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Eventi storici passati e presenti: Bollettino di Berlino n. 217

Victor Grossman | mronline.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/11/2023

Gli Stati Uniti hanno celebrato per l'ennesima volta [l'11 novembre] la Giornata dei Veterani. Ora anche tutti i principali partiti tedeschi vorrebbero celebrare un'analoga Veteranentag: per onorare tutti quei patrioti del passato che hanno indossato l'uniforme, volontariamente o meno, e certamente per ispirare molti giovani uomini e donne, riluttanti a indossare gli stivali dell'esercito e portare armi a tracolla.

Non molti ricorderanno che precedentemente la "Giornata dell'Armistizio" segnava la fine della Prima Guerra Mondiale. Molti meno sanno che l'abdicazione del Kaiser e la resa totale furono sostanzialmente raggiunte il 9 novembre, perché i marinai, i soldati e gli operai dei cantieri navali tedeschi, guidati da un macchinista comunista, si unirono in un ammutinamento e in uno sciopero. La loro rivolta sembrava addirittura volgere verso una rivoluzione socialista in Germania. Ma i leader del Partito Socialdemocratico, che nel 1914 avevano seppellito tutti i principi votando i crediti di guerra per il massacrante conflitto del Kaiser (il cui obiettivo era di "salvare patriotticamente la Germania civilizzata dai tirannici russi"), deviarono o tradirono tutte le speranze di un grande cambiamento nel 1918-1921 con il loro accordo segreto con i vertici dell'esercito, che avevano condotto e perso la guerra, e con i milionari ingrassati dai profitti e ora spaventati.

Questa liquidazione, realizzata con un esercito mercenario di assassini armati, aprì presto la porta a Hitler, con gli stessi milionari, la stessa nobiltà e molti degli stessi delinquenti, ora con la svastica. Un nuovo minaccioso picco si toccò nel 1938 - di nuovo il 9 novembre - con la cosiddetta "Notte dei cristalli", sanguinosa e infuocata. Questa volta il metodo consisteva nell'ingannare i lavoratori inducendoli a odiare gli ebrei anziché i loro veri nemici. Ma ancora una volta [per le forze al potere] il principale avversario e obiettivo era la Russia, o l'URSS "ebraico-bolscevica". Tragicamente, il risultato si rivelò molto peggiore della guerra precedente, per gli ebrei, il popolo sovietico e i tedeschi.

Cinquantuno anni dopo, il 9 novembre fu di nuovo un giorno storico, ma felice: il Muro di Berlino fu aperto e salutato come una grande vittoria della democrazia! Ma fu davvero così? A guadagnarci di più furono le solite stesse banche e società milionarie (ora miliardarie), molte delle quali con gli stessi nomi del 1914 o del 1938, e soprattutto i produttori di armamenti. La porta ad est, fino ad allora sbarrata, era finalmente aperta e da allora ne hanno fatto grande uso, diventando di nuovo il centro muscolare dell'Europa!

Quest'anno, con un giorno di ritardo, il 10 novembre, è stato il Ministro della Difesa Boris Pistorius, uno dei più desiderosi "guerrieri della libertà" (e ancora una volta socialdemocratico), a chiedere: "Abbiamo bisogno di un cambio di mentalità. Questo sta già avvenendo tra le truppe. Lo noto ogni volta che parliamo della nostra brigata ora di stanza in Lituania. ... Ma ne abbiamo bisogno nell'intera società e sulla scena politica... Dobbiamo abituarci di nuovo al pensiero che il pericolo di una guerra è immanente, il che significa che dobbiamo diventare esperti di guerra, dobbiamo essere pronti alla difesa e dobbiamo costruire sia la nostra Bundeswehr [forze armate tedesche] che la nostra società per raggiungere questo obiettivo".

Queste parole agghiaccianti - che si spingono verso una preparazione alla guerra, in assenza di una vera e propria minaccia - sono troppo spaventose per alcuni. Gli echi bellicosi e militaristi del 1914, del 1938 e degli anni '80 sono troppo evidenti e il Cancelliere Olaf Scholz ne approva gli obiettivi ma non le parole. Ancora una volta i toni minacciosi puntavano verso est, sostenuti da fatti più pesanti delle parole: carri armati, battaglioni, aerei da guerra in Lituania, navi da guerra nel Baltico e nuove somme gigantesche per la Bundeswehr e per l'Ucraina, con lo stesso nemico e gli stessi obiettivi.

Ci sono delle differenze, naturalmente. Nel 1914 l'Impero tedesco era allineato con l'Impero austriaco, contro la Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti. Nel 1938 (dopo la tragica sconfitta della Spagna, grazie al tradimento britannico, francese e americano), la Germania hitleriana fu incoraggiata a spostarsi nuovamente verso est, verso Austria e Cecoslovacchia. Lo fece, ma mentre riusciva ad allineare quasi tutta l'Europa a questo obiettivo, spesso attraverso la conquista militare, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti si unirono infine all'URSS per sconfiggerla.

Ora la Germania, pur avendo convogliato gran parte dell'Europa sotto il suo controllo, resta un partner minore rispetto gli Stati Uniti nell'espansione verso est in termini di influenza e forza militare. Mentre alcuni in Germania sognano di superare questo status di partner minore, la parola d'ordine è: "Prima le cose importanti!", così da Washington a Varsavia e a gran voce a Berlino si sente dire: "la Russia deve essere sconfitta".

Nonostante le bandiere e i discorsi, la spinta di fondo non è l'invasione russa dell'Ucraina, né la sovranità o la democrazia. Questi conflitti hanno sempre trovato buoni slogan per l'invio di aerei, carri armati o truppe: dal Vietnam e dalla Libia a Grenada e al Guatemala, dal Kosovo alla Baia dei Porci o al Mali e al Niger. Anche in questo caso, la posta in gioco è molto più alta della difesa di Zelensky e dei suoi oligarchi amanti di Bandera, antichi veterani dei battaglioni nazisti delle SS e dei combattenti di Azov. E pericoli ben maggiori!

L'unica speranza è nel movimento di milioni di persone che chiedano il cessate il fuoco in Ucraina, a Gaza e in Palestina! Il mondo ha bisogno di altri forti moniti ai Tories e ai laburisti in Gran Bretagna, ai burattini o agli azionisti di Northrup-Raytheon a Washington e al Pentagono, ai "difensori" di quasi tutti i partiti tedeschi contro le immaginarie minacce russe. E le mobilitazioni, reiterate e partecipate in tante città del mondo, non devono essere adombrate dai raduni "contro l'antisemitismo", sempre corretti ma che oggi, dimenticando gli omicidi di massa a Gaza, sono per lo più manifestazioni di sostegno a Netanyahu sotto mentite spoglie. Più forte e più chiaro che mai dovremmo far sentire le richieste: "Basta armi nelle aree di conflitto", "Cessate il fuoco", "Sconfiggete gli amanti della guerra"! In Germania la prossima occasione sarà la manifestazione contro la guerra del 25 novembre a Berlino e in altre città della Germania. Nonostante tutte le differenze, bisogna riempire le strade e le piazze!


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