www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 01-12-04

Fonte http://www.resistir.info/mur/alvaro_cunhal.html

Alvaro Cunhal, un grande della Storia


di Miguel Urbano Rodrigues

Alvaro Cunhal nacque il 10 Novembre di 91 anni fa.

Sono i popoli, collettivamente, come soggetto della storia, a trasformare la vita, ma è innegabile che alcuni uomini e donne contribuiscano, a volte in modo decisivo, ad imprimerne la direzione.

Alvaro Cunhal resterà, per il tempo a venire, come uno di questi esseri eccezionali. Pochi portoghesi segneranno tanto profondamente la storia del nostro paese nel XX secolo. Forse nessuno è stato tanto calunniato ed ingiuriato dalle forze reazionarie e da tutt’un fascio d’avversari di molteplici settori ideologici.

Vasco Gonçalves affermò recentemente che il 25 Aprile sarà ricordato come la rivoluzione più importante e profonda che scosse l’Europa Occidentale dalla Comune di Parigi. Annunciò un’evidenza che la borghesia tenta di dimenticare. Ma è ugualmente trasparente che, senza un suo intervento personale e di Alvaro Cunhal negli avvenimenti, la Rivoluzione non sarebbe stata quello che fu.

Lenin diceva che senza teoria rivoluzionaria e senza organizzazione rivoluzionaria non è possibile la rivoluzione. Nel caso portoghese, nonostante la caduta del fascismo sia avvenuta ad opera di un’avanguardia armata, l’MFA, la situazione creata dal golpe militare non sarebbe sfociata in una rottura rivoluzionaria senza l’adesione immediata e torrenziale del popolo. Il ruolo dei comunisti in questo fenomeno sociale, che per le sue caratteristiche sorprese l’Europa ed il mondo, non è ancora stato sufficientemente studiato. Ma la grande e generosa onda iniziale, segnata dallo spontaneismo, sarebbe rifluita rapidamente, se il PCP non fosse riuscito con successo a canalizzare, attraverso una partecipazione organizzata, la combattività delle masse nelle città, nelle aree industriali e nelle campagne di Alentejo e di Ribatejo, per obiettivi strategici che oltrepassavano largamente le rivendicazioni congiunturali.

Se é un dato di fatto che le grandi conquiste di Aprile si sarebbero concretizzate nel breve periodo compreso tra il fallimento del tentativo della "maggioranza silenziosa" ed il 25 Novembre, occorre ricordare che la difesa tenace di quelle stesse conquiste, quando cominciò la contro-rivoluzione, non sarebbe stata fattibile se, all’epoca, una percentuale importante di lavoratori non avesse resistito con lucidità e fermezza all’offensiva restauratrice delle forze della destra tradizionale diretta dal Partito Socialista.

É soprattutto durante l’escalation contro-rivoluzionaria che l’intervento di Alvaro Cunhal ebbe il suo peso nel cammino della Storia. Non fu qualcosa di inaspettato. In due opere fondamentali, scritte durante la clandestinità – “Verso la Vittoria” e “La Riforma Agraria in Portogallo”gli storici trovano già chiaramente definito il pensiero di un rivoluzionario nel quale coesistono armoniosamente l’ideologo, lo statista, lo stratega, il dirigente di partito e l’intellettuale che riesce a contemplare il movimento della storia con attenzione all’immediato e contemporaneamente con il distacco e la serenità di un artista.

Nel corso di oltre un decennio, ebbi l’opportunità di incontrare Alvaro Cunhal con molta frequenza. Questo privilegio fu risultato degli incarichi che io, come militante comunista, assolvevo. Ma apriva porte ad uno sguardo diverso sull’umanista che la durezza apparente del dirigente politico occultava.

Il segretario generale del PCP, che appariva in televisione e faceva discorsi nei grandi comizi del Partito, fu durante molti anni uno sconosciuto per la stragrande maggioranza dei portoghesi. Allo stesso modo per i suoi stessi compagni non era facile stabilire un collegamento tra il personaggio che agiva nel grande scenario della Storia e l’autore di romanzi e novelle (edite sotto lo pseudonimo di Manuel Tiago), il pittore, il saggista, l’artista incompatibile con esclusioni dogmatiche, affascinato dai geni del Rinascimento ed ammiratore ed «interprete» di altri, contemporanei, dagli impressionisti a Picasso, capace di sentire la bellezza eterna di una cattedrale gotica o l’incanto senza tempo di una creazione di Niemeyer.

É mia convinzione che la Rivoluzione Portoghese, in forza di una sterzata non prevista della Storia - l’implosione dell’URSS - non avrebbe potuto sopravvivere se fosse continuata nell’anno 75.
La scomparsa del Socialismo in Europa avrebbe reso impossibile la continuità dell’esperienza di una sfida che si propose di trasformare il Portogallo in una società non capitalistica, con l’ambizione di sradicare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Ma il destino della storia non si decide a partire da avvenimenti ancora non realizzati. Nell’anno ’75, quando la rivoluzione portoghese fu tradita, erano impensabili la scomparsa dell’URSS e l’egemonia barbara e planetaria degli USA.

Difendere le sue conquiste era un’esigenza rivoluzionaria. Fu allora, ripeto, che la figura di Alvaro Cunhal si ingigantì e sotto la sua direzione il Partito Comunista Portoghese avrà acquisito in una lotta permanente, all’interno del quadro costituzionale, la struttura ed il profilo che lo proietteranno nel mondo com’esempio d’organizzazione partitica che utilizzava nella lotta, come guida all’azione, il marxismo-leninismo non come breviario scolastico, ma come teoria (e pratica) creatrice in permanente rinnovamento, così come Lenin l’aveva concepita. Non fu per capriccio che il suo libro “Il Partito con pareti di vetro” - riflessione sul PCP come partito rivoluzionario della classe operaia - non fu pubblicato in alcuni paesi dell’Europa Orientale. I dirigenti dei partiti burocraticizzati al potere temevano gli effetti del modo frontale con cui Alvaro Cunhal affrontava la tematica delle deviazioni e degli errori incompatibili con la concezione leninista del partito rivoluzionario. Nella maggior parte di questi paesi le organizzazioni comuniste, distanti dal popolo ed in rottura con i principi del marxismo, agivano già come caricature di ciò che avrebbe dovuto essere un partito comunista.

Fu nella fedeltà alla sua scelta rivoluzionaria di comunista ed al suo rispetto per la storia profonda che Alvaro Cunhal, in uno dei suoi ultimi libri - “La verità e la menzogna sulla Rivoluzione Portoghese - La contro-rivoluzione si confessa” - illuminò il quadro nebuloso nel quale la rivoluzione d’Aprile fu tradita.

Si addentrò tanto in fondo nell’attribuzione di responsabilità che - il tempo sbiadisce la memoria -persino personalità progressiste stesse ammetteranno che esagerò nella colpevolizzazione di Mário Soares.

Non ci troviamo di fronte ad una questione secondaria. Vasco Gonçalves – altro grande portoghese - usando un linguaggio diverso, arriva ad un’identica conclusione.

L’autenticità di Alvaro Cunhal, nel rigore con cui evoca la rivoluzione tradita, é indissociabile dalla sua grandezza umana.

Il Partito fu per lui lo strumento della rivoluzione concepita come un infinito assoluto senza il quale l’esistenza perderebbe significato.

Troviamo la stessa grandezza nella scelta che precedette il passaggio del testimone come segretario generale del PCP.

Sono molto scarsi gli esempi come il suo.

Non dimentico le parole che gli udii pronunciare un giorno, già ultrasettantenne:

- I compiti del segretario generale di un Partito come il nostro esigono qualcuno in piena forma mentale e fisica. A quel punto saprei lasciare l’incarico...

E lui lo fece in modo esemplare, preparando la transizione come la dipartita propria di un rivoluzionario senza pari.

Per concludere questo testo, scritto nell’anniversario di Alvaro Cunhal, ricorderei una delle molte storie legate alla prolungata relazione di lavoro mantenuta con lui.

Di ritorno da un viaggio in Bulgaria, impressionato dalla lettura di un saggio di James West, della Commissione Politica del Partito Comunista degli USA, ed in accordo con lui, pubblicai un articolo intitolato, se la memoria non m’inganna, "Le origini dell’eurocomunismo nel browderismo". Era una riflessione che stabiliva un legame tra l’onda dell’eurocomunismo ed il revisionismo di Earl Browder, che produsse effetti devastanti in molti partiti comunisti dell’America Latina.

La segretaria d’Alvaro Cunhal mi telefonò per informarmi che egli aveva urgenza di parlarmi.

Lo incontrai molto mal disposto. Agitava in mano il giornale in cui paragrafi dell’articolo erano sottolineati in rosso ed in blu.

Ascoltai un’invettiva devastatrice. Per vari minuti non ebbi la possibilità di pronunciare una parola in mia difesa.
 
Qualificò la pubblicazione dell’articolo come un’attitudine irresponsabile, un errore imperdonabile. In tono durissimo andò accumulando censure.

Quando il flusso delle critiche si allentò un po’, tentai di esporre la mia posizione, sottolineando che un semplice mio articolo, di militante sconosciuto a Parigi e Roma, non poteva creare un così grande problema nel Partito.

Subito m’interruppe:

- A quest’ora l’articolo, trasmesso in Italia e Francia, sarà già all’attenzione delle segreterie di Berlinguer e di Marchais. Sarà interpretato come un attacco indiretto, non tuo, ma del PCP al PCI ed al PCF. Hai causato un danno irreparabile, senza possibile rimedio. Il danno è fatto ...-

Ma, improvvisamente, l’espressione del suo viso si raddolcì, il tono della voce mutò e, guardandomi negli occhi, parlando lentamente, mi mise una mano sulla spalla e mi attirò verso il mondo dell’assurdo e dell’inaspettato. Le sue parole resteranno per sempre registrate nella mia memoria:

- Devo chiarire che trovo l’articolo intelligente e ben scritto. Sono d’accordo con il contenuto. In altre circostanze avrei potuto firmarlo. Ma in questo momento la sua pubblicazione è stata disastrosa.

L’episodio aiuta a comprendere la dimensione umana del dirigente rivoluzionario che ora compie 91 anni.

Auguri, Alvaro!



Pubblicato in simultanea con l’edizione odierna del settimanale Alentejo Popular .

Questo articolo si trova in http://www.resistir.info .

traduzione dal portoghese a cura del Ccdp