www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 25-02-20 - n. 740

Quali caratteristiche avrà il socialismo nel XXI secolo?

Makis Papadopoulos, Partito Comunista di Grecia (KKE) * | bilimveaydinlanma.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

17/02/2020

A nome del Comitato Centrale del KKE, desidero ringraziarvi [TKP, Partito Comunista di Turchia, ndt.] per il cortese invito e congratularmi per il tema da voi scelto per la conferenza - un tema che dimostra il costante sforzo del vostro Partito di svolgere il proprio ruolo di avanguardia rivoluzionaria.

Allo scopo di esaminare i tratti caratteristici del socialismo nel XXI secolo è necessario, sulla base dei principi teorici del marxismo-leninismo, analizzare da un lato l'esperienza storica del Novecento e, dall'altro, le nuove opportunità oggettive e i nuovi problemi derivanti dal progresso scientifico e tecnologico, nelle nuove circostanze dell'economia digitale e della cosiddetta «quarta rivoluzione industriale».

In particolare, è necessario esaminare, sulla base dei principi del materialismo dialettico e storico e del metodo logico-storico, le contraddizioni che determinano lo sviluppo della società socialista. Occorre esaminare il processo dell'evoluzione storica della costruzione del socialismo nel corso del Novecento. Occorre studiare gli sforzi e il livello di applicazione consapevole da parte del potere sovietico della legge economica di base del socialismo, cioè il coordinamento di tutti gli obiettivi di produzione in funzione della completa soddisfazione dei bisogni sociali. Esaminare cioè in quale misura tale legge fondamentale abbia funzionato come forza motrice della risoluzione della contraddizione tra il livello di sviluppo della produzione e la continua e ininterrotta espansione dei bisogni della società. Esaminare in quale misura l'organizzazione pianificata e programmata della produzione sociale sia stata sviluppata allo scopo di garantire il benessere e il libero sviluppo di tutti i membri della società.

In seguito agli sviluppi della controrivoluzione, il KKE ha avviato nei primi anni Novanta - e prosegue tuttora - uno sforzo determinato mirante a contribuire allo studio di questo tema complesso e difficile.

Nel breve intervento di oggi ci concentreremo su alcuni punti-chiave.

La vittoria della Rivoluzione Socialista dell'Ottobre 1917 in Russia dimostrò il carattere liberatore dei rapporti di produzione socialisti per lo sviluppo delle forze produttive. L'ottobre 1917 evidenziò la superiorità della pianificazione scientifica centralizzata per lo sviluppo delle forze produttive, poggiante sulle solide basi del potere della classe operaia, della proprietà sociale dei mezzi di produzione. L'eliminazione della disoccupazione e dell'analfabetismo, l'istruzione diffusa, obbligatoria e gratuita, la giornata lavorativa di otto ore, la reale uguaglianza tra uomini e donne nel lavoro e nella vita, la liberazione dai pregiudizi razziali, l'epica conversione dell'industria del tempo di pace in industria di guerra prima e durante la seconda guerra mondiale - sono questi alcuni esempi caratteristici offerti dai primi decenni del potere sovietico, così come in seguito il balzo verso l'esplorazione dello spazio.

Durante questo particolare periodo storico fu evidenziata la capacità della direzione mirata e pianificata in modo centralizzato della produzione sociale di assumere un carattere sempre più scientifico, e di migliorare l'organizzazione e il coordinamento degli sforzi collettivi di milioni di lavoratori sovietici. Trovarono conferma la necessità - per l'implementazione del piano statale unificato - del principio del centralismo democratico e dell'utilizzazione dello spirito di emulazione socialista come metodo direttivo, con l'obiettivo di accrescere l'efficienza della pianificazione centralizzata dell'economia.

Per comprendere l'importanza di questi risultati nell'Unione Sovietica occorre tenere conto delle circostanze storiche in cui essi furono conseguiti. Le conquiste del potere sovietico furono realizzate in una situazione di invasione imperialista, di accerchiamento imperialista, di costanti minacce internazionali e di sabotaggio della produzione dall'interno. Furono realizzate in una situazione di grave carenza di risorse materiali e di esperti scientifici specializzati, e nell'ambito di una corsa contro il tempo in cui era necessario far progredire lo sviluppo dei settori di importanza strategica in un contesto di competizione tra l'URSS e il sistema imperialista internazionale. Per di più, il potere sovietico recuperò rapidamente il forte ritardo che divideva la Russia zarista pre-rivoluzionaria dagli Stati capitalisti più forti, quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania.

Il balzo in avanti realizzato dall'Unione Sovietica nei suoi primi decenni di esistenza dimostra che, grazie all'espansione della proprietà sociale dei mezzi di produzione e alla pianificazione scientifica centralizzata dell'economia, la produttività del lavoro e l'applicazione di tecnologie innovative in campo economico aumentarono in misura decisiva. Le finalità e il ritmo dello sviluppo delle forze produttive mutarono. Il lavoratore, principale forza produttiva, fu liberato dalle sue catene, poiché non doveva più cercarsi un padrone a cui vendere la sua forza-lavoro nella giungla del mercato capitalista. Fu creato un nuovo esercito di scienziati tra i figli della classe operaia e della classe contadina povera.

Il potere della classe operaia sovietica fu edificato negli anni Venti sulle solide basi dei soviet, i consigli generali dei lavoratori presenti in ogni luogo di lavoro, che eleggevano rappresentanti inviati ai livelli superiori di potere in ogni settore - rappresentanti che potevano essere revocati dai loro elettori. Questo fu un passo importante per l'esercizio effettivo del potere della classe operaia.

Fu evidenziata la superiorità della pianificazione centrale nell'ambito del potere della classe operaia rispetto al mercato capitalista, in cui i gruppi monopolistici pianificano e competono tra loro per assicurarsi una percentuale più elevata di profitti, una quota maggiore.

L'esperienza storica sovietica ha altresì dimostrato che, oggettivamente, il processo della costruzione del socialismo non è una passeggiata; esso non procede in modo agevole e lineare. Una serie di problemi reali che si manifestarono - come i ritardi nella modernizzazione tecnologica dell'industria, che ebbe conseguenze negative sulla qualità e sull'adeguatezza dei prodotti - furono interpretati erroneamente come debolezze insite nei rapporti di produzione socialisti. Secondo stime sovietiche, il volume della produzione industriale dell'URSS nei primi anni Cinquanta ammontava a meno di un terzo della corrispondente produzione USA - per non parlare del ruolo-guida degli USA in campo militare, nello sviluppo degli armamenti nucleari.

Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, l'Unione Sovietica dovette migliorare la sua produzione e i suoi servizi in funzione di un livello nuovo e più elevato di bisogni sociali. E dovette risolvere questo problema in un contesto segnato da terrificanti perdite umane durante il conflitto, concentrate nelle fasce di età più produttive.

Si trattava di un problema particolarmente complesso, che investiva la capacità di garantire uno sviluppo proporzionale di tutti i settori della produzione, il miglioramento qualitativo dei prodotti di consumo, la priorità della produzione di mezzi di produzione, l'ampliamento dell'automazione in numerosi settori dell'economia e le misure necessarie a prevenire un inasprimento della contraddizione tra lavoro direttivo ed esecutivo.

Più in generale, il problema riguardava la capacità di garantire la priorità dello sviluppo di moderni mezzi di produzione rispetto ai mezzi di consumo, il mantenimento dei livelli proporzionali di base di tutte le componenti e gli elementi dell'economia, il miglioramento della qualità e dell'efficienza della produzione, la rapida applicazione dei nuovi sviluppi scientifici e tecnici e l'innalzamento della coscienza socialista e dell'iniziativa creativa dei lavoratori.

In questo cruciale frangente storico era necessario trovare una soluzione guardando avanti, attraverso l'espansione pianificata dei rapporti di produzione comunisti.

A giudicare dai risultati, negli anni Cinquanta divenne chiaro che non esisteva un potenziale teorico collettivamente conseguito in grado di risolvere in modo efficace questi problemi.

Durante la vicenda storica dell'Unione Sovietica ebbero luogo seri dibattiti e controversie teoriche nel campo della filosofia e dell'economia politica. Particolare importanza assunsero i dibattiti teorici del periodo 1927-1929 sulla relazione dialettica e l'interazione tra le forze produttive e i rapporti di produzione. Il dibattito evidenziò il ruolo attivo dei rapporti di produzione socialisti per lo sviluppo delle forze produttive. Il ruolo attivo dei rapporti di produzione si consegue attraverso gli sforzi del potere operaio atti a eliminare i residui di proprietà privata e a orientare lo sviluppo delle forze produttive in direzione della piena soddisfazione dei bisogni sociali.

Purtroppo, tuttavia, il contenuto del dibattito teorico si concentrò soprattutto sulla necessità di definire il tema scientifico dell'economia politica nell'ambito più generale del materialismo dialettico e storico, e non indirizzò la ricerca teorica in direzione di una più profonda comprensione della questione cruciale dell'interazione tra rapporti di produzione e sviluppo delle forze produttive.

Nello stesso periodo (1924-1929), il dibattito filosofico tra «dialettici» e «meccanicisti» fu importante per la comprensione del concetto di contraddizione dialettica e del suo ruolo nello sviluppo dei fenomeni naturali e sociali. Nei primi anni Trenta si era ormai sviluppato il concetto teorico di «contraddizioni non antagonistiche».

Il filosofo sovietico Ilenkov avrebbe successivamente evidenziato l'impatto di questo approccio filosofico sulla discussione dei problemi dell'economia politica del socialismo, sulla necessità di definire con chiarezza i rapporti merce-denaro come elemento estraneo alla pianificazione centralizzata. In luogo di una lotta decisiva per l'abolizione dell'economia di mercato e delle merci, avrebbe progressivamente prevalso la percezione di una possibilità di diffusione, limitata integrazione e utilizzo delle funzioni del mercato da parte della pianificazione centralizzata del potere operaio.

Negli anni Cinquanta Stalin avrebbe sintetizzato questa controversia nella sua opera «Problemi economici del socialismo nell'URSS». In conclusione, vi fu un dibattito teorico all'interno del Partito bolscevico, in cui le forze rivoluzionarie si contrapposero ai sostenitori del mercato. Ma le misure intese a favorire lo sviluppo dell'economia politica marxista del socialismo furono insufficienti a fare fronte ai problemi legati all'assegnazione della priorità ai bisogni sociali e a una pianificazione efficiente mirante alla loro soddisfazione. Furono insufficienti a consentire la fissazione di obiettivi, metodi e indici chiari per il calcolo e la valutazione dello sviluppo e delle prestazioni dell'industria e della produzione agricola socialiste, in un contesto di espansione dei bisogni sociali e di nuove esigenze della produzione socializzata.

Naturalmente, alla radice della difficoltà di porre rimedio ai limiti teorici, così come del conflitto ideologico in seno al PCUS e agli altri partiti comunisti, vi era l'esistenza di forze sociali diverse e di interessi materiali diversi nell'ambito dei Paesi socialisti.

In molti Paesi socialisti la proprietà privata dei mezzi di produzione agricoli non era ancora stata abolita. E nemmeno il diritto di assumere manodopera a pagamento era stato del tutto eliminato. Nella stessa Unione Sovietica, in aggiunta al mantenimento della proprietà collettiva nei kolchoz nel settore agricolo, si verificarono un indebolimento della partecipazione e del controllo da parte dei lavoratori, nonché un mantenimento delle differenze salariali. La contraddizione tra lavoro direttivo ed esecutivo si intensificò.

Nel dopoguerra, e in particolare dopo il XX Congresso del PCUS del 1956, si aprì la strada verso la controrivoluzione e l'arretramento del progresso storico. I dibattiti economici del 1960 furono dominati dalla concezione opportunistica del «socialismo di mercato», il cui esito fu la riforma economica di Kosygin del 1965.

Nello stesso periodo, la concezione marxista-leninista dello stato operaio fu modificata. Il XXII Congresso del PCUS (1961) definì l'Unione Sovietica uno «Stato di tutto il popolo» e il PCUS un «Partito di tutto il popolo».

Invece di andare alla ricerca di soluzioni guardando avanti, in direzione di un'espansione e di un rafforzamento dei rapporti di produzione socialisti, si optò per soluzioni che guardavano indietro, ricorrendo agli strumenti e ai rapporti di produzione del capitalismo. La gestione centralizzata dell'economia pianificata si indebolì. Ogni unità di produzione fissava i propri obiettivi di efficienza in modo indipendente, il che determinò sostanzialmente una frammentazione degli obiettivi generali della produzione sociale. Il mercato e la produzione di merci ripresero vigore; le diseguaglianze salariali aumentarono, e la proprietà individuale e di gruppo si rafforzò, soprattutto nel settore agricolo.

La controrivoluzione non avrebbe trionfato se fosse stata presente per tempo una preparazione collettiva teorica e politica atta a rispondere ai complessi problemi posti dal nuovo livello di sviluppo della produzione sociale.

Le esperienze storiche del Novecento all'indomani della Rivoluzione Socialista dell'Ottobre 1917, tanto nei loro aspetti positivi quanto in quelli negativi, dimostrano il carattere liberatorio dei rapporti di produzione socialisti nello sviluppo delle forze produttive, con l'obiettivo di soddisfare i bisogni della società.

La vicenda storica che va dalla Rivoluzione Socialista dell'Ottobre 1917 alla vittoria della controrivoluzione e ai rovesci dei primi anni Novanta evidenzia e sottolinea l'importanza dell'applicazione creativa dei principi leninisti della costruzione socialista.

Si tratta di un'esperienza storica preziosa che fa luce, da un lato, sugli effetti benefici che possono essere conseguiti quando l'avanguardia rivoluzionaria conosce e applica adeguatamente le leggi della costruzione socialista, e dall'altro sulle conseguenze negative devastanti che si hanno quando ciò non avviene, a causa di inadeguatezze collettive di ordine teorico e politico e del prevalere di concezioni opportuniste nell'ambito del Partito comunista, sotto la pressione di una correlazione negativa di forze e delle principali difficoltà che possono sopraggiungere.

Essa evidenzia inoltre i limiti e le difficoltà oggettive che ostacolano gli sforzi di una direzione pianificata dell'economia, in funzione del livello di sviluppo delle forze produttive, del progresso tecnico e della produttività del lavoro in ciascuna fase.

In breve: che cosa ci ha insegnato l'esperienza del Novecento?

In generale, ha confermato che la costruzione del socialismo non è un percorso facile, lineare e ininterrotto, e implica il rischio di arretramenti. Ha confermato una serie di elementi e precondizioni essenziali, tra loro interconnessi, che determinano l'esito di questo difficile compito. Più in particolare:

1. Ha confermato l'importanza di un orientamento coerente e solido del Partito comunista e del potere della classe operaia in direzione dell'espansione e del prevalere assoluto della proprietà sociale, dei rapporti di produzione socialisti e dell'eliminazione di tutte le forme di produzione individuale e di gruppo. Ha evidenziato il fallimento storico del «socialismo di mercato» come transizione tra la fase immatura e quella matura del comunismo.

Per mantenere un orientamento rivoluzionario nella costruzione del socialismo è necessaria la comprensione teorica del fatto che la legge del valore non è una legge dell'economia socialista, che essa non può regolarne i rapporti proporzionali. È necessaria la comprensione teorica del fatto che sino a quando vengono mantenuti i rapporti merce-denaro, sussiste il rischio di un rafforzamento delle forze sociali controrivoluzionarie. Gli effetti della legge del valore sulla vita economica sono in contraddizione con la pianificazione centralizzata e devono essere eliminati in modo decisivo attraverso la trasformazione pianificata di tutta la produzione in produzione sociale diretta.

La limitazione dell'impatto della legge del valore mediante determinate misure intraprese dallo stato socialista, quali le limitazioni dei prezzi e dei piani di produzione, non costituisce una soluzione radicale e definitiva che consenta di controllare a lungo termine il rischio di un indebolimento del potere della classe operaia.

2. Questa esperienza ha inoltre evidenziato la cruciale importanza dello sforzo di pianificazione centralizzata per il progresso scientifico e il costante adattamento creativo della pianificazione centralizzata alle nuove esigenze imposte dai nuovi livelli di sviluppo della produzione sociale.

La pianificazione centralizzata è una relazione sociale, determinata dalla proprietà sociale dei mezzi di produzione. Essa esprime una modalità radicalmente diversa di unione dei lavoratori con i mezzi di produzione, senza l'intermediazione del mercato. Permette il controllo dei lavoratori su quanto viene prodotto, sulla sua modalità di produzione e sulla sua modalità di distribuzione nei vari settori produttivi.

Essa deve fronteggiare limiti oggettivi, dal momento che il livello di sviluppo delle forze produttive in ogni dato momento non permette di accedere in modo uniforme all'intera produzione sociale sulla base del principio dei bisogni, né consente di eliminare direttamente la contraddizione tra lavoro direttivo ed esecutivo, e in generale la contraddizione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale.

Di fronte alla pressione esercitata dalle difficoltà oggettive, dalla diversità di interessi materiali sociali e dalle inadeguatezze teoriche e scientifiche, è sempre presente il rischio di commettere gravi errori soggettivi nell'elaborazione del piano, in relazione agli obiettivi di produzione, alle priorità di uno sviluppo proporzionale dei settori della produzione, alla formazione e alla specializzazione della forza lavoro e al tentativo di eliminare la differenziazione di classe.

3. L'esperienza storica del Novecento ha evidenziato il ruolo insostituibile della dittatura del proletariato nella costruzione del socialismo, nonché il fallimento storico della concezione opportunista dello «Stato di tutto il popolo».

L'esperienza sovietica, sia nel suo sviluppo ascendente sia nel suo declino, ha dimostrato che la dittatura del proletariato può svolgere la sua missione soltanto quando si fonda sulla mobilitazione dei lavoratori, in modo tale che direzioni e obiettivi siano fatti propri in modo attivo e militante dalle masse popolari nel loro complesso.

Per questo è fondamentale che i suoi organi, dal livello più basso sino agli organi centrali del potere, operino in modo sostanziale e non formale. Che l'assemblea generale in ogni luogo di lavoro operi in modo efficiente, cioè sulla base dei principi del controllo, della responsabilità e della revoca dei rappresentanti eletti ai livelli decisionali più elevati. In tal modo è possibile dare vita a diritti elettivi sostanziali, contrapposti ai diritti elettivi formali, all'eguaglianza formale della democrazia borghese e della dittatura del capitale.

Questa funzione può mettere al riparo il cammino della costruzione del socialismo dagli errori e dalle deviazioni soggettive nell'elaborazione e nell'implementazione del piano in ogni momento, nel contesto della pianificazione centralizzata.

Questo rischio evidenzia il ruolo che il potere rivoluzionario della classe operaia, la dittatura del proletariato, deve svolgere. Il rafforzamento dei rapporti di produzione comunisti presuppone l'azione consapevole dei lavoratori. È necessaria una forma più alta di democrazia, con la partecipazione attiva dei lavoratori all'elaborazione, all'attuazione e al controllo delle decisioni. La trasformazione del luogo di lavoro in nucleo organizzativo del potere operaio costituisce un elemento centrale di questa forma più alta di democrazia. Ma la vittoria della rivoluzione non implica di per sé il consolidamento della coscienza socialista all'interno del popolo. Per questo la funzione di avanguardia del Partito comunista svolge un ruolo decisivo.

Il Partito comunista rappresenta il nucleo direttivo del potere rivoluzionario operaio, poiché è la sola forza in grado di agire in modo consapevole secondo le leggi di sviluppo della società socialista-comunista. Per questo esso deve essere in grado, in ogni circostanza, di guidare la classe operaia nello svolgimento della sua missione storica.

Lo Stato socialista, in quanto strumento della lotta di classe che prosegue in forme nuove e in condizioni nuove, deve svolgere sia la sua funzione difensiva-repressiva, sia la sua funzione creativa economica e culturale.

Lo Stato dei lavoratori, in quanto meccanismo di dominio politico, è necessario sino alla trasformazione di tutti i rapporti sociali in rapporti comunisti, sino alla formazione della coscienza comunista all'interno della grande maggioranza dei lavoratori, e sino al prevalere dei rapporti di produzione socialisti nella maggior parte del mondo.

4. L'esperienza sovietica ha dimostrato che, perché siano soddisfatte le suddette condizioni, il Partito comunista deve mantenere la capacità di formulare la sua politica in modo scientifico e di classe. In altre parole, il Partito comunista deve costantemente riaffermare il proprio ruolo di vettore dell'unità dialettica tra teoria e prassi rivoluzionaria. Deve contribuire allo sviluppo creativo della visione marxista-leninista del mondo, nel momento stesso in cui l'oggetto di studio di questa teoria - la vita in tutte le sue forme - si sviluppa. Non deve cioè considerare la teoria alla stregua di una raccolta di dogmi e posizioni di carattere religioso, separate dal tempo della storia. Lo sviluppo creativo è necessario per prevenire la revisione opportunista dei principi teorici e delle leggi messi in luce dalla visione marxista del mondo. Non dimentichiamo che il revisionismo teorico viene perlopiù avanzato con il falso pretesto di fare fronte a nuovi problemi e fenomeni complessi.

Lo sviluppo creativo della teoria è senz'altro un compito complesso. La ricerca teorica sulle leggi e sull'evoluzione delle strutture dell'economia del socialismo presenta particolari difficoltà oggettive, rispetto alla formulazione teorica marxista dell'economia politica del capitalismo.

Teniamo presente che quando Marx studiava le leggi e il funzionamento dell'economia capitalista, erano trascorsi secoli dall'emergere della produzione capitalista dal grembo della società feudale. I rapporti capitalistici fecero la loro prima comparsa già nel XVI secolo. Al termine del XVI secolo era ormai sorto il primo Stato capitalista nei Paesi Bassi, e nel XVII secolo ebbe luogo la rivoluzione borghese in Inghilterra. Alla fine del XVIII secolo, il modo di produzione capitalista prese il sopravvento nell'Europa occidentale con la vittoria della Rivoluzione francese.

Marx ed Engels analizzarono il sistema capitalista come tema di studio in un periodo in cui esso aveva raggiunto uno stadio relativamente maturo e avanzato, e in cui era possibile definire scientificamente tutte le condizioni realmente necessarie per l'emergere e lo sviluppo del capitalismo, i processi interni fondamentali per il suo sviluppo, differenziandoli dagli eventi storici occasionali e dalle forme storiche specifiche da esso assunte. Marx ed Engels discussero, utilizzarono e rovesciarono gli studi teorici borghesi di Smith e Ricardo che li avevano preceduti.

Il tentativo di Lenin di formulare l'economia politica marxista del socialismo esordì con risorse limitate: l'economia politica marxista del capitalismo, i principi teorici e il metodo del materialismo dialettico e storico.

Lenin dovette misurarsi con un rilevante problema oggettivo, successivamente evidenziato dalle analisi condotte sul tema dal pensiero filosofico sovietico (Ilenkov, Vazjulin ecc.). Ebbe modo di studiare soltanto sul piano concreto gli esordi dei rapporti di produzione socialisti che fecero seguito alla rivoluzione socialista in Russia. Poté studiare soltanto le basi del nuovo modo di produzione, il socialismo. Al tempo stesso, dovette scoprire le sue leggi e tentare di prevedere i problemi-chiave che il tentativo di costruzione del socialismo avrebbe dovuto fronteggiare nel futuro, in un contesto internazionale in cui il ruolo dei rapporti di produzione capitalisti rimanevano potenti e determinanti.

In altre parole, la ricerca scientifica poté concentrarsi specificamente soltanto sullo stadio immaturo del nuovo modo di produzione, mentre l'economia politica marxista del capitalismo si occupava del suo stadio di maturità, in cui i rapporti di produzione capitalisti erano già dominanti e svolgevano un ruolo decisivo nei processi di sviluppo mondiali.

La maggiore difficoltà dell'indagine teorica sullo sviluppo della costruzione del socialismo, rispetto allo studio del modo di produzione capitalista, ha un carattere oggettivo, dal momento che - diversamente dalla rivoluzione borghese, che trova già pronte le forme di rapporto capitaliste - il potere operaio non eredita rapporti di produzione precostituiti. I rapporti socialisti-comunisti di proprietà sociale emergono soltanto come esito delle azioni politiche rivoluzionarie del potere della classe operaia. La ricerca teorica che deve supportare in ogni fase la prassi rivoluzionaria - allo scopo di plasmare, espandere e approfondire i nuovi rapporti di produzione sociali - ha come principale oggetto di studio qualcosa che sta appena nascendo. In assenza di vigilanza teorica e determinazione collettiva, questa difficoltà oggettiva può favorire il prevalere dell'empirismo, il metodo positivista basato su «tentativi ed errori».

Oggi, tuttavia, noi comunisti abbiamo di fronte maggiori opportunità e responsabilità, poiché possiamo studiare l'esperienza storica del Novecento. Siamo in grado di studiare e analizzare i problemi dell'economia politica del socialismo esaminando decenni di sviluppi storici.

Al tempo stesso, possiamo trarre vantaggio, per la costruzione del socialismo, delle nuove e grandi possibilità oggettive create dalla moderna era dell'economia digitale e della «quarta rivoluzione industriale».

Vale la pena di evidenziare come molti dei limiti tecnici e scientifici che nella Russia del 1917 e nell'Unione Sovietica degli anni Cinquanta si opponevano al successo della pianificazione centralizzata e del consolidamento dei rapporti di produzione socialisti oggi non esistano più.

Pensiamo alle opportunità che l'attuale aumento della produttività del lavoro offre all'aumento del tempo libero e del contenuto creativo del lavoro per i lavoratori, che costituiscono in ogni epoca la principale forza produttiva. Dobbiamo inoltre tenere presente l'esercito di scienziati salariati che fanno oggettivamente parte della classe operaia o sono prossimi a essa - un esercito che nell'ottobre del 1917 non esisteva.

Pensiamo alle nuove possibilità di pianificazione scientifica, alla possibilità di prendere decisioni rapide e ottimali su problemi complessi, utilizzando i moderni strumenti per la raccolta rapida e l'elaborazione intensiva di vaste moli di dati e informazioni relative alla totalità dei bisogni sociali. Pensiamo alle nuove possibilità tecnologiche e scientifiche di garantire non soltanto l'adeguatezza dei prodotti, ma anche il miglioramento della loro qualità; alle nuove possibilità di migliorare e controllare rapidamente la produzione, di prevenire e fronteggiare gli incidenti industriali «gravi» che rappresentano un rischio per migliaia di persone.

Un altro aspetto riguarda le nuove possibilità di ricerca interdisciplinare, che sarà liberata dalle catene della competizione di mercato e dall'obiettivo di salvaguardare il profitto capitalista. La ricerca interdisciplinare ha la capacità di prevedere in modo tempestivo e accurato le future esigenze della società e di individuare le priorità per l'economia.

Consideriamo inoltre, nel contesto della costruzione del socialismo, l'impulso che lo sviluppo creativo del marxismo può imprimere alla moderna ricerca e, più in generale, ai processi di conoscenza.

Il progresso della ricerca scientifica marxista in tutti i settori della scienza e la collaborazione interdisciplinare contribuiranno al miglioramento della documentazione scientifica relativa agli specifici piani quinquennali nell'ambito dello sviluppo pianificato dell'economia socialista. Sarà possibile superare gli ostacoli di natura epistemologica che pregiudicano una piena corrispondenza della pianificazione alle esigenze delle leggi della costruzione del socialismo.

Il progresso scientifico contribuirà a determinare con maggiore precisione i rapporti quantitativi necessari a mantenere una crescita equilibrata tra i settori-chiave dell'economia e tra le diverse regioni di un Paese, nonché le questioni della divisione del lavoro tra gli Stati, qualora sia un gruppo di Paesi a imboccare nuovamente il cammino della costruzione del socialismo.

Naturalmente, accanto all'emergere di nuove opportunità, si stanno già presentando nuovi problemi determinati da questi mutamenti intervenuti nella produzione, nel contenuto di molte attività di lavoro specifiche e, naturalmente, nei relativi contenuti educativi.

Di fronte ai nuovi grandi problemi creati dalla nuova era della quarta rivoluzione industriale, la necessità e l'inevitabilità storica del socialismo appaiono ulteriormente confermate, poiché soltanto il potere della classe operaia può fornire risposte coerenti a questi problemi nella prospettiva del benessere della società.

Il socialismo è in grado di rispondere ai necessari mutamenti nel contenuto del lavoro, al necessario passaggio dei lavoratori a nuovi compiti e obiettivi di lavoro e a nuovi settori, senza che i lavoratori corrano rischi e debbano vivere nel timore di rimanere privi di lavoro, assicurazione e assistenza, come avviene nel regime capitalista.

In un contesto di proprietà sociale, la pianificazione centralizzata, diversamente dalla giungla del mercato, è in grado di determinare e modificare, in modo scientifico e programmato, la distribuzione del lavoro, delle risorse scientifiche e dei mezzi di produzione in tutto il Paese, in ciascuna regione e in ciascun settore.

Il socialismo può garantire la necessaria continua specializzazione e formazione, il potenziamento delle conoscenze e delle capacità dei lavoratori. È in grado di sbloccare e mettere a frutto le loro capacità creative, poiché li pone collettivamente all'avanguardia dello sviluppo storico finalizzato alla liberazione sociale. È in grado di sfruttare la potenza dello sforzo collettivo, l'impulso dell'emulazione socialista.

Tutto ciò evidenzia l'importanza dello studio e della ricerca per lo sviluppo creativo del marxismo-leninismo che dobbiamo compiere per poter agire efficacemente come avanguardia rivoluzionaria nel XXI secolo. I nostri partiti, il KKE e il Partito Comunista di Turchia, cooperano in modo decisivo e creativo in tale direzione. La capacità della classe operaia di comprendere e cambiare il mondo, la sua capacità di svolgere il suo compito storico e di guidare la lotta rivoluzionaria per il socialismo-comunismo, è destinata a essere riaffermata.

*) Makis Papadopoulos, KKE, Partito Comunista di Grecia, Membro dell'Ufficio Politico del Comitato Centrale


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