www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 04-01-21 - n. 774

Centenario del Congresso di Tours e nascita del Partito comunista francese

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare



Il Congresso di Tours, tenutosi dal 25 al 30 dicembre 1920, fu il XVIII congresso nazionale della Sezione francese dell'Internazionale operaia (SFIO). Durante questo congresso venne creata la Sezione francese dell'Internazionale Comunista (SFIC, il futuro Partito comunista francese - PCF).

Dal 1914, l'unità della SFIO si frantumò per gli effetti scaturiti dall'Union sacrée alla quale partecipò la grande maggioranza dei socialisti, quindi dalla Rivoluzione d'Ottobre del 1917 e dal significativo sviluppo del movimento operaio in Francia.

Nel febbraio 1920, al congresso di Strasburgo, il 92% dei membri accettò il ritiro della SFIO dalla Seconda Internazionale, screditata dalla sua mancanza di fermezza nell'opporsi alla guerra. Da quel momento si studiarono le condizioni per entrare a far parte della Terza Internazionale, nata nel 1919 dalla scissione dell'Internazionale operaia, sotto la guida di Lenin e dei bolscevichi.

Durante il congresso di Tours, la SFIO si divise in tre campi:

- Il primo, largamente maggioritario, riunisce la componente più a sinistra della SFIO, quella di coloro che parteggiano per l'adesione alla Terza Internazionale comunista; tra questi, il giovane Paul Vaillant-Couturier, di cui pubblichiamo di seguito gli estratti del suo intervento.

- Il secondo campo, al centro, è guidato da una minoranza che accetta l'adesione (Jean Longuet e Paul Faure), ma solo a molte condizioni, in particolare quella del rifiuto del processo insurrezionale della rivoluzione ("kautzkisti").

- Il terzo campo, "la destra", guidato da Léon Blum, rifiuta totalmente l'adesione. Questo campo aveva sostenuto i governi francesi tra il 1914 e il 1918, votato i crediti di guerra, e desiderava rimanere all'interno della Seconda Internazionale.

La polemica tra Vaillant-Couturier, Longuet e Blum, sui principi e sulla via da seguire per costruire il Partito della rivoluzione socialista, ci è sembrata di grande attualità. […]

Buona lettura!

* * *

Polemica tra Vaillant-Couturier, Longuet e Blum

Vaillant-Couturier. - Sarò breve in quanto, avendo già parlato la maggior parte degli oratori della mia tendenza, l'argomento sembra essere quasi completamente esaurito.

Vorrei innanzitutto rendere omaggio, alla soglia di questo dibattito, alla mozione redatta dai miei amici Blum e Bracke, una mozione estremamente lucida, molto chiara, che afferma con tutti i dettagli necessari l'impossibilità per i compagni di questa parte del Congresso (la destra) di aderire alla Terza Internazionale.

Li ringrazio per i discorsi che hanno fatto. Conosco la loro decisione; ha perfettamente senso e riflette molto chiaramente il sentimento di gran parte del gruppo parlamentare.

Ma vorrei anche rivolgermi al mio compagno Longuet, la cui mozione che ho già combattuto alla Federazione della Senna, non giunge certo con la stessa chiarezza di quella dei nostri compagni della destra.

Finora avevo sperato nell'adesione del nostro compagno Longuet alla Terza Internazionale, poiché la sua mozione era stata chiamata con riserva. Non sapevamo ancora se le riserve avrebbero davvero prevalso sulla volontà di aderire o se invece sarebbe stata la volontà di aderire ad avere la meglio sulle riserve.

So che questa mozione riflette lo stato d'animo di Longuet e di Paul Faure; so anche che si danno, in seno al loro stesso gruppo di ricostruttori, interpretazioni diverse di questa mozione, e infine so che alcuni dei loro compagni - me ne felicito e tutti lo accogliamo con favore - sono già molto più vicini a noi che alla loro destra.

Ma non ignoro nemmeno che, in un dibattito di questa importanza, sono in gioco le sorti del Partito, perché qualunque sia la soluzione, è questa la posta in gioco... Io sono giovane del Partito, compagni, e me ne rimprovero; ma lo amo questo Partito. Mi gridano, da questa parte: "A scuola!", come se non fosse facile chinarsi sui libri e imparare, con tutta la buona volontà che si può avere.

Parte della frazione centrista si avvicina inevitabilmente a destra. Doveva succedere, è perfettamente normale e non biasimo i compagni che agiscono in questo modo. Non sarebbe affatto da marxisti incolpare gli uomini per quello che fanno, quando queste azioni sono determinate da circostanze indipendenti dalla loro volontà.

Avete reso, gli uni e gli altri, i servizi che dovevate rendere. Non siete più con noi, senza dubbio, per le battaglie di domani; senza dubbio, saremo separati; senza dubbio, ci rincontreremo, a volte, a muso duro; questo è fatale. Ma di una cosa sono anche certo, e cioè che (i miei compagni del gruppo parlamentare mi perdoneranno per questa anticipazione) da questa parte potranno finalmente inaugurare liberamente una politica di vera democrazia repubblicana. Blum mi approva...

Blum - No!

Vaillant-Couturier - No? ... Penso che Blum sorrida. So precisamente che questo blocco di sinistra, di cui Bracke è il nemico, senza dubbio, poiché la sua mozione gli era ostile, ha nel gruppo parlamentare una maggioranza di partigiani molto fermi.

Siamo tutti d'accordo, da questa parte, nel ritenere che si tratti di pratiche che non dovranno più verificarsi nel nostro Partito.

Longuet ha spiegato a lungo, in tutta buona fede e con uno sforzo considerevole, qual era la posizione dei compagni della sua tendenza. Ha detto che si basavano sull'intero movimento internazionale per condannare Mosca, e ci ha portato qui l'eloquenza di alcune figure. Ci ha detto: Vedete, andate in un'Internazionale che quasi non esiste, un'Internazionale che non include nessuno dei maggiori partiti del mondo. Noi andiamo a Vienna; ci incontriamo con tutti i partiti di buona volontà.

I compagni di Longuet possono fare quello che la mozione del comitato per la Ricostruzione dell'Internazionale annuncia? Volete davvero raggiungere quanto prima l'unità mondiale del socialismo nella Terza Internazionale?

Longuet. - Naturalmente

Vaillant-Couturier. - È questo che volete fare, Longuet?

Longuet. - Certo.

Vaillant-Couturier. - Vedremo in quale misura vi troverete nella possibilità di entrare in questa Terza Internazionale dopo tutte le dichiarazioni fatte a Berna. Mi sembra che a Berna tu e i tuoi compagni aveste, nella condanna della politica della Terza Internazionale, una chiarezza che mi sarebbe piaciuto vederti portare alla vostra mozione.

Avete condannato tutte le pratiche della Terza Internazionale e, proprio sul terreno della dittatura del proletariato, avete ceduto a non so quale formazione kautzkista che vi ha fatto dire una frase che merita davvero di essere rilevata: se il proletariato conquista il potere con mezzi democratici, l'esercizio della dittatura sarà necessario nel caso di resistenza della borghesia.

Siamo in un sogno! Credi, Longuet, che sia possibile che la borghesia non resista? Credi, Longuet, che dobbiamo aspettare finché la borghesia non avrà dato inizio al sabotaggio della rivoluzione per ricorrere contro di essa ai mezzi coercitivi che essa stessa già utilizza contro di noi, di cui si servirà domani con ancora più violenza. Quando verranno i tempi che Sembat aveva previsto, i tempi che potrebbero essere prossimi, in cui la borghesia utilizzerà tutti i mezzi di repressione che sta preparando, non solo le sue prigioni e i suoi manganelli, ma anche i suoi carri armati per le lotte di strada, i suoi aerei e i suoi gas asfissianti, pensi che solo allora dovremo chiederci se dobbiamo davvero resistere con la forza alla borghesia?

Penso che prima, nello spirito stesso della dittatura del proletariato, ci sia l'idea che il proletariato, per prendere il potere, debba assicurarsi contro i rischi che la borghesia gli può far correre e assicurarsi contro di essa con tutta la violenza necessaria affinché questo sabotaggio da voi previsto diventi impossibile o quantomeno sia limitato dallo schiacciamento più completo possibile della classe capitalista.

Compagni di centro, davvero, la situazione in cui vi trovate merita una certa considerazione. Non voglio fare dello spirito a riguardo, ma comunque posso parlare dell'equilibrismo con cui vi mantenete tra soluzioni opposte.

So molto bene che sarebbe più piacevole poter conciliare l'inconciliabile; so che lo spirito del giusto mezzo è qualcosa di tanto più seducente poiché la lunga educazione che la borghesia ci ha dato ci prepara a soluzioni comode, che risparmiano questo e che risparmiano quello.

Ma ci sono momenti in cui realmente l'equilibrio si rompe, quando le transizioni diventano impossibili; ci sono momenti in cui diventa impossibile non dichiararsi per una cosa o per l'altra. C'è un momento in cui l'unità formale, l'unità fittizia, l'unità che non è più ciò che voleva Jaurès, l'unità che non è altro che una caricatura, nasconde solo l'assembramento collegato da fila troppo grossolane di persone che non possono più lavorare davvero insieme.

* * *

Vaillant-Couturier. - Poc'anzi, abbiamo parlato di fanatismo. Longuet ha parlato di questo fanatismo che doveva animarci. Anche i compagni di destra devono pensare che siamo dei fanatici… Ad essere franchi, questo fanatismo c'è anche dalla vostra parte, ma in un altro senso. Perché, pur essendo di quelle persone che si definiscono di giusto mezzo e che vogliono a tutti i costi avvicinare gli estremi, conservate, nel vostro atteggiamento, uno spirito, un ardore, una violenza, che si conciliano perfettamente con voi e - perdonatemi per aver usato questo termine - con ciò che chiamate nella vostra mozione e che anche noi chiamiamo, lo spirito piccolo-borghese che, ammetterai, è piuttosto irritato.

Chiedi la definizione di questo spirito piccolo-borghese Longuet, nella tua mozione. Ma sai benissimo che, nelle opere di Marx ed Engels, troviamo ad ogni passo la definizione di questo spirito piccolo-borghese. Questo spirito piccolo-borghese sta nel tuo scetticismo estremo, nel tuo deplorevole scetticismo di eterno insoddisfatto, che scoraggia tutti quelli che vanno invece incoraggiati e che porta al disfattismo degli uomini che devono prepararsi per la vittoria.

Quale che sia la soluzione, infatti, qualunque sia la scissione che emergerà da questo Congresso, avremo l'idea di andare alla vittoria. Allora perché cercare di scoraggiarci alle soglie del combattimento? Sappiamo che i nostri compagni non sono tipi da farsi scoraggiare facilmente. Ma, Sembat, sono rimasto profondamente commosso quando, con tutta l'autorità che conservi, hai fatto appello qui ai nostri compagni. Hai interpretato un ruolo di Cassandra. Hai elencato tutti i pericoli, tutti i rischi che poteva far correre la provocazione del Governo capitalista. Tutto questo lo sappiamo e ci pensiamo seriamente, ci crediamo.

È perché guardiamo con angoscia a questo domani che potrebbe preparare la morte del migliore di noi, ecco perché ora vogliamo mantenere un'unica direzione nel nostro Partito. Vogliamo marciare a ranghi serrati ed evitare questo opportunismo piccolo-borghese che, in certi momenti, quando la classe operaia si lancia in battaglia con la forza di un solo elemento, trasforma i capi, nel momento decisivo, in Ponzio Pilato.

È tanto per evitare la rivoluzione prematura quanto per fare la rivoluzione che abbiamo bisogno di questa unità di azione. Non dobbiamo avere alla nostra estrema sinistra degli uomini che si lanciano a capofitto in qualsiasi avventura, e alcuni che potranno farlo finché non avranno, tra quelli che fanno parte del Comitato centrale, la necessaria fiducia.

Devono essere in grado di dire loro: non è il momento. In questo momento, le condizioni economiche non rispondono a quelle che si devono creare per intraprendere la rivoluzione. Calmate la vostra impazienza.

Non allontaneremo la rivoluzione. Ma siamo in condizione di allerta; prepariamo il combattimento; scaviamo e scaviamo; ci stiamo preparando per la rivoluzione; non abbiamo deposto le armi.

Quello che non vogliamo è che, attraverso una di queste piccole offensive primaverili, per sezioni o per compagnie, il migliore sangue operaio scorra invano.

Sembat sa che ciò che Raymond Lefebvre ed io abbiamo sempre chiesto ai nostri compagni è di capire chiaramente quali fossero i nostri pensieri su questo argomento.

Ieri parlavamo di difesa nazionale. Frossard ha ricordato quali erano i pensieri intimi di Raymond Lefebvre su questo. Ripeto che abbiamo sempre condiviso lo stesso punto di vista sulla difesa nazionale, Raymond ed io. La nostra concezione della difesa nazionale è stata espressa nei suoi elementi essenziali dal nostro amico Cachin e dal nostro amico Frossard.

Comprendiamo che, alle soglie della guerra del 1914, sarebbe potuta sorgere una seria questione di coscienza per alcuni compagni. Il mondo a quel tempo era una polveriera; tutti sentirono in Francia un ribollente fermento sentimentale, alimentato dalla scuola, il fermento della vendetta del 1870. Era su questo che si contava per guidare le masse; si sperava di suscitare entusiasmo dicendo in Francia, come in tutti i paesi, che la patria era sotto attacco. Il calcolo è riuscito. Uomini, idee, tutto è stato spazzato via dalla debacle.

La patria è stata attaccata in Francia, è vero. La patria è stata attaccata in Germania, è vero: è stata attaccata dalla Russia.

Un delegato (a destra). - Dovreste arrivare a un accordo con Clara Zetkin. (Ndr: Clara Zetkin era uno dei dirigenti del Partito comunista tedesco (KPD), fondatrice e presidente dell'Internazionale socialista - poi comunista - delle donne e deputato del Reichstag dal 1920 al 1933, presente al Congresso di Tours come rappresentante della Terza Internazionale).

Vaillant-Couturier. - È piuttosto strano che da questa parte mi si inviti a un accordo con Clara Zetkin. Clara Zetkin ha condannato, come tutti noi condanniamo, le pratiche del militarismo capitalista che invadono le province del Nord, facendo saltare in aria fabbriche, schiacciando cattedrali. Clara Zetkin ha anche detto, cosa che pensiamo tutti, che c'era una responsabilità da parte dell'imperialismo tedesco. Ma queste responsabilità sono ampiamente condivise da tutti i capitalisti del mondo.

Oggi ci troviamo di fronte a un mondo che si prepara a una nuova guerra. Non è un segreto. L'altro ieri Blum ha detto che la difesa nazionale dovrebbe interessare ogni socialista quando il suo paese è attaccato, quando subisce una chiara e marcata aggressione straniera.

Molto bene. Accetto il vostro punto di vista, Blum. Quanto a noi, crediamo che sia difficile sapere come, nel segreto delle grandi armate industriali, dei trust e delle cancellerie, si preparino le guerre. Pensiamo che sia difficile distinguere esattamente da quale parte proviene la volontà di aggressione. Partigiano della difesa nazionale com'è, non capisco e spero che me li spieghi - quali sono le ragioni di Blum. Non capisco che non comprenda pienamente le azioni di un governo che ha 800.000 uomini sotto le armi. Non capisco, poiché potrebbe sorgere la possibilità di una guerra, che si rifiuti di votare crediti di guerra per rispondere a una possibile aggressione. Ciò che dico è senza dubbio un'obiezione elementare a cui si può facilmente rispondere. Ma, in ogni caso, mi stupisco che la vostra dottrina di difesa nazionale non copra tutte le spese sostenute per l'occupazione della riva sinistra del Reno; dovrebbe giustificare tutte le possibilità di azione in qualsiasi paese, in qualsiasi colonia ...
Oh, lo so che non è quello che volete. So bene che i crediti che il governo propone non sono quelli che proporreste voi, che la costituzione dell'esercito così com'è attualmente non è quella che sognate; ma sorge una domanda ...

Blum. - Avete appena dato voi stesso la risposta. Ecco perché non voto per i crediti di guerra.

Vaillant- Couturier. - Questo è insufficiente, Blum, perché allo stato attuale vi si può ancora rispondere che, nonostante la vostra dottrina della difesa nazionale, soppesate la vostra volontà di difendere il vostro paese come socialista contro la vostra preferenza per questa o quella forma di esercito.

Blum. - Mi permetterete di rispondere con quello che è il mio sentimento personale? Dichiaro che, se ci fosse un socialista in Parlamento per un'organizzazione militare come quella che prevediamo, cioè un'organizzazione di milizie basata sull'armamento del popolo, voterei i crediti necessari per questa milizia.

Vaillant-Couturier. - La vostra interruzione mi offre una sponda per continuare l'esposizione che volevo fare, e voi lo capite perfettamente. Vi mettete nell'audace ipotesi della conquista dei poteri pubblici una volta fatta. Dite: se c'è una maggioranza socialista in Parlamento. Quale sarebbe la sanzione di maggioranza?

Blum. - Se questa formula: "La maggioranza socialista in Parlamento" è ambigua, ammetto che, anche se non fossimo in maggioranza, voterei i fondi necessari per il mantenimento di una milizia nazionale concepita secondo le nostre opinioni. Personalmente, voterei a favore di tale proposta.

Vaillant-Couturier. - In questo caso ricadete nella vostra contraddizione. Inoltre, abbiamo fatto abbastanza ipotesi qui. Da ieri sera abbiamo sentito solo una serie di profezie più o meno probabili. Mettiamoci nell'ipotesi della conquista dei poteri pubblici realizzata in un modo o nell'altro. In questa ipotesi c'è perfettamente una difesa nazionale, e su questo siamo tutti d'accordo. Una volta che il potere è stato conquistato dal proletariato, una volta assicurata la dittatura del proletariato, si pone per noi, cioè per l'intera massa, la questione della difesa di classe, come si pone oggi per il capitalismo a livello internazionale. In quel momento si presenta molto semplicemente come è avvenuto per i nostri compagni in Russia che difendono la rivoluzione con la punta delle baionette. Non siamo pacifisti sentimentali.

Longuet. - Nemmeno noi.

Vaillant-Couturier. - Lo spero, ma lasciate che vi dica che alcune delle vostre amicizie inglesi mi rendono particolarmente propenso a temere che verrete trascinati su questo pericoloso pendio, per quanto eccellente possa essere il vostro carattere rivoluzionario.

Dobbiamo affrontare le peggiori realtà. Dobbiamo dirci che una rivoluzione, come quella che dobbiamo fare, comporterà sacrifici molto pesanti. Voi parlate di una rivoluzione magica che cambierà tutto dall'oggi al domani. Niente affatto, non si tratta di cambiare il mondo dall'oggi al domani, né di credere che la conquista dei poteri pubblici sia il nostro unico obiettivo. È tutta un'altra cosa. Si tratta di realizzare la trasformazione sociale, un compito enorme, l'obiettivo verso il quale stiamo tendendo. Ma sappiamo anche che ciò che è sempre stato nella nostra dottrina in ogni momento è l'urgenza della conquista del potere.

Ricordo un passaggio di Bracke nella prefazione a un libro di Jules Guesde. È perfettamente in linea con ciò che sto dicendo qui: l'organizzazione del proletariato in partito di classe per la Rivoluzione, vale a dire per il suo insediamento nel luogo del nemico, è la conditio sine qua non della sua emancipazione da se stesso. Il socialismo c'è ed è solo lì. Noi andiamo meno lontano. Questa rivoluzione sarà un parto molto doloroso. Sarà per ognuno di voi all'interno del Partito non solo un'opera di demolizione, ma un'opera di costruzione realizzata contemporaneamente. Questa volta dovrete affrontare sul serio, non solo la propaganda quotidiana necessaria al nostro Partito, ma anche lo studio dei problemi del dopo Rivoluzione.

* * *

Vaillant-Couturier. - Si tratta ora di fermare questo modo di rimpallarsi perennemente, in un non so che gioco del tennis, le responsabilità. Sappiamo perfettamente che qui si prepara la scissione. Quanto a noi, sappiamo perfettamente che vogliamo rompere definitivamente con la politica di destra e con la politica centrista. Ma quello che vogliamo è anche che gli uomini che non condividono gli errori della politica centrista, che i nostri compagni di provincia, che durante questo lungo dibattito avrebbero potuto essere sufficientemente illuminati, vedano fin dove arriva la nostra buona volontà.

Facciamo appello ai nostri compagni affinché comprendano che dobbiamo porre fine a queste critiche insopportabili, pubbliche e violente, in uno stesso modo, e arrivare, nello spirito previsto da Frossard, a riconoscere alcuni diritti delle minoranze. Queste saranno minoranze di sinistra e minoranze di destra. Dobbiamo riconoscere questi diritti in questo spirito.

Quello che vogliamo soprattutto è che d'ora in poi il sistema di demoralizzazione che regna nel Partito cessi; vogliamo fermare tutto questo lavoro sotterraneo che ci impedisce a vicenda di lavorare. Vogliamo prepararci seriamente a questa rivoluzione di fronte alla necessità della quale (non sappiamo quando, ma un giorno) ci troveremo. Vogliamo chiedere ai nostri compagni del centro di dircelo una buona volta: siamo per l'adesione piuttosto che per le riserve o siamo per le riserve piuttosto che per l'adesione.

Ieri Clara Zetkin è venuta tra noi senza passaporto; è venuta come comunista, come Raymond Lefebvre era andato in Russia. Clara Zetkin, con la sua età avanzata, ci ha dato un esempio di ciò che può fare la fede comunista. Ci ha mostrato che c'era in lei una fiamma che, ancora viva nel cuore di certi militanti, si trova ancora in loro. Ella è stata la nostra coscienza. Ci ha dato una lezione che sarà fruttuosa. Ci ha detto Clara Zetkin: "Basta con questa vigliaccheria a cui troppo si è fatto appello in questo Congresso, basta con il freno che vogliamo mettere al cammino della storia, basta con questi due passi indietro che facciamo ad ogni passo avanti, basta con tutte queste piccole manovre del Congresso in cui alcuni uomini eccellono ... Non si tratta di queste cose ora. Si tratta di capire quali sono le pesanti responsabilità che incombono su di noi, di capirlo da entrambe le parti."

Non si tratta più di dare a una mozione il nome di un uomo, ma di guardare il suo spirito, di vedere qual è la grande crisi che ci divide. Ci sono uomini qui che non possono più collaborare nello stesso partito. Va detto. Per quanto doloroso sia doverlo ammettere, ci sono uomini qui che non possono più lavorare insieme. Possono incontrarsi su un determinato terreno per azioni comuni.

Mi dispiacerebbe pensare che a volte non incontrerò i miei compagni Sembat, Bracke, Boncour, per combattere alcune battaglie. Spero, quando verranno battaglie di questa natura, che, contrariamente all'esperienza della storia, i social-patrioti non saranno dalla parte della borghesia per farci la guerra.

Conto su di loro per evitare questo gesto, contrariamente all'esperienza della storia. Ma non mi illudo, so che alcuni di loro saranno portati via dalla marea borghese, loro malgrado. So che questo deve accadere inevitabilmente. So che la borghesia, alla fine di questo Congresso, volgendo i suoi teneri occhi verso di voi, vi coprirà di fiori. (Applausi a sinistra). So che questo accadrà inevitabilmente. Ma spero che avrete la forza d'animo per resistere al canto di tutte queste sirene ... (Movimenti vari)

Non dispero di vedere alcuni di voi, illuminati dai fatti, tornare da noi, perché un uomo può sempre aver sbagliato, perché un uomo può sempre aver avuto illusioni su quale fosse il suo dovere. Io, compagni, non vi chiedo da parte vostra di risparmiarci. Fate il vostro lavoro secondo la vostra concezione della trasformazione dell'ordine sociale, secondo i metodi riformisti che volete veder prevalere. Torno, infatti, sempre su quel terreno su cui Blum ci aveva portato, quando diceva che la dottrina era nuova. No, questi sono gli unici metodi adatti al loro tempo. Fate il vostro lavoro di parte, noi faremo il nostro e scoprirete che, contrariamente alle vostre previsioni, a tutte le vostre profezie, non solo vedremo i nostri ranghi ingrossarsi domani, perché ci sono troppi uomini che sono stati disgustati... (Applausi)

Non solo vedremo crescere i nostri ranghi, ma se è vero che attualmente ci sono frazioni comuniste sparse per il mondo, se è vero che sono ancora deboli, per la grande gioia di alcuni, è anche vero che quando un grande partito come il Partito socialista francese dichiara: ora c'è una forza in più e considerevole nel movimento internazionale, nel partito comunista internazionale allora ci sarà una corrente travolgente nel mondo che si manifesterà. La voce si diffonderà ovunque in quella Francia rivoluzionaria, dopo aver rinunciato per anni e anni alle sue tradizioni e saccheggiato tutta l'eredità che aveva ricevuto, la Francia rivoluzionaria, dopo essere stata la terra dell'opportunismo fluttuante, è finalmente diventata un paese che guida il suo proletariato verso realizzazioni implacabili e necessarie, nel lavoro, nella dignità.

Quindi, capiremo che ciò che abbiamo fatto qui non è stato vano, che gli uomini si sono riqualificati, che siamo usciti da questa crisi di capi che è stata dolorosa per tutti noi. Si capirà che ora c'è una grande volontà popolare che guida degli uomini che sanno dove stanno andando, uomini dal sangue freddo e allo stesso tempo uomini di cuore. Non si tratta, infatti, di riunire persone con illusioni, ma si tratta invece, quando ci troveremo di fronte alle necessità terribili di domani, di avere una ragione fredda e un cuore sicuro. (Applausi. Ovazione dei delegati di sinistra e di parte del centro)


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