"Il carattere relativamente «pacifico» del periodo 1871-1914 ha alimentato l'opportunismo, stato d'animo dapprima, tendenza in seguito e, infine, gruppo o strato composto dalla burocrazia operaia e dai compagni di strada piccolo-borghesi. Questi elementi potevano sottomettere il movimento operaio soltanto riconoscendo a parole i fini rivoluzionari e la tattica rivoluzionaria; potevano cattivarsi la fiducia delle masse soltanto giurando che il lavoro «pacifico» non era che la preparazione alla rivoluzione proletaria. Questa contraddizione era l'ascesso che da un giorno all'altro doveva scoppiare, e che è scoppiato. Tutto il problema sta nel decidere se sia meglio tentare, come fanno Kautsky e soci, di far rifluire di nuovo questo pus nell'organismo in nome dell'«unità» (con il pus), oppure se, per contribuire alla guarigione completa dell'organismo del movimento operaio, si debba sbarazzarlo da questo pus il più presto e il più accuratamente possibile, nonostante il dolore acuto ma passeggero che questa operazione produce"
(Lenin, 1916, in L'Opportunismo e il fallimento della II Internazionale, pubblicazione originale nella rivista Vorbote, n.1 gennaio 2016. Op. Complete, ed. Editori Riuniti, Roma 1966, vol. 22, pag. 116)
"L'abbattimento del dominio borghese è possibile soltanto ad opera del proletariato, come classe particolare, preparata a questo rovesciamento dalle proprie condizioni economiche di esistenza che gli danno la possibilità e la forza di compierlo. Mentre la borghesia fraziona, disperde la classe contadina e tutti gli strati piccolo-borghesi, essa concentra, raggruppa e organizza il proletariato. Grazie alla sua funzione economica nella grande produzione, solo il proletariato è capace di essere la guida di tutti i lavoratori e di tutte le masse sfruttate, che la borghesia spesso sfrutta, opprime, schiaccia non meno e anche più dei proletari, ma che sono incapaci di lottare indipendentemente per la loro emancipazione. La dottrina della lotta di classe, applicata da Marx allo Stato e alla rivoluzione socialista, porta necessariamente a riconoscere il dominio politico del proletariato, la sua dittatura, il potere cioè ch'esso non divide con nessuno e che si appoggia direttamente sulla forza armata delle masse. L'abbattimento della borghesia non è realizzabile se non attraverso la trasformazione del proletariato in classe dominante, capace di reprimere la resistenza inevitabile, disperata della borghesia, di organizzare per un nuovo regime economico tutte le masse lavoratrici e sfruttate."
(Lenin, 1917, in Stato e Rivoluzione, Op. Complete, ed. Editori Riuniti, Roma 1967, vol.25, pp.381-382)
Può sembrare strano che partiti nati dalla rottura rivoluzionaria con la II Internazionale (come il PCF, il PCI o il PCE), ripetano con evidenti somiglianze il peggio che ci fu nei partiti socialdemocratici: democraticismo, conciliazione di classe, cretinismo parlamentare, tutto è stato ripetuto. Il risultato di tali ripetizioni è conseguenza naturale di identiche cause.
Nella lotta contro il nazi-fascismo, dalle barricate di Barcellona alle montagne del nord Italia, morirono migliaia di militanti comunisti, contro il capitalismo. Il capitalismo, sia in putrefazione (nazi-fascismo) o no, è sempre capitalismo, anche quando dà briciole al proletariato come nei regimi di facciata pseudo-democratica con parlamenti borghesi, suffragio universale, ma dove in realtà, il capitale e i suoi rappresentanti politici sono sempre in vantaggio. Inoltre, se per caso i comunisti giungono al potere d'accordo con le regole borghesi, il capitale rapidamente trova le forme per infrangere le sue regole (vedi il caso del Cile). I comunisti non lottano mai per il capitalismo, al di là della forma che assume. Lottano sempre avendo come prospettiva la Rivoluzione socialista. Pertanto, bisogna ricordare che queste migliaia di comunisti morirono per la fine della società dello sfruttamento e dell'oppressione, per il socialismo, per il comunismo. Non fu per la democrazia borghese che Gramsci o Arthur Dallidet morirono. Non fu per questo che milioni di comunisti diedero la vita contro il nazi-fascismo.
Dopo la Seconda guerra mondiale sorge l'idea peregrina che la democrazia sia un regime neutro per quanto riguarda la natura di classe (una tesi kautskiana smentita da Lenin 30 anni prima in La Rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky). L'apparato dello Stato democratico potrebbe essere utilizzato, indipendentemente dai rapporti di produzione, sia dal proletariato per raggiungere il socialismo, sia dalla borghesia per approfondire il capitalismo. In conseguenza di ciò, si rendeva non necessaria la preparazione e lo sviluppo della lotta rivoluzionaria: il compito dei partiti comunisti diventava sul piano sindacale quello di discutere e negoziare riforme (abbastanza simile al Programma di Transizione di Trotsky [1]) e sul piano politico, come scrive Stalin [2], quello di essere macchine da propaganda elettorale e appendici di un gruppo parlamentare.
Si diede il via così a un periodo lungo vari decenni di pace sociale dissimulata da un discorso che utilizzava e utilizza tutti i concetti teorici: "marxismo-leninismo", partito "rivoluzionario", l'importanza della "lotta di classe", ma che in fondo è segnato da pratiche riformiste, di cui è un chiaro esempio il Manifesto di Champigny nel quale la pratica coincide con il discorso. Questa degenerazione raggiunse il punto massimo quando, superando il piano nazionale, si materializzò nelle tesi della rifondazione del progetto europeo con mezzi democratici e pacifici, elemento programmatico centrale del Partito della Sinistra Europea - dove ci sono forze che vanno dal Partito Comunista Spagnolo (PCE), a Rifondazione Comunista in Italia (PRC), fino a Syriza (Grecia) e al Blocco di Sinistra del Portogallo - contrassegnato dalla Risoluzione Politica del XIX Congresso del Partito Comunista Portoghese [3] (PCP) come struttura di natura "sovranazionale e riformista" che "non solo non contribuisce all'unità e alla cooperazione delle forze comuniste e progressiste d'Europa, ma introduce nuovi fattori di divisione, separazione e incomprensione, che ostacolano progressi nella cooperazione e solidarietà tra le forze comuniste e di sinistra in Europa".
Attualmente, l'eurocomunismo e il Partito della Sinistra Europea, sono i massimi responsabili di questa zoppia ideologica, contribuendo scandalosamente e scientemente al ritardo della coscienza delle masse orientandole verso vicoli ciechi.
E' urgente considerare la lotta contro il riformismo come un compito centrale dei comunisti. Soprattutto quando le esperienze governative fatte da partiti che hanno come base questo programma - vedi il caso di Syriza - si sono dimostrate in tutto uguali a quelle dei partiti borghesi: alleanze con il sionismo, deportazione di rifugiati, incarcerazione di sindacalisti, repressione delle manifestazioni e applicazione dei memorandum della Troika.
Non è possibile utilizzare lo Stato borghese al servizio dei lavoratori. I lavoratori devono costruire il proprio Stato per via rivoluzionaria.
Note
1) Trostky, L. 1938, in Programma della Transizione
https://www.marxists.org/italiano/trotsky/1938/6/transiz.htm#p1
2) Questo significa che i partiti della II Internazionale non sono atti alla lotta del proletariato, che essi non sono dei partiti di lotta del proletariato, i quali conducano gli operai alla conquista del potere, ma un apparato elettorale, adatto alle elezioni parlamentari e alla lotta parlamentare. (Stalin, 1924, in Principi del Leninismo, Opere Complete, vol 6, Edizioni Rinascita, Roma, 1952, pp.206-207)