Il capitalismo non si trasformerà "automaticamente" in un sistema "postcapitalista" o socialista grazie alla sostituzione della forza lavoro umana con la tecnologia. Come spiega la Marx memorial library, la fine del capitalismo richiederà un'azione collettiva e consapevole da parte dei "molti": la classe operaia.
L'automazione - definita come l'introduzione di una tecnologia che permette di realizzare un processo (fisico o informativo) con un apporto umano significativamente ridotto - ha profonde radici storiche.
Due millenni fa Erone di Alessandria inventò un motore a combustione per aprire le porte dei templi, senza l'intervento umano, in modo che gli spettatori credessero all'opera degli dei. Ma l'energia del fuoco non venne usata per alcuno scopo produttivo: perché preoccuparsi di automatizzare quando si dispone di schiavi per svolgere il lavoro?
Sotto il capitalismo, invece, lo spostamento o la routinizzazione del lavoro umano, nella ricerca del profitto, è stato uno dei principali stimoli all'innovazione. Nel Manifesto del partito comunista Marx ed Engels hanno sottolineato il dinamismo della tecnologia all'interno del capitalismo.
La costante rivoluzione degli strumenti di produzione, porta a cambiamenti nei rapporti di produzione che destabilizzano tutto: i rapporti di produzione, le istituzioni, anche le idee che sembravano fisse si dimostrano mutevoli. Per dirla in modo impressionistico: tutto ciò che è solido si dissolve nell'aria.
Nei suoi quaderni di appunti scritti in preparazione della sua monumentale opera, Il Capitale, Marx si è confrontato con ciò che potrebbe significare una società capitalista completamente automatizzata, dichiarando: "L'aumento della forza produttiva del lavoro e la massima negazione del lavoro necessario è la tendenza necessaria del capitale. La realizzazione di questa tendenza è la trasformazione del mezzo di lavoro in macchinario" [Marx e Engels, 1857-1859, Opere Complete, Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica - Grundrisse, 1986, Editori Riuniti, Roma, vol. 30, pg 83].
Marx pensava principalmente ai macchinari fisici che producono, nelle fabbriche (con un piccolo aiuto delle "mani", naturalmente), merci che prima erano state prodotte letteralmente "a mano", spesso nelle industrie artigianali.
Ma come ha osservato l'ex governatore della Banca d'Inghilterra Mark Carney: "Se si sostituiscono le piattaforme alle fabbriche tessili, il learning machine ai motori a vapore, Twitter alla telegrafia, si ha esattamente la stessa dinamica che esisteva 150 anni fa - quando Karl Marx abbozzava il Manifesto del partito comunista nella sala di lettura delle biblioteche britanniche".
Lo stesso Marx sosteneva che all'interno del capitalismo, la tecnologia [in quanto mezzo di lavoro, ndt] "sarebbe culminata in un sistema automatico di macchinari [...] azionato da un automa, forza motrice che muove se stessa [...] cosicché gli operai stessi sono determinati soltanto come sue membra coscienti" pg 82 op. cit. . Continuava:
"Il lavoro non si presenta più tanto come incluso nel processo produttivo, in quanto è piuttosto l'uomo a porsi come sorvegliante e regolatore nei confronti del processo produttivo stesso [...] Non appena il lavoro in forma immediata ha cessato di essere la grande fonte della ricchezza, il tempo del lavoro cessa e deve cessare di esserne la misura". pg 91 op. cit. [...] "Il capitale opera quindi nel senso della propria dissoluzione in quanto forma che domina la produzione". pg 86 op. cit.
Molti hanno assunto la prima parte di questa citazione come la straordinaria previsione dell'avvento dell'intelligenza artificiale (IA) e la seconda parte come un'analisi delle sue conseguenze; come si può parlare di una teoria del valore del lavoro quando l'uomo è stato sostituito dalle macchine e il lavoro umano si avvicina allo zero?
Oppure, più apocalitticamente: quando le persone saranno state sostituite dalle macchine, chi resterà o da dove trarrà il salario per acquistare i beni e i servizi che le macchine producono? Ci sarebbe quella che gli economisti "ortodossi" oggi chiamano "carenza di domanda effettiva": una crisi di sottoconsumo.
Sentiamo ancora Carney: la sua citazione, sopra, continua: "Se si realizzerà questo mondo in cui il lavoro è in eccedenza, Marx ed Engels potrebbero tornare ad essere rilevanti".
Naturalmente Carney non è un marxista. Ma lui e altri comprendono chiaramente ciò che Marx ed Engels hanno scritto sull'automazione e sulle contraddizioni che essa manifesta all'interno del capitalismo.
La soluzione proposta da Carney è che le aziende, le università e i governi studino il probabile impatto della tecnologia, in modo che i datori di lavoro preparino i loro lavoratori ai cambiamenti futuri e che i lavoratori si preparino a lavori che richiedono una "maggiore intelligenza emotiva" - in settori come il tempo libero e l'assistenza, o posti di lavoro in servizi e prodotti su misura.
Ma Carney non ha detto come questo cambiamento possa essere assicurato. Risposte precedenti hanno sostenuto che il passaggio a un'economia dei servizi - la presunta società "postindustriale" - è assicurato dalla finanziarizzazione dell'economia globale e dallo spostamento della produzione fisica verso economie a basso salario nel cosiddetto mondo "in via di sviluppo". Questo processo è stato anticipato da Lenin (in particolare) più di un secolo fa, ma ha subito un'enorme accelerazione dalla metà degli anni Settanta del XX secolo.
Inoltre, come ha insistito Marx, non c'è nulla di "inevitabile" rispetto al crollo del capitalismo o sulle applicazioni della tecnologia o sulle loro conseguenze. Tutto comporta delle scelte; e ovunque ci sia una scelta ci sono delle alternative.
Marx vedeva nella tecnologia, all'interno del capitalismo, non solo un mezzo per aumentare i profitti, ma anche il controllo: controllo sul processo di lavoro e, sostituendo il lavoratore, controllo diretto sul processo produttivo, dalla vendita robotizzata e casse self-service dei supermercati, agli ordini online, alla contabilità e ai servizi finanziari.
Marx ha dichiarato: "Tuttavia la macchina non agisce soltanto come concorrente strapotente, sempre pronto a rendere superfluo l'operaio salariato. Il capitale la proclama apertamente e consapevolmente potenza ostile all'operaio e come tale la maneggia". Per Marx era "l'arma più potente per reprimere le insurrezioni periodiche degli operai, gli scioperi, ecc., contro l'autocrazia del capitale". Marx, 1867, Il Capitale, 1973, Editori Riuniti, Roma, Libro primo, Vol 2, cap 15 pg 143
Oggi la tecnologia serve anche a controllare il consumatore, dalle carte di credito alla pubblicità predittiva basata sulle abitudini d'acquisto. E si tratta anche di un programma più ampio di controllo sociale.
Gli attuali dibattiti sugli ultimi sviluppi dell'IA hanno evidenziato il contrasto tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Marx ha sostenuto che all'interno del socialismo, la tecnologia "andrà a tutto vantaggio del lavoro emancipato ed è una condizione della sua emancipazione".
Gli esseri umani, una volta liberati dai vincoli del lavoro capitalista che opprime l'anima, svilupperebbero nuovi mezzi di pensiero sociale e di cooperazione al di fuori del rapporto salariale che inquadra la maggior parte delle nostre interazioni sotto il capitalismo.
Sempre più spesso ci si chiede: dato l'immenso potenziale dell'IA di sostituire il lavoro noioso, ripetitivo e pericoloso e di rendere più accessibili quelli che prima erano compiti intellettuali e fisici specializzati, perché il tempo libero non si è incrementato e i confini tra esso e il "lavoro" sono più solidi che mai?
Perché, nonostante l'enorme crescita della produttività, è stata incrementata l'età pensionabile? Perché aumentano le disuguaglianze e la povertà? Perché il potenziale liberatorio dell'IT contrasta con la realtà della sorveglianza occulta e della raccolta dati a scopo di lucro da parte di Google, Facebook e altri, verso una distopia del controllo?
La vera minaccia dell'IA e dell'apprendimento automatico non è la sostituzione dei posti di lavoro da parte dei robot, ma il consolidamento del potere aziendale. Il compito a sinistra è quella di sviluppare strategie adeguate per affrontare questa sfida.
Il dibattito popolare sulle implicazioni dell'IA e dell'automazione tende ad essere espresso in termini di utopie o distopie. Il dibattito politico tende invece a concentrarsi sulle risposte - generalmente incentrato sull'istruzione, sulla riqualificazione, sulla necessità di rimanere competitivi eliminando le barriere all'adozione dell'IA e su vaghe esortazioni al che "noi" dobbiamo fare in modo che i potenziali benefici siano realizzati (e talvolta viene virtuosamente aggiunto "condivisi").
La realtà è che l'informatica e l'automazione sono oggi al centro delle contraddizioni del capitalismo. Esse sollevano questioni fondamentali sui cambiamenti strutturali all'interno del capitalismo globale e sulla necessaria risposta della sinistra e del movimento dei lavoratori.
Né Marx né Engels hanno mai sostenuto più di quanto i marxisti oggi credano che il capitalismo crollerà "automaticamente" o si trasformerà in una forma meno sfruttatrice. Il capitalismo ha sempre dimostrato una notevole capacità di fronteggiare le sfide, anche se sempre a spese dei lavoratori.
La sfida dell'IT - vecchia e nuova - non è quella di anticipare un'utopia né di evitare una distopia, anche se entrambe hanno un posto limitato. Le alternative distopiche e utopiche forniscono un utile punto di riferimento per il dibattito e la speculazione, ma non dovrebbero distogliere l'attenzione dalle lotte più familiari e pressanti per costruire una forza per il socialismo all'interno dei luoghi di lavoro e delle comunità e, naturalmente, in Parlamento.
Il cambiamento arriverà quando un numero sufficiente di persone lo riterrà nel proprio interesse. L'automazione, in particolare l'IA, aggrava le contraddizioni all'interno del capitalismo e rende la sua sostituzione ancora più urgente.
Rende il socialismo necessario e il comunismo possibile.
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.