www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 08-12-19 - n. 732

Risoluzione dell'ufficio politico del PCTE

Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

04/12/2019

L'Ufficio Politico del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE), dopo l'incontro della sua IX Sessione Plenaria, emette la seguente risoluzione:

Il rallentamento del ciclo di crescita capitalistica seguito all'ultima crisi è una realtà innegabile. Sebbene i portavoce delle organizzazioni e dei governi capitalisti si sforzino di affermare che l'attuale situazione di "decelerazione" non corre il rischio di diventare una crisi, i dati macroeconomici che si stanno diffondendo esprimono sempre più chiaramente che la crescita capitalista è estremamente debole e che vi sono molti fattori che potrebbero accelerare lo scoppio di una nuova crisi nei prossimi anni.

Mentre i tassi di crescita del PIL globale stanno registrando un minore aumento rispetto ai periodi post-crisi precedenti al 2008, gli indici di Produzione Industriale continuano la loro progressiva caduta in potenze come USA, Cina o Germania. Anche in Spagna, dove i continui tagli alle aspettative di crescita per il 2019 e il 2020 si aggiungono all'annuncio di un costante calo sia degli investimenti che della spesa pubblica per quel periodo e sono accompagnati da un significativo aumento dei prezzi previsto per il 2020.

Le basi per una nuova crisi di sovrapproduzione e di sovraccumulazione, che ha cominciato a svilupparsi dal momento in cui è terminata la crisi precedente, sono ormai poste. Anche se è presto per affermare categoricamente che l'attuale "raffreddamento" genererà a partire dal 2021 un'aperta crisi capitalista, uno dei fattori che può causare un rallentamento della crescita del PIL globale con conseguente rapida crisi in regola è l'instabilità che caratterizza questa fase di sviluppo capitalista.

La gestione della Brexit, le guerre commerciali, le continue manovre di destabilizzazione in paesi di diversi continenti - in particolare in questo periodo in America Latina (Bolivia e Venezuela), che coincidono nel tempo con la violenta repressione contro le mobilitazioni del popolo cileno, haitiano e colombiano - sono alcuni dei sintomi di questa instabilità, che è espressione di un'intensificazione nel confronto inter-imperialista e delle contraddizioni generate dal capitalismo stesso in tutto il pianeta.

In questo contesto i dati economici vengono già utilizzati dai padroni, dalle organizzazioni internazionali e dagli enti di vigilanza per lanciare una nuova ondata di richieste di "riforme strutturali", maggiore flessibilità del lavoro, maggiore contenimento fiscale e maggiore apertura del settore pubblico ai capitali privati. L'acuirsi del confronto inter-imperialista è accompagnato da una radicalizzazione di alcuni settori borghesi che, sempre più apertamente, collocano il loro programma di massima, pretendendo di penetrare nei settori operai e popolari agitando le bandiere nazionaliste e cercando di presentarsi come oppositori delle "élite globali"che non sono altro che i settori borghesi che hanno beneficiato maggiormente della rimozione delle barriere al movimento di capitali in tutto il mondo.

Ancora una volta è dimostrato che le lotte tra i diversi settori della borghesia e i loro interessi possono intrappolare la maggioranza dei lavoratori in falsi problemi e condurla in vicoli ciechi, se non esiste un Partito comunista forte e indipendente, in grado di articolare un'alternativa radicale al modello capitalista in tutte le sue espressioni. La risposta al programma massimo capitalista non può essere un altro programma capitalista, anche se meno aggressivo per la maggioranza dei lavoratori, con la scusa del male minore. In questo senso, l'insistenza nel dare la colpa a tutte le aggressioni subite dalla classe lavoratrice e dai popoli del mondo verso un "capitalismo neoliberista" promuove solo la fiducia dei lavoratori nelle soluzioni all'interno dei parametri capitalistici, modificando al massimo alcune politiche e forme di gestione, ma lasciando intatto il nucleo essenziale dello sfruttamento capitalista. Di fronte alla radicalizzazione del padrone, c'è solo la radicalizzazione della classe operaia.

Il Partito Comunista, indipendentemente dalla correlazione di forze esistenti in ogni momento o da chi gestisce il capitalismo attraverso il governo in ogni momento, deve mantenere la sua piena indipendenza politica, ideologica e organizzativa. Questa è l'unica garanzia affinché si possa creare un'alternativa di classe che rompa davvero con il capitalismo.

Con queste premesse, analizziamo ora la possibilità che il capitalismo spagnolo sia gestito da un Governo di coalizione socialdemocratico tra PSOE e UP con il sostegno delle forze nazionaliste regionali e periferiche.

È una realtà che i lavoratori e i settori popolari del nostro paese sono usciti fortemente indeboliti dalla crisi precedente. La causa sono state le misure attuate sia dal governo del PSOE, che dal successivo PP per soddisfare gli interessi dei padroni. La maggior parte dei lavoratori del nostro paese, nonostante le continue voci sulla crescita economica che si stanno verificando a partire dal 2014, non ha migliorato le loro condizioni di vita e di lavoro.

La riduzione dei dati sulla disoccupazione nell'ultimo periodo non può nascondere che tre famiglie spagnole su quattro hanno difficoltà a raggiungere la fine del mese o che il 30% delle famiglie spagnole vive grazie a una pensione. Questo mentre il divario economico si allarga, poiché negli ultimi 9 anni il numero di milionari nel nostro paese si è moltiplicato.

Se questa situazione si è creata dopo un quinquennio di crescita economica, le aspettative di ulteriore impoverimento e perdita di diritti nel contesto di un rallentamento o di una nuova crisi sono assolutamente terrificanti. Di fronte a questa situazione, la coalizione socialdemocratica PSOE-UP ha concordato un primo documento in cui nessuno dei meccanismi economici e finanziari che hanno aggravato la crisi precedente in Spagna viene messo in discussione. Si conferma l'accettazione del patto di stabilità e si affida tutta la politica sociale all'ipotesi di un aumento delle imposte, lasciando inalterate le basi dello sfruttamento capitalista in Spagna e di conseguenza, condannando ogni ipotetica misura sociale favorevole alle classi popolari alla loro liquidazione non appena la situazione economica peggiora.

Il futuro governo non modificherà drasticamente le condizioni di vita e di lavoro della classe operaia e dei settori popolari. Alla fine della legislatura, la classe operaia e i settori popolari saranno in condizioni peggiori di oggi. Il futuro governo di coalizione non modificherà in alcun modo le basi su cui si fonda lo sfruttamento nel nostro paese, ma non sarà in grado di condurre politiche espansive su vasta scala, date le previsioni economiche sul tavolo.

 Il futuro governo, indipendentemente dal discorso che lo accompagna, gestirà gli interessi dei capitalisti spagnoli cercando di contenere qualsiasi mobilitazione di massa, ricorrendo a misure simboliche che distraggono dalla realtà incontestabile: l'inviolabilità delle basi capitaliste del nostro paese.

Il futuro governo, come ha fatto Pedro Sánchez dopo la mozione di censura del 2018, ricorrerà a una politica pianificata di gesti verso taluni settori sociali - anche sindacali - durante il primo periodo del suo mandato. Rinuncerà all'abrogazione delle riforme del lavoro, ma in cambio modificherà gli aspetti della riforma del 2012 per cercare di mettere a tacere il movimento sindacale mantenendo la maggior parte delle misure anti-operaie - e le aggiornerà - in un nuovo Statuto dei lavoratori che legalizzerà le forme di sfruttamento che hanno generalizzato i modelli Uber e Deliveroo.


La promozione del capitalismo verde sarà l'altro segno distintivo del futuro governo. La coalizione socialdemocratica parla di "transizione energetica" per camuffare ciò che non è altro che la promozione e la difesa degli interessi dei monopoli privati del settore energetico che investono nelle energie rinnovabili. Parallelamente continueranno a promuovere campagne di propaganda volte ad attribuire la responsabilità di qualsiasi problema ambientale alle famiglie lavoratrici e non alle grandi aziende.

D'altro canto la debolezza parlamentare della coalizione socialdemocratica, nonché le diverse strategie dei suoi membri, non prevedono un governo stabile o duraturo. Si interromperà quando uno dei principali partner o dei loro alleati riterrà che le loro aspettative elettorali miglioreranno e che il loro legame con la coalizione non porterà più ritorni politici.

Oggi, qualsiasi critica alla coalizione socialdemocratica mira a tacere se stessa ricorrendo alla scusa del male minore. Si pone davanti alla classe operaia e al popolo operaio una situazione in cui sembra che l'unica possibilità di contenere l'incoraggiamento di alcuni settori della borghesia spagnola, espressa nella crescita di VOX, sia quella di sostenere un governo PSOE-UP. Ma la coalizione socialdemocratica già sa che la gestione capitalistica che ha promesso negli ultimi tempi si scontrerà con una dinamica capitalista che non può essere spezzata se non in modo radicale, rompendo con il capitalismo nel suo insieme, e non con una gestione concreta del capitalismo.

I limiti del futuro governo saranno rapidamente evidenti agli occhi delle masse e la loro frustrazione potrà portare a fenomeni di radicalizzazione in senso reazionario. Soprattutto se non vi è alcun processo accelerato di rafforzamento di un Partito Comunista indipendente da qualsiasi forza capitalista a livello politico, ideologico e organizzativo.

Il PCTE non nasconde che aspira ad essere quel Partito Comunista, anche se siamo ancora lontani dal raggiungerlo. In 8 mesi con questo nome abbiamo dimostrato quanto rapidamente avanzino le nostre capacità organizzative, estendendo territorialmente e ampliando i nostri contatti con la classe operaia e con i lavoratori, ma nessun progresso sarà sufficiente se la classe operaia non smetterà di fare affidamento principalmente sulle forze socialdemocratiche che tradiscono permanentemente le false illusioni che esse stesse creano.

Nel prossimo periodo, quindi, i nostri sforzi continueranno a concentrarsi sullo sviluppo della nostra presenza nei luoghi di lavoro e nei quartieri popolari, spiegando instancabilmente coi fatti e i dati, i limiti e le false illusioni seminati dalla coalizione socialdemocratica, nonché il significato delle misure anti-operaie che adotterà. Spiegando inoltre che nessun governo capitalista può risolvere definitivamente i problemi di base della classe operaia e della maggioranza popolare e che qualsiasi progresso economico o sociale che può essere raggiunto può essere difeso solo se esiste una mobilitazione di massa che si basa sulle proprie forze e non su alcun governo capitalista. Spiegheremo che la nostra classe e il nostro popolo non devono rinunciare a nessun diritto conquistato, né essere ingannati o manipolati da alcun governo o forza difensiva del capitalismo, di qualunque colore.

Il PCTE continuerà a lottare per abrogare le ultime due riforme del lavoro, come elemento agglutinante immediato delle lotte operaie che si sviluppano nel nostro paese. Continueremo a denunciare il ruolo dell'Unione europea e della NATO, di cui la coalizione socialdemocratica seguiterà a essere un partner e continueremo a costruire forze nel campo del lavoro e popolare in grado di trarre vantaggio dall'esperienza pratica nella lotta politica quotidiana sul posto di lavoro e nei quartieri, per organizzare il contrattacco definitivo con il quale la classe operaia rovescerà il potere capitalista in Spagna.

Non un passo indietro nei nostri diritti, nessuna fiducia nel Governo della socialdemocrazia!

Madrid, 1 dicembre 2019

Ufficio politico

Partito Comunista dei Lavoratori della Spagna


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