www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 14-03-17 - n. 624

Riproponiamo in occasione dell'anniversario della morte di Carlo Marx (14/03/1883)


Sulla tomba di Marx *

Friedrich Engels | Sozialdemokrat di Zurigo, n. 13, 1883 in Ricordi su Marx, Rinascita, 1951, pag. 7
Trascrizione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

17/03/1883

Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra. L'avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l'abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre.

Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d'Europa e d'America, nonché per la scienza storica. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano.

Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana e cioè il fatto elementare, finora nascosto sotto l'orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi prima di occuparsi di politica, di scienza, d'arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un'epoca in ogni momento determinato costituiscono la base sulla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l'arte ed anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.

Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti.

Due scoperte simili sarebbero più che sufficienti a riempire tutta una vita. Fortunato chi avesse avuto la sorte di farne anche una sola. Ma in ognuno dei campi in cui Marx ha svolto le sue ricerche - e questi campi furono molti e nessuno fu toccato da lui in modo superficiale - in ognuno di questi campi, compreso quello delle matematiche, egli ha fatto delle scoperte originali.

Tale era lo scienziato. Ma lo scienziato non era neppure la metà di Marx. Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria. Per quanto grande fosse la gioia che gli dava ogni scoperta in una qualunque disciplina teorica, e di cui non si vedeva forse ancora l'applicazione pratica, una gioia ben diversa gli dava ogni innovazione che determinasse un cambiamento rivoluzionario immediato nell'industria e, in generale, nello sviluppo storico. Così egli seguiva in tutti i particolari le scoperte nel campo dell'elettricità e, ancora in questi ultimi tempi, quelle di Marcello Deprez (1).

Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell'altro all'abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato contribuire all'emancipazione del proletariato moderno al quale Egli, per primo, aveva dato la coscienza della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione: questa era la sua reale vocazione. La lotta era il suo elemento. Ed ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto. La prima Rheinische Zeitung nel 1842, il Vorwärts di Parigi nel 1844, la Deutsche Brüsseler Zeitung nel 1847, la Neue Rheinische Zeitung nel 1848-49, la New York Tribune dal 1852 al 1861 e, inoltre, i numerosi opuscoli di propaganda, il lavoro a Parigi, a Bruxelles, a Londra, il tutto coronato dalla grande "Associazione Internazionale degli Operai", ecco un altro risultato di cui colui che lo ha raggiunto potrebbe esser fiero anche se non avesse fatto niente altro.

Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero; i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione e non rispose se non in caso di estrema necessità. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere, senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale.
Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!

Note:

* F. Engels, Sulla tomba di Marx, Discorso pronunciato al cimitero di Highgate (Londra) il 17 marzo 1883 e pubblicato sul Sozialdemokrat di Zurigo, n. 13, il 22/03/1883 - in Ricordi su Marx, Rinascita, 1951, pag. 7

1) Fisico francese che fece i primi tentativi di trasmissione dell'energia a distanza.


L'insegnamento dimenticato di chi nacque il 5 maggio 1818 a Treviri

Enzo Pellegrin

06/05/2014

L'orazione di F. Engels sulla tomba di Marx rappresenta uno dei più bei ricordi del monumentale contributo al progresso sociale delle classi popolari del rivoluzionario di Treviri.

Ricordare la luce fa bene in un'epoca come l'attuale, la quale si muove ora tra le tenebre riconquistate dai capitalisti, ora tra i fari psichedelici di chi vuol nascondere il vero motore della storia: la lotta delle classi.

Oggi, di lotta di classe e di rapporti di produzione e sfruttamento non parla più nessuno. Da un lato, i servi diretti del potere economico dispensano il pensiero unico dell'economia borghese. Dall'altro,  c'è chi riduce ogni ingiustizia del mondo alla corruzione dei potenti. L'origine delle ingiustizie sociali non sarebbe il sistema economico borghese ed il capitalismo, ma gli abusi di una sua oligarchia cattiva, la corruzione di chi detiene il potere, la cosiddetta illegalità, la consorteria.

Depurati di queste asserite malattie, i rapporti economici attuali potrebbero restituire all'uomo una sostanziale eguaglianza nelle pari  opportunità, il prevalere del merito e dell'iniziativa individuale, il recupero dell'ambiente e soprattutto la libertà.

Il monumentale contributo di Marx fu quello di scoprire questo comodo inganno: i rapporti di produzione capitalistici non sono né buoni né cattivi. La situazione odierna, la concentrazione di ricchezze e di potere economico in poche mani, la povertà crescente di sempre maggiori frazioni dei ceti popolari e medi, il debito come unica parte della ricchezza pubblica che rimane nelle mani dei cittadino, sono il naturale sviluppo di questo sistema, basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, i quali forniscono il potere di gestire i rapporti economici, imponendoli agli sfruttati.

L'anarchia produttiva dominante, accanto alla povertà mondiale, ne sono ad un tempo risultato ed anche fondamento. Basta gettare un occhio di lungo periodo sulla storia per convincersene. Un razionale e scientifico distacco aiuterebbe a comprendere che, nel nostro paese, le redini dell'informazione o della politica, elementi basilari della raccolta del consenso nelle democrazie borghesi, sono nelle mani di poche persone legate indissolubilmente alla continuazione dei rapporti capitalistici: si tratti di una consorteria elettorale sfacciatamente votata alla soddisfazione dei monopoli bancari e finanziari dell'UE, si tratti di opposizioni che distraggono l'attenzione dal colpevole fondamentale per nasconderlo dietro alla corruzione od alle migrazioni, tutti costoro operano per la perpetuazione di questi rapporti di sfruttamento.

Alcuni propongono il razzismo e la violenza contro l'uomo. Altri si perdono dietro diabolici antidoti, pensando di risolvere la disoccupazione  con un reddito-elemosina che consente di comprare il pane ma ti obbliga ad accettare lavori-schiavitù quando vengono proposti, pena la perdita dell'elemosina. Un'antidoto che non sovverte i rapporti, ma aiuta gli sfruttatori a pagare di meno il lavoro.
Per onorare degnamente Marx varrebbe la pena di ricordare "Il pane e le rose".

Noi non abbiamo bisogno dei padroni per produrre ciò di cui necessitiamo.

La casta, la mafia ed il pizzo da cui liberarsi non è nient'altro che il profitto. Quel profitto che la legge, i parlamenti ed i tribunali riconoscono al capitalista.
Vogliamo, appunto, il pane e le rose: la libertà sul serio, non solo sulla carta costituzionale o nelle parole e nelle scartoffie dei parlamentari, più o meno di opposizione.

E a conquistarla tocca a noi.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.