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Sull'inasprimento tra le potenze euroatlantiche e la Russia

E. Vagenas, Partito Comunista di Grecia (KKE) | kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

15/02/2022

Pubblicato su Rizospastis il 12/02/2022

Nelle ultime settimane, la disputa tra USA-NATO-UE e la Russia si sta inasprendo, concentrandosi sugli sviluppi in Ucraina. Il confronto verbale e diplomatico è accompagnato da movimenti di truppe e grandi esercitazioni militari da entrambe le parti, nonché dalla diplomazia segreta.

Non si tratta del "Vello d'oro"

Oggi sembrerebbe improbabile che i popoli entrino in guerra e versino il loro sangue per il "Vello d'oro" o "Elena di Troia"; tuttavia, i pretesti utilizzati per alimentare il mostro della guerra imperialista non sono affatto cessati.

Così, ogni parte tenta di presentare le proprie argomentazioni sulla disputa, criticando la parte opposta. Gli Stati Uniti e le altre potenze euro-atlantiche sostengono che si tratta del diritto di un "paese sovrano" (cioè l'Ucraina) di scegliere le sue alleanze e salvaguardare la sua integrità territoriale, che sono contestate dall'aggressione russa. In questo modo viene presentata l'annessione russa della Crimea e il sostegno fornito dallo stato russo alle regioni separatiste dell'Ucraina (la regione del Donbass) e della Georgia (Abkhazia e Ossezia del Sud), nonché la presenza di forze militari russe nel territorio secessionista della Moldavia (Transnistria). La parte euro-atlantica, tra l'altro, maschera la sua propaganda anti-russa con il pretesto della "democrazia" contro un "leader autoritario", cioè il presidente della Russia, V. Putin. Infatti, J. Borrell, Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha caratterizzato l'approccio comune di Russia e Cina come una "alleanza di regimi autoritari". Nel nostro paese, alcuni sostenitori di queste narrazioni diffondono ulteriore confusione descrivendo falsamente la Cina come "comunista" e la Russia come "semi-comunista", mentre altri si concentrano sulla cooperazione della Russia con la Turchia, cercando di collegare la propaganda anti-russa con quella più forte anti-turca.

Dal canto suo, la Russia sostiene che questo non riguarda semplicemente l'Ucraina, ma le sue garanzie di sicurezza. Ritiene che l'adesione dell'Ucraina alla NATO e il trasferimento di sistemi anti-balistici in Romania e Bulgaria alterino "l'equilibrio del terrore", cioè la capacità di rispondere a un eventuale primo attacco nucleare che la NATO potrebbe lanciare contro di essa. Rileva che l'adesione dell'Ucraina alla NATO che non ha accettato l'annessione russa della Crimea e la considera un territorio ucraino che deve essere liberato, potrebbe portare a un conflitto tra le forze della NATO e la Russia, con conseguenze imprevedibili. La parte russa sembra essere pronta a intraprendere un'azione - anche militare ma senza parlarne chiaramente - per contrastare i piani militari avversi. Inoltre, usa il pretesto della "pace" e della protezione dei cittadini russi e russofoni dall'aggressione della NATO per mascherare le sue argomentazioni antioccidentali. Nel nostro paese, alcuni sostenitori della narrativa filorussa ci invitano a condurre una lotta antifascista contro la "Kiev fascista", trascurando il fatto che non è passato molto tempo da quando il presidente della Russia ha elogiato l'ideologo russo del fascismo, il filosofo Ivan Ilyin, le cui opere includono "Nazional socialismo. Nuovo spirito", "Sul fascismo russo", "Sul fascismo", ecc.

Molti lavoratori del nostro paese e di altri paesi si chiedono chi ha ragione e chi ha torto. Quale parte si basa sul diritto internazionale e quale lo viola? In ultima analisi, cosa dovrebbero fare i lavoratori in queste condizioni?

Diritto internazionale: i moderni "oracoli"

Coloro che aspettano di trovare la verità nel quadro attuale del Diritto Internazionale saranno delusi, poiché questa situazione ricorda sempre più gli antichi oracoli che ogni veggente interpretava in modo diverso. Oggi, il Diritto Internazionale è invocato da tutte le parti in quanto viene interpretato come vogliono.

Le potenze euro-atlantiche invocano l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che si riferisce al diritto di autodifesa individuale e collettiva di ogni paese, per invadere la zona e presumibilmente "proteggere" l'Ucraina. Questo articolo è stato invocato anche dagli Stati Uniti per il loro intervento in Afghanistan e i loro attacchi aerei in Siria. È sulla base di questo articolo che la Turchia ha invaso e sta occupando il territorio siriano e la Russia ha fatto un intervento militare in Siria.

Dal canto suo, la Russia invoca la cosiddetta "Carta di Parigi per una nuova Europa" firmata dall'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nel 1990, che nota che "La sicurezza é indivisibile e la sicurezza di ogni Stato partecipante é inseparabilmente connessa con quella di tutti gli altri". Inoltre, la Carta per la sicurezza europea dell'OSCE, approvata a Istanbul (1999) sottolinea che gli Stati "non rafforzeranno la loro sicurezza a spese della sicurezza di altri Stati". Sulla base di quanto sopra, la Russia chiede di avere voce in capitolo sulle questioni dell'espansione della NATO verso i suoi confini, nonché sulle armi e le forze che la NATO schiera nei suoi paesi membri, come Romania, Polonia e Bulgaria.

A questo punto, dovremmo chiarire che il diritto internazionale fa parte del diritto borghese. All'epoca dell'URSS e degli altri paesi socialisti, si è formato come risultato dei rapporti di forza tra capitalismo e socialismo - che tuttavia continuavano ad essere sfavorevoli - mentre anche allora si commettevano crimini imperialisti. Dopo il rovesciamento del socialismo, il Diritto Internazionale si è formato esclusivamente come risultato dei rapporti di forza tra gli stati capitalisti; sta diventando più reazionario e viene utilizzato nelle competizioni dalle potenze imperialiste come meglio credono, a spese del popolo.

Nel caso in cui scoppi un conflitto nella nostra epoca, l'epoca del capitalismo monopolistico o comunque dell'imperialismo, è fuorviante discutere su chi ha iniziato o su chi osserva il Diritto Internazionale, che è diventato più reazionario e "flessibile" per poter essere invocato dalle potenze imperialiste.

I comunisti devono chiarire al popolo l'essenza della questione, cioè il terreno su cui si svolge questa guerra, che non è altro che l'interesse dei monopoli. L'essenza si trova nelle potenze che entrano in conflitto, nel loro specifico contenuto di classe e nei loro interessi, che sono estranei a quelli dei popoli.

Le aspirazioni di ogni parte

Molte persone sostengono che la leadership russa cerca di tornare al 1990, quando gli Stati Uniti promisero a Gorbaciov che non avrebbero allargato la NATO, ma non mantennero questa promessa. Essi sostengono che la Russia oggi vuole tornare al 1990 e chiede garanzie legali per la sua sicurezza. In realtà, questo dibattito non ha senso se guardiamo alla storia e a quanti accordi internazionali sono stati firmati, immortalando i rapporti di forza di quel particolare momento, per poi essere cambiati pochi anni o mesi dopo.

L'essenza, quindi, sta altrove. Dopo il completamento del rovesciamento del socialismo e la dissoluzione dell'Unione Sovietica, la neonata borghesia russa ha cercato il consolidamento socio-politico del suo potere. Durante questo periodo, la borghesia russa, guidata da B. Eltsin, ha evitato un fronte aperto contro l'Occidente; così, ha chiuso un occhio su molte mosse delle forze euro-atlantiche che promuovevano gli interessi dei propri monopoli nella regione dell'Europa e dell'Eurasia. Questa fase dello sviluppo del capitalismo russo si è conclusa da tempo. La borghesia russa cerca di recuperare il terreno perduto nella competizione con i monopoli occidentali e le loro alleanze imperialiste, la NATO e l'UE. L'attuale congiuntura globale è favorevole poiché si sta preparando la prossima lotta per la supremazia nel sistema imperialista internazionale tra gli USA, che continuano ad essere la più grande potenza dell'imperialismo, e la Cina, che è la seconda potenza del mondo capitalista moderno.

Negli ultimi anni, la borghesia russa ha attuato una serie di piani di unificazione capitalista nel territorio dell'ex URSS, dove la presenza di numerosi tratti culturali comuni è ancora forte ed esiste una consistente popolazione di russi e russofoni. Inoltre, è stato ripetutamente sottolineato da fonti ufficiali russe che la più grande nazione, che è stata "divisa" dai confini nazionali, è la Russia. La borghesia russa è interessata a consolidare i suoi monopoli nel territorio dell'ex URSS, nella lotta di potere per la ricchezza energetica, le vie di trasporto delle materie prime e le quote di mercato. L'espansione delle sue quote di mercato è legata all'unificazione capitalista che promuove come l'Unione Economica Eurasiatica e l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. Bielorussia e Kazakistan giocano un ruolo chiave in questi piani, così come l'Ucraina, dove almeno la metà della popolazione è russofona.

Tuttavia, questi piani sono entrati in conflitto con i piani dei monopoli occidentali e delle unioni imperialiste che tentano di limitare la Russia, che considerano una potenza competitiva nel quadro del mercato capitalista globale. Un esempio caratteristico di questa lotta di potere è stata l'Ucraina, che ha capacità industriali produttive relativamente sviluppate, materie prime, terreni agricoli significativi e una vasta rete di gasdotti per il trasporto del gas naturale.

Nel 2014-2015, si è verificata una divisione all'interno della borghesia in Ucraina. Una parte di essa, sotto l'attivo coinvolgimento di USA, NATO, UE e anche attraverso l'utilizzo di gruppi fascisti, ha messo in scena un colpo di stato incostituzionale, cancellando l'integrazione dell'Ucraina nei piani di unificazione capitalistica con la Russia. La reazione che è seguita ha portato alla secessione della Crimea dall'Ucraina, che si è immediatamente unita alla Federazione Russa, così come alla secessione delle regioni orientali dell'Ucraina, che hanno dichiarato la loro "indipendenza" e ricevono il sostegno della Russia.

La sezione borghese che governa oggi l'Ucraina impone il suo potere rafforzando il nazionalismo, l'anticomunismo e il sentimento anti-russo. A questo proposito, non solo nega di promuovere gli "accordi di Minsk", che in ogni caso sono ambigui, ma ha proceduto alla persecuzione dei comunisti - un fatto che il KKE ha condannato in molti modi, anche attraverso il Parlamento europeo - e di quelle forze politiche borghesi che contestano l'orientamento politico-militare verso gli USA, la NATO e la UE.

Sarebbe quindi molto più razionale dire che l'aspirazione della borghesia russa, in questo momento, è di tornare non al 1990 ma al 2014-2015, cioè prima del colpo di stato incostituzionale in Ucraina, garantendo comunque l'annessione della Crimea alla Federazione Russa. Invita gli USA, l'UE e la NATO a giocare in modo corretto in Ucraina e minaccia contromisure. Quali saranno queste contromisure? "La Russia potrebbe annettere un terzo dell'Ucraina", ha dichiarato recentemente Kurt Volker, ex rappresentante speciale degli Stati Uniti per i negoziati sull'Ucraina (2017-2019), in un'intervista a un giornale greco, considerando che l'Ucraina potrebbe perdere ogni accesso al Mar d'Azov e che si potrebbe formare un passaggio terrestre che collega la Federazione Russa con la Crimea, oltre al ponte di Kerch, costruito di recente, di quasi 20 chilometri.

Va notato che l'annessione della Crimea ha portato non solo all'aumento dei territori e della popolazione russa (cioè il mercato interno russo è aumentato di due milioni di abitanti), ma anche alla creazione di posizioni importanti per il capitale russo nella regione del Mar Nero. La ZEE ucraina nel Mar Nero e nel Mar d'Azov è stata ridotta di 3/4, permettendo ai monopoli russi di prendere il comando nello sfruttamento delle risorse naturali ed energetiche della regione.

Non sappiamo se le suddette dichiarazioni del funzionario USA hanno indicato quali saranno i nuovi confini dell'Ucraina, se si tratta di una proposta di compromesso degli USA alla Russia riguardo alla spartizione dell'Ucraina - chiedendo qualcosa in cambio - o solo un esercizio di pressione sull'attuale leadership dell'Ucraina. Quello che sappiamo, tuttavia, è che in generale i confini non cambiano senza spargimento di sangue e che il ruolo del nostro paese in questi sviluppi è di profonda importanza per il nostro popolo.

La posizione della Grecia sul conflitto. Proposte senza via d'uscita su una nuova architettura e un ruolo di intermediario.

Il governo ND, con l'assistenza di SYRIZA e KINAL, ha trasformato il nostro paese in un "hub" per il dispiegamento delle forze militari statunitensi e una "rampa di lancio" della NATO per nuove guerre imperialiste, come quella che potrebbe scoppiare in Ucraina. Inoltre, partecipa attivamente ai piani della NATO che mirano ad accerchiare la Russia nei Balcani e nel Mar Nero. A questo proposito, la Grecia da un lato diventa un carnefice contro altri popoli e dall'altro può diventare una vittima di queste guerre imperialiste, poiché può subire ritorsioni.

Indossando i loro paraocchi NATO, ND e SYRIZA hanno riciclato le loro iniziative infruttuose e cosiddette pro-pace. N. Dendias, il ministro degli Esteri, appare come "mediatore" e "portatore" di messaggi di de-escalation. Alcuni attori politici invitano il governo a svolgere un ruolo di primo piano e a presentare "proposte di de-escalation" o "misure per la costruzione della fiducia", mentre l'ex ministro degli Esteri di SYRIZA G. Katrougalos riapre il dibattito su una "nuova architettura di sicurezza", dove la Russia parteciperà. Tutto questo è la "foglia di fico", che cerca invano di nascondere la strategia comune di entrambi i partiti (ND e SYRIZA) nei piani pericolosi della borghesia greca e dei suoi alleati stranieri.

Questi approcci senza via d'uscita cercano di nascondere il fatto principale che la guerra va di pari passo con il capitalismo, che è la "continuazione della politica con altri mezzi violenti", e che non può esistere un imperialismo favorevole alla pace.

Che fare?

In queste circostanze, in cui esiste un serio rischio di generalizzazione di una guerra imperialista, l'orientamento della lotta operaia e popolare nel nostro paese è di particolare importanza. Il popolo non deve riporre la sua fiducia nel governo e negli altri partiti borghesi. Deve rafforzare la sua convinzione nella forza della lotta di classe, del conflitto con la politica di coinvolgimento nelle azioni militari e dei piani della borghesia per attirare i lavoratori nella trappola di sostenere la partecipazione della Grecia alla guerra imperialista, in nome degli "obblighi verso i nostri alleati" nel quadro dell'UE e della NATO o della necessità di difendere la "sovranità" dell'Ucraina, la Carta delle Nazioni Unite, o la "democrazia" contro "l'autoritario Putin".

Inoltre, il movimento operaio-popolare deve rifiutare il dilemma di dover scegliere tra l'una o l'altra parte di un conflitto imperialista, anche se è camuffato con la dottrina religiosa dell'ortodossia o con "l'antifascismo", che in questo caso non è altro che un paravento.

È anche irrazionale sostenere il "più debole" contro il "più forte". Lenin ha detto: "Il primo dei due paesi possiede, mettiamo, i tre quarti dell'Africa e il secondo un quarto. Il contenuto oggettivo della loro guerra è una nuova spartizione dell'Africa. A quale parte augurare il successo? La domanda, posta nella sua forma precedente, è assurda, perché non ci sono più i precedenti criteri di valutazione: non c'è né il pluriennale sviluppo del movimento di liberazione borghese, né il pluriennale processo di decadenza del feudalesimo. Non è compito della democrazia moderna di aiutare né il primo paese a consolidare il suo «diritto» sui tre quarti dell'Africa, né di aiutare il secondo ad appropriarsi questi tre quarti (anche se la sua economia si sviluppa più rapidamente di quella del primo). La democrazia moderna resterà fedele a sé stessa solo se non si alleerà a nessuna borghesia imperialista, se dichiarerà che «tutte e due sono pessime», se in ogni paese augurerà la sconfitta della borghesia imperialista. Ogni altra soluzione sarà, in pratica, nazional-liberale, non avrà niente a che fare col vero internazionalismo. (...) In realtà oggi non si può parlare, per la democrazia moderna, di andare al rimorchio della borghesia reazionaria, imperialista, di qualunque «colore» essa sia. (...)". *

In condizioni di imperialismo, che è lo stadio ultimo del capitalismo, il movimento comunista e operaio deve tracciare una linea indipendente, lontana dai piani borghesi-imperialisti e basata sugli interessi della classe operaia e degli altri strati popolari, che non hanno nulla a che fare con gli interessi delle classi borghesi.

Questo è ciò che il KKE ha fatto, difendendo gli interessi della classe operaia e degli strati popolari e intensificando la lotta per il disimpegno della Grecia dai piani, dalle guerre e dalle alleanze imperialiste NATO-UE, dall'alleanza strategica con gli USA e la Francia.

Questa è la linea di conflitto contro coloro che portano il popolo al macello della guerra in nome della promozione degli interessi della borghesia.

Questa è la linea di rottura con il capitalismo, per il potere dei lavoratori, che costruirà la nuova società socialista-comunista.

Elisseos Vagenas

Membro del CC
Responsabile della sezione relazioni internazionali del CC del KKE

Note:
*) Lenin, Sotto la bandiera altrui, Opere Complete, vol. 21, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 119-139


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