[Img] Modena, 9 gennaio. Le forze di polizia hanno ucciso stamane o Modena 6 lavoratori nel corso di un selvaggio carosello che per tre ore, fra le 10 e le 13, ha trasformato in un campo dl battaglia le strade e la zona intorno alle Fonderie Riunite, durante lo svolgimento di una manifestazione di protesta contro l'industriale Orsi.
Numerosi altri lavoratori giacciono nelle corsie dell'0spedale civile, feriti da pallottole al petto, alla testa ed alle gambe; tre di essi versano in condizioni gravissime, tanto che i medici si sono riservata la prognosi e si teme per la loro vita. Si contano a decine i feriti leggeri ed i contusi ed è pure elevato, per quanto al momento incontrollato, il numero degli operai fermati ed arrestati.
Ecco i nomi dei morti che Modena iscrive oggi accanto ai nomi dei 1300 partigiani della città e della provincia caduti durante la guerra di Liberazione e consegnati alla storia del movimento operaio italiano:
Arturo Chiappelli, di Modena; Roberto Rovatti, di Modena; Angelo Appiani, di Modena; Arturo Malagoli, di Modena; Nello Garagni di Castelfranco; Renzo Bersani, di Modena.
I nomi dei feriti più gravi sono: Vittorio Bigarelli, ferito al ventre, prognosi riservata; Ezio Codeluppi, di Villanova S. Pancrazio, ferito al viso e alla spalla, prognosi riservata; Romildo Fieni, da S. Antonio Sozzigalli, ferito alla coscia; Savio Bossoli di Sant'Agnese, ferito alla coscia sinistra; Tonino Muzzioli da Mulini Nuovi, ferito alla spalla; Adelmo Dotti da Sant'Agnese, ferito alla spalla; anche numerose donne sono più o meno gravemente contuse.
Le pallottole hanno lacerato i corpi dei morti e dei feriti, producendo fori del diametro di 3 o 4 centimetri, quali non vengono prodotti dalle pallottole normali. Qualcuno ha perciò avanzato l'ipotesi che siano state usate pallottole esplosive.
Il Consiglio delle Leghe ha ordinato la continuazione sino alle 18 di domani dello sciopero generale che s'era iniziato stamane alle 10 a Modena e provincia per protesta contro la serrata delle Fonderie Riunite. Alle 10, appunto, tutte le fabbriche della provincia, hanno sospeso il lavoro. I negozi hanno abbassato le saracinesche. tutti, senza una sola eccezione, in quanto in tutti gli strati della popolazione s'era diffusa la convinzione delle buone ragioni degli operai.
Un lungo viale, intitolato al patriota modenese Ciro Menotti, porta dal centro della città elle Fonderie Riunite. E' stato questo viale il teatro principale delle tristi gesta della polizia, la quale aveva disposto molti sbarramenti a 100 metri circa a destra e a sinistra dell'ingresso della fabbrica. Quando gli operai sono giunti presso uno di questi sbarramenti, sono stati accolti dal lancio di bombe lacrimogene, senza alcun preavviso.
I lavoratori stavano dirigendosi verso la fabbrica per manifestare la loro volontà di lottare per la totale ripresa del lavoro.
Transitava in quel momento un diretto proveniente da Milano e la massa dei manifestanti era divisa in due dal treno. Spentosi appena il fragore delle ruote sui binari, echeggiavano i primi colpi di arma da fuoco. Un lavoratore, Arturo Cìnappelli, era aggrappato ai cancelli delle Fonderie; tanto è bastato perchè gli agenti gli sparassero addosso mirando al viso. Il Chiappelli colpito al ventre, cadeva sul dorso. I compagni lo raccoglievano rapidamente trasportandolo indietro; uno studente di medicina gli afferrava il polso; «Non c'è più nulla da fare».
Purtroppo egli non doveva essere che il primo di una tragica serie. Infatti, dal terrazzo che sovrasta l'edificio di ingresso delle Fonderie due fucili mitragliatori, ciascuno servito da 4 o 5 carabinieri vomitavano piombo sui lavoratori incrociando il tiro dall'alto con quello degli agenti che facevano fuoco dal portone. Altri tre lavoratori Rovatti, Appiani, Malagoli, restavano sul terreno senta vita. I feriti si accasciavano al suolo mentre numerosi operai sfidavano il fuoco per raccoglierli e trasportarli al sicuro.
Due plotoni di carabinieri e due della Celere, intanto, prendevano alle spalle altri gruppi di lavoratori che si erano diretti verso il cancello posteriore delle Fonderie. Il vice questore di Modena, Giuliano, dirigeva personalmente, contro questi operai, una carica che si concludeva con il bilancio di tre feriti e di numerosi contusi.
Dall'alto di una camionetta un funzionario indicava agli agenti i lavoratori da colpire e da inseguire; «Caricate questi, caricate quelli...».
Forze di polizia erano state concentrate fin dalle prime ore del mattino in città; altre accorrevano a Modena, durante l'incidente, da Bologna, Ferrara, Reggio. Comunque i lavoratori, messi al riparo I morti ed i feriti, restarono dinanzi alla fabbrica. Modena ha dato spesso esempio di disciplina e di slancio combattivo a tutto il proletariato italiano. L'Italia sapeva che a Modena c'è un proletariato eroico, ma stamane quest'eroismo è rifulso come non mal.
Intanto i parlamentari modenesi on. Armando Ricci, on. Cremaschi, on. Gina fiorellini e il sen. Pucci, dopo molte insistenze, erano riusciti a farsi ricevere dal prefetto, al quale avevano chiesto che la polizia cessasse il fuoco.
«L'avete voluto voi - rispondeva il prefetto ai quattro parlamentari. - E' stato un operaio a sparare per primo».
Il prefetto forniva cosi, personalmente, la prima versione ufficiale dell'incidente; la solita, assurda storia che viene ripetuta ogni volta che si vuol giustificare agli occhi della pubblica opinione il comportamento della polizia durante una manifestazione operaia. Altre affermazioni del prefetto ben diversamente minacciose: «O fate sgomberare entro un quarto d'ora o succederà un massacro».
Verso le 12,30 l'accordo era concluso. La polizia avrebbe cessato il fuoco e gli operai si sarebbero allontanati dalle Fonderie; per il pomeriggio sarebbe poi stato organizzato un comizio di protesta. Mentre le discussioni si prolungavano, un quinto morto si aggiungeva ai precedenti; Ennio Garagnani, preso di mira mentre attraversava la strada da un tenente del carabinieri, che col suo mitra sparava a ventaglio» decedeva sul colpo. La Celere continuava i caroselli e le cariche; a gruppi di tre o quattro, gli agenti circondavano i cittadini e li percuotevano rabbiosamente col calcio dei moschetti, non badando a differenza di sesso, compiendo arresti e fermi indiscriminati.
Alle 13 la violenta aggressione aveva termine. Gli operai si allontanavano dalle Fonderie per tornare a riunirsi due ore dopo, con una grande folla dì cittadini, in Piazza Roma, dove l'on. Cremaschi e l'on. Borellini esprimevano tutta la loro indignazione per il barbaro eccidio, d'una gravita senza precedenti.
Modena ha vissuto oggi una gloriosa, tremenda giornata.
Centinaia di cittadini hanno visto i carabinieri e gli agenti inginocchiati per meglio prendere di mira, ma dietro a loro hanno veduto l'industriale Orsi, cui risale la responsabilità del tragico avvenimento, hanno visto il volto delle autorità che da più anni svolgono in questa provincia una politica dr provocazione e di arbitrii. Due ragazze si sono ricordate di quanto avevano udito dire alcuni giorni fa da un agente della Celere, mentre conversavano sulla preparazione della Befana dell'Udi per i bimbi: «La Befana - avrebbe esclamato il Celerino - l'avrete voi il 9 gennaio!».
Parole simili possono non significar nulla, ma possono significare qualche cosa di molto preciso; cioè la fredda premeditazione del massacro. Le recenti rivelazioni d'un giornalista inglese pubblicate da «l'Unità» alcuni giorni or sono sui mezzi coi quali la Celere si prepara alle dimostrazioni operaie, sono abbastanza eloquenti in proposito.
Alle 19 il sindaco di Modena, compagno Corassori, convocava nel suo ufficio i parlamentari modenesi, i rappresentanti di tutti i partiti politici, di tutte le organizzazioni sindacali, di tutte le associazioni cittadine per un esame dei fatti.
Intanto, in una corsia dell'ospedale, anche Enzo Bersani decedeva a causa delle gravi ferite riportate.
A tarda sera il numero dei feriti superava la cinquantina.
Nel tragico carosello è stato spiegato uno schieramento dì forza pubblica eccezionale. Tra le altre forze di polizia sono stati impiegati il battaglione mobile dei carabinieri di Bologna con 13 autoblindo, i reparti corazzati di Cesena oltre a rinforzi fatti affluire da Ferrara, da Parma, da Forlì e da Reggia Emilia.
Le salme dei 6 caduti sono ora composte nella sala mortuaria dell'Ospedale civile.
Modena e tutta Italia si preparano a render loro un omaggio commosso e solenne. Nel loro nome gli operai modenesi continueranno a lottare contro gli arbitrii padronali per la normalizzaozione dei rapporti di lavoro. In loro nome tutta Modena lotterà per il ritorno della legalità repubblicana nella città e nella provincia da troppo tempo teatro dei luttuosi esperimenti di Scelba.
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