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Cento anni di vergogna: l'annessione della Palestina è iniziata a Sanremo

Ramzy Baroud | palestinechronicle.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

06/05/2020



I partecipanti alla Conferenza di Sanremo hanno sigillato il destino degli enormi territori confiscati all'Impero ottomano dopo la sua sconfitta nella Prima guerra mondiale (Foto: File)

Cento anni fa, i rappresentanti di un pugno di potenze si incontravano a Sanremo, una sonnolenta cittadina della Riviera italiana. Insieme, avrebbero segnato il destino degli enormi territori sottratti all'Impero ottomano uscito sconfitto dalla Prima guerra mondiale.

Il 25 aprile 1920, la Risoluzione della Conferenza di Sanremo veniva adottata dal Consiglio supremo degli Alleati del dopoguerra. Furono stabiliti mandati occidentali su Palestina, Siria e "Mesopotamia" - Iraq. Gli ultimi due erano teoricamente designati per l'indipendenza provvisoria, mentre la Palestina fu concessa al movimento sionista per stabilirvi una patria ebraica.

"Il Mandatario sarà responsabile dell'attuazione della dichiarazione (Balfour) originariamente fatta l'8 novembre 1917 dal Governo britannico e adottata dalle altre Potenze alleate, in favore dell'istituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico", si leggeva nella risoluzione.

La risoluzione diede maggiore riconoscimento internazionale alla decisione unilaterale della Gran Bretagna, di tre anni prima, di concedere la Palestina alla Federazione sionista allo scopo di stabilirvi una patria ebraica, in cambio del sostegno sionista della Gran Bretagna durante la Grande guerra.

E come nella Dichiarazione Balfour britannica, veniva fatta breve menzione degli sfortunati abitanti della Palestina, la cui patria storica era ingiustamente confiscata e consegnata a dei colonizzatori.

L'istituzione di quello stato ebraico, secondo Sanremo, si basava sul vago "accordo" che "nulla deve essere fatto che possa ledere i diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non ebraiche in Palestina".

Questa aggiunta è stata semplicemente un misero tentativo di apparire politicamente equilibrata, mentre nella realtà non venne mai stato messo in atto alcun meccanismo di applicazione per garantire che tale "accordo" fosse mai rispettato o attuato.

In effetti, si potrebbe sostenere che il lungo impegno dell'Occidente nella questione di Israele e Palestina ha seguito lo stesso modello di Sanremo: al movimento sionista (e alla fine a Israele) vengono garantiti i suoi obiettivi politici sulla base di condizioni inapplicabili che non vengono mai rispettate o implementate.

Si noti come la stragrande maggioranza delle risoluzioni delle Nazioni Unite relative ai diritti dei palestinesi sia storicamente approvata dall'Assemblea generale, non dal Consiglio di sicurezza, dove gli Stati Uniti sono una delle cinque potenze con diritto di veto, sempre pronti a reprimere ogni tentativo di far rispettare il diritto internazionale .

È questa dicotomia storica che ha portato all'attuale situazione di stallo politico.

Le leadership palestinesi, una dopo l'altra, hanno miseramente fallito nel cambiare questo paradigma soffocante. Decenni prima dell'istituzione dell'Autorità palestinese, innumerevoli delegazioni, comprese quelle che sostenevano di rappresentare il popolo palestinese, viaggiavano in Europa, facendo appello a un governo o all'altro, lamentando il caso palestinese e chiedendo equità.

Cosa è cambiato da allora?

Il 20 febbraio, l'amministrazione Trump ha pubblicato la propria versione della Dichiarazione Balfour, definita "Accordo del secolo".

La decisione americana che, ancora una volta, ha infranto il diritto internazionale, apre la strada a ulteriori annessioni coloniali israeliane della Palestina occupata. Minaccia sfacciatamente i palestinesi di severe punizioni in caso di mancata cooperazione. In effetti, lo sono già stati, quando Washington ha tagliato tutti i finanziamenti all'Autorità palestinese e alle istituzioni internazionali che forniscono aiuti essenziali ai palestinesi.

Come nella Conferenza di Sanremo, nella Dichiarazione di Balfour e in numerosi altri documenti, a Israele è chiesto, sempre in modo educato ma senza alcun piano per far valere tali richieste, di concedere ai palestinesi alcuni gesti simbolici di libertà e indipendenza.

Alcuni potrebbero obiettare e giustamente, che "l'Accordo del secolo" e la risoluzione della Conferenza di Sanremo non sono identici, nel senso che la decisione di Trump è stata unilaterale, mentre Sanremo fu il risultato del consenso politico tra i vari paesi - Gran Bretagna, Francia, Italia e altri.

È vero, ma vanno ancora considerati due punti importanti: in primo luogo, anche la Dichiarazione Balfour è stata una decisione unilaterale. Gli alleati dei britannici impiegarono tre anni per accettare e ratificare la decisione illegale presa da Londra di concedere la Palestina ai sionisti. La domanda ora è: quanto tempo impiegherà l'Europa per fare suo "l'Accordo del secolo"?

In secondo luogo, lo spirito di tutte queste dichiarazioni, promesse, risoluzioni e "accordi" è lo stesso, in cui le superpotenze decidono in virtù della loro pesante influenza di riorganizzare i diritti storici delle nazioni. In qualche modo, il colonialismo del passato non è mai veramente morto.

All'Autorità Palestinese, come alle precedenti leadership palestinesi, si presenta il proverbiale bastone e la carota. Lo scorso marzo, il genero del presidente USA Donald Trump, Jared Kushner, ha detto ai palestinesi che se non fossero tornati ai negoziati (inesistenti) con Israele, gli Stati Uniti avrebbero sostenuto l'annessione israeliana della Cisgiordania.

Ormai da quasi tre decenni e certamente, dalla firma degli accordi di Oslo nel settembre 1993, l'AP ha scelto la carota. Ora che gli Stati Uniti hanno deciso di cambiare del tutto le regole del gioco, l'autorità di Mahmoud Abbas sta affrontando la sua più grave minaccia esistenziale: inchinarsi a Kushner o insistere per tornare a un paradigma politico morto che è stato costruito, poi abbandonato da Washington?

La crisi interna alla leadership palestinese viene affrontata con assoluta chiarezza da parte di Israele. Il nuovo governo israeliano di coalizione, composto dai precedenti antagonisti alla carica di Primo ministro, Benjamin Netanyahu e Benny Gantz, ha deciso provvisoriamente che l'annessione di gran parte della Cisgiordania e della Valle del Giordano è solo una questione di tempo. Stanno semplicemente aspettando il cenno di assenso americano.

È improbabile che aspetteranno a lungo, poiché il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha dichiarato il 22 aprile che l'annessione dei territori palestinesi è "una decisione israeliana".

Francamente, importa poco. La Dichiarazione Balfour del XXI secolo è già stata fatta; si tratta solo di renderla la nuova realtà incontestata.

Forse è giunto il momento per la leadership palestinese di capire che strisciare di fronte a coloro che hanno ereditato la Risoluzione di Sanremo, costruendo e sostenendo il colonialismo israeliano, non è mai stata, né sarà mai la risposta.

Forse è giunto il tempo di un profondo ripensamento.


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