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PRESENTAZIONE

Il dibattito sul rapporto tra la lotta politica e la lotta economica e, conseguentemente sul ruolo del partito e ruolo del sindacato, ha attraversato tutta la storia del movimento comunista. Lenin e Gramsci nella loro lotta contro l'economicismo, in difesa della corretta impostazione del problema ci hanno lasciato contributi preziosi e di grande attualità.

Anche oggi infatti da più parti si teorizza il superamento della tradizionale separazione tra partito e sindacato e si sostiene la progressiva confusione tra i due ruoli e le sue funzioni.

Il maggior esponente di questa tendenza e sicuramente Bertinotti (Non a caso un ex sindacalista alla guida del partito). Rifondazione Comunista ha sostanzialmente abbandonato qualsiasi progetto di trasformazione sociale, ma contratta direttamente con il governo, sostituendosi al sindacato su occupazione, orari, stato sociale, ecc. La subalternità del sindacato istituzionalizzato ha raggiunto uno stadio così avanzato che Bertinotti ha buon gioco nell'appropriarsi di compiti e ruoli rimasti vacanti, benché i confederali ne denuncino le "invasioni di campo" come nel caso delle 35 ore.

Altri sostenitori della sovrapposizione tra partito e sindacato si possono trovare all'interno dell'area dell'autorganizzazione, si pensi al dibattito interno alla confederazione dei comunisti autoorganizzati e alle posizioni ancor più marcate espresse dalla Malavenda. Sono numerose le avanguardie salariate che in questa fase hanno finito per farsi assorbire completamente dalla lotta economica. La questione è quindi quanto mai all'ordine del giorno e merita di essere analizzate e approfondita.

GLOSSARIO

Economicismo: Tendenza abbastanza diffusa nei partiti socialdemocratici a limitare gli obiettivi della classe operaia alla lotta economica connessa all'aumento dei salari. Si presentò come corrente relativamente organizzata in Russia e nel sindacalismo rivoluzionario di G. Sorel. L'economicismo fu la manifestazione sul piano politico della rinuncia a una critica complessiva dal punto di vista marxista della società capitalistica e, in ultima analisi, fu il prodotto di una concezione che contraddiceva gli stessi risultati fondamentali dell'analisi di Marx, che dimostravano l'esistenza di uno stretto rapporto tra organizzazione economica capitalistica e Stato borghese e l'impossibilità per la classe operaia di ottenere miglioramenti stabili delle condizioni di vita dei lavoratori attraverso la semplice rivendicazione economica. L'economicismo fu combattuto dai principali esponenti del movimento comunista in quanto riduceva il ruolo del partito a semplice contemplazione dell'evoluzione spontanea del movimento di rivendicazione economica.

Tradeunionismo: Le <trade unions> furono associazioni di mestiere sorte in Inghilterra nel 1829, che raggiunsero nel '34 carattere nazionale. Storicamente furono il primo tentativo di associazione degli operai e dettero l'esempio di quale dovesse essere la via di superamento delle prime forme di ribellione della classe operaia. Ben presto l'unione nazionale dovette soccombere alla controffensiva padronale, anche se l'organizzazione locale permise al proletariato inglese di costruire una rete stabile di associazioni che non avevano carattere puramente assistenziale, ma ottennero importanti risultati di caratare normativo ed economico, quali il principio della protezione del lavoro e una legislazione sociale che imponeva il limite di dieci ore lavorative giornaliere per i lavoratori adulti. Da allora il tradeunionismo ha assunto caratteristiche alterne a seconda della direzione politica che ha prevalso nel movimento operaio inglese, e spesso ha risentito di limiti corporativi che non ne hanno permesso uno sviluppo rivoluzionario.

Luddismo: forma primitiva non ancora organizzata di ribellione all'oppressione dell'organizzazione capitalistica della produzione, che si manifestava con la distruzione delle macchine.

Teoria: All’avanzamento, al progresso e alla diffusione della teoria intesa come corpo organico di conoscenze dello sviluppo storico, sociale ed economico, i classici del marxismo hanno sempre attribuito un'importanza decisiva. E' infatti alla qualità stessa del suo apparato teorico che il marxismo deve le sostanziali differenze con altre teorie ispirate a propositi di giustizia sociale ma unilaterali, lontane dalla realtà, incapaci di fornire spiegazioni convincenti e soprattutto senza consapevolezza del rapporto esistente tra il movimento teorico e la prassi.

Prassi: Nel senso più generale la pratica o la prassi è l'attività materiale della realtà, come distinta o separata dall'attività intellettuale e in particolare dalla teoria. Secondo l'analisi di Marx l'origine della separazione fra attività manuale, pratica, e attività intellettuale, teorica, è da ricercarsi non esclusivamente in una differenza naturale tra questi due aspetti dell'attività umana, ma nel processo storico che attraverso la divisione del lavoro, ha approfondito la distinzione tra il ruolo della teoria e quello, ad esso contrapposto, della prassi, che appare così privo di qualsiasi funzione conoscitiva.

ANTOLOGIA

Marx,Lettera a Bolte-1871

<.... Il Political moviment (movimento politico) della classe operaia ha naturalmente come scopo ultimo la conquista del Political power (potere politico) per la classe operaia stessa, e a questo fine è naturalmente necessaria una previous organization (previa organizzazione) della working class (classe operaia) sviluppata sino ad un certo punto e sorta dalla sue stesse lotte economiche. Ma d'altra parte ogni movimento in cui la classe operaia si oppone come classe alle classi dominanti e cerca di far forza su di essa con pressure from without (pressione dall'esterno) è un political moviment. Per esempio, il tentativo di strappare una riduzione della giornata di lavoro dal capitalista singolo in una sola fabbrica, o anche in una sola industria, con degli scioperi, ecc. è un movimento puramente economico; invece il movimento per strappare una legge delle otto ore, ecc. è un movimento politico. E in questo modo dai singoli movimenti economici degli operai sorge e si sviluppa dappertutto il movimento politico, cioè un movimento della classe per realizzare i suoi interessi in forma generale, in una forma che abbia forza coercitiva generale socialmente. Se è vero che questi movimenti presuppongono una certa previous organizzazion, essi sono da parte loro altrettanto mezzi dello sviluppo di questa organizzazione.

Engels,prefazione a Derdeutshe Bauern-krieg

<....Si deve riconoscere che gli operai tedeschi hanno sfruttato con rara intelligenza la loro vantaggiosa posizione. Infatti, per la prima volta dacché esiste il movimento operaio, la lotta viene condotta unitariamente, coerentemente e secondo un piano che si svolge su tre linee: teorica, politica e pratico-economica (resistenza ai capitalisti). La forza del movimento tedesco sta precisamente in questo attacco che potremmo dire concentrico.

Lenin, Che fare- pag. 90 (nota 1)

Per evitare ogni malinteso è opportuno notare che per <lotta economica> intendiamo sempre la <lotta economica pratica> che Engels ha chiamato <resistenza ai capitalisti> e che, nei paesi liberi, è chiamata lotta professionale, sindacale o tradunionista.

Lenin, Che fare- pag. 63

<.....La storia di tutti i paesi attesta che la classe operaia colle sue sole forze è in grado di elaborare soltanto una coscienza tradunionista, cioè la convinzione della necessità di unirsi in sindacati, di condurre la lotta contro i padroni, di reclamare dal governo questa o quella legge necessaria agli operai, ecc....>

Lenin, Che fare- pag. 90-91

<...., le denunce economiche (sulle fabbriche) erano. e continuano ad essere uno strumento notevole di lotta economica: e così sarà finche esisterà il capitalismo, il quale incita necessariamente gli operai a difendersi da se. nei paesi europei più avanzati si può osservare ancora adesso che la denuncia di intollerabili condizioni di lavoro in qualche <mestiere> poco noto, o in qualche branca di lavoro a domicilio a cui nessuno pensa, diventa il punto di partenza di un risveglio della coscienza di classe, l'inizio di una lotta professionale e della diffusione del socialismo. .... Le denuncie si riferiscono in sostanza unicamente ai rapporti tra gli operai di una data categoria e i loro padroni e non hanno altro risultato che d'insegnare ai venditori di forza-lavoro come vendere più vantaggiosamente questa <merce> e come lottare contro l'acquirente sul terreno puramente commerciale. Queste denunce possono servire come punto di partenza e parte integrante dell'attività socialdemocratica (a condizione di essere convenientemente utilizzate dall'organizzazione dei lavoratori), ma possono anche (e, se ci si sottomette alla spontaneità, devono) sboccare in una lotta <puramente tradunionista> e in un movimento operaio non socialdemocratico.

La socialdemocrazia dirige la lotta della classe operaia non soltanto per ottenere condizioni vantaggiose nella vendita della forza-lavoro, ma anche per abbatttere il regime sociale che costringe i nullatenenti a vendersi ai ricchi. La socialdemocrazia rappresenta la classe operaia non nei suoi rapporti con u  determinato gruppo d'imprenditori, ma nei suoi rapporti con tutte le classi della società contemporanea, con lo Stato, come forza politica organizzata. E' dunque evidente che i socialdemocratici non soltanto non possono limitarsi alla lotta economica, ma non possono nemmeno ammettere che l'organizzazione di denuncie economiche sia la parte prevalente della loro attività. Dobbiamo prevalentemente occuparci attivamente dell'educazione politica della classe operaia, dello sviluppo della sua coscienza. ......... Non basta spiegare agli operai la loro oppressione politica ....... Bisogna fare dell'agitazione a proposito di ogni manifestazione concreta di questa oppressione......>

Lenin, Che fare- pag. 98

La socialdemocrazia rivoluzionaria ha sempre compreso e continua a comprendere nella propria azione la lotta per le riforme, ma approfitta dell'agitazione economica non soltanto per presentare al governo rivendicazioni di ogni genere, ma anche (e innanzi tutto) per rivendicare la soppressione del regime autocratico. Essa ritiene inoltre suo dovere presentare al governo quest'ultima rivendicazione non soltanto sul terreno della lotta economica, ma su quello di tutte le manifestazione della vita politica e sociale. Insomma esse subordina la lotta per le riforme alla lotta rivoluzionaria per la libertà e il socialismo, come la parte è subordinata al tutto.... >

Lenin, Che fare- pag. 104

<....La coscienza della classe operaia non può diventare vera coscienza politica se gli operai non si abituano a reagire contro ogni abuso, contro ogni manifestazione dell'arbitrio e dell'oppressione, della violenza e della soperchieria, qualunque sia la classe colpita ........ se non imparano ad applicare in pratica l'analisi e il criterio materialistico a tutte le forme di attività e di vita di tutte le classi, ......... Per diventare socialdemocratico, l’operaio deve avere una chiara visione della natura economica, della fisionomia politica e sociale del grande proprietario fondiario e del prete, dell'alto funzionario e del contadino, dello studente e del vagabondo, conoscerne i lati forti e quelli deboli, saper discernere il significato delle formule e dei sofismi di ogni genere con i quali ogni classe e ogni strato sociale maschera i propri appetiti egoistici e la propria vera <sostanza>, saper distinguere quali interessi le leggi e le istituzioni rappresentano, e come li rappresentano.......>

Lenin, Il nostro programma

La lotta di classe del proletariato si divide in lotta economica (lotta contro singoli capitalisti o contro singoli gruppi di capitalisti per migliorare la situazione degli operai) e lotta politica (lotta contro il governo per l'estensione dei diritti del popolo, cioè per la democrazia e per l'estensione del potere politico del proletariato). Alcuni socialdemocratici russi ritengono che la lotta economica sia incomparabilmente più importante, mentre rinviano apertamente quella politica a tempi più o meno lontani. Questa opinione è assolutamente erronea... Dimenticare la lotta politica per la lotta economica significherebbe dimenticare quanto ci insegna tutta la storia del movimento operaio.... Nessuna lotta economica può apportare agli operai un miglioramento duraturo. Ogni lotta economica si trasforma necessariamente in lotta politica e la socialdemocrazia deve legare indissolubilmente l'una e l'altra in una lotta di classe del proletariato.

Lenin, Due tattiche

Dal giusto postulato del marxismo sulle profonde radici economiche della lotta di classe in generale e della lotta politica in particolare, gli "economisti" deducevano questa originale conclusione: che era necessario voltare le spalle alla lotta politica e trattenere lo sviluppo, restringere l'ampiezza, diminuire i compiti.

Lenin, Due tattiche

Gli avversari dell' "economismo" non tralasciarono e non respinsero in secondo piano nemmeno uno degli aspetti del lavoro socialdemocratico, non dimenticarono affatto la lotta economica e seppero al tempo stesso porre in tutta la loro ampiezza i compiti politici essenziali e impellenti, opponendosi alla trasformazione del partito operaio in un'appendice economica della borghesia liberale. Gli "economisti" avevano imparato a memoria che l'economia è la base della politica e lo avevano compreso nel senso di far scendere la lotta politica a livello della lotta economica.

Antonio Gramsci, Per una preparazione ideologica di massa. 1931

Noi sappiamo che la lotta del proletariato contro il capitalismo si svolge su tre fronti: quello economico, quello politico e quello ideologico. La lotta economica ha tre fasi: di resistenza contro il capitalismo, cioè la fase sindacale elementare, di offensiva contro il capitalismo per il controllo operaio sulla produzione; lotta per l'eliminazione del capitalismo attraverso la socializzazione. Anche la lotta politica ha tre fasi principali: lotta per infrenare il potere della borghesia nello stato parlamentare, cioè per mantenere o creare una situazione democratica in equilibrio tra le classi che permetta al proletariato di organizzarsi; lotta per la conquista del potere e per la creazione dello stato operaio, cioè un'azione politica complessa attraverso la quale il proletariato mobilita intorno a se tutte le forze sociali anticapitalistiche (in prima linea la classe contadina) e le conduce alla vittoria; fase della dittatura del proletariato organizzato in classe dominante per eliminare tutti gli ostacoli tecnici e sociali, che si frappongono alla realizzazione del comunismo.

La lotta economica non può essere disgiunta dalla lotta politica e ne l'una ne l'altra possono essere disgiunte dalla lotta ideologica.

Nella sua prima fase sindacale la lotta economica è spontanea, cioè essa nasce ineluttabilmente dalla stessa situazione in cui il proletariato si trova nel regime borghese, ma non è di per se stessa rivoluzionaria, cioè non porta necessariamente all'abbattimento del capitalismo, come hanno sostenuto e continuano a sostenere con minor successo i sindacalisti. Tanto è vero che i riformisti e persino i fascisti ammettono la lotta sindacale elementare, anzi sostengono che il proletariato come classe non debba esplicare altra lotta che quella sindacale. I riformisti si differenziano dai fascisti solo in quanto sostengono che se non il proletariato come classe, almeno i proletari come individui, cittadini, lottino anche per la democrazia generale. cioè per democrazia borghese, in altre parole lottino solo per mantenere o creare le condizioni politiche della pura lotta di resistenza sindacale.

Perché la lotta sindacale diventi un fattore rivoluzionari occorre che il proletariato l'accompagni con la lotta politica, cioè che il proletariato abbia coscienza di essere il protagonista di una lotta generale che investe tutte le questioni più vitali dell'organizzazione sociale, cioè abbia coscienza di lottare per il socialismo. L'elemento spontaneità non è sufficiente per la lotta rivoluzionaria: esso non porta mai la classe operaia oltre i limiti delle democrazia borghese esistente. E' necessario l'elemento coscienza, l'elemento ideologico, cioè la comprensione delle condizioni in cui si lotta, dei rapporti sociali in cui l'operaio vive, delle tendenze fondamentali che operano nel sistema di questi rapporti, del processo di sviluppo che la società subisce per l'esistenza nel suo seno di antagonismi irriducibili, ecc...

I tre fronti della lotta proletaria si riducono a uno solo per il partito della classe operaia, che è tale appunto perché riassume e rappresenta tutte le esigenze della lotta generale. Non si può certo domandare ad ogni operaio della massa di avere una completa coscienza di tutta la complessa funzione che la sua classe è determinata a svolgere nel processo di sviluppo dell'umanità: ma ciò deve essere domandato ai membri del partito. Non ci si può proporre, prima della conquista dello stato di modificare completamente la coscienza di tutta la classe operaia; sarebbe utopistico perché la coscienza della classe come tale si modifica solo quando sia stato modificato il modo di vivere della classe stessa, cioè quando il proletariato sarà diventato classe dominante avrà a sua disposizione l'apparato di produzione e di scambio ed il potere statale. Ma il partito può e deve, nel suo complesso rappresentare questa coscienza superiore; altrimenti esso non sarà alla testa, ma alla coda delle masse, non le guiderà ma sarà trascinato. Perciò il partito deve assimilare il marxismo e deve assimilarlo nella sua forma attuale, come leninismo.

L'attività teorica, la lotta cioè sul fronte ideologico è sempre stata trascurata nel movimento operaio italiano. In Italia il marxismo (all'infuori di Antonio Labriola) è stato studiato più dagli intellettuali borghesi, per snaturarlo e rivolgerlo ad uso della politica borghese, che dai rivoluzionari. Abbiamo visto perciò nel partito socialista italiano convivere insieme pacificamente le tendenze più disparate, abbiamo visto essere opinioni ufficiali del partito le concezioni più contraddittorie. Mai le direzioni del partito immaginarono che per lottare contro l'ideologia borghese, per liberare cioè le masse dall'influenza del capitalismo, occorresse prima diffondere nel partito stesso la dottrina marxista e occorresse difenderla da ogni contraffazione. Questa tradizione non è stata, per lo meno, non è stata ancora interrotta dal nostro partito, interrotta in modo sistematico e con una attività notevole e continuata.

Si dice tuttavia che il marxismo ha avuto molta fortuna in Italia ed in un certo senso ciò è vero. Ma è vero anche che una tale fortuna non ha giovato al proletariato, non ha servito a creare nuovi mezzi di lotta, non è stato un fenomeno rivoluzionario. Il marxismo, cioè alcune affermazioni staccate dagli scritti di Marx, hanno servito alla borghesia italiana per dimostrare che per la necessità del suo sviluppo era necessario fare a meno della democrazia, era necessario calpestare le leggi, era necessario ridere della libertà e della giustizia: cioè, è stato chiamato marxismo dai filosofi della borghesia italiana, la constatazione che Marx ha fatto dei sistemi che la borghesia adopera, senza bisogno di ricorrere a giustificazioni marxiste nella sua lotta contro i lavoratori.

APPUNTI

Noi pensiamo che la distinzione tra partito e sindacato mantenga intatta la su validità. Al Partito (inteso come partito comunista) spetta la lotta politica ossia la lotta per la conquista del potere politico, mentre al Sindacato (inteso come sindacato di classe) spetta la lotta economica, ossia la lotta per gli interessi immediati della classe.

Le fila del partito comunista sono formate da quegli elementi di avanguardia della classe che hanno maturato uno stadio avanzato di coscienza, essendosi appropriati degli strumenti scientifici del materialismo storico e dialettico, essi lavorano per la trasformazione dei rapporti di produzione in senso socialista. Le fila del sindacato di classe sono formate da tutti quei lavoratori con un grado di coscienza sufficiente alla comprensione dei propri interessi immediati di classe che individuano nella conflittualità sociale il terreno della lotta.

Il sindacato di classe non è il sindacato dei comunisti; per quanto essi si battano al loro interno per rendere quanto più egemone la loro influenza sui lavoratori non, o non ancora, comunisti; e d'altra parte il partito comunista non è tale se si limita ad essere il partito dell'antagonismo e della rivendicazione sociale.

In un fase come questa di confusione e arretramento della classe, noi pensiamo che uno dei compiti principali di ogni militante comunista sia quello, in ogni situazione e realtà organizzata, di contribuire ad una chiarificazione su questo nodo fondamentale del rapporto tra lotta economica e lotta politica; come base centrale di un progetto ricostitutivo di un sindacato di classe e di una riorganizzazione politica dei lavoratori adeguati ai compiti e problemi che ci stanno di fronte.