www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 02-06-17 - n. 634

Káiser o Zar? Questo il dilemma?

Severino Menéndez | bonjourkarl.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

17/05/2017

Qualche giorno fa il Giorno della Vittoria è tornato ad esser celebrato in Russia con importanti eventi che riflettono il ricordo indelebile di così grandi gesta nel cuore dei popoli che formarono l'Unione Sovietica. Il discorso di Vladimir Putin quest'anno ha omaggiato con grande dignità l'Immortal Reggimento (1) nella sua marcia, ma travisando ed omettendo la natura e le caratteristiche uniche dell'Armata Rossa così come il ruolo centrale e determinante del PCUS nella resistenza armata e nel cammino della vittoria sul nazifascismo.

Dobbiamo dire che Putin non pronuncia parole sincere. Nel suo discorso chiama a difendere la patria russa attuale, una patria diversa da quella che fu la patria degli operai, dei soldati e dei contadini che sconfissero con enorme eroismo il nazifascismo, in quella che in Unione Sovietica prese il nome di Grande Guerra Patriottica. Putin lancia oggi una perorazione in difesa di una patria che rappresenta i monopoli russi nella lotta disperata contro i monopoli di altri centri imperialisti e che governano allegramente insieme. Non celebra il Giorno della Vittoria, ma chiama le fila del popolo lavoratore russo affinché difenda con il suo sangue gli interessi dei suoi capitalisti. Mentre incarcera i veri successori di quelli che dice di omaggiare. A dimostrazione di questo possiamo evidenziare la recente repressione ai danni del PCOR (2), con l'incarcerazione di diversi suoi dirigenti, per aver diffuso documenti di denuncia del travisamento e della manipolazione borghese del 9 maggio, Giorno della Vittoria.

Quasi tre decenni fa la controrivoluzione rovesciava l'edificazione socialista nell'Unione Sovietica e in altri paesi del centro e nell'Est Europa, alterando i rapporti di forza a livello mondiale. In quell'epoca in cui un terzo dell'umanità era uscito dall'orbita del capitalismo e costruiva il socialismo pur con tutte le sue difficoltà e contraddizioni e che pativa l'influenza dei settori che infine assestarono il colpo finale, il campo socialista manteneva un'influenza progressista a livello mondiale. Esisteva una bipolarità, un doppio potere nel mondo dove uno dei poli esercitava un'ascendente progressista e di avanzamento dei processi di liberazione nazionale nel mondo: si pensi alla grande influenza del campo socialista nella scomparsa del colonialismo.

Ma dopo il tradimento dell'apparato del PCUS, dove si trovavano Gorbaciov, Yeltsin, Lavrov, ma anche i quadri alti e intermedi del KGB come lo stesso Putin, lo Stato Sovietico mutava perseguendo la supremazia nell'economia sovietica delle relazioni di produzione capitalista. Il contropotere del Socialismo nel mondo scompariva temporaneamente.

Dopo questo periodo con la scomparsa del contrappeso del polo che poneva freno all'imperialismo, il mondo cominciò a sperimentare il cosiddetto unipolarismo. Rapidamente le relazioni internazionali e il diritto internazionale nella forma nota sin lì saltarono in aria essendo configurati solamente dagli stati capitalisti e non dal risultato dei rapporti di forza tra gli stati capitalisti e il campo socialista come succedeva fino ad allora.

In tali circostanze di unipolarismo la frase di Rosa Luxemburg tornò ad esser più evocativa che mai (3) e senza la presenza di un campo socialista forte e coeso la barbarie veniva a manifestarsi a grandi passi nel degrado generalizzato delle condizioni di vita della classe operaia in tutto il pianeta e nella generalizzazione della guerra come risoluzione abituale delle controversie internazionali. Le guerre in Iraq, in Jugoslavia, in Africa, in Medio Oriente… furono le porte d'ingresso dei monopoli al saccheggio delle materie prime e delle risorse naturali.

Per questo non è strano che l'attuale situazione di terrore, e il ricordo di un mondo passato che era migliore, riflettono nella coscienza dei popoli l'importanza di un contropotere che metta freno a tanta barbarie. Questo genera la speranza nella costituzione di un mondo multipolare che possa tornare a creare dei rapporti di forza favorevoli alle aspettative di progresso dell'umanità e alla fine della barbarie a cui assistiamo. Purtroppo questa speranza è ingiustificata.

Nonostante le alleanze interstatali che si vanno producendo negli ultimi decenni e incrinano il dominio finora quasi assoluto del centro imperialista nordamericano, queste unioni non hanno alcun carattere di progresso che gli si vuol attribuire. E questo è così per la natura di classe di queste alleanze, determinate dal modo di produzione capitalista e pertanto soggette alle leggi che reggono il loro sviluppo, e nel caso più particolare dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) le contraddizioni che si danno con gli USA si circoscrivono strettamente nei quadri di scontro interimperialista. Siamo davanti alla disputa per il vertice della piramide dell'imperialismo.

Le economie capitaliste di questi paesi, al loro interno realizzano attacchi selvaggi contro la classe operaia e i settori popolari per favorire gli interessi dei propri monopoli.

Non siamo davanti alla disputa tra due mondi, come succedeva con l'esistenza del campo socialista, ma davanti all'esistenza di centri imperialisti emergenti che disputano l'egemonia agli USA o all'UE. Siamo davanti alla necessità di questi centri, per poter proseguire il loro sviluppo, del tentativo di una nuova ripartizione del mondo, e in questo scenario la certezza della prossimità di una nuova guerra globale prende corpo sempre più chiaramente.

Se continuiamo ad ingannarci e scambiare determinati centri imperialisti come progressisti otterremo solamente che giunti al momento la classe operaia dei vari paesi tornerà a commettere l'errore di scegliere tra lo Zar o il Káiser.

Dobbiamo smascherare e denunciare come straniere le bandiere della multipolarità, che ripresentano un mondo che aspira solo a cambiare un centro imperialista per un altro. E' comprensibile che la socialdemocrazia, vecchia e nuova, prenda queste bandiere e le sventoli davanti la classe operaia, questo è sempre stato il suo ruolo storico, ma per coloro che si richiamano al socialismo e al comunismo la bandiera della lotta contro ogni unione interstatale di natura capitalista è qualcosa in più che una questione di principio: è una necessità della strategia rivoluzionaria.

Il Socialismo è l'unica soluzione davanti alla barbarie capitalista che ad ogni passo ci avvicina al precipizio di una guerra, guerra che, in questa condizione, può certamente condurre alla scomparsa dell'umanità.

***

1) Dal 2012 i familiari dei caduti durante la II Guerra Mondiale portano i loro ritratti in manifestazione. Nel 2015 Putin partecipò portando il ritratto di suo padre.
2) PCOR – Partito Comunista Operaio Russo
3) "Socialismo o barbarie"


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