www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 07-02-22 - n. 816

I comunisti e l'UE

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Echanges Communistes n.1 - Dicembre 2021 - La rivoluzione socialista e la questione dell'Unione Europea

(Prima parte)

L'UE nel sistema imperialista mondiale

Le condizioni oggettive dell'attuale situazione internazionale sono quelle di una crisi aggravata dell'imperialismo. Le forze della borghesia e gli opportunisti tacciono sulle cause reali di questa crisi e la addebitano ad altri fattori, come la gestione neoliberale, le banche e i banchieri o la perdita di sovranità nazionale. Questo provoca confusione e promuove illusioni sulla possibilità di gestire il capitalismo a favore del popolo lavoratore.

La causa delle crisi del capitalismo-imperialismo è il modo di produzione capitalista, in cui tutti i mezzi di produzione (terra, fabbriche, imprese, sottosuolo, macchine, piattaforme, mezzi di trasporto) e di scambio (banche e casse di risparmio, assicurazioni, istituzioni finanziarie, commercio, compagnie di telecomunicazione, media...) sono nelle mani dei proprietari del capitale, i capitalisti, che sfruttano i lavoratori.

Questa causa è aggravata dallo stadio imperialista (capitalismo dei monopoli) del capitalismo, perché si basa sulla contraddizione principale tra la produzione sempre più sociale e la proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio. Da una parte, milioni di esseri umani interagiscono, padroneggiano gli strumenti di produzione e creano ricchezza; dall'altra, un pugno di capitalisti decide e beneficia della ricchezza creata da milioni di lavoratrici e lavoratori.

In queste complesse condizioni, l'analisi dei comunisti sulle cause reali della crisi, così come sul carattere di classe della crescita capitalista, è di grande importanza per la preparazione del movimento operaio e popolare e per il rafforzamento della lotta di classe, affinché la classe operaia comprenda il significato dell'organizzazione socialista della produzione, che è l'unico modo per sradicare le cause della crisi e dello sfruttamento capitalista.

Gli esempi dei cosiddetti governi di "sinistra radicale" mostrano come essi siano in realtà meccanismi di gestione e riproduzione dello sfruttamento capitalista. Come l'LFI [La France insoumise] o il PCF, seminano illusioni sull'umanizzazione del capitalismo e permettono il crescere di pericolose aspettative che i problemi delle masse popolari e i loro bisogni possano essere risolti nelle condizioni di sfruttamento capitalista. L'esperienza ha dimostrato che questi tipi di governi (Podemos, Syriza...) soffocano il vero radicalismo della classe operaia e che le loro politiche effettivamente antipopolari falliscono.

In un regime capitalista, per non parlare della fase imperialista, le imprese, i vari settori economici e i paesi non possono svilupparsi allo stesso modo. Nel quadro della concorrenza, dell'anarchia della produzione, lo sviluppo ineguale dell'economia capitalista costituisce una legge oggettiva ed è quindi ineluttabile. I paesi si sviluppano a passi da gigante, alcuni si arricchiscono a spese di altri. Si forma una piramide imperialista con centri principali e secondari e una scala mobile di posizioni nella piramide.

Il sistema mondiale imperialista (capitalista) è composto da stati capitalisti i cui legami si differenziano tra loro a causa dello sviluppo ineguale, ciascuno con una posizione diversa nel sistema, con relazioni di interdipendenza ineguali secondo la loro forza economica, militare e politica. Sotto l'imperialismo non ci può essere uno sviluppo armonioso e combinato dei vari paesi. Gli accordi internazionali (UE, ACEUM, UNASUR, UEEA, ASEAN...) non negano questa legge di sviluppo ineguale. Nell'UE, parallelamente al patto di bilancio europeo, il sistema di coordinamento e sanzioni noto come "semestre europeo", mira precisamente a un migliore coordinamento delle politiche attuate, ma non metterà fine a questa legge di sviluppo ineguale, la legge economica oggettiva del capitalismo.

Lungo questa catena mondiale dell'imperialismo compaiono degli "anelli deboli" (così chiamati da Lenin), dove si concentreranno tutte le contraddizioni del sistema imperialista. La legge dello sviluppo economico e politico ineguale degli stati è fondamentale, perché è il punto di partenza della teoria leninista della rivoluzione socialista, sulla possibilità per un paese (o eccezionalmente una serie di paesi) - l'anello debole (o gli anelli deboli) - di spezzare la catena imperialista e di impegnarsi nel socialismo mediante la rivoluzione anticapitalista. È in questo senso che l'imperialismo rappresenta la vigilia della rivoluzione socialista. Questa legge leninista viene negata dal trotskismo. L'analisi dell'esistenza di contraddizioni inter-imperialiste rimane una questione chiave del marxismo-leninismo. L'esistenza di un forte campo socialista, senza cancellare queste contraddizioni, ha fatto emergere l'unità (relativa) degli stati capitalisti. Oggi, con gli effetti della controrivoluzione internazionale, le contraddizioni hanno la precedenza sull'unità. La conquista dei mercati e la necessità di ripartire il mondo si stanno dimostrando più forti dei legami ideologici.

È in questo quadro che l'Unione Europea mira a formare un polo imperialista d'intesa per sfidare l'egemonia mondiale di Stati Uniti, Russia, Giappone, Cina... Gli stati imperialisti d'Europa hanno creato un corpo imperialista continentale: l'Unione Europea. Da parte sua, anche il Giappone sta stringendo alleanze in Asia; anche l'imperialismo russo e cinese si stanno coalizzando. Queste alleanze costituiscono, allo stato attuale, cartelli o blocchi. Ogni stato capitalista difende soprattutto i suoi interessi (quelli dei suoi monopoli "nazionali"). La pandemia di Covid-19 lo ha confermato, smentendo ulteriormente le tesi sulla presunta nascita di un imperialismo europeo.

Nel campo della sovrastruttura politica, il "nuovo ordine mondiale" ha rafforzato le tendenze alle continue restrizioni dei diritti democratici nei paesi imperialisti. Il crescente autoritarismo degli stati imperialisti (fascistizzazione secondo la definizione dell'Internazionale Comunista) è legato al rafforzamento della dittatura borghese, unita alle ingiunzioni e ai diktat degli organismi sovranazionali dell'imperialismo; è una conseguenza dell'aumentata crisi generale e dell'acuita concorrenza tra monopoli in ogni paese.

Gli organismi internazionali del capitale finanziario e gli stati nazionali applicano congiuntamente le regole imposte del neo-liberalismo. A questo scopo, ogni stato capitalista rafforza i suoi strumenti "nazionali" di coercizione, insieme agli apparati repressivi dei paesi vicini (NATO, trattati di Schengen, ecc.).

Tutta la loro politica costituisce la strategia monopolistica per favorire l'accumulo di capitale, la liberalizzazione degli scambi economici, le lotte e le guerre per conquistare nuove sfere d'influenza nell'interesse delle imprese monopolistiche, l'unico modo per loro di assicurarsi i super profitti.

In realtà i fenomeni multinazionali e di interdipendenza, l'intreccio di posizioni nella catena imperialista, riflettono la tendenza generale all'internazionalizzazione della produzione, dell'investimento e del movimento di capitali nel quadro del mercato capitalista mondiale. Tuttavia, questa tendenza non può negare la legge dello sviluppo ineguale tra i paesi, né il fatto che la maggior parte della riproduzione del capitale sociale si realizza nel quadro dell'economia capitalista dello stato nazionale, nel perseguimento degli interessi dei propri monopoli. È sulla base di questo movimento oggettivo e contraddittorio dell'economia capitalista che si esacerbano le contraddizioni inter-imperialiste.

La legge dello sviluppo ineguale è una delle basi del cambiamento delle condizioni materiali per la formazione di alleanze tra stati capitalisti, specialmente nell'era del capitalismo monopolistico. Lenin evidenziò molto bene questa particolare conclusione quando esaminò il contenuto economico della parola d'ordine degli "Stati Uniti d'Europa". Sottolineò che sotto il capitalismo, tali "Stati Uniti d'Europa" sarebbero impossibili o reazionari, poiché equivarrebbero ad un accordo permanente sulla divisione delle colonie e dei mercati tra i grandi stati borghesi europei. Aggiunse che sarebbero possibili accordi temporanei tra gli stati europei, per soffocare insieme il socialismo in Europa e proteggere il bottino coloniale e i mercati controllati unendosi contro gli USA e il Giappone.

I fatti dimostrano la correttezza degli insegnamenti di Lenin. Le alleanze imperialiste sono alleanze interstatali che rappresentano gli interessi comuni delle borghesie degli stati membri. I loro interessi comuni riguardano la crescita dei loro monopoli, il rafforzamento della loro competitività in condizioni di inasprimento della concorrenza nel sistema imperialista mondiale, nonché il confronto comune con il movimento operaio, con la volontà di neutralizzare i partiti comunisti rivoluzionari (criminalizzazione del comunismo, in particolare).

Tuttavia, la comunità di interessi dei monopoli dei diversi stati di un'alleanza imperialista non può far scomparire la disuguaglianza, né l'organizzazione in stati nazionali su cui si basa l'accumulazione capitalista. La comunità di interessi non può eliminare la competizione e le contraddizioni all'interno di una data alleanza imperialista, ma anche tra diverse alleanze e coalizioni imperialiste. I cambiamenti negli equilibri internazionali di potere portano a cambiamenti nella composizione e nella struttura delle alleanze imperialiste. Le alleanze imperialiste e l'esacerbazione improvvisa delle contraddizioni inter-imperialiste che portano alla dissoluzione delle alleanze sono due facce della stessa medaglia. L'esempio dell'UE è caratteristico. Questa struttura rappresenta oggi una forma avanzata di alleanza tra gli stati capitalisti d'Europa, avendo attraversato diverse fasi di sviluppo.

L'UE nemica dei popoli

I partigiani dell'UE sviluppano due idee principali tra le masse. "L'UE è la pace!" Eppure l'UE è stata fondata sulla scia della NATO, che tutti conoscono come organizzazione di pace (!). Ogni allargamento (e ogni eccezione che conferma la regola), fino a 28 stati, è stato condizionato da una precedente adesione alla NATO. Oggi l'UE partecipa con la NATO a tutte le manovre contro i popoli, insieme agli USA.

L'altra idea principale diffusa tra le masse è che "l'UE è la prosperità!" Eppure, qual è il bilancio di decenni? 25 milioni di disoccupati (17 milioni nelle cifre ufficiali), il 40% dei lavoratori è precario, l'80% dei nuovi posti di lavoro sono contratti a termine, la legge della redditività finanziaria colpisce tutti i settori dell'attività umana: compresa la ricerca, la cultura, l'istruzione, la salute, la previdenza; c'è un calo generale del potere d'acquisto e l'aspettativa di vita in buona salute si abbassa. Ciò è molto lontano dalle promesse di Jacques Delors che annunciava "prosperità" al momento della firma di Maastricht.

Oggi l'UE costituisce una cartellizzazione, un blocco di stati imperialisti. Ma al di là dell'associazione, le rivalità permangono. L'Unione Europea è una creazione del capitale finanziario per la realizzazione dei propri obiettivi di classe: disoccupazione di massa, flessibilità del lavoro, insicurezza del lavoro, impoverimento dei lavoratori, rovina delle piccole aziende agricole, distruzione dei sistemi sanitari pubblici, di protezione sociale e delle pensioni, politiche di guerra, tali sono le conseguenze della ricerca del massimo profitto da parte dei monopoli di ogni paese europeo.

Il progetto imperialista di "costruzione europea", sotto l'egida dei partiti conservatori e della socialdemocrazia, è reazionario sotto ogni aspetto. La strategia dei monopoli d'Europa è chiara: smantellare le conquiste politiche e sociali nate dalle lotte di classe e dalla resistenza antifascista, mentre c'era anche un'URSS al massimo del suo prestigio, un campo socialista, un movimento comunista internazionale su basi rivoluzionarie.

Intorno alla Tavola rotonda degli industriali europei (ERT), per esempio, l'obiettivo dei monopoli in accordo nelle unioni imperialiste è di resuscitare forme arcaiche di dominazione di classe. L'UE costituisce una vera regressione di civiltà. Per realizzare questa regressione, il capitale finanziario cerca costantemente un ampio consenso intorno alla costruzione europea, un consenso che si estende alle organizzazioni revisioniste e riformiste.

In Francia l'estrema destra, la destra, il PS, il PCF e gli ecologisti sono le forze principali di questo consenso; ma altre forze, presentate come "contestatrici", accompagnano il meccanismo a "sinistra", come LFI, LO [Lutte ouvrière] e NPA [Nouveau Parti Anticapitaliste], sotto le vesti di "trattati rinegoziati o disubbidienza", "internazionalismo" e "rivoluzione europea". Ci sono anche correnti neo-kautskiste contemporanee che sopravvalutano il processo di avvicinamento all'interno dell'UE e arrivano a evocare "lo Stato europeo" o "l'imperialismo europeo".

In realtà non è così, le contraddizioni interimperialiste rimangono e si acuiscono, perché in ultima analisi, formare uno stato europeo significherebbe per un imperialismo dominare gli altri abbastanza da sottometterli tutti e costruire quindi un nuovo stato sotto la sua egida e guida; al momento nessuno stato è in grado di realizzare questo compito. Inoltre, questo vorrebbe significare che gli stati nazionali potrebbero "fondersi", per creare un'Europa federale, ma poi, come spiegare che ogni vertice, al di là delle dichiarazioni "unitarie", costituisce un inasprimento dei conflitti per il dominio o il posizionamento del "proprio" imperialismo? Come possiamo spiegare il mantenimento e il rafforzamento delle contraddizioni interimperialiste? La Brexit è la prova che avevamo ragione a non cedere all'idea dell'inevitabilità di uno stato europeo irresistibilmente in marcia. Stato federale? C'è molta resistenza. L'Euro ha aggravato una situazione già precaria, con l'aumento dei prezzi, la rovina dei "meno competitivi", e ha anche esacerbato le contraddizioni.

Non crediamo di poter impostare la nostra strategia come Partito Comunista come se lo stato europeo fosse già stato formato; le nazioni continuano ad esistere. Per acquisire uno stato unico, l'imperialismo dominante deve aver sottomesso tutti gli altri, altrimenti si deve credere che nel quadro del capitalismo, con la proprietà privata, la dittatura del capitale, l'ineguaglianza dello sviluppo, si possa formare pacificamente una nuova "nazione" su una base di fusione pacifica. Infatti queste alleanze continentali non impediscono la rivalità e la competizione per le quote di mercato. Per conquistare nuove zone d'influenza e ridistribuire il mondo a loro vantaggio, tutti i mezzi sono buoni: offerte pubbliche di acquisto (Opa), fusioni, spionaggio industriale, attacchi informatici, controllo satellitare, finanziamento di gruppi terroristici, guerre e presto scontri nello spazio.

Gli stati imperialisti d'Europa hanno creato l'UE principalmente per fortificare il proprio imperialismo, in alleanza/rivalità con altri. È vero che esiste una corrente euroatlantista di certi stati e monopoli, che considerano che non esista altra via che allinearsi dietro l'imperialismo dominante (quello americano), per raccogliere le briciole lasciate ai suoi alleati nella sua scia. Altri sognano una UE forte, che si liberi dalla morsa degli USA, per - con gli stessi metodi barbari e militaristi - prendere il controllo e conquistare l'egemonia mondiale. L'imperialismo francese, da De Gaulle in poi, con più o meno conseguenze, si è unito all'alleanza franco-tedesca a questo scopo. Questa politica sta incontrando nuove difficoltà dal NO al referendum del 2005 fino alla recente Brexit, con la forte competizione tra le posizioni economiche di Parigi e Berlino. La Brexit è una conseguenza delle contraddizioni interne dell'UE, della disuguaglianza (di sviluppo) delle sue economie e della lotta tra i centri imperialisti, che si sono accentuate nelle condizioni di recessione economica.

Il nostro partito ritiene che, per essere efficace, la necessaria condanna dell'UE e della NATO e la lotta per il disimpegno di tutti i paesi dalle organizzazioni imperialiste (questo vale per l'UE), deve essere collegata al necessario rovesciamento del potere del capitale con il potere del popolo lavoratore. Internazionale nel contenuto, la lotta di classe si esprime bene in un quadro nazionale.

(continua)


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