esiste alcun problema del Mezzogiorno ma solo un problema di sperequazione economica generale.

Nella logica della B.S. non c’è posto per assurdità come queste:
una macchina contabile che spacca il millesimo e una realtà in cui pochi affogano nella ricchezza (senza merito) e moltissimi altri languono sotto il disagio economico (senza colpa);
l’impossibilità di fare una cosa vitale e indispensabile (come quella di costruire un ospedale) pur disponendo del materiale occorrente e della manodopera,  SOLO per mancanza di moneta.

La B.S. sostituisce alla moneta attiva, responsabile di assurdità inimmaginabili, come quelle appena riferite, con la moneta passiva, cioè con la moneta-strumento vera e propria.

Dalla logica della B.S. conseguono alcune verità fondamentali come queste:
non è vero (come abbiamo già detto) che l’uomo abbia una natura predefinita e immutabile e che quindi non possa essere diverso da come ce lo presentano i fautori del capitalismo, interessati a conservare lo statu quo (leggi: i proprî privilegi) e quindi a giustificare la loro avversione alla civiltà adulta (civiltà sociale).
La storia è una continua possibilità in senso negativo o positivo, a seconda che “ristagni” in un’adolescenza senza fine o che progredisca verso la socialità.
Tutto dipende dalla sintesi operativa dell’istinto animale, del calcolo razionale e della presenza o meno del senso morale (sintonia bio-affettiva con i propri simili e con le leggi della natura; sintonia, che è insieme dare e ricevere perché il bene altrui diventa, per reciprocità, condizione del nostro bene).
Il passaggio alla civiltà sociale non è ineluttabile ma è solo possibile, ma è anchenecessario come soddisfare la fame è necessario per non morire. Quindi, lo Stato di diritto ovvero “sociale”, ovvero ancora il socialismo, inteso come mutualismo economico, non è una possibilità alternativa opzionale ma una necessità nel senso appena specificato, una necessità da attuare con cognizione di causa per prevenire la morte della civiltà.

Da sempre l’uomo ha pensato ad un punto di arrivo ideale sentendo inconsciamente che non è dell’uomo vivere animalescamente in lotta continua con i suoi simili, con la natura e con sé stesso. Donde le anticipazioni immaginarie di una società non più segnata dall’autodistruttività, ovvero la cultura dell’ “utopia”, intesa, questa come “cosa che non esiste” ma anche come “cosa che non può essere realizzata”. Ma ci sono anche precisi segni e sogni intuitivi. Uno di questi può essere considerato il messaggio attribuito a un tale Cristo (ovvero messia ovvero “unto”), reale o mitico non importa. Amare il prossimo come sé stesso, in Dio o per amore di Dio, può significare solo questo: considerare il bene del prossimo come condizione del nostro. Dio sta per Vita. Tradotto in termini praticabili il vangelo significa, per l’appunto, socialismo e, con parole tecniche, mutualismo economico.

Il trinomio del 1789 “libertà-fraternità-uguaglianza” esprime le tre condizioni complementari, fondamentali e indispensabili, di una società bio-compatibile. Ognuno dei tre fattori richiama gli altri due, mentre da solo non significa niente di funzionale e di positivo. Così, dalla “libertà senza attributi” è derivata prima la giustificazione del capitalismo, infine il neoliberismo, che riprende ed esalta, in termini antropo-tecnologici e con la negatività autodistruttiva sopra detta, il modus vivendi della giungla.

L’aforisma comunista “da ciascuno secondo la possibilità, a ciascuno secondo il bisogno” ritraduce in termini meno mistici e più concreti il messaggio evangelico.

L’art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (ONU, 1948) rivendica chiaramente l’uguaglianza economica di nascita come condizione, per l’appunto universale, di giustizia per l’attuazione dei diritti naturali. Esso è tutt’oggi lettera morta per la stessa ragione per cui si combatte la “cultura della socialità”, cioè per la resistenza (reazione) dei più fortunati, o degli ignari (inconsapevoli utili idioti). I primi antepongono i propri privilegi alle ragioni della civiltà; i secondi sono troppo ignoranti per rendersi conto del male che fanno a sé stessi e, in proiezione, ai proprî eredi diretti. Risponde alla logica del neoliberismo, cioè del culto della libertà senza fraternità né uguaglianza (economica), il progetto della potenza più grande - gli USA - di feudalizzare l’intero Pianeta con il risultato, ben evidente, di accelerare il processo di autodistruzione per saturazione di conflittualità, di violenza, di “rianimalizzazione” e di criminalità.

La differenza fra il comunismo marxista e il socialismo biologico (bio-socialismo) sta nel fatto che il marxismo ha una chiave di lettura economica, o più propriamente, ambientalista, della realtà sociale, mentre la Biologia Sociale ha una chiave di lettura biologica o bionomica. Il marxismo dà importanza determinante all’influenza economica dell’ambiente mentre la B.S. la mette in correlazione con le costanti biologiche e con le attitudini innate con le quali si combina e dalla cui sintesi scaturiscono le più varie modalità di comportamento a dispetto di qualsiasi schematismo classista.

Nel contesto della B.S. l’accezione etimologica della parola biologia comprende ogni forma di vita, da quella organica o attuale (oggetto di analisi laboratoriale) a quella potenziale, ìnsita nella materia apparentemente inorganico-inerte, e che evidentemente e necessariamente la precede o, meglio, le è concomitante. Nella materia vivente l’esteso  e l’inesteso (il soma e la psiche, per esempio) coesistono anche se solo il primo è sensibile e misurabile. Se la vita reale (organica) nasce dalla sintesi di certe condizioni (chimiche, climatiche. ambientali, ecc.) ciò vuol dire che la possibilità della vita stessa preesiste - anzi, coesiste - in ogni atomo o particella di atomo. La vita nasce dalla vita (e quindi anche dalla morte delle sintesi organiche). Spiegarla in forza di un’entità eterna, “creatrice” (alias Dio) significa ripetere con altre parole lo stesso concetto, trasferendo il problema (della spiegazione della vita) ad un piano superiore (Dio, presunto creatore della vita), che  lo ripropone a maggior ragione! Tuttavia, la B.S. rispetta ogni opinione o fede religiosa (che esprime comunque un bisogno di sicurezza/rassicuranza) purché professata nei limiti della nonviolenza, fisica e mentale, specie nei riguardi dei bambini  e dei minori, che rappresentano, come abbiamo già visto, gl’individui nella loro fase di crescita più ricettiva e più manipolabile ai fini dell’esercizio del potere (V. la religione come “oppio dei popoli” e come “instrumentum regni”).

La B.S. è una scienza intuitivo-sperimentale interdisciplinare, mirata a leggere tutte le manifestazioni dell’uomo come individuo e studia tutte le possibili soluzioni della vita di relazione. Per esempio, la poesia e la creatività rispondono al bisogno dell’ autoproiezione e della ricerca dell’identità ovvero hanno un valore biologico (bionomico). Nella pratica pubblica e politica la B.S. diventa ingegneria biosociale, in quanto realizza, in un’unica sintesi, il diritto, l’economia e il potere politico, intesi come detto più sopra, e quindi la vera etica (biosociale).

Esiste un Centro Studi Biologia Sociale, finalizzato alla ricerca sociologica e alla denuncia e progettazione sociali. Esso pubblica una collana di quaderni dedicati a temi specifici o collaterali (compatibili), di autori vari, e ne cura la diffusione raccogliendo contributi volontari per la prosecuzione dell’opera. Per la sua posizione di “contro-corrente”, il Centro non gode di favori di sorta da parte del pubblico potere, non ha alcun sussidio e spedisce le proprie cose a tariffe ordinarie.

Con la lettura della complessa realtà dell’uomo in chiave bionomica, ogni disciplina acquista un significato nuovo: la poesia (vedi sopra) diventa una ragione per vivere e l’altra faccia della scienza (l’intima motivazione estetica di ogni impegno - fatto di rinunce, sacrifici e rischi - apparentemente superfluo, come quello di battersi per la verità e per il bene senza alcun tornaconto immediato); il diritto diventa una scienza socio-naturale;  crimine è considerato ogni violazione dei diritti naturali (anche senza violenza fisica) e la pena proposta è una naturale conseguente “autopunizione terapeutica”. Il senso morale (come già accennato) è simpatia biologica che, come quella che unisce la madre alla propria creatura (e viceversa), unisce l’uomo spiritualmente evoluto ai suoi simili. Infine, il socialismo diventa bio-socialismo e la rivoluzione vera altro non è che una terapia d’urto per recuperare la salute sociale e quindi la civiltà affetta da ritardi patologici.

Con la B.S. ogni fatto o evento ha una spiegazione biologica (bionomica). Il nazismo, la pulizia etnica, la paranoia yankee (protesa a dominare il mondo alla stregua di una teocrazia assoluta) ed ogni forma di barbarie politica, non sono cose dell’altro mondo: sono risposte patologiche alle pulsioni vitali di sempre e di tutti, filtrate attraverso convergenze attitudinali e di costume, di individui o di interi gruppi etnici, pilotate da protagonisti-cacciatori di potere (veri antroposauri, in cui il naturale bisogno di identità è degenerato in un bisogno, patologico, di auto-assolutizzazione). La genetica, l’etnologia, l’etnostoria, l’antropologia, la criminologia e quanto interessa i motori di comportamento degli uomini, acquistano dimensioni nuove e nuove prospettive di impiego con la lettura biologica ed ogni problema di convivenza (civiltà), divenuto intelligibile, può avere una soluzione “scientifica” ed equanime. Problemi, come quelli rispettivamente della “mafia” , della disoccupazione e del Mezzogiorno, risultano essere dei falsi problemi come espressioni di incomprensione della realtà sociale ma, più spesso, di imposture tese a “bloccare” la crescita della realtà stessa, come fonte di privilegi irrinunciabili.

L’attuale “stato della civiltà” è quello di un organismo che segna il passo, bloccato in fase adolescenziale ormai da più secoli: la rivoluzione, necessaria ed urgente, non ineluttabile, ma possibile, è quella che la liberi dal “blocco di crescita” e la riavvii verso la maturità perché ogni ulteriore tempo perduto consolida la cronicizzazione della patologia (analogamente a quanto avviene in qualunque organismo vivente) ed aumenta il rischio dell’autodistruzione.

La B.S. è originale come sintesi ma le sue ascendenze si perdono nel passato. Niente è mai assolutamente nuovo. Abbiamo citato il messaggio cristiano, la trilogia della Rivoluzione Francese (1789) e l’aforisma del comunismo. Possiamo aggiungere lo spirito anarchico di sempre che, solo per eccesso di fiducia nell’autosufficienza morale dell’ “uomo libero” (libero dall’ignoranza e dall’animalità), condanna, assieme ad ogni abuso dell’uomo sull’uomo, anche il potere, che è il corrispettivo pratico della capacità di vivere. Capacità di vivere è possibilità di disporre di mezzi e beni sufficienti per rispondere ai propri bisogni naturali. Possiamo aggiungere ancora il rigore scientifico della progettazione marxista che, come abbiamo visto, sostituisce alle categorie bio-esistenziali le condizioni socio-economiche. Marx ha respinto l’anarchismo (contestazione di ogni autorità) come metodo di lotta rivoluzionaria, evidentemente perché non si può condurre un’azione, che richiede organizzazione, disciplina e quindi autorità, con uomini che negano quest’ultima, ma accetta l’ “anarchia” (intesa come “società senza Stato”) come sinonimo di comunismo reale. Avrà fatto un omaggio agli amici anarchici ma non certo un buon servizio alla scienza sociale. La B.S. assume l’anarchismo come lotta individuale, quindi, contro tutti, autorità comprese, per la “rivendicazione dei diritti naturali”, trovando un corrispettivo di fatto nell’esercizio dell’ “obiezione di coscienza”, ma respinge l’ “anarchia”, intesa come “società senza potere organizzato (giuridico”.

La B.S. tiene aperto il dialogo con quanti sono in grado di comprendere che la civiltà dell’homo sapiens rischia di scomparire. Infatti, essendo bloccata nella sua adolescenza da un’economia di tipo predatorio (para-animale), che doveva essere solo “di transizione”, non è in grado di sostenere quella crescita esponenziale della capacità tecnologico-distruttiva, che può essere controllata solo da un’umanità “adulta” cioè evoluta anche moralmente nel senso della sintonia bio-affettiva espresso più sopra.

Uno dei segni più evidenti e catastrofici del processo di “ritorno tecnologico alla giungla” è la crescente violazione dei diritti naturali per opera dei meccanismi dell’economia corrente, di cui la cosiddetta “mafia” (che mafia non è) è la dimensione strutturale “paralegale” e non un “corpo estraneo”, come vorrebbero farci cedere coloro che s’identificano nei proprî privilegi (di potere abusivo). La civiltà, per crescere, ha bisogno di un “ritorno morale all’istinto”, ha bisogno che diventi istinto (culturale) il concepire - e il vivere - la vita sociale come luogo dove tutti gli uomini (dai neonati agli handicappati), senza distinzione alcuna, possano fruire in maniera equo-sufficiente della ricchezza comune (beni e servizi) prodotta collettivamente dal lavoro organizzato (pianificato) dei soli abili (mutualismo economico biosociale). La democrazia (dei fatti) si fa SOCIOCRAZIA.

Chiunque può avere contatti informali, interlocutori e collaborativi con il Centro Studi Biologia Sociale servendosi dei suoi recapiti: C.P. 65 - 95024, Acireale-CT-Italia - Tel. e fax (0039) 763 19 81. E-mail:  crviola@mail.gte.it

(biologia sociale-sintesi - 09.09.99 - 1935)