Con l'aumentare della delusione per la «democrazia» capitalista, sempre più persone sono in cerca di alternative in grado di fornire le risposte di cui hanno bisogno. Come marxisti, il nostro compito è guidare gli altri fuori dalle tenebre del liberalismo e verso la via di liberazione del socialismo. Tenendo presente questo, uno dei primi passi consiste nello sgombrare il capo dalla confusione, creata perlopiù dalla propaganda e dai movimenti anticomunisti, su un concetto che è al centro della nostra ideologia: la dittatura del proletariato. Intendo essere breve, chiaro e comprensibile a tutti i lettori, e fare del mio meglio per chiarire il senso di questa espressione, dimostrando come questa dittatura non abbia niente a che fare con l'oppressione, ma rappresenti invece la liberazione di tutti coloro che attualmente sono oppressi.
La dittatura del proletariato è uno dei concetti più controversi della politica socialista e comunista. Il termine «dittatura» suscita timori nell'animo di molti, e può essere sufficiente a far scattare l'interruttore dello scetticismo in milioni di persone. Le discussioni relative alla dittatura del proletariato tendono a concentrarsi proprio sulla parola «dittatura», ignorando il contenuto di classe dell'espressione - «del proletariato». Questa reazione superficiale, alimentata da decenni di propaganda, necessita di essere corretta.
Marx, fin dalla prima occasione in cui menzionò la dittatura del proletariato, chiarì ripetutamente che cosa significava esattamente questa espressione, scontrandosi a più riprese con l'opportunismo (cioè con i sedicenti rappresentanti della classe operaia che collaborano con quelle stesse forze che ci opprimono): era infatti consapevole del fatto che questa espressione si prestava a essere distorta. Ma gli opportunisti insistono ancora. La nostra lotta contro questa distorsione continua - dobbiamo guidare il popolo lungo la via della dittatura del proletariato, sgombrare il campo da ogni confusione e distorsione deliberata e fare luce sul concetto autenticamente liberatorio che sta dietro questa espressione. Per lottare contro coloro che sfruttano questo concetto come un'arma, è necessario innanzitutto comprendere come si è sviluppata, cioè capire il contesto materiale e storico da cui nacque.
Le origini della dittatura del proletariato
...il proletariato va sempre più raggruppandosi intorno al socialismo rivoluzionario, al comunismo, per il quale la borghesia stessa ha inventato il nome di Blanqui. Questo socialismo è la dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l'abolizione delle differenze di classe in generale, per l'abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse riposano, per l'abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali.
- Karl Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, 1850, Marxists.org
Louis Auguste Blanqui, da cui deriva il termine «blanquismo», fu un rivoluzionario che venne incarcerato per oltre trent'anni. La sua ideologia si concentrava fortemente sulla rivoluzione in quanto tale, più che sull'assetto che la società avrebbe avuto dopo la rivoluzione. I blanquisti ritengono che un gruppo molto ristretto debba guidare la rivoluzione e istituire una dittatura temporanea per procedere a redistribuire la ricchezza in modo equo. Ciò rappresenta una netta rottura rispetto ai fondamenti di classe dell'ideologia marxista, che considera la rivoluzione come il compito non di un'élite ristretta, ma della classe operaia organizzata.
La dittatura del proletariato compare per la prima volta in Marx nel 1850, quindi nella fase iniziale della sua opera e di quella di Engels. Sin dai suoi esordi, il marxismo ha sempre sottolineato la necessità della dittatura del proletariato. La citazione di Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 di Marx contiene la sua prima menzione della dittatura del proletariato; e ancor più dell'epoca precoce in cui compare nell'ambito della storia del marxismo, ciò che colpisce è come questo concetto sia già precisamente strutturato: «la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l'abolizione delle differenze di classe in generale». Fin dalla prima volta in cui la menziona, Marx chiarisce già in modo inequivocabile che la dittatura del proletariato è necessaria per la totale abolizione di tutte le differenze e le contrapposizioni di classe all'interno della società - in altre parole, per la realizzazione del comunismo.
Non può esservi rivoluzione senza un cambiamento rivoluzionario di coloro che controllano lo Stato. Da una minoranza che utilizza l'apparato statale per opprimere la maggioranza si passa a una maggioranza che costruisce un nuovo apparato statale come meccanismo per sopprimere le tendenze controrivoluzionarie. È questa, in sostanza, la dittatura del proletariato - il potere nelle mani della maggioranza, per la prima volta nella storia delle società divise in classi.
Dittatura proletaria contro dittatura borghese
Per stimolare un cambiamento della società in direzione della dittatura del proletariato dobbiamo innanzitutto educare le masse, aiutarle a comprendere che viviamo già sotto una dittatura, dominata dai ricchissimi che esercitano un potere politico immenso, che si aggiunge alla loro ricchezza incalcolabile, ed esercitano un controllo su ogni aspetto della vita politica, sociale ed economica. La democrazia non è una forma di governo, bensì un segnale di quale classe trae beneficio dal governo in carica. Il controllo esercitato sulla maggioranza da una minuscola minoranza è l'essenza del capitalismo, cioè della dittatura borghese - o, se preferite, della democrazia liberale, la forma di controllo e di oppressione sotto la quale viviamo e che ci opprime ormai da troppo tempo.
Il primo passo consiste nel denunciare senza mezzi termini le innumerevoli ingiustizie perpetrate giorno dopo giorno dalla dittatura borghese - da coloro che dichiarano di rappresentare voi e me mentre servono i propri interessi di classe. Che nessuna mistificazione passi inosservata, che nessun abuso rimanga impunito, che nessun politico si consideri invincibile. Dobbiamo operare come un microscopio nell'esaminare il governo attuale, e come un megafono nel denunciare incessantemente i suoi errori e i suoi misfatti ai danni del popolo.
Un governo operaio è un governo in cui nessun funzionario, nessun parlamentare, nessun deputato, ufficiale, dirigente eccetera guadagna più del salario operaio medio. Questa forma di remunerazione elimina automaticamente tutti coloro che aspirano a queste cariche per accumulare ricchezza, privilegi, influenza eccetera. Questo governo porta alla ribalta leader dediti al servizio del popolo con il quale condividono le origini di classe, che conoscono le lotte del popolo e sono più capaci di rapportarsi a esso di qualsiasi politico proveniente dalla borghesia. È questa l'espressione della dittatura del proletariato, che ne illustra in modo quanto mai chiaro le differenze radicali rispetto alla dittatura della borghesia.
Ciò di cui abbiamo bisogno è un governo creato dalla classe operaia, per la classe operaia e formato da membri della classe operaia. Un governo i cui interessi siano quelli della maggioranza, a differenza dei governi attuali, che esistono per servire le grandi imprese e una manciata di miliardari. Un governo formato dal popolo governato: è questa la vera rappresentanza.
La dittatura del proletariato è un governo del popolo e per il popolo; la dittatura borghese, cioè il governo capitalista - il vostro governo, il mio governo - non è un governo per il popolo, ma un governo fatto per trarre profitti dalle sofferenze del popolo.
La dittatura del proletariato non è oppressione, ma liberazione - il passaggio del potere dai pochi ai molti, la distruzione delle catene che ci opprimono. Ed è una fase necessaria per costruire un mondo liberato dal dominio di classe.
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