Fonte
http://www.resistir.info/mur/alvaro_cunhal.html
Alvaro Cunhal, un grande della Storia
di Miguel Urbano
Rodrigues
Alvaro Cunhal nacque il 10 Novembre di
91 anni fa.
Sono i popoli, collettivamente, come soggetto della storia, a trasformare la
vita, ma è innegabile che alcuni uomini e donne contribuiscano, a volte in modo
decisivo, ad imprimerne la direzione.
Alvaro Cunhal resterà, per il tempo a venire, come uno di questi esseri
eccezionali. Pochi portoghesi segneranno tanto profondamente la storia del
nostro paese nel XX secolo. Forse nessuno è stato tanto calunniato ed
ingiuriato dalle forze reazionarie e da tutt’un fascio d’avversari di
molteplici settori ideologici.
Vasco Gonçalves affermò recentemente che il 25 Aprile sarà ricordato come la rivoluzione
più importante e profonda che scosse l’Europa Occidentale dalla Comune di
Parigi. Annunciò un’evidenza che la borghesia tenta di dimenticare. Ma è
ugualmente trasparente che, senza un suo intervento personale e di Alvaro
Cunhal negli avvenimenti, la Rivoluzione non sarebbe stata quello che fu.
Lenin diceva che senza teoria rivoluzionaria e senza organizzazione
rivoluzionaria non è possibile la rivoluzione. Nel caso portoghese, nonostante
la caduta del fascismo sia avvenuta ad opera di un’avanguardia armata, l’MFA,
la situazione creata dal golpe militare non sarebbe sfociata in una rottura
rivoluzionaria senza l’adesione immediata e torrenziale del popolo. Il ruolo
dei comunisti in questo fenomeno sociale, che per le sue caratteristiche
sorprese l’Europa ed il mondo, non è ancora stato sufficientemente studiato. Ma
la grande e generosa onda iniziale, segnata dallo spontaneismo, sarebbe
rifluita rapidamente, se il PCP non fosse riuscito con successo a canalizzare,
attraverso una partecipazione organizzata, la combattività delle masse nelle
città, nelle aree industriali e nelle campagne di Alentejo e di Ribatejo, per
obiettivi strategici che oltrepassavano largamente le rivendicazioni
congiunturali.
Se é un dato di fatto che le grandi conquiste di Aprile si sarebbero
concretizzate nel breve periodo compreso tra il fallimento del tentativo della
"maggioranza silenziosa" ed il 25 Novembre, occorre ricordare che la
difesa tenace di quelle stesse conquiste, quando cominciò la contro-rivoluzione,
non sarebbe stata fattibile se, all’epoca, una percentuale importante di
lavoratori non avesse resistito con lucidità e fermezza all’offensiva
restauratrice delle forze della destra tradizionale diretta dal Partito
Socialista.
É soprattutto durante l’escalation contro-rivoluzionaria che l’intervento di
Alvaro Cunhal ebbe il suo peso nel cammino della Storia. Non fu qualcosa di
inaspettato. In due opere fondamentali, scritte durante la clandestinità –
“Verso la Vittoria” e “La Riforma Agraria in Portogallo” – gli storici trovano già chiaramente
definito il pensiero di un rivoluzionario nel quale coesistono armoniosamente
l’ideologo, lo statista, lo stratega, il dirigente di partito e l’intellettuale
che riesce a contemplare il movimento della storia con attenzione all’immediato
e contemporaneamente con il distacco e la serenità di un artista.
Nel corso di oltre un decennio, ebbi l’opportunità di incontrare Alvaro Cunhal
con molta frequenza. Questo privilegio fu risultato degli incarichi che io,
come militante comunista, assolvevo. Ma apriva porte ad uno sguardo diverso
sull’umanista che la durezza apparente del dirigente politico occultava.
Il segretario generale del PCP, che appariva in televisione e faceva discorsi
nei grandi comizi del Partito, fu durante molti anni uno sconosciuto per la
stragrande maggioranza dei portoghesi. Allo stesso modo per i suoi stessi
compagni non era facile stabilire un collegamento tra il personaggio che agiva
nel grande scenario della Storia e l’autore di romanzi e novelle (edite sotto
lo pseudonimo di Manuel Tiago), il pittore, il saggista, l’artista
incompatibile con esclusioni dogmatiche, affascinato dai geni del Rinascimento
ed ammiratore ed «interprete» di altri, contemporanei, dagli impressionisti a
Picasso, capace di sentire la bellezza eterna di una cattedrale gotica o
l’incanto senza tempo di una creazione di Niemeyer.
É mia convinzione che la Rivoluzione Portoghese, in forza di una sterzata non
prevista della Storia - l’implosione dell’URSS - non avrebbe potuto
sopravvivere se fosse continuata nell’anno 75.
La scomparsa del Socialismo in Europa avrebbe reso impossibile la continuità
dell’esperienza di una sfida che si propose di trasformare il Portogallo in una
società non capitalistica, con l’ambizione di sradicare lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo.
Ma il destino della storia non si decide a partire da avvenimenti ancora non
realizzati. Nell’anno ’75, quando la rivoluzione portoghese fu tradita, erano
impensabili la scomparsa dell’URSS e l’egemonia barbara e planetaria degli USA.
Difendere le sue conquiste era un’esigenza rivoluzionaria. Fu allora, ripeto,
che la figura di Alvaro Cunhal si ingigantì e sotto la sua direzione il Partito
Comunista Portoghese avrà acquisito in una lotta permanente, all’interno del
quadro costituzionale, la struttura ed il profilo che lo proietteranno nel
mondo com’esempio d’organizzazione partitica che utilizzava nella lotta, come
guida all’azione, il marxismo-leninismo non come breviario scolastico, ma come
teoria (e pratica) creatrice in permanente rinnovamento, così come Lenin
l’aveva concepita. Non fu per capriccio che il suo libro “Il Partito con pareti
di vetro” - riflessione sul PCP come partito rivoluzionario della classe
operaia - non fu pubblicato in alcuni paesi dell’Europa Orientale. I dirigenti
dei partiti burocraticizzati al potere temevano gli effetti del modo frontale
con cui Alvaro Cunhal affrontava la tematica delle deviazioni e degli errori
incompatibili con la concezione leninista del partito rivoluzionario. Nella
maggior parte di questi paesi le organizzazioni comuniste, distanti dal popolo
ed in rottura con i principi del marxismo, agivano già come caricature di ciò
che avrebbe dovuto essere un partito comunista.
Fu nella fedeltà alla sua scelta rivoluzionaria di comunista ed al suo rispetto
per la storia profonda che Alvaro Cunhal, in uno dei suoi ultimi libri - “La
verità e la menzogna sulla Rivoluzione Portoghese - La contro-rivoluzione si
confessa” - illuminò il quadro nebuloso nel quale la rivoluzione d’Aprile fu
tradita.
Si addentrò tanto in fondo nell’attribuzione di responsabilità che - il tempo
sbiadisce la memoria -persino personalità progressiste stesse ammetteranno che
esagerò nella colpevolizzazione di Mário Soares.
Non ci troviamo di fronte ad una questione secondaria. Vasco Gonçalves – altro
grande portoghese - usando un linguaggio diverso, arriva ad un’identica
conclusione.
L’autenticità di Alvaro Cunhal, nel rigore con cui evoca la rivoluzione
tradita, é indissociabile dalla sua grandezza umana.
Il Partito fu per lui lo strumento della rivoluzione concepita come un infinito
assoluto senza il quale l’esistenza perderebbe significato.
Troviamo la stessa grandezza nella scelta che precedette il passaggio del
testimone come segretario generale del PCP.
Sono molto scarsi gli esempi come il suo.
Non dimentico le parole che gli udii pronunciare un giorno, già
ultrasettantenne:
- I compiti del segretario generale di un Partito come il nostro esigono
qualcuno in piena forma mentale e fisica. A quel punto saprei lasciare
l’incarico...
E lui lo fece in modo esemplare, preparando la transizione come la dipartita
propria di un rivoluzionario senza pari.
Per concludere questo testo, scritto nell’anniversario di Alvaro Cunhal,
ricorderei una delle molte storie legate alla prolungata relazione di lavoro
mantenuta con lui.
Di ritorno da un viaggio in Bulgaria, impressionato dalla lettura di un saggio
di James West, della Commissione Politica del Partito Comunista degli USA, ed
in accordo con lui, pubblicai un articolo intitolato, se la memoria non
m’inganna, "Le origini dell’eurocomunismo nel browderismo". Era una
riflessione che stabiliva un legame tra l’onda dell’eurocomunismo ed il
revisionismo di Earl Browder, che produsse effetti devastanti in molti partiti
comunisti dell’America Latina.
La segretaria d’Alvaro Cunhal mi telefonò per informarmi che egli aveva urgenza
di parlarmi.
Lo incontrai molto mal disposto. Agitava in mano il giornale in cui paragrafi
dell’articolo erano sottolineati in rosso ed in blu.
Ascoltai un’invettiva devastatrice. Per vari minuti non ebbi la possibilità di
pronunciare una parola in mia difesa.
Qualificò la pubblicazione dell’articolo come un’attitudine irresponsabile, un
errore imperdonabile. In tono durissimo andò accumulando censure.
Quando il flusso delle critiche si allentò un po’, tentai di esporre la mia
posizione, sottolineando che un semplice mio articolo, di militante sconosciuto
a Parigi e Roma, non poteva creare un così grande problema nel Partito.
Subito m’interruppe:
- A quest’ora l’articolo, trasmesso in Italia e Francia, sarà già
all’attenzione delle segreterie di Berlinguer e di Marchais. Sarà interpretato
come un attacco indiretto, non tuo, ma del PCP al PCI ed al PCF. Hai causato un
danno irreparabile, senza possibile rimedio. Il danno è fatto ...-
Ma, improvvisamente, l’espressione del suo viso si raddolcì, il tono della voce
mutò e, guardandomi negli occhi, parlando lentamente, mi mise una mano sulla
spalla e mi attirò verso il mondo dell’assurdo e dell’inaspettato. Le sue
parole resteranno per sempre registrate nella mia memoria:
- Devo chiarire che trovo l’articolo intelligente e ben scritto. Sono d’accordo
con il contenuto. In altre circostanze avrei potuto firmarlo. Ma in questo
momento la sua pubblicazione è stata disastrosa.
L’episodio aiuta a comprendere la dimensione umana del dirigente rivoluzionario
che ora compie 91 anni.
Auguri, Alvaro!
Pubblicato in simultanea con l’edizione odierna del settimanale Alentejo
Popular .
Questo articolo si trova in http://www.resistir.info .
traduzione dal portoghese a cura del Ccdp