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Gli avvenimenti in America Latina e le lotte giovanili

Federazione dei Giovani Comunisti (FJC Messico) | juventudcomunista.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

02/10/2016

Lo scorso 17 settembre nella città di Atene, Grecia, si è svolto un incontro tra la Federazione dei Giovani Comunisti (FJC-Messico), l'Unione della Gioventù Comunista (UJC-Brasile), la Gioventù Comunista del Venezuela (JCV- Venezuela) e le gioventù comuniste di Siria e Polonia con una cinquantina di quadri della Gioventù Comunista di Grecia (KNE) sui cambiamenti in America Latina e le tensioni inter-imperialiste nel mondo. Il nome del forum è stato: "Se fremi per l'indignazione davanti alle ingiustizie, allora sei mio compagno!"

Alla gioventù comunista di Grecia (KNE),
Ai militanti, simpatizzanti e amici riuniti,
Vogliamo esprimere la nostra allegria e entusiasmo di incontrarci per la prima volta in questo festival. Ringraziamo per l'opportunità di poterci rivolgere a migliaia di giovani greci per far conoscere la situazione in cui i comunisti in Messico affrontano le difficoltà nella lotta contro il capitalismo.

La situazione in America Latina

Nell'ultimo anno sono avvenuti una serie di processi in America Latina che hanno modificato il campo di battaglia nel quale si sviluppa la lotta di classe nel continente americano. Questi cambiamenti sono legati allo sviluppo mondiale del capitalismo e alla lotta di classe che ne deriva. Attualmente stiamo vivendo le conseguenze politiche della crisi economica del capitalismo e dell'acutizzazione delle contraddizioni imperialiste e della minaccia di un conflitto militare tra le varie potenze imperialiste.

A partire dal 1999, e principalmente all'inizio del nuovo secolo, quando il ciclo del capitale era in ascesa, ci sono state una serie di trasformazioni in alcuni paesi dell'America Latina, dove i monopoli che sostenevano una gestione neoliberale furono sconfitti in elezioni presidenziali da altri settori della borghesia che sostenevano, in maggiore o minore grado, la necessità di una gestione neokeynesiana del capitalismo e uno sviluppo che rafforzasse i monopoli nazionali di fronte all'imperialismo nordamericano. I cambiamenti sono stati raggiunti grazie al fatto che le forze opportuniste e socialdemocratiche sono riuscite a capitalizzare il movimento popolare e operaio che era stato colpito fortemente dalle gestioni neoliberali, e così in poco tempo sono ascese a posti di potere nel governo. E' importante segnalare che le organizzazioni opportuniste e socialdemocratiche che hanno assunto il potere in vari paesi della regione sono nate come risultato di un lungo processo di decomposizione o separazione dai partiti comunisti e da altre forze rivoluzionarie, che nei momenti del trionfo della controrivoluzione nell'URSS si mutarono in partiti e movimenti che smisero di mettere in discussione l'essenza del capitalismo, dedicandosi unicamente a promuovere alcune delle sue gestioni.

I nuovi governi che hanno portato un cambiamento nel modello di gestione capitalista, si sono autodefiniti quali forze "progressiste", e nei casi più sviluppati, si sono richiamati a qualche tipo di "socialismo" (socialismo del XXI secolo, socialismo andino, ecc.) o di "rivoluzione" (cittadina, culturale, ecc.). Gli assi più importanti e i risultati della loro politica sono stati:

- L'utilizzo dei profitti statali derivati dall'alto prezzo delle materie prime esportate (petrolio, gas naturale, rame, ecc.) per aumentare la spesa sociale in programmi socio-assistenzialisti per la casa, istruzione, salute, trasporto; queste sono state le loro maggiori "conquiste sociali", senza tuttavia puntare in nessun momento al cuore stesso della produzione capitalista: la proprietà privata dei mezzi di produzione. Si è migliorato il livello di consumo della classe operaia e dei settori popolari senza colpire i livelli di profitto del capitale, oltre ad aumentare il livello di consumo pubblico e l'aumento dell'investimento, il quale è servito da leva di finanziamento per i monopoli nazionali.

- Il rafforzamento del settore pubblico in ambiti strategici, con i quali si sosteneva la spesa sociale e la materia prima a basso costo per il capitale con sede nel paese. Le imprese pubbliche hanno proseguito sotto la logica naturale del capitalismo, che tra le altre cose, ha implicato alti gradi di corruzione degli stessi settori del governo, che hanno iniziato ad accumulare capitale individuale.

- La smobilitazione del movimento operaio e popolare, la trasformazione delle sue basi di partito in semplici basi elettorali, l'introduzione della confusione tra la classe operaia e gli strati popolari attorno a parole d'ordine inerenti il "socialismo del XXI secolo" e altre invenzioni ideologiche. Ossia, i governi in America Latina sono serviti da strumenti per far decrescere il livello della lotta di classe, cooptando i leader sindacali e popolari con posti nella burocrazia statale e disarmando ideologicamente la classe operaia sotto le false bandiere dell'"indipendenza e sovranità nazionale".

- La contrapposizione politico-diplomatica all'imperialismo statunitense. Sul piano economico un posizionamento sulla protezione dei monopoli nazionali e la formazione e rafforzamento di unioni interstatali regionali (MERCOSUR, UNASUR, ALBA), e un maggior avvicinamento ad altri poli imperialisti, come Russia, Cina, o in minor misura, l'Unione Europea.

- Le istituzioni e gli apparati statali sono rimasti essenzialmente intatti. Il potere giudiziario, le istituzioni elettorali, i mezzi di comunicazione e il parlamentarismo continuarono con il gioco della conservazione del potere, senza toccare minimamente le sue basi. Gli apparati repressivi sono stati rafforzati in paesi come il Brasile o il Nicaragua, e sono rimasti alla guida di questi apparati gli stessi che negli anni precedenti agivano come carnefici del popolo. L'unico caso dove si è tentato di cambiare questa situazione, anche se in modo incompleto, è in Venezuela. Ecuador e Bolivia hanno seguito il passo ma in modo ancora più titubante. Gli intenti di includere le masse proletarie e popolari nelle questioni statali sono falliti ma sono serviti solo come cinghie di trasmissione e gestione dei programmi sociali, anche nel caso più avanzato che è stato il Venezuela. E sono questi apparati statali e la legalità, che non sono mai stati toccati, che adesso vengono utilizzate dalle forze reazionarie per spodestarli dal governo.

A partire dalla crisi di sovraccumulazione e sovrapproduzione capitalista del 2008, la situazione è andata modificandosi: le finanze pubbliche hanno sofferto l'impatto della contrazione del mercato mondiale, i cambiamenti nei tassi d'interesse, e principalmente la svalutazione delle monete latinoamericane e del prezzo del petrolio e del settore minerario hanno indotto i governi "progressisti" a ritornare sui loro passi, allo stesso modo le gestioni socialdemocratiche di SYRIZA o neoliberali come in Messico, hanno iniziato a caricare sulle spalle della classe operaia i costi della crisi. In termini politici i "fronti di sinistra" (coalizioni politico-elettorali) che sostenevano i governi hanno intrapreso compromessi con i loro rivali più vicini; mentre le forze opportuniste e persino alcuni partiti comunisti che erano stati trascinati in questo movimento centripeto, giustificavano il loro agire.

Così le "ragioni tattiche" sono servite come scusa per allearsi elettoralmente in Brasile con il cosiddetto "centro-destra" e in Cile e Argentina collocare le forze più oligarchiche dentro la "coalizione di sinistra". Persino in Venezuela hanno alzato la teste gli elementi che cercavano la conciliazione con la MUD. La crisi, la diminuzione delle spese sociali assistenzialiste e la conciliazione con l'oligarchia più reazionaria, hanno determinato la fine del consenso elettorale sfruttato durante l'ultimo decennio, e nel giro di pochi mesi, il Venezuela ha visto la sconfitta del PSUV nelle elezioni parlamentari, Maurizio Macri ha vinto la presidenza in Argentina e Dilma Rousseff è stata rimossa dalla sua carica dai suoi ex alleati in Brasile.

Il discredito per i casi di corruzione di questi governi "progressisti" e la perdita dell'appoggio sociale sono stati messi a frutto dai settori monopolisti legati al polo imperialista nordamericano per riprendere le posizioni nell'apparato statale. I partiti socialdemocratici, come la storia lo comprova, cedono senza dare una reale lotta davanti alle forze più reazionarie del capitale. Temono più la mobilitazione della classe operaia che negoziare la sconfitta con la concorrenza borghese.

La classe operaia in latinoamerica viene martellata ideologicamente dalla socialdemocrazia e dall'opportunismo che argomentano che tutto è causa dell'"offensiva imperialista" senza riconoscere alcun errore, cercando di sottomettere i lavoratori alla logica dell'elettoralismo. Da parte loro, i rappresentanti dei monopoli più legati all'economia nordamericana, cinicamente utilizzano il discorso della corruzione dei precedenti governi e i loro fallimenti in politica economica per generare disperazione nella classe operaia e nei giovani proletari legando questi governi "progressisti" al "socialismo", in modo che la loro crisi sia simbolo dell'impossibilità del socialismo.

La gioventù si trova a sua volta nel dilemma di constatare che le sue condizioni non sono cambiate in modo sostanziale in un decennio di gestione socialdemocratica: hanno la borsa di studio ma l'istruzione rimane privata, ricevono sostegni sociali, ma l'inflazione li riduce a nulla, esistono programmi di sicurezza sociale ma rimane la disoccupazione e la sub-contrattazione reale. Ma, prima o poi, si renderanno conto che i nuovi governi non sono che l'altra faccia del capitalismo, più repressiva e che non si servono di alcuna maschera per assicurare la dominazione borghese.

La situazione in Messico

Nel caso dei paesi dove queste forze della "sinistra" hanno vinto solo elezioni locali, lo stesso processo si ripete a livello micro. In Messico abbiamo vissuto le conseguenze delle gestioni del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), partito generato dall'unione dei settori nazional-populisti del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) che governò per 70 anni il Messico e i settori opportunisti dell'estinto Partito Comunista Messicano e altre correnti (maoiste, trotskiste, "lombardiste", ecc.). Il PRD ha governato la Città del Messico e cinque stati come Morelos, Michoacán, Chiapas y Oaxaca, dove si sono presentati i conflitti di classe più importanti degli ultimi 20 anni nel nostro paese, e dove in alleanza con altri partiti, hanno svolto un ruolo repressivo utilizzando la polizia, l'esercito e gruppi paramilitari per fronteggiare il malcontento popolare. Sono questi governi socialdemocratici del PRD, che hanno serrato le file con il PRI e il Partito Azione Nazionale (PAN) per sostenere il Patto per il Messico, accordo approvato nel 2012 che ha permesso l'unione di tutta la borghesia per imporre riforme strutturali: lavoro, istruzione, finanza e energia principalmente, con l'obiettivo principale della svalorizzazione della forza lavoro e della riconversione di settori pubblici (salute, istruzione e energia) al mercato mondiale e nazionale privato messicano.

Inoltre è il PRD, insieme alle sue scissioni più recenti come il Movimento di Rigenerazione Nazionale (MORENA), sono stati responsabili della sparizione di 43 studenti di Ayotzinapa, dell'assassinio di professori e di 5 militanti del Partito Comunista del Messico a Guerrero, e recentemente degli assassini a Noxchixtlán, Oaxaca. In Messico, tutti i partiti politici che partecipano alle elezioni, utilizzano gruppi armati dello Stato e anche gruppi delinquenziali provenienti dall'industria capitalista del narcotraffico nel nostro paese.

La lotta dei comunisti, il movimento popolare e la gioventù

Le misure che il capitalismo impiega davanti la crisi mondiale hanno peggiorato le condizioni della classe operaia, e la gioventù è uno dei settori che più sperimenta l'aumento del grado di sfruttamento nei vari aspetti della vita per poter sopravvivere. La Giustizia ha favorito la borghesia che ha utilizzato le riforme strutturali e le nuove leggi per far scomparire i diritti lavorativi e quindi ottenere giornate di lavoro più lunghe, insicure e mal pagate. Al giorno d'oggi queste misure stanno raggiungendo non solo il proletariato industriale ma anche altri settori, che come il magistero, il settore della sanità, i lavoratori amministrativi e commerciali, e gli impiegati statali sono divenuti vulnerabili a questi aggiustamenti.

Per la gioventù gli impieghi ben pagati, sono solo un sogno. Si richiedono molti anni di formazione e esperienza lavorativa per conseguire maggior salario e prestazioni, cercando di obbligare tutta la gioventù a sopportare lo sfruttamento per molti anni con la promessa di un futuro migliore, ma quando questo tempo arriva, s'inciampa nell'enorme competizione e la crescente disoccupazione. Sotto l'argomento fallace della "flessibilità lavorativa" si è cercato di istituzionalizzare l'instabilità lavorativa e la fine delle prestazioni e dei diritti del lavoro.

La sub-contrattazione (outsourcing) è diventata la principale forma in cui i monopoli captano la gioventù con salari sempre più bassi e condizioni di lavoro pessime, mentre i profitti per il capitale continuano ad aumentare, scaricando così la crisi unicamente sulle spalle dei lavoratori. Sotto questo meccanismo si creano infinite imprese fantasma, ragioni sociali e agenzie che collocano i lavoratori, esentando i monopoli dal pagamento delle prestazioni sociali, e in più impediscono l'accumulazione di esperienza, facilitano i licenziamenti e esimono le imprese da qualsiasi responsabilità; tutto questo con la complicità e l'appoggio dello Stato e della legalità borghese.

Questa situazione nella quale si trovano i  giovani comunisti, non è più sfortunata di quella che affronta la gioventù in generale. In molti paesi dell'America Latina, lo sviluppo dell'industria del narcotraffico ha corroso tutti i livelli della società e dell'economia. La produzione, il trasporto, l'esportazione e la distribuzione interna di droghe, è una industria molto lucrativa che ha ossigenato il capitalismo negli ultimi anni, e che ha permesso ad alcuni governi come quello colombiano o messicano, di evitare una catastrofe economica. L'industria delle droghe, non è come la dipingono i mezzi di comunicazione: un gruppo di fuorilegge nascosti nelle grotte, che trasportano la droga. E' un'industria legata a grandi banche statunitensi ed europee, alle agenzie nordamericane (come la CIA e la DEA) che in Latinoamerica intrecciano i loro capitali con la banca nazionale, l'investimento immobiliare e agro-esportatore, e anche il manifatturiero. La droga è un mezzo di finanziamento dei monopoli latinoamericani, a cui sono legati direttamente tutti i partiti borghesi, inclusa la socialdemocrazia.

Davanti le situazioni illustrate si rende ancora più imprescindibile la chiarezza politica che solo il marxismo leninismo permette, per partire da una posizione classista e non lasciarsi confondere dalle false bandiere della "sovranità e dell'indipendenza nazionale" sollevate negli ultimi anni in Messico e America Latina. Oggi si rende necessaria l'azione delle gioventù comuniste, con la chiarezza sufficiente per guidare la gioventù proletaria e gli strati popolari nella lotta per il socialismo-comunismo.  


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