www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 09-03-09 - n. 264

da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. VIII, Teti Editore, Milano, 1975
trascrizione a cura del CCDP nel 90° anniversario della III Internazionale
 
La formazione dell'internazionale Comunista
 
Parte prima – La nascita dell'internazionale
 
La nascita dell'Internazionale comunista fu determinata da fattori storici oggettivi e preparata dal corso generale dello sviluppo del movimento operaio e socialista.
 
Tradita dai suoi dirigenti opportunisti, la II Internazionale aveva subito un profondo tracollo nell'agosto del 1914. Dividendo la classe operaia, i socialsciovinisti avevano chiamato gli operai dei paesi in guerra a uccidersi tra loro sui fronti della guerra imperialistica, a collaborare con la "propria" borghesia e contemporaneamente a osservare la "pace civile" all'interno dei propri paesi, a rifuggire dalla lotta per gli interessi economici e politici del proletariato.
 
Il movimento socialista internazionale dovette affrontare un problema impellente: ottenere una vera unità internazionale del proletariato con un deciso distacco dall'opportunismo, formando una nuova organizzazione in sostituzione della II Internazionale, che aveva fatto bancarotta. A quel tempo l'unica grande organizzazione veramente internazionalistica era il partito bolscevico, diretto da Lenin e da esso partì l'iniziativa di costituire la III Internazionale.
 
LA LOTTA DEI BOLSCEVICHI PER L'INTERNAZIONALE COMUNISTA
 
Contemporaneamente alle parole d'ordine per la trasformazione della guerra imperialistica in guerra civile, il partito bolscevico lanciò quelle di: "Evviva la fratellanza internazionale degli operai contro lo sciovinismo e il patriottismo della borghesia di tutti i paesi!", "Evviva l'Internazionale proletaria libera dall'opportunismo!". Nei suoi scritti "La guerra e la socialdemocrazia russa", "Il fallimento della II Internazionale", "Il socialismo e la guerra", "La situazione e i compiti dell'Internazionale socialista", "L'imperialismo, fase suprema del capitalismo" e in molti altri Lenin elaborò le basi ideali e organizzative, sulle quali doveva nascere la nuova Internazionale. Nonostante le difficoltà della guerra e il diffondersi dello sciovinismo, Lenin riuscì nelle conferenze di Zimmerwald (1915) e Kiental (1916) a ottenere la scissione degli internazionalisti rivoluzionari dai social-sciovinisti e a porre le basi per un'unità internazionale sotto la guida della "sinistra zimmerwaldiana". Egli non riuscì però a portare a termine il compito di creare una nuova Internazionale con l'aiuto della corrente unitaria di Zimmerwald, perché le conferenze di Zimmerwald e di Kiental non accettarono le parole d'ordine bolsceviche sulla trasformazione della guerra imperialistica in guerra civile e sulla creazione della III Internazionale; alla conferenza di Zimmerwald la maggioranza era costituita da centristi, i quali sostenevano la pacificazione coi socialsciovinisti e la ricostituzione dell'opportunistica II Internazionale, che aveva fatto fallimento. La sinistra nei partiti socialisti dell'Occidente e la "sinistra zimmerwaldiana" erano ancora troppo deboli.
 
Nell'aprile del 1917 V.I. Lenin pose il problema di una completa rottura con la corrente di Zimmerwald, comprendente non solo i socialsciovinisti ma anche i centristi, che nascondevano il loro opportunismo dietro frasi pacifistiche. Lenin scriveva: "Spetta proprio a noi, e proprio in questo momento, di fondare senza indugi una nuova Internazionale rivoluzionaria, proletaria... " (1).
 
La VII conferenza (di aprile) del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (Bolscevico) sottolineò nelle sue conclusioni che "compito del nostro partito, che agisce in un paese dove la rivoluzione è iniziata prima che negli altri paesi, è quello di prendere l'iniziativa per creare una III Internazionale, che rompa definitivamente coi difensisti" e "che combatta pure decisamente la politica intermedia del centro".
 
La vittoria della Rivoluzione d'Ottobre accelerò la soluzione del problema riguardante la III Internazionale. Venne dimostrata in modo chiaro ai lavoratori di tutti i paesi, e soprattutto all'avanguardia della classe operaia, la giustezza delle idee leniniste; la Rivoluzione d'Ottobre innalzò la bandiera dell'internazionalismo; incitò il proletariato dei paesi capitalistici e i popoli sfruttati delle colonie e delle semi-colonie alla lotta decisiva per la propria liberazione; influenzò e approfondì la crisi generale del capitalismo e del sistema coloniale, parte integrante del sistema capitalistico. L'ondata rivoluzionaria si diffuse in tutto il mondo. Aumentò la coscienza della classe operaia. Il marxismo-leninismo divenne sempre più popolare. Sulle sue posizioni si allinearono i migliori rappresentanti dei partiti e delle organizzazioni operaie. Chiaro indice di questo movimento fu il rafforzamento della sinistra nelle file dei partiti socialdemocratici.
 
Nel gennaio del 1918 vennero intrapresi i primi passi per creare la III Internazionale. Una conferenza dei partiti e dei gruppi socialisti, indetta a Pietrogrado dal Comitato Centrale del partito bolscevico, decise d'indire una conferenza internazionale col seguente programma: i partiti che volevano entrare a far parte della nuova Internazionale, dovevano dichiarare la necessità della lotta rivoluzionaria contro i "propri" governi, la necessità di arrivare nel più breve tempo a una pace democratica, la volontà di sostenere la Rivoluzione d'Ottobre e il potere sovietico in Russia.
 
Contemporaneamente a questa iniziativa i bolscevichi moltiplicarono il lavoro di organizzazione delle sinistre nel movimento operaio internazionale e di preparazione di nuovi quadri.
 
Fin dai primi mesi dopo la Rivoluzione di Ottobre i socialisti di sinistra stranieri avevano organizzato gruppi rivoluzionari comunisti, soprattutto tra i prigionieri di guerra. All'inizio di dicembre uscivano giornali in lingua tedesca, ungherese, romena e in altre lingue. Per migliorare la direzione dei gruppi stranieri comunisti e per aiutarli, nel marzo del 1918 furono create, presso il Comitato Centrale del Partito Comunista Russo (Bolscevico), sezioni straniere, che nel maggio dello stesso anno si raggrupparono nella federazione delle sezioni estere presso il Comitato Centrale del Partito Comunista Russo (Bolscevico); presidente venne eletto il rivoluzionario ungherese Béla Kun. Con ex-prigionieri di guerra la federazione costituì il primo raggruppamento comunista internazionalista di Mosca, per la lotta alla controrivoluzione.
 
Nello stesso tempo pubblicò proclami, opuscoli e giornali in diverse lingue. Questa propaganda non solo veniva diffusa tra i prigionieri di guerra, ma anche tra le truppe tedesche in Ucraina e veniva spedita in Germania, nell'Austria-Ungheria e in altri paesi.
 
LA PREPARAZIONE DEL CONGRESSO COSTITUTIVO DELLA III INTERNAZIONALE
 
Le profonde modificazioni avvenute nel movimento operaio internazionale e gli eventi rivoluzionari del 1918 favorirono la lotta per la creazione della III Internazionale. L'avvento trionfale del potere sovietico, l'uscita della Russia dalla guerra mondiale, la sconfitta della sommossa della Legione cecoslovacca e di altre forze reazionarie dimostrarono la forza della rivoluzione socialista, aumentarono la autorità del governo sovietico e del partito bolscevico sul piano internazionale e fecero maturare la volontà rivoluzionaria di altre masse popolari. Dopo la rivoluzione in Finlandia e gli scioperi politici in Germania e nell'Austria-Ungheria, nel gennaio 1918 si ribellarono i marinai di Cattaro, si sviluppò il movimento di solidarietà con la Russia sovietica in Inghilterra, entrarono in sciopero generale politico i lavoratori cechi, la Francia fu scossa da una nuova ondata rivoluzionaria; alla fine del conflitto mondiale scoppiò la ribellione di Vladaja in Bulgaria, mentre le rivoluzioni in Germania e in Austria-Ungheria portavano al crollo delle monarchie semifeudali nel centro dell'Europa, alla liquidazione dell'impero austro-ungarico, alla formazione sui territori dell'impero di nuovi stati nazionali. In Cina, India, Corea, Indocina, Turchia, Persia, Egitto e in altri paesi dell'Africa e dell'Asia si sviluppò un largo movimento di liberazione nazionale.
 
Il rafforzamento delle posizioni marxiste-leniniste era accompagnato da una profonda crisi della socialdemocrazia. In quest'opera di chiarificazione, grande importanza ebbero i discorsi e le opere di Lenin quali la "Lettera agli operai americani", "La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky", "Lettera agli operai d'Europa e d'America" e altre ancora. Smascherando l'opportunismo e il centrismo, questi interventi aiutarono gl'internazionalisti, che vennero intensificando la propria azione nei partiti socialisti. In diversi paesi essi ruppero apertamente con gli opportunisti e diedero vita a partiti comunisti. Nel 1918 si formarono i partiti comunisti dell'Austria, della Germania, della Polonia, dell'Ungheria, della Finlandia e dell'Argentina.
 
All'inizio di gennaio del 1919 si tenne l'assemblea dei rappresentanti di otto partiti e organizzazioni comuniste. Su proposta di Lenin venne presa la decisione di rivolgersi ai partiti proletari rivoluzionari con la richiesta di prendere parte alla conferenza costitutiva della III Internazionale. Il 24 gennaio 1919, fu pubblicato l'appello, sottoscritto dai rappresentanti del Comitato Centrale del Partito Comunista Russo (Bolscevico), dagli uffici esteri del Partito Comunista Operaio Polacco, del Partito Comunista Ungherese, dal Partito Comunista Austriaco-tedesco, dalle sezioni russe del Partito Comunista Lettone, del Partito Comunista Finlandese, della Federazione dei socialdemocratici rivoluzionari dei Balcani, dal Partito Socialista Operaio Americano.
 
Nell'appello si formulava la piattaforma della nuova organizzazione internazionale, che doveva essere costituita dopo la conferenza. In esso si diceva: "Il gigantesco e rapido sviluppo della rivoluzione mondiale, che pone sempre nuovi compiti; il pericolo che la rivoluzione venga soffocata dagli stati capitalistici, che mascherano la loro lotta sotto l'ipocrita bandiera dell'unione dei popoli; i tentativi da parte dei partiti socialdemocratici di mettersi d'accordo e, perdonandosi l'un l'altro, di aiutare i propri governi e le proprie classi borghesi per ingannare ancora una volta la classe operaia; la grande esperienza rivoluzionaria, infine, che si è venuta a creare e l'internazionalizzazione di tutto lo sviluppo rivoluzionario sono tutti motivi, che c'impongono di prendere l'iniziativa e di mettere all'ordine del giorno la convocazione di un congresso internazionale dei partiti proletari rivoluzionari".
 
Alla costituente della III Internazionale vennero invitati i partiti comunisti della Russia, Germania, Austria, Ungheria, Polonia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, i rivoluzionari socialdemocratici della Cecoslovacchia, il Partito Operaio Social-democratico Bulgaro (i cosiddetti "socialisti stretti"), la sinistra del Partito Socialdemocratico Serbo, il Partito Socialdemocratico Romeno, il Partito Socialdemocratico Svedese di sinistra, il Partito Socialdemocratico Norvegese, il Partito Socialista Italiano, la sinistra socialista svizzera, spagnola, giapponese, belga, francese, danese, portoghese, inglese e degli Stati Uniti d'America.
 
LA CONFERENZA DI BERNA DEI PARTITI SOCIALDEMOCRATICI
 
I capi socialdemocratici, messi in allarme dal rafforzamento degli elementi internazionalisti, dalla nascita dei partiti comunisti e dallo sviluppo che stava assumendo il movimento per la costituzione della nuova Internazionale, cercarono di consolidare le forze ostili alla rivoluzione socialista, ridando vita alla II Internazionale. A questo scopo essi indissero una conferenza internazionale a Berna (Svizzera). La conferenza ebbe luogo dal 3 al 10 febbraio 1919. Vi parteciparono delegati provenienti da 26 paesi. Parecchi partiti e organizzazioni, già membri della II Internazionale, come i partiti socialisti della Svizzera, della Serbia, della Romania, la sinistra socialista belga, italiana e finlandese, l'Internazionale giovanile, il Segretariato femminile, rifiutarono di parteciparvi.
 
Tutta l'attività di questa conferenza, la prima del dopoguerra, dei partiti socialsciovinisti e centristi fu permeata di odio nei confronti della rivoluzione socialista. K. Branting, uno dei leaders della II Internazionale, rappresentante del Partito Socialdemocratico Svedese, intervenendo sul tema fondamentale "A proposito della democrazia e della dittatura", dichiarò che la Rivoluzione d'Ottobre era una deviazione dai principi della democrazia e invocò la liquidazione della dittatura del proletariato in Russia. Analoghi furono gli scopi dei discorsi di Henderson, Kautsky, Vandervelde, Jouhaux e di altri leaders social-democratici. Tutti cercarono di frenare l'espandersi dell'influenza nel mondo della Rivoluzione d'Ottobre. Il "problema russo", benché non fosse all'ordine del giorno della conferenza, in effetti ne occupò il posto centrale. La conferenza però non prese risoluzioni avverse allo stato sovietico poiché parte dei delegati, temendo di perdere la loro influenza sull'avanguardia dei partiti socialisti, si rifiutò di sostenere i nemici scoperti della Rivoluzione d'Ottobre.
 
La conferenza di Berna decise di ricostituire la II Internazionale (i dettagli organizzativi di questa decisione vennero stabiliti nelle due successive conferenze di Lucerna nel 1919 e di Ginevra nel 1920) . Per ingannare le masse, nelle risoluzioni della conferenza si parlava di costruzione del socialismo, di potere legislativo degli operai, di difesa degli interessi della classe operaia, ma il compito di realizzare questi e altri obiettivi veniva affidato alla "Società delle Nazioni".
 
Gli sforzi degli organizzatori della conferenza, intesi a ostacolare con la risorta Internazionale lo sviluppo del movimento comunista e l'unione dei partiti di nuovo tipo nell'Internazionale rivoluzionaria, risultarono vani. La nascita di un vero centro del movimento operaio internazionale era ormai un fatto irreversibile.
 
IL CONGRESSO COSTITUTIVO DELLA INTERNAZIONALE COMUNISTA
 
All'appello del 24 gennaio 1919 degli otto partiti e organizzazioni, diedero il loro assenso molti partiti operai. Come luogo d'incontro fu scelta Mosca, capitale dello stato, dove per la prima volta nella storia aveva vinto la dittatura del proletariato. Per raggiungere Mosca i delegati stranieri dovettero superare grandi difficoltà, causate sia dalle repressioni che nei paesi capitalistici colpivano i socialisti di sinistra e i comunisti, sia dalle vicende della guerra civile in Russia, sia dal blocco e dall'intervento capitalistico contro la Russia sovietica. Un delegato, rappresentante del Partito Comunista Austriaco, Gruber (Steinnart), raccontò in seguito: "Mi è capitato di viaggiare sui predellini dei vagoni, sui tetti, sui respingenti, persino sul tender e sulla locomotiva... Quando riuscivo a viaggiare sul carro bestiame era già un successo, perché gran parte del lungo viaggio durato 17 giorni l'ho dovuta compiere a piedi. Il fronte allora passava nella regione di Kiev. Da quelle parti passavano solo convogli militari. Mi travestii con abiti militari stracciati, fingendomi di ritorno dalla prigionia. Su di me pendeva sempre il pericolo di essere preso e fucilato dai bianchi. Per di più non conoscevo neppure una parola di russo". Nonostante tutti gli ostacoli, la maggioranza dei delegati giunse in tempo.
 
Il 1° marzo 1919, nell'assemblea preliminare, vennero stabiliti l'ordine del giorno, la lista degli oratori e delle commissioni. Fu inoltre discusso il problema riguardante la trasformazione della riunione in conferenza costitutiva dell'Internazionale comunista. Per l'opposizione del rappresentante del Partito Comunista Tedesco Hugo Eberlein (Albert), che sostenne argomenti quali il numero esiguo dei rappresentanti e l'assenza di partiti comunisti di molti paesi dell'Europa occidentale, l'assemblea decise di limitarsi allo svolgimento della conferenza e alla elaborazione di una piattaforma.
 
Il 2 marzo con il discorso d'apertura tenuto da Lenin ebbe inizio la prima conferenza mondiale dei partiti comunisti e delle organizzazioni socialdemocratiche di sinistra. La conferenza ascoltò i rapporti riguardanti la politica interna dei singoli paesi. I rappresentanti della Germania, della Svizzera, della Finlandia, della Norvegia, degli Stati Uniti, dell'Ungheria, dell'Olanda, dei paesi balcanici, della Francia, dell'Inghilterra descrissero le dure lotte di classe, che si stavano sviluppando nel mondo capitalista, l'influenza che la Rivoluzione d'Ottobre aveva avuto sul movimento rivoluzionario dei loro paesi, l'estendersi della popolarità del bolscevismo e di Lenin, capo del proletariato internazionale.
 
Il 4 marzo Lenin tenne il suo rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato. Nel movimento operaio di molti paesi si conduceva allora un'aspra polemica tra i sostenitori e gli avversari della dittatura del proletariato. Pertanto grande importanza acquistò la definizione della democrazia borghese come democrazia di una minoranza e della necessità di stabilire una democrazia nuova, proletaria, una democrazia cioè della maggioranza, fondata sull'abbattimento del giogo capitalista e sulla repressione di ogni resistenza delle classi sfruttatrici. Lenin smascherò i difensori della cosiddetta "democrazia pura", mostrando che la democrazia borghese, per la quale si erano dichiarati Kautsky e i suoi complici alla vigilia e dopo la rivoluzione russa, è null'altro che una forma di dittatura della borghesia. Invece la dittatura del proletariato, che in Russia aveva assunto la forma di potere sovietico, ha carattere popolare e democratico. La sua essenza, sostenne Lenin, "... sta nel fatto che l'intero potere statale, l'intero apparato statale ha come fondamento unico e permanente l'organizzazione di massa proprio di quelle classi, che sono state finora oppresse dal capitalismo... " (2).
 
Lenin dimostrò che i soviet si erano rivelati una formula pratica, che permette al proletariato di esercitare con successo il potere. La difesa della democrazia borghese da parte dei socialdemocratici, i loro attacchi alla dittatura del proletariato erano invece la negazione del diritto della classe operaia di fondare una propria democrazia proletaria.
 
Le tesi e il discorso di Lenin sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato servirono come base per le decisioni della conferenza.
 
Nel contempo l'arrivo di nuovi delegati, in particolare di quello austriaco, svedese eccetera, rimise all'ordine del giorno la questione riguardante la trasformazione della conferenza in congresso costitutivo dell'Internazionale comunista. La proposta venne avanzata dai rappresentanti dell'Austria, dei paesi balcanici, dell'Ungheria e della Svezia. Dopo breve discussione essa venne messa ai voti. I delegati all'unanimità e con grande entusiasmo approvarono la risoluzione di fondare la III Internazionale comunista. Il delegato del Partito Comunista Tedesco, Eberlein (Albert), nella sua dichiarazione di voto affermò che, vincolato dalle direttive ricevute dal proprio partito e per convinzione personale, egli si era battuto per rimandare la costituzione della III Internazionale, e si asteneva quindi dal voto; poiché però la fondazione della III Internazionale era un fatto compiuto, egli si sarebbe prodigato con tutte le sue forze per far sì che i suoi compagni "quanto più presto possibile si dichiarassero membri della III Internazionale". La sala accolse la comunicazione dell'esito della votazione al canto dell'"Internazionale". In seguito a questa decisione fu stabilito lo scioglimento del gruppo zimmerwaldiano.
 
Dopo aver preso la decisione di formare l'Internazionale comunista, la conferenza si trasformò in costituente, alla quale presero parte 34 delegati con voto deliberante e 18 con voto consultivo, in rappresentanza di 35 organizzazioni (tra le quali 13 partiti e 6 raggruppamenti comunisti).
 
Il congresso discusse la questione della conferenza di Berna e i rapporti con le altre correnti socialiste. Nelle sue decisioni il congresso sottolineò che la II Internazionale, risorta grazie agli sforzi dei socialisti di destra, rappresentava un'arma nelle mani della borghesia contro il proletariato internazionale e chiamò i lavoratori di tutti i paesi a una lotta senza quartiere contro l'Internazionale definita "gialla".
 
Il congresso ascoltò pure gli interventi dedicati alla situazione internazionale, alla politica dell'Intesa, al terrore bianco in Finlandia, pubblicò un manifesto ai proletari di tutto il mondo e votò una serie di risoluzioni. Vennero creati gli organi dirigenti che avrebbero avuto sede a Mosca: il Comitato Esecutivo, del quale entrarono a far parte un rappresentante per ogni partito comunista dei paesi più importanti, e un Ufficio politico composto di cinque membri, eletti dal Comitato Esecutivo.
 
Il 6 marzo 1919 la costituente dell'Internazionale comunista concluse i suoi lavori.
 
Note:
 
1) V. I. LENIN: I compiti del proletariato nella nostra rivoluzione, Opere, vol. 24, pag. 74.
2) V. I. LENIN: I congresso dell'Internazionale comunista. Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato, Opere, vol. 28, pag. 468.
 
 
Parte seconda – L'Internazionale dopo il I Congresso (prossima pubblicazione)