www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 02-10-17 - n. 645

Okuyan sulla questione del nazionalismo

Kemal Okuyan * | tkp.org.tr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

09/2017

Che cosa è il nazionalismo? Alcuni lo descrivono come amore verso il proprio paese. Ma una simile concezione del nazionalismo restituisce un quadro personale e un po' irrealistico. Coloro che cercano di attribuire "innocenza" al nazionalismo sono inclini a confondere il nazionalismo con l'amore verso un paese o addirittura a identificarlo con il patriottismo, un concetto molto diverso.

"Amo il mio paese, ecco perché sono un nazionalista..." Molto bene, ma questo non è nazionalismo! Il nazionalismo consiste semplicemente nel pensare che gli interessi del proprio paese siano superiori agli altri. È una cosa buona? No non lo è.

Si potrebbe dire: "Cosa c'è di sbagliato? In un mondo siffatto non è possibile sopravvivere a meno di non ritenere gli interessi del proprio paese superiori agli altri.

"Un mondo siffatto"... Cosa intendiamo? Un mondo in cui il potente opprime e sfrutta il debole!

Allora opprimiamo prima che gli altri ci calpestino. Questo è il nazionalismo; questo è ciò che rappresenta il nazionalismo.
Se non si vuol cambiare questo stato di cose in cui il potente opprime e sfrutta il debole, l'unico modo non può che essere quello di anteporre gli interessi del proprio paese agli altri e danneggiare gli altri.
In un "mondo siffatto" non tutti vincono, non possono vincere, poiché questo mondo è costruito sulle disuguaglianze e sull'ingiustizia.

Tuttavia, non sono le disparità tra le nazioni che giacciono dietro le disuguaglianze di questo mondo. La ragione dell'ingiustizia e della diseguaglianza nel mondo è l'esistenza stessa di una classe sfruttatrice, che costituisce una percentuale molto piccola dell'umanità. Le disuguaglianze tra le nazioni sono solo l'estensione di questa realtà. Ci sono sfruttatori non solo negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia o in Germania, ma anche in Turchia. Diamo un'occhiata alle regioni più povere: si può vedere la stessa classe rapace che ruba il lavoro operaio in Sudan, Nigeria, Tagikistan e Afghanistan: questa classe è al potere in questi paesi.

Questa efferata classe sfruttatrice può preservare il potere politico in ciascun paese del mondo anche perché riesce a presentare i propri interessi come interessi di tutta la nazione. Il nazionalismo è l'arma più efficace per far abboccare il popolo a questa esca.

Il nazionalismo è nefasto nel senso che istiga un lavoratore a preferire il suo sfruttatore al povero di un'altra nazione; o a favorire gli sfruttatori del proprio paese a discapito degli sfruttatori di altre nazioni...
Come a dire: disprezzo Barzani come capo tribale ricco di petrolio, mentre considero legittima la fortuna traboccante dalle casse della famiglia Koç [La Koç Holding è il più grande conglomerato industriale della Turchia, wikipedia, ndt].

C'è una grande differenza tra il nazionalismo e il patriottismo: mentre il nazionalismo assolve gli sfruttatori locali, il patriottismo implica la volontà di ripulire il paese dagli sfruttatori autoctoni e stranieri. E questo è ciò di cui ha bisogno l'umanità.

Chi ha veramente a cuore il suo paese non può chiudere gli occhi davanti al veleno delle ingiustizie, dei furti e del dispotismo che contamina la sua terra.

Per chiarire:

L'Angola è un paese "ricco" in Africa. È ricco nel senso che la sua ricchezza naturale è immensa anche se la maggioranza della sua popolazione è povera: di oro e petrolio! Questo paese per anni è stato una colonia portoghese. Gli sporchi colonizzatori hanno saccheggiato il paese per decenni. Infine, nell'età d'oro del petrolio, quando l'Angola divenne più preziosa per i saccheggiatori, crebbe il peso imposto sulla popolazione locale. Il suo popolo quindi decise di ribellarsi e prese le armi. Il Movimento di Liberazione dell'Angola ha segnato la scomparsa del colonialismo portoghese. L'Unione Sovietica, Cuba e i comunisti portoghesi hanno sostenuto l'MPLA, la principale organizzazione che realizzò la liberazione dell'Angola. Cacciarono gli sfruttatori portoghesi, nazionalizzarono tutti i settori cruciali dell'economia. Il popolo angolano ha conosciuto l'educazione pubblica, la sanità e l'amministrazione della giustizia; sono nate città moderne.

Con il crollo dell'Unione Sovietica, i capitalisti che flagellano il mondo hanno cominciato a traviare i governanti che avevano partecipato al glorioso movimento dei guerriglieri in passato. La degenerazione si è diffusa a macchia d'olio e in un paio di anni è emersa una classe di sfruttatori estremamente corrotta. Non accondiscesero nemmeno a cambiare la bandiera, simbolo della liberazione rivoluzionaria del paese. Infatti la bandiera con la ruota dentata e il machete che simboleggiava la gente oppressa serviva al loro scopo: evocava una forma di "nazionalismo". Mentre, affamando, gestivano enormi quantità di denaro, la povera gente dell'Angola glorificava la "stessa bandiera". La ruota dentata rappresentava la macchina del profitto dei ricchi, non la liberazione dei lavoratori; il machete non più l'arma dei poveri, ma il manganello, il carro armato, il cannone di un regime ingiusto.

Ho visto i rappresentanti di questa nuova classe di sfruttatori in Portogallo. Uomini neri che uscivano dalle loro limousine a otto porte col collo piegato per il peso delle catene d'oro. Investono sostanziosamente in Portogallo come se prendessero una rivincita sugli ex sfruttatori bianchi. Ora, l'uomo bianco non sfrutta l'uomo nero, piuttosto l'uomo nero sfrutta la gente nera e anche i bianchi.

L'umanità si solleverà grazie a quelli che non tollereranno gli sfruttatori dalla pelle scura, che affronteranno gli sfruttatori a prescindere dal colore della pelle. Turco o curdo; arabo o greco...

Fraternità di tutti i popoli... Ma, come si raggiunge questo obiettivo?

Con un ordine egualitario... Non è possibile in nessun altro modo. Se la logica si limita a fermare il trasferimento di risorse all'estero e però intende sfruttare altri paesi, non si tratta di lotta contro l'imperialismo, ma di un trucco scandaloso.

E l'indipendenza?

Un movimento di indipendenza che si basi sulle classi sfruttatrici nel XXI secolo non può servire l'umanità. Il principio dell'autodeterminazione non ha alcuna validità in queste circostanze.
L'unico principio dei rivoluzionari di oggi è quello di lottare contro gli sfruttatori.

Barzani non è esente dalla nostra rabbia contro tutti gli sfruttatori che battono il nostro popolo. Non intendiamo imparare le definizioni di nazionalismo, internazionalismo, marxismo da quelli che una volta chiamavano Erdoğan "democratico", "libertario", "riformista" e persino "rivoluzionario" con l'aspettativa che avrebbe "risolto" la questione curda.
Sì, come ha detto Orhan Gökdemir **, né con Barzani e né con Tayyip.

* Segretario Generale del Comitato Centrale del TKP
** SoL portale di notizie


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