Cari compagni,
in questa seconda puntata faremo un salto di 12 anni, dal 1905 al 1917, all'alba della Rivoluzione. Alla domanda "A che punto è la notte" vedremo che, anche dalle parti del giovane profsojuz russo, nonostante la repressione, gli arresti, le difficoltà enormi, la notte di lì a poco sarebbe finita, sotto i colpi di cannone di un incrociatore che, ironia del destino, si sarebbe chiamato Aurora...
Il secondo paragrafo di questo lavoro prende invece di petto un concetto chiave del marxismo-leninismo, che si applicò parimenti nel partito, nel sindacato e non solo: la partijnost', la "partiticità", l' "essere partito", il "prendere parte" e, per estensione e analogia, finanche l' "essere partigiani" (... e si, arriveremo anche a lui, ad Antonio Gramsci). Al tempo, però: vedremo come nella lingua russa, ovvero come nel sistema di logos che informa da millenni la coscienza collettiva di un'intera communitas secondo precise architravi, la nozione di verità e di giustizia siano strettamente connesse fra loro, siano un tutt'uno indivisibile o, meglio, la costruzione processuale della prima non possa accadere senza la seconda; questo accadeva e accade non per un imperativo etico-morale dettato dall'alto, ma per la tenuta stessa di una struttura collettiva molto più profonda, subconscia, che trova nella parola "pravda" il processo che conduce a entrambe.
Se questo assunto è vero, allora anche l'idea stessa di "partijnost'" non è più un "prikaz", un ordine calato dall'alto, ma una voce che viene anch'essa da dentro, quella che spinge una madre a fare quello che mai si sarebbe sognata di dire o di fare, nel difendere non solo suo figlio, ma tutti i suoi compagni, divenuti tutti suoi figli. Come al solito, ho già parlato troppo e messa troppa carne al fuoco. Non mi resta che abbassare la fiamma e cogliere l'occasione per augurarvi una Buona lettura!
Paolo Selmi