www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 28-02-13 - n. 443

da Rinascita, anno X, n.2, 1953
trascrizione per Resistenze.org del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
in occasione dell'anniversario della scomparsa di Stalin (05/03/1953)
 
Il cordoglio unanime del popolo italiano
 
La luttuosa notizia della morte del Capo amato dei lavoratori ha trovato la prima eco dolorosa nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro di tutta Italia. In centinaia e centinaia di aziende, dai grandi complessi alle piccole officine, in ogni provincia, il lavoro è stato spontaneamente sospeso per qualche minuto. Le maestranze si sono raccolte in assemblea, hanno commemorato la figura e l'opera di Giuseppe Stalin; negli stabilimenti, nei reparti, nei cortili sono apparse le prime bandiere abbrunate, i primi ritratti, i primi registri per la raccolta delle firme.
 
Subito dopo, le manifestazioni e le iniziative in memoria e in onore del grande combattente della pace si sono allargate ai quartieri, ai rioni, ai più sperduti villaggi. Già nella giornata del 6 marzo, migliaia di riunioni popolari erano avvenute nelle sedi del partito, nelle Case del popolo, nei caseggiati. Ovunque apparivano bandiere a mezz'asta, foto e ritratti di Stalin, ovunque si raccoglievano firme. Non mancano notizie di sospensioni delle lezioni anche in alcune scuole, dove maestri e allievi, levatisi in piedi, hanno brevemente commemorato lo Scomparso. Intiere città, come Livorno e Cerignola, appaiono parate a lutto.
 
Nelle organizzazioni di partito e sindacali si verifica un afflusso immediato, spontaneo di nuove iscrizioni. Molti cittadini, durante le celebrazioni, chiedono di aderire al P.C.I. e alla C.G.I.L. Vengono presi nuovi impegni di reclutamento. Ad Ancona, si decide la diffusione di 20 mila copie, del discorso di Stalin al XIX Congresso del P.C.U.S.; a Sbarre (Reggio Calabria) viene costituito, nel nome di Stalin, un nuovo reparto di Pionieri. Gruppi di cittadini si recano a bordo delle navi sovietiche ancorate nei porti italiani, a recare agli ufficiali e ai marinai dell'U.R.S.S. l'espressione del cordoglio e della solidarietà del nostro popolo: questo avviene a bordo della «Jean Jaurès» nel porto di Genova, a bordo dell'«Askold» e della «Moghilev» nel porto di Mestre, a bordo della «Admiral Ushakov» a Porto Marghera.
 
In diverse città, come a Torino, Roma, Ancona, gli esercenti dei cinema ritirano taluni film antisovietici annunciati già in programmazione.
 
Fin dalle prime ore dopo l'annuncio della morte di Stalin cominciano ad affluire all'Ambasciata della U.R.S.S. a Roma e alle autorità sovietiche a Mosca i telegrammi di cordoglio di organizzazioni politiche, sindacali e democratiche di massa, di associazioni partigiane, femminili, giovanili, culturali, di singoli lavoratori, cittadini, donne. All'Ambasciata sovietica a Roma giungono tremila telegrammi nella prima giornata, seimila e cinquecento nella seconda. Non mancano, tra questi, i messaggi che esprimono lo sdegno popolare per le dichiarazioni che De Gasperi e Gonella - unici nel mondo - hanno osato pronunciare contro Giuseppe Stalin e la sua opera, e per le deformazioni faziose della radio italiana.
 
All'Ambasciata sovietica, intanto, comincia il flusso imponente delle delegazioni e dei cittadini che vengono a recare l'espressione del commosso cordoglio del popolo della Capitale ai rappresentanti dello Stato sovietico. Corone e fasci di fiori si accumulano attorno al busto di Stalin esposto nella sede dell'Ambasciata. Uomini e donne d'ogni età, d'ogni condizione, d'ogni nazionalità accorrono in lunghe file, e si sobbarcano spesso lunghe attese per manifestare con un mazzo di fiori o con una firma il proprio dolore. Il primo giorno 22 mila firme si sono già allineate nei registri dell'Ambasciata, assieme a semplici frasi di affetto, di fierezza, di riconoscenza. Il secondo giorno il numero delle firme è salito a 42 mila, e fra esse sono numerose quelle dei contadini giunti dall'Agro romano. Il terzo giorno si giunge a 81 mila firme, ma poiché molti non hanno firmato e spesso la firma è stata apposta solo dal capo delle delegazioni, si calcola che siano stati circa 100 mila i cittadini romani a sfilare dinanzi all'ambasciatore Kostilev e agli altri membri della rappresentanza sovietica. Lo stesso è avvenuto nei consolati sovietici delle altre città italiane.
 
Alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica la scomparsa di Stalin ha suscitato impressione profonda tra i parlamentari, senza distinzione di gruppo e di tendenza. Lo attestano le dichiarazioni raccolte dalla stampa tra gli uomini politici d'ogni partito; lo attesta il carattere solenne della commemorazione che ha avuto luogo nei due rami del Parlamento. Alla Camera la commemorazione è stata tenuta dai compagni Togliatti e Nenni; per il governo ha pronunciato brevi parole il sottosegretario Taviani, al quale ha fatto seguito il presidente Gronchi, ascoltato in piedi dalla assemblea. Al Senato, l'orazione del compagno Scoccimarro è stata ascoltata in piedi da tutti i senatori, dai membri del governo presenti, e dalla Presidenza; ha parlato il compagno Pertini, e si sono brevemente associati il ministro Rubinacci e il presidente Paratore. Sia alla Camera che al Senato, la seduta è stata sospesa per un'ora in segno di lutto.
 
Celebrazioni analoghe sono state compiute in numerosissimi consigli comunali e provinciali, anche là dove la maggioranza non è nelle mani delle forze democratiche. Così all'assemblea regionale sarda, nel consiglio comunale di Genova, nei consigli provinciali di Napoli e di Roma, nel consiglio comunale di Milano, nel consiglio provinciale di Benevento. Molte sedute consigliari sono state sospese, in segno di lutto. La bandiera abbrunata è stata esposta ai balconi di numerosi palazzi comunali.
 
Questo vastissimo e profondo movimento di cordoglio è sfociato nella solenne manifestazione nazionale indetta dalla C.G.I.L. per la mattina di lunedì 9 marzo: la sospensione del lavoro di 20 minuti (10 minuti per il servizio tranviario urbano), proclamata in contemporaneità con i funerali di Giuseppe Stalin a Mosca. Malgrado un rissoso tentativo dei dirigenti della C.I.S.L. e della U.I.L. di spezzare l'unità della manifestazione, la sospensione d'ogni attività lavorativa è stata compatta e pressoché totale. Anche un numero molto elevato di negozi, botteghe, imprese artigiane ha aderito alla manifestazione abbassando le saracinesche. Varie associazioni di commercianti e anche alcune unioni industriali locali hanno dichiarato la propria solidarietà.
 
Nello stesso momento, a Roma, nel teatro Valle, si svolgeva la seduta pubblica del Comitato centrale del P.C.I., con la partecipazione dei membri della Commissione centrale di controllo, dei gruppi parlamentari comunisti della Camera e del Senato, d'una rappresentanza del Comitato centrale del P.S.I. e di delegazioni delle Associazioni democratiche. Nel corso della seduta, presieduta dal compagno Secchia, Rodolfo Morandi ha parlato a nome del Partito socialista. Il compagno Longo ha pronunciato il discorso commemorativo. I segretari regionali del P.C.I. hanno recato alla tribuna gli impegni di lavoro e di reclutamento delle rispettive organizzazioni.
 
Sempre alla stessa ora (la F.G.C.I. aveva compiuto la commemorazione di Stalin a Ferrara, dove era in atto il Congresso nazionale della federazione), in ogni città, in ogni rione, in ogni villaggio, nelle piazze, nei locali pubblici, nelle sedi di partito, nei luoghi di lavoro, sono state tenute solenni assemblee commemorative aperte a tutti i lavoratori e a tutti i cittadini.
 

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