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100 anni dopo, alcuni fatti troppo spesso dimenticati della Rivoluzione russa
République sociale | republiquesocialeblog.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
18/11/2017
Cento anni fa, i bolscevichi, guidati da Lenin, presero il potere in Russia. Questa rivoluzione popolare avrebbe mutato il corso del paese e del mondo per decenni a venire. Vedeva la luce per la prima volta al mondo il potere operaio e segnava sin dall'inizio lo spirito del tempo.
I primi decreti approvati dal Congresso dei Soviet, non tardarono: riguardavano la guerra che infuriava in Europa dal 1914; con il decreto sulla pace, la nuova Russia cessava le ostilità con la Germania. Poi vennero i decreti che distribuivano la terra ai contadini, nazionalizzavano le industrie e dichiaravano la "sovranità dei popoli della Russia".
Non si tratta qui di ripercorrere tutta la storia dell'URSS, ma di concentrarsi su tre punti che hanno segnato la storia dell'URSS e che sono troppo spesso dimenticati, cioè che la Rivoluzione russa fu anche una rivoluzione femminista, che l'Unione Sovietica contribuì notevolmente alla vittoria sul fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale, infine che costituì un generoso aiuto nei confronti dei movimenti di liberazione nazionale e dei paesi progressisti.
Una rivoluzione femminista
Questa rivoluzione operaia e socialista fu anche sotto ogni aspetto una rivoluzione femminista, in un momento in cui la relazione tra uomini e donne era improntata alla disuguaglianza. L'8 marzo 1921 Lenin decretò, in omaggio alle operaie di San Pietroburgo, la Giornata internazionale della donna, celebrata oggi nel mondo.
Ma il governo sovietico, con la prima donna ministro, Alexandra Kollontai (Commissario del popolo per il benessere sociale), si spinse molto più a fondo nel garantire i diritti delle donne: il diritto di voto, il diritto al divorzio, la lotta contro l'analfabetismo che riguardava l'80% delle donne. Il 16 settembre 1918 fu varato il codice della famiglia e il 18 novembre 1920 venne promulgato il decreto che autorizzava l'aborto. Vennero anche istituiti il congedo di maternità e la parità di retribuzione per uomini e donne.
Riforme che, anche oggi, sono impensabili in alcuni paesi apparentemente più avanzati della Russia sovietica.
L'URSS, vincitore della seconda guerra mondiale
Oggi la visione del mondo e della Seconda Guerra Mondiale è un po' cambiata, dato che la maggioranza ritiene che furono gli Stati Uniti a contribuire più largamente alla sconfitta della Germania nazista, ma le cose andarono diversamente.
L'URSS ha subito notevoli perdite, con quasi 26 milioni di morti, ed è il paese in cima alla classifica delle nazioni che hanno avuto più vittime. Stalingrado fu indubbiamente il punto di svolta della Seconda Guerra Mondiale. Quando nel 1943, dopo un'eroica resistenza, i sovietici riuscirono a sconfiggere gli eserciti in Germania e ad avviare un contrattacco, segnano l'inizio della caduta del Terzo Reich e della sconfitta di Hitler.
L'Armata Rossa avrebbe liberato gran parte dell'Europa. Se l'URSS non vi fosse stata, le forze naziste inviate sul fronte russo avrebbero dato un altro contributo alla guerra. Per rendersene conto, basta immaginare come sarebbe stato con milioni di soldati nazisti a rafforzare il fronte occidentale, tenendo conto delle difficoltà dei partigiani e delle truppe allo sbarco. Non si tratta quindi di negare il ruolo che altri eserciti hanno avuto, in particolare le truppe americane, ma di riabilitare quello dell'URSS, che si è posto come baluardo del fascismo come gli altri partiti comunisti.
Alcuni anni prima, quando scoppiò la guerra spagnola tra fascisti e repubblicani nel 1936, fu già l'Unione Sovietica ad andare in soccorso della Repubblica spagnola. Di fronte alla timidezza delle democrazie occidentali, di Francia e Regno Unito in particolare, che in nome di una presunta neutralità, da nessuno rispettata, non intervennero in Spagna, l'URSS inviò armi, carri armati, munizioni e consiglieri agli eserciti della Repubblica. Furono create in quell'occasione le Brigate internazionali, consentendo a migliaia di uomini e donne comunisti, socialisti, repubblicani e democratici provenienti da tutto il mondo di venire a combattere il fascismo.
Il governo del Fronte popolare francese guidato da Leon Blum, deciderà finalmente di aiutare, discretamente, i combattenti spagnoli. Lasciando passare armi e munizioni e aprendo il confine alle brigate internazionali. Ma non sarà sufficiente. Mentre il campo democratico guardava la Spagna affondare, i paesi fascisti non esitarono a inviare truppe, armi e aerei in gran numero. Alla fine Franco uscì vittorioso dalla guerra spagnola e avrebbe retto, per questo, quasi 40 anni di dittatura.
L'Unione Sovietica, malgrado le esitazioni di inizio conflitto, fu l'unico paese ad aiutare realmente i repubblicani. Fu certo un aiuto insufficiente, ma fondamentale se le democrazie avessero fatto lo stesso.
L'aiuto ai movimenti di liberazione nazionale
Appena conclusa la Seconda Guerra Mondiale, iniziò un altro conflitto, più sottile, più ideologico e indiretto: la guerra fredda. Il campo occidentale contro il campo socialista, la NATO contro il Patto di Varsavia, gli Stati Uniti e il loro imperialismo contro l'Unione Sovietica e il suo internazionalismo. L'URSS era, in quegli anni del dopoguerra, di aiuto ai numerosi movimenti di liberazione e dei paesi progressisti che conquistavano l'indipendenza.
Sin dallo scoppio della Rivoluzione russa e dall'insediamento del governo sovietico venne annunciato e confermato da Lenin il carattere fondamentalmente internazionalista della Rivoluzione socialista. Lenin aveva compreso benissimo che la nuova Russia sovietica, che sarebbe diventata l'Unione Sovietica nel 1922, non poteva tener testa alle armate bianche e alle forze della finanza senza innescare altre rivoluzioni in Europa.
E gli eventi che seguirono la Rivoluzione russa, andarono in questa direzione. Prima in Germania, dove Lenin ripose buona parte di queste speranze, scoppiò una rivoluzione guidata dalla Lega Spartachista di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. La rivolta finì nel sangue e i due leader furono brutalmente assassinati dopo questo episodio rivoluzionario. Nonostante il fallimento del cambio di potere a Berlino, in Baviera, il 7 aprile 1919, fu proclamata la Repubblica dei Consigli di Baviera durata appena un paio di settimane, schiacciata dall'esercito tedesco il 3 maggio 1919.
Poco prima, in Ungheria, il 21 marzo 1919, fu proclamata da Bela Kun la Repubblica dei Consigli d'Ungheria. Sul modello della nuova Russia, la Repubblica Sovietica Ungherese si ergeva contro gli imperialisti per quasi 143 giorni prima di venire schiacciata, come la Baviera, dagli eserciti occidentali.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si moltiplicarono le guerre di decolonizzazione e di liberazione nazionale. Emersero movimenti in tutto il mondo per affermare il diritto di ogni popolo all'autodeterminazione. In America Latina, Asia, Medio Oriente, Africa, l'aiuto sovietico fu prezioso. In primo luogo per i movimenti e poi per i paesi progressisti e socialisti che ricevevano dall'URSS e dal campo socialista, armi, denaro, materiali e consigli.
Ogni movimento socialista, ogni nuovo paese progressista, ogni guerriglia marxista era un modo in più di combattere l'imperialismo nordamericano che, per parte sua, non ha esitato a rovesciare paesi progressisti e governi democratici. Il colpo di stato cileno del 1973, quando il General Pinochet, appoggiato dalla CIA rovesciò il governo popolare e democratico di Salvador Allende, rimarrà per il popolo cileno e per la sinistra internazionale, un dramma e una ferita per sempre aperta.
Gli aiuti sovietici saranno di beneficio a molti paesi: l'Egitto di Nasser, la Cina popolare, almeno durante i primi anni, la Cuba socialista o la Siria baathista godettero della generosità sovietica come qualsiasi nazione che si contrapponeva all'imperialismo.
Con la caduta del campo socialista negli ultimi anni '80, crollò un mito, aprendo un nuovo periodo in cui l'imperialismo USA avanzava il suo modello, la sua visione politica ed economica. Un'era unilaterale di cui alcuni paesi, come la Cina e la Russia, oggi vorrebbero vedere la fine per far posto a un mondo multipolare.
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