da "La Voce" del G.A.MA.DI – Roma
Questioni della Scienza a cura di A. Martocchia
Abbiamo considerato nello scorso numero alcune caratteristiche di quella che
puo' essere definita la "ideologia dominante", intendendo con questa espressione
un bagaglio concettuale e di "valori" ("democrazia",
"liberta'", "diritti", eccetera). Nella nostra analisi ne
abbiamo sottolineato il carattere "idealistico": i concetti vengono
usati in maniera lapidaria, a-storica, non dialettica dunque (e spesso a
sproposito, in maniera truffaldina), come se esistessero in se e per se,
eterni, in una specie di "mondo delle idee" avulso dal mondo
materiale nel quale trascorriamo la nostra vita reale.
Questa concezione
"dualistica" dei due mondi, quello materiale e quello "delle
idee" (ovvero: la materia e lo spirito) ha una lunga storia, che si
potrebbe narrare iniziando da Platone, vero e proprio fondatore
dell'"idealismo" nella cultura occidentale. Passando attraverso il
complesso pensiero hegeliano - che, pur rimanendo al suo interno, ha criticato
la concezione idealistica svelandone la necessaria problematicita', tanto che
molti allievi di Hegel sono arrivati a conclusioni opposte! - via via si sono
sviluppate due direzioni principali: quella "trionfalistica" di Croce
e Gentile - che non a caso furono anche corifei, rispettivamente, della chiesa
e del fascismo - e quella nichilistica. I nichilisti (= quelli che non credono
piu' a niente) divennero tali a forza di pensare a come doveva essere fatto questo
"mondo delle idee"... Smonta di qua e smonta di la', si ritrovarono
alla fine con un pugno di mosche, ovvero con la "volonta' di potenza"
(Nietsche), oppure "l'Unico" (Stirner), oppure, afflitti da amare
considerazioni esistenzialistiche, aderirono al nazismo (Heidegger).
Dunque, nonostante il contributo critico di filosofi, scienziati e pensatori di
diverse epoche storiche e di diverse convinzioni, e persino di suoi
sostenitori, l'idealismo anziche' essere abbandonato nel corso dei secoli ha
potuto sopravvivere sino ad oggi. Esso rappresenta - in tutte le sue forme -
uno degli esiti della storia del pensiero occidentale. Si tratta di quella
corrente che crede alle "idee in se", dunque della corrente
"metafisica" (meta = fuori dal, fisica = mondo materiale).
Pure altre correnti di pensiero, nate anch'esse nell'antica Grecia - come il
materialismo, lo scetticismo, l'evoluzionismo ed il relativismo ("panta
rei") - si sono sviluppate nel seno della cultura occidentale. In
particolare, dopo Hegel e la sua teorizzazione delle leggi della dialettica,
attraverso pensatori come Marx ed Engels si e' sviluppata una concezione molto
avanzata, che e' "materialistica" perche' nega il
"dualismo" tra materia e spirito, e concepisce un solo mondo, tutto
immanente. Di questo mondo "unico", in continua evoluzione, le
"idee" (le parole, i concetti, le teorie, i pensieri) rappresentano
immagini prodotte dall'uomo, immagini che sono anch'esse in continua evoluzione
e trasformazione. Il "modo" in cui questa evoluzione avviene si chiama
"dialettica".
Una moderna concezione della stessa scienza, secondo me, deve collocarsi in
questo versante: materialista e dialettico. La scienza e' "fisica",
non "metafisica", perche' si occupa di questo mondo qui, anche quando
si occupa di economia, storia o linguistica. Inoltre essa evolve
"dialetticamente", in particolare nel continuo confronto tra teorie
ed osservazioni. E questa evoluzione non ha fine. Essa ci porta ad una
"conoscenza" sempre piu' precisa della Natura perche' ci fornisce un
"modello", proprio come una "carta geografica". In realta',
di modelli essa puo' fornircene piu' di uno: ma io credo che allora si deve
scegliere quale usare, cosi' come due persone di due paesi diversi si scelgono
una sola lingua per parlare tra di loro... altrimenti hanno sempre bisogno di
un interprete per comunicare! Comunque, i "modelli" elaborati con la
attivita' scientifica funzionano, come e' dimostrato dal potere crescente che
l'uomo ha sulla Natura - si pensi alle tecnologie. Qui si aprono altri discorsi,
che possono essere anche pessimistici, sull'uso delle conoscenze acquisite, e
su come i rapporti sociali determinano lo sviluppo scientifico. Ma non e'
questa la sede per approfondirli.
Con questo articolo, che e' un po' la prosecuzione del mio contributo
precedente, ho voluto mostrare che il pensiero occidentale ha prodotto anche
molte cose buone, cose che servono o possono servire all'umanita': in
particolare, il metodo galileiano, cioe' la scienza moderna, che ci permette di
capire, di prevedere come funziona la Natura, cioe' di conoscere, e non solo di
"sperare" o "avere fede".
Per concludere, due note su cui riflettere. La prima: il nichilismo non nasce
dal materialismo, bensi' dall'idealismo. La seconda: in fondo, la
contraddizione tra le due vecchie correnti sviluppatesi nel seno del
"pensiero occidentale" - materialismo ed idealismo - e' stata
superata (in maniera dialettica!) con la nascita del "materialismo
dialettico".