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- cultura e memoria resistenti - storia - 15-10-12 - n. 425
da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. XIII, Cap. IV, Teti Editore, Milano, 1975
La Repubblica di Cuba, primo stato socialista in America Latina
Le trasformazioni sociali ed economiche attuate a Cuba dopo la vittoria della rivoluzione popolare, il loro indirizzo antimperialistico, la politica coerente priva di compromessi sia all'interno che in campo internazionale del governo rivoluzionario diretto da Fidel Castro posero fine alle speranze di Washington in merito alle possibilità di restaurazione nell'isola del vecchio regime semicoloniale con l'aiuto delle forze della reazione interna e senza alcun intervento dall'esterno.
I monopoli americani, il Dipartimento di Stato, la Cia e il Pentagono cominciarono a dar vita a una campagna aperta contro Cuba rivoluzionaria. Nella condotta di questa campagna in aggiunta ai mezzi propri della pressione economica e politica fu data notevole importanza ad azioni a carattere militare e diversivo; a tale scopo furono utilizzate le forze dell'emigrazione controrivoluzionaria cubana concentrate sul territorio statunitense. Tra questa feccia controrivoluzionaria c'erano molti elementi legati al passato regime dittatoriale in qualità di membri dei servizi segreti, soldati e ufficiali dell'esercito di Batista, poliziotti eccetera.
Il 17 marzo 1960 il presidente degli Stati Uniti, Dwight Eisenhower ordinò alla Cia di dare inizio alla preparazione di un certo numero di unità formate da questi emigranti per la costituzione di un esercito mercenario col quale invadere Cuba. Nel dicembre del 1960, sotto la guida del Dipartimento di Stato, fu dato inizio alla formazione del "fronte di lotta contro Castro".
Gli Stati Uniti intrapresero anche alcuni passi diretti a isolare diplomaticamente l'isola della libertà. Essi tentarono di costringere i governi dei paesi latino-americani ad adottare sanzioni collettive contro Cuba. A questo scopo agli inizi del 1960 Eisenhower fece un viaggio nell'America Latina.
In agosto nella capitale del Costa Rica, San Josè, fu tenuta una conferenza dei ministri degli Esteri dell'Organizzazione degli Stati americani.
Facendo ricorso agli antichi metodi di un documento (la "dichiarazione di San Josè") nella quale Cuba veniva definita uno Stato "sottomesso a influenza extracontinentale" il che equivaleva a definirla un pericolo per la sovranità e l'indipendenza di tutti i paesi dell'emisfero occidentale.
Questo atto di interferenza negli affari interni di Cuba fu duramente condannato nella dichiarazione dell'Avana approvata il 2 settembre 1960 dall'Assemblea generale nazionale del popolo di Cuba.
L'aggressione economica e politica degli Stati Uniti contro Cuba, la guerra psicologica su larga scala fondata su calunnie riguardanti la rivoluzione cubana e i suoi leader, l'attività sovversiva e spionistica dei servizi segreti americani raggiunsero alla fine del 1960 dimensioni enormi.
Ai primi di gennaio del 1961 Washington rompeva ufficialmente le relazioni diplomatiche con Cuba.
Il governo rivoluzionario di Cuba prese misure decisive perché venisse respinta la crescente minaccia.
Allo scopo di mantenere l'ordine sociale nel paese e per condurre la lotta contro i sabotaggi e le altre specie di diversioni fu creata la milizia popolare.
Nelle montagne, dove si erano rifugiate le bande controrivoluzionarie, operava una speciale milizia montana. Quasi tutta la popolazione adulta di Cuba entrò a far parte del Comitato di difesa della rivoluzione che si occupava dell'attività militare-patriottica e propagandistica.
Le organizzazioni di massa, insieme con le forze armate e gli organi statali di sicurezza, divennero l'affidabile scudo della rivoluzione.
Il 16 aprile 1961 Fidel Castro in un discorso ai lavoratori dell'Avana proclamò il carattere socialista della rivoluzione cubana.
Il passaggio a una nuova fase rivoluzionaria trovò espressione nella trasformazione della dittatura rivoluzionaria e democratica delle masse popolari in dittatura del proletariato unitamente agli altri ceti di lavoratori, diretta contro il capitalismo. Peculiarità della fase di transizione della rivoluzione cubana fu il fatto che la direzione politica delle masse in questo periodo fu affidata a tre organizzazioni rivoluzionarie: il "Movimento del 26 Luglio", il Partito socialista popolare, il "Direttorato rivoluzionario del 13 marzo"; nel loro insieme questi organismi assolsero il compito di partito rivoluzionario unitario.
Con l'approfondirsi del processo rivoluzionario questa unità divenne sempre più solida e trovò espressione nella creazione dell'Organizzazione rivoluzionaria unita nata nel luglio del 1961 su base marxista-leninista.
In tal modo, nelle condizioni create dalla costante minaccia da parte della reazione estera e interna, la dittatura del proletariato a Cuba si affermò nella forma specifica di "democrazia del popolo in armi" e questo, insieme con la fiducia del popolo nella rivoluzione, con l'autorità politica dei suoi dirigenti, il forte spirito unitario rivoluzionario, fu uno dei fattori interni più importanti che consentì di condurre con successo la lotta contro i nemici della rivoluzione.
Un ruolo estremamente importante nel Campo della difesa della rivoluzione cubana e della sua evoluzione in senso progressivo fu svolto dal fattore esterno: la solidarietà e il sostegno da parte degli Stati della comunità socialista.
L'Unione Sovietica, fedele ai principi leninisti dell'internazionalismo socialista, si pose decisamente dalla parte di Cuba rivoluzionaria.
In risposta alle sanzioni economiche del governo americano, l'URSS acquistò lo zucchero cubano e cedette a Cuba i necessari quantitativi di petrolio.
Il 13 febbraio 1960 fu sottoscritto il primo accordo sovietico-cubano riguardante gli scambi commerciali e i relativi pagamenti per il 1960-1964 definito in quel momento da Fidel Castro il più vantaggioso tra tutti quelli che Cuba avesse mai sottoscritto in passato.
L'accordo riguardava non solo le questioni commerciali ma prevedeva anche un aiuto tecnico per lo sviluppo industriale di Cuba e prevedeva la concessione di un credito per100 milioni di rubli.
Agli inizi del 1961 l'attività di preparazione da parte dell'imperialismo americano di un piano diretto all'abbattimento del potere rivoluzionario a Cuba entrò nella fase decisive.
Originariamente si era pensato di organizzare in territorio cubano una cosiddetta "guerra partigiana". Alla base di questo piano c'era la convinzione che il sabotaggio nelle città e il banditismo nelle campagne condotti dalle forze della controrivoluzione interna unitamente alle difficoltà di ordine economico provocate dal blocco avrebbero suscitato il malcontento e il panico tra le masse, avrebbero favorito l'estendersi di una opposizione tra gli operai e avrebbero disgregato l'esercito rivoluzionario.
Ma la Cia dovette abbandonare questo tipo di piano poiché, come fu costretto a riconoscere successivamente il direttore esecutivo della Cia Lyman Kirkpatrick, "il governo di Castro era particolarmente popolare tra gli operai, i contadini e i soldati e una reale opposizione alla rivoluzione era presente soltanto tra le classi abbienti che però avevano in gran parte abbandonato Cuba".
Dal momento che la "guerra partigiana", secondo le conclusioni alle quali era pervenuta la Cia, non lasciava presagire nulla di positivo si decise di ritornare al piano Eisenhower del 17 marzo 1960 e ricorrere a un aperto intervento esterno. In sostanza l' "operazione Pluto" preparata dalla Cia e dal Pentagono, prevedeva lo sbarco di mercenari sulla spiaggia della Baia dei Porci nella provincia di Playa Giron, la conquista di parte del territorio cubano e la creazione di un governo fantoccio che gli Stati Uniti avrebbero immediatamente riconosciuto e al quale avrebbero fornito ogni possibile aiuto al fine di abbattere il regime rivoluzionario a Cuba.
Circa seimila emigrati controrivoluzionari cubani istruiti e diretti dalla Cia seguirono un "corso di istruzione" in campi militari del Guatemala e del Nicaragua.
Dal 24 al 27 febbraio una speciale commissione del Pentagono ispezionò la brigata di mercenari della Cia.
Il direttore della Cia Allen Dulles e il suo vice Richard Bissel, che si erano assunti lu diretta responsabilità dell' "operazione Pluto" assicurarono al presidente Kennedy che questa avrebbe avuto successo e non avrebbe richiesto l'intervento diretto delle forze armate statunitensi. All'intervento presero tuttavia parte 20 aviatori americani.
L'operazione ebbe inizio il 17 aprile 1961. Lo sbarco di 1.500 mercenari sul territorio cubano suscitò insoddisfazione e proteste da parte di tutte le forze progressiste del mondo.
Il 18 aprile 1961 il governo sovietico condannò con risolutezza l'azione provocatoria e dichiarò che "l'Unione Sovietica, così come per gli altri paesi amanti della pace, non avrebbe abbandonato nel pericolo il popolo cubano e avrebbe fornito tutto l'aiuto necessario per appoggiarlo nella giusta lotta per la libertà e l'indipendenza di Cuba".
Letteralmente tutta Cuba si levò in difesa della rivoluzione.
L' "operazione Pluto", che era costata alla Casa Bianca 45 milioni di dollari si concluse con un completo fallimento. I mercenari furono annientati in meno di 72 ore.
Ma a Washington ci si accingeva già a preparare nuovi piani diretti a soffocare Cuba rivoluzionaria. All'VIII conferenza consultiva dei ministri degli Esteri dell'Organizzazione degli Stati americani tenuta a Punta del Este alla fine di gennaio del 1962 gli USA riuscirono a far approvare la decisione di espellere Cuba dall'Osa e di rompere i rapporti diplomatici e commerciali tra Cuba e i paesi latino-americani.
Il 3 febbraio 1962 il previdente John Kennedy impose l'embargo sul commercio con Cuba. Calpestando rozzamente ogni norma di diritto internazionale il governo degli Stati Uniti pretese dai paesi che dipendevano dal capitale americano di cessare l'invio a Cuba di ogni tipo di merci, inclusi i generi alimentari e le medicine. Alle navi straniere che avessero fatto scalo a Cuba venne vietato l'uso di porti americani.
I paesi che non si sottomisero alle richieste di Washington furono sottoposti a pressioni politiche e a sanzioni economiche di vario genere.
La riposta del popolo cubano a questo nuovo atto di ostilità fu la seconda dichiarazione dell'Avana approvata il 4 febbraio 1962.
In essa venivano risolutamente condannati gli attentati delle forze reazionarie contro le conquiste della rivoluzione cubana, veniva smascherata la politica imperialista degli USA e veniva riaffermata l'inflessibile risolutezza di Cuba nel voler seguire la via del socialismo.
Il governo statunitense non cessò di compiere azioni aggressive contro Cuba. Si fecero più frequenti gli attacchi dall'aria e dal mare contro centri abitati costieri dell'isola della libertà. Nelle montagne dell'Escambray furono create bande contro-rivoluzionarie organizzate e finanziate dalla Cia. Si preparava un altro intervento militare.
In questa situazione il governo cubano, con l'assenso del governo sovietico, decise di schierare sul territorio di Cuba missili sovietici a media gittata destinati a rafforzare le capacità difensive della giovane repubblica.
In risposta a questa decisione il 22 ottobre 1962 gli USA imposero a Cuba il blocco militare. Intorno all'isola della libertà furono concentrate 183 navi da guerra statunitensi; furono posti in stato di allerta 100 mila soldati e ufficiali americani in Florida e il contingente americano in Europa occidentale. Il Pentagono richiamò inoltre in servizio 150 mila riservisti e rafforzò la guarnigione della base militare navale di Guantanamo.
Il governo dell'URSS con una dichiarazione del 23 ottobre 1962 condannò risolutamente "queste azioni aggressive senza precedenti" e avvertì che "se gli aggressori scateneranno la guerra l'Unione Sovietica darà il suo più potente colpo di risposta".
L'assurda politica dei circoli reazionari degli USA portò a una crisi internazionale gravissima. L'umanità si trovò sull'orlo del baratro di una nuova guerra mondiale. L'URSS fece tutto ciò che poteva per evitare il conflitto armato. Nel corso delle trattative intercorse alla fine di ottobre e agli inizi di novembre del 1962 tra sovietici e americani l'URSS ottenne garanzie che gli USA non avrebbero attaccato Cuba e acconsentì ad allontanare da Cuba i propri missili e i bombardieri Il-28. Per effetto degli accordi raggiunti mediante queste trattative il 21 novembre di quello stesso anno gli USA toglievano il blocco militare e navale a Cuba e annullavano tutte le misure di carattere militare prese. Il blocco economico però fu confermato.
Il processo di edificazione del socialismo a Cuba si svolse in condizioni difficili. Nel 1959-1965 sul suo territorio operarono 179 bande controrivoluzionarie. La Cia continuava a preparare piani per l'eliminazione fisica di Fidel Castro e degli altri esponenti dello Stato repubblicano di Cuba.
Soltanto nel periodo 1960-1965 furono organizzati otto complotti, con la partecipazione della Cia, che si proponevano di uccidere Fidel Castro.
Aumentò notevolmente il numero delle provocazioni contro Cuba (nel 1962-1967 superarono il numero di cinquemila) da parte della guarnigione della base marittima americana esistente sul territorio cubano: Guantanamo.
Il popolo cubano lottò politicamente, economicamente, ideologicamente e militarmente, mobilitando tutte le proprie forze per respingere l'aggressione dall'esterno, per vincere il blocco imperialista e battere i nemici di classe della rivoluzione all'interno del paese.
Nel corso di multi anni Cuba fu costretta a tenere sotto le armi per le esigenze delle difesa più di 300 mila persone.
Nonostante tutte le difficoltà derivanti dalla necessità di difendere la rivoluzione negli anni '60 a Cuba si riuscì a creare nuove basi su fondamenti socialisti e a trasformare le sovrastrutture.
Agli inizi del 1961 a Cuba fu iniziata la lotta contro l'analfabetismo su scala mai vista nell'emisfero occidentale e con ottimi risultati.
Alla data del 1° gennaio 1961 Cuba aveva una popolazione di 6.933.253 abitanti dei quali 979.207 non sapevano leggere e scrivere. L'anno 1961 nell'isola della libertà venne proclamato "anno dell'istruzione". Tutto il paese si trasformò in una immensa scuola. Su invito del governo rivoluzionario decine di migliaia di volontari confluirono nelle brigate dei "maestri popolari". "Ogni cubano deve diventare un insegnante, ogni casa una scuola", "Studio, lavoro e fucile": furono queste le parole d'ordine con le quali venne condotta la grandiosa campagna che consentì di dare sostanzialmente soluzione a uno dei principali problemi della rivoluzione culturale: la liquidazione dell'analfabetismo (alla fine del 1961 c'era soltanto il 3,9 per cento di analfabeti).
II blocco economico provocò pesanti difficoltà all'economia di Cuba.
I problemi che il paese si trovava ad affrontare si aggravarono dal momento che negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione la sua economia non poté essere completamente riorientata verso i nuovi mercati esteri. Mancavano le materie prime, le parti di ricambio, la valuta estera; molti specialisti borghesi qualificati abbandonarono Cuba. Furono avvertite insufficienze organizzative e talvolta furono applicati metodi errati di gestione dell'economia.
Fidel Castro dichiaro: "Nella gestione economica indubbiamente abbiamo commesso errori idealistici e talvolta non abbiamo compreso che esistono leggi oggettive che devono essere osservate". Ma le difficoltà principali lungo la strada della creazione delle basi materiali e tecniche del socialismo furono dovute all'arretratezza dell'economia cubana nel suo complesso, eredità del passato coloniale e risultato del lungo predominio dei monopoli americani.
Nei 1962 le Organizzazioni rivoluzionarie unite furono trasformate nel partito unico della rivoluzione socialista di Cuba, che i1 3 ottobre 1965 prese il nome di Partito comunista cubano.
Alla base dell'attività del partito comunista furono poste le regole del centralismo democratico e i principi organizzativi leninisti.
Fidel Castro fu eletto primo segretario del comitato centrale del partito.
"Con la fondazione del partito comunista" si affermava nelle risoluzioni del suo primo congresso tenuto nel dicembre del 1975 "la rivoluzione cubana si è dotata del necessario strumento politico che garantisce l'ininterrotto carattere del suo processo storico nel conseguimento degli scopi finali della classe operaia e di tutto il popolo lavoratore: la costruzione del socialismo e del comunismo".
Il processo di creazione delle basi materiali e tecniche del socialismo a Cuba fu caratterizzato da una serie di specificità.
Nel corso di secoli alla base dell'economia dell'isola c'era stata l'agricoltura. Nel programma elaborato verso la meta del 1963 per lo sviluppo economico di Cuba per i successivi 10-15 anni venne perciò rivolta particolare attenzione ai settori trainanti dell'agricoltura: la produzione della canna da zucchero e l'allevamento del bestiame.
All'industria venne tuttavia assegnato il ruolo di leva principale nel campo dell'ammodernamento materiale e tecnico dell'agricoltura.
In tal modo l'edificazione delle basi materiali e tecniche del socialismo a Cuba previde in primo luogo la creazione di un'agricoltura evoluta e, sulla sua base, lo sviluppo successivo di una grande industria meccanica. Questo indirizzo fu condizionato da un'intera serie di fattori interni ed esterni: il ruolo di Cuba quale principale esportatore di zucchero sui mercati mondiali, la grande disponibilità di forza lavoro e la concentrazione dei principali mezzi di produzione nell'agricoltura, le condizioni naturali ottimali per la coltivazione della canna da zucchero e di altre culture e, infine, l'esistenza della comunità socialista che invia a Cuba le merci necessari.
Condizione necessaria per la realizzazione di questo programma fu il consolidamento del settore socializzato nelle campagne cubane.
Agli inizi degli anni '60 10 mila proprietari terrieri ai quali non era stata tolta la terra nel corso della prima riforma agraria si trasformarono nei principali nemici di classe della rivoluzione all'interno del paese.
Fallita l'avventura militare fu proprio su di loro che fecero conto i successivi piani di lotta, contro Cuba rivoluzionaria, dell'imperialismo americano e delle organizzazioni contro-rivoluzionarie che avevano organizzato le loro basi in USA. Le fattorie di questi contadini ricchi furono trasformate in rifugi per le bande che operavano nelle province orientali di Cuba, centri della propaganda anticomunista.
Nell'ottobre del 1963 il governo rivoluzionario di Cuba proclamò la legge della seconda riforma agraria.
Le proprietà dei contadini ricchi vennero liquidate e passò sotto il controllo delle Stato il 70 per cento delle terre coltivabili. L'estensione massima di un possedimento terriero venne fissato in 67,1 ettari. Anche se il settore privato conservò un posto nella struttura sociale delle campagne cubane la sua essenza mutò profondamente: ora i suoi rappresentanti provenivano dalle famiglie contadine che nel passato erano comprese tra le più povere.
Il governo rivoluzionario trovò in essi i più fedeli difensori della rivoluzione.
Già nel 1961 a Cuba era stata creata l'Associazione nazionale dei piccoli coltivatori.
Tramite questa organizzazione di massa del partito comunista il governo rivoluzionario attuò la sua politica nelle campagne aiutando i lavoratori agricoli ad acquisire i mezzi tecnici, le sementi e i concimi e migliorando le loro condizioni di vita. A sua volta l'associazione cooperò nella realizzazione della politica agraria del partito e del governo.
Elementi economici fondamentali del settore statale divennero i poderi del popolo e le cooperative. I primi furono formati dai latifondi utilizzati per l'allevamento e la coltura del riso e costituirono una variante delle imprese agricole socialiste. Le cooperative furono formate soprattutto dai contadini occupati nella coltivazione della canna da zucchero.
Accanto al settore privato in agricoltura continuò a esistere per un certo tempo un piccolo settore capitalistico private (5 per cento) in settori marginali dell'industria. Nel 1968 le imprese di questo settore furono nazionalizzate.
Il passaggio di fatto di tutta l'industria sotto il controllo dello Stato subito dopo la rivoluzione consentì, già nel 1962, di procedere alla pianificazione centralizzata dell'economia.
Nonostante i costi imposti dalla necessità di consolidare le capacità di difesa del paese, di superare le difficoltà create dal blocco economico e dal complesso processo di formazione di rapporti di produzione socialisti, l'economia di Cuba segnò notevoli successi.
L'incremento del prodotto nazionale lordo nel 1966-1970 fu in media pari al 3,9 per cento rispetto all'1,9 del periodo 1961-1965.
Del valore che la dirigenza socialista di Cuba assegnava alla ristrutturazione economica del paese sono testimonianza i provvedimenti per il rafforzamento dei quadri dell'industria e dell'agricoltura.
Basta dire che a capo della Banca nazionale fu posto già nel novembre del 1959 il più intimo compagno di lotta di Fidel Castro, Ernesto Che Guevara.
Nel febbraio del 1961 egli fu posto a capo del neonato ministero per l'Industria di base. Che Guevara ebbe un ruolo importante nell'elaborazione della politica economica della rivoluzione cubana.
Nel 1964, con l'aiuto dell'Unione Sovietica, si procedette alla ristrutturazione dell'industria saccarifera; venne prevista la ricostruzione delle imprese esistenti e la creazione di nuove imprese, la meccanizzazione di tutti i tipi di lavoro di concimazione della canna da zucchero, la soluzione del problema dei mezzi di trasporto.
Energiche misure furono prese dal governo rivoluzionario per lo sviluppo e l'ammodernamento della produzione di beni destinati all'esportazione e furono ottenuti notevoli risultati: nel 1970 si ottenne una produzione di zucchero di livello record, 8,5 milioni di tonnellate. Aumentò il prodotto nazionale lordo dell'agricoltura nel suo complesso. Nel 1969-70 l'incremento fu pari al 32 per cento rispetto al 1961-62.
Alla fine degli anni 60 i lavoratori di Cuba ottennero importanti risultati nello sviluppo dell'elettroenergetica, dell'industria mineraria, petrolchimica e chimica, nella sfera dell'edilizia industriale e abitativa.
Venne rivolta particolare attenzione alla preparazione dei quadri nazionali. Già nel 1968 il numero degli ingegneri che lavoravano nell'economia cubana aveva superato il livello del 1958.
Nei dieci anni trascorsi dalla rivoluzione il Partito comunista di Cuba e il governo rivoluzionario riuscirono a fare molto per migliorare il tenore di vita della popolazione.
Fu completamente eliminata la disoccupazione; venne introdotta l'istruzione obbligatoria gratuita e l'assistenza sanitaria, fu migliorato il sistema di assicurazione sociale e venne ridotto il costo degli affitti.
È indicativo il fatto che nel 1958 a Cuba c'era un solo ospedale rurale con dieci posti letto; verso la metà degli anni 60 erano stati costruiti 47 ospedali rurali con 1.300 posti letto e 50 policlinici, che nel periodo pre-rivoluzionario non esistevano, nelle zone rurali.
Lo sviluppo di rapporti commerciali ed economici con i paesi della comunità socialista, alla base dei quali fu posto il principio della parità, del reciproco vantaggio e dell'aiuto disinteressato aprì a Cuba un mercato garantito per la sua produzione e per i suoi bisogni di materie prime, di prodotti industriali e beni di consumo, le garantì la concessione di crediti e l'ottenimento di consulenza tecnica e scientifica.
Il partner commerciale più importante di Cuba divenne l'Unione Sovietica verso la quale nel 1968 venne diretto il 44,3 per cento delle sue esportazioni e il 60,9 per cento delle importazioni; l'URSS diede a Cuba ogni aiuto economico, politico e militare.
"Noi non dimenticheremo mai" affermava in occasione del I Congresso del Partito comunista cubano Fidel Castro "che senza la solidarietà internazionale, senza l'aiuto che ci è stato dato nella lotta decisiva dei nostri lavoratori dai fratelli di classe di tutto il mondo e in particolare dal grande popolo dell'Unione Sovietica, di fronte all'imperialismo arrogante e aggressivo, padrone di fatto dei destini dei popoli del nostro emisfero, i rivoluzionari cubani sarebbero stati destinati soltanto a un'eroica morte, come i comunardi parigini, ma non avremmo potuto vincere".
Le forze della reazione non riuscirono a mettere Cuba in ginocchio.
I successi nell'edificazione del primo Stato socialista dell'emisfero occidentale sono la testimonianza del fallimento politico dell'isolamento e della discriminazione dell'isola della libertà ricercato dagli Stati Uniti.
"Anche quando ci trovammo nelle fauci dell'imperialismo americano"dichiarava Fidel Castro al II Congresso del Partito comunista cubano nel dicembre 1980"non ci siamo fatti spaventare dalla sua potenza, non siamo rimasti accecati dalla sua ricchezza, non ne abbiamo accettato l'ideologia, non ci siamo fatti confondere dalle sue azioni".
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