www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 14-01-15 - n. 526

Da Bernstein e Kautsky alla teoria e pratica marxista di Lenin

Miguel Urbano Rodrigues | odiario.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

09/01/2015

Ho riletto in questi giorni alcuni testi di Eduard Bernestein e di Karl Kautsky. E' stato un lavoro utile. Il revisionismo di entrambi aiuta a comprendere le lotte e le sfide del presente.

Bernstein iniziò la campagna. Vedeva nel marxismo solamente un metodo per studiare i problemi sociali, criticò il materialismo storico e sostenne che era possibile giungere al socialismo senza la rivoluzione, attraverso conquiste irreversibili della classe operaia come risultato di riforme del capitalismo. La sua famosa sentenza: "Il movimento è tutto, il fine è nulla", motivò la replica di Rosa Luxemburg secondo la quale l'obiettivo finale, il socialismo, era tutto.

Nella socialdemocrazia tedesca, le tesi del cosiddetto "socialismo evolutivo" di Bernstein seminarono confusione, ma non ricevettero inizialmente l'appoggio di Kautsky. Il leader del Partito Socialdemocratico - SPD - cambiò posizione solamente alla vigilia della I Guerra Mondiale. Partito più votato nelle elezioni del 1912, la SPD fece una svolta a destra. Kautsky, all'inizio della guerra imperialista, decise di appoggiare la borghesia tedesca.

Per questo fu bersaglio di una critica devastante da parte di Lenin. Il rivoluzionario russo, che l'aveva ammirato in gioventù, lo qualificò come rinnegato.

La polemica che all'epoca divise la SPD aveva come fulcro la questione dello Stato.

Per Kautsky lo Stato era una macchina che, essendo nelle mani della classe dominante, doveva esser conquistata dal proletariato. Perché distruggere lo stato borghese – argomentava – se nella lotta poteva cadere nelle mani della classe operaia?

Partendo da Marx, la posizione di Lenin era antagonista.

Nel suo libro "Stato e Rivoluzione" scritto in due mesi in Finlandia, dopo le Giornate di Luglio, il grande rivoluzionario bastonò il kautskismo. La tesi del dirigente della SPD conduceva inevitabilmente all'integrazione graduale delle organizzazioni operaie nel meccanismo del sistema capitalista.

Citando, fuori contesto, l'ipotesi formulata da Marx che in Inghilterra, eccezionalmente, i lavoratori potevano arrivare al potere per via pacifica, Kautsky, accompagnando Bernstein, sostenne una strategia che considerava la rivoluzione non necessaria per la presa del potere.

Come affermò Bucharin, un'ala della socialdemocrazia tedesca usava una "fraseologia marxista, simboli marxisti, uno strato verbale marxista, ma già senza alcun contenuto marxista".

Trascorso un secolo, e scomparsa l'URSS, l'offensiva revisionista si ripete con un linguaggio differente. Il Partito della Sinistra Europea, che riunisce la maggioranza dei partiti comunisti del continente, invoca anche Marx, ma la sua ideologia è – come per la socialdemocrazia tedesca – inscindibile da una pratica opportunista.

La borghesia europea ha reagito con simpatia alla formazione del Partito della Sinistra Europea. Ha identificato in essa, fin dall'inizio, uno strumento di neutralizzazione della combattività della classe operaia.

Nel piano internazionale le posizioni che va assumendo sono anch'esse molto negative. I suoi dirigenti, davanti alle critiche delle organizzazioni che responsabilizzano i partiti del Partito della Sinistra Europea per la crisi del Movimento Comunista Internazionale, contestano che il mondo è cambiato profondamente dall'epoca in cui Marx scrisse Il Capitale. Secondo costoro collocare la questione della via per il socialismo e la tematica dello Stato citando i suoi testi è negare l'essenza propria del marxismo.

Dall'argomentazione di questi revisionisti traspare il disconoscimento del marxismo.

Il marxismo non è solamente una metodologia scientifica creata per la trasformazione del mondo; è allo stesso tempo lo strumento indispensabile per raggiungere questo obiettivo rivoluzionario.

Propriamente per aver compreso che il marxismo non era una ideologia statica, ma dinamica, Lenin seppe estrarre le lezioni implicite nelle profonde alterazioni che il capitalismo presentava all'inizio del XX secolo. La creazione del partito di tipo nuovo, il Bolscevico, fu una di queste, effettivamente decisiva per la vittoria della Rivoluzione Russa d'Ottobre.

Nella vita di Marx il capitalismo tradizionale, di Adam Smith e Ricardo, non era evoluto in quello che Lenin definì nel suo libro come "Imperialismo, fase suprema del capitalismo". Solo alla fine del XIX secolo il colonialismo assunse un ruolo decisivo nelle strategie imperialiste.

Il leninismo, figlio del marxismo, non sarebbe stato possibile se il suo creatore, oltre ad esser un notevole stratega, non fosse stato anche un tattico attento a tutti gli aspetti innovatori delle società dell'inizio del XX secolo.

Avvertì Leni che in gran parte gli errori risultano da un fatto: le parole d'ordine, le iniziative che erano totalmente corrette in un determinato periodo storico e in una determinata situazione, sono meccanicamente trasferite in un altro contesto storico per un'altra situazione con un altro rapporto di forze.

Lenin concludeva da ciò che era necessario porre questioni che permettessero una sintesi della distruzione dell'antico e della costruzione del nuovo, una sintesi di questi aspetti in un tutto nuovo.

L'opera teorica di Lenin ha per i comunisti un'importanza che aumenta di anno in anno. La sconfitta temporanea del Socialismo non sminuisce il suo significato. Essa ci aiuta a stabilire un ponte tra il tatticismo capitolatrice degli inizi del XX secolo e le opzioni ideologiche e il discorso politico degli opportunisti del Partito della Sinistra Europea che, mascherati da marxisti, sono oggi strumento inconsapevole delle classi dominanti e dell'imperialismo.

Il dibattito sulla Questione dello Stato non ha perso attualità. Continua a motivare intensi dibattiti ideologici. I sostenitori della via istituzionale verso il socialismo affermano che non è necessario distruggere lo stato borghese, ma solamente trasformarlo mediante riforme rivoluzionarie. Ma la via cosiddetta pacifica non è mai stata vincente fino ad oggi in nessun paese. Nel Cile dell'Unidad Popular quando i partiti marxisti, il Socialista di Allende e il Comunista, giunsero al governo per via elettorale, un golpe militare sanguinoso mise fine all'esperienza. Nel Venezuela Bolivariano il contesto è differente. Il governo di Chávez, con l'appoggio dell'Esercito, ha fatto cambiamenti molto positivi nella società. Ma il Venezuela continua ad essere un paese capitalista. Con Maduro il futuro immediato si presenza carico di incertezze. Lo stesso avviene in Bolivia.

Serpa, 2 Gennaio 2015

L'originale di questo articolo è stato pubblicato dalla rivista web La Haine    


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