www.resistenze.org - pensiero resistente - gioventù comunista - 12-02-23 - n. 856

No al revisionismo storico sui fatti del confine italo-jugoslavo

FGC, MSH, SKOJ | gioventucomunista.it

10/02/2023

Dichiarazione comune delle gioventù comuniste di Italia (FGC), Croazia (MSH) e Serbia (SKOJ)

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Il 10 febbraio, giornata in cui ricorre la firma dei trattati di pace di Parigi che posero fine alla Seconda Guerra Mondiale, è stato trasformato dallo Stato italiano in una giornata di commemorazione nazionalista.

Mentre l'Europa ricorda i trattati di pace, dal 2004 i governi italiani utilizzano in modo sempre più aggressivo e arbitrario questa giornata per commemorare le vittime italiane in Istria e Dalmazia tra il 1943-45 e l'esodo delle popolazioni italiane dai territori che passarono sotto il controllo della Repubblica Popolare Federale di Jugoslavia dopo i Trattati di Parigi. Contestualmente, è stata costruita la narrazione dei "massacri delle foibe", secondo cui la resistenza partigiana jugoslava avrebbe portato avanti una campagna di "pulizia etnica" contro le popolazioni italiane, paragonata in modo del tutto arbitrario e antistorico a quella di cui furono vittima le popolazioni ebraiche in tutta Europa.

Come organizzazioni giovanili comuniste, che difendono e onorano l'esperienza della lotta partigiana nei rispettivi paesi, ci opponiamo a questa campagna di revisione della storia e alle menzogne, costruite dai settori neofascisti, che lo Stato italiano ha trasformato in propria ideologia ufficiale.

Bifendiamo la verità storica

La falsificazione dei "massacri delle foibe", costruita nel dopoguerra dai settori neofascisti italiani e riconosciuta dal governo Berlusconi nel 2004, con la complicità del centro-sinistra, non ha nessun fondamento nella verità storica. Al contrario, i fatti avvenuti tra il 1943 e il 1945 vengono distorti o del tutto inventati per costruire una narrazione di matrice ultra-nazionalista, che presenta l'Italia come vittima di un'ingiustizia storica.

Mentre si tace sulla politica di italianizzazione forzata, una vera guerra etnica che il fascismo italiano portò avanti per tutti gli anni '20 e '30 nelle regioni di Istria e Dalmazia, che erano state per secoli multietniche, si capovolge la realtà inventando una "pulizia etnica" da parte dei partigiani jugoslavi ai danni degli italiani. Si nega il carattere politico e sociale della Resistenza partigiana, che fu una guerra contro il fascismo e non una guerra etnica, con centinaia di italiani che combatterono nella resistenza jugoslava e viceversa. Si rimuove il legame con il regime fascista delle "vittime" processate dai partigiani (circa 700 documentate), si addebitano arbitrariamente alla Resistenza Jugoslava i morti causati da delitti comuni e regolamenti di conti individuali in un contesto di guerra.

Si parla di un'esplosione di odio etnico ingiustificato, dimenticando che la politica dell'Italia fascista, fatta di violenze, repressione e deportazioni, era stata riassunta così da Benito Mussolini: "di fronte a una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani".

Si utilizza la parola "foibe", nome delle cavità tipiche della regione carsica da sempre utilizzate per gettarvi rifiuti (e in contesto di guerra, cadaveri), per costruire una vera e propria mitologia sulla "pulizia etnica", sostenendo che la prassi dei partigiani fosse gettare vivi nelle foibe migliaia di italiani innocenti.

La vicenda degli esuli italiani, proseguita fino agli anni '50 come conseguenza del cambio dei confini tra Italia e Jugoslavia, viene arbitrariamente accostata a queste vicende, suggerendo la falsità storica degli "italiani che fuggivano per non morire nelle foibe". La stessa idea degli italiani che "venivano espulsi" dalle loro terre è pura invenzione, poiché al contrario le autorità jugoslave cercarono di ostacolare in tutti i modi l'espatrio delle popolazioni italiane. Decine di migliaia di italiani continuarono a vivere in Jugoslavia; oltre un migliaio addirittura vi emigrò dall'Italia.

I numeri reali dei morti vengono gonfiati arbitrariamente dagli esponenti politici, arrivando a parlare di centinaia di migliaia o addirittura "milioni" di italiani sterminati, come nel caso di alcuni ministri in passato, mentre gli storici vengono messi a tacere con l'accusa preventiva e infame di "negazionismo".

Ci impegniamo a difendere la verità storica; a difendere e promuovere la memoria della lotta partigiana e del ruolo primario dei comunisti nella liberazione dal fascismo.

Denunciamo le ambizioni dell'imperialismo italiano nei balcani

La costruzione di un'opinione pubblica modellata sulla narrazione dei "massacri delle foibe" è funzionale a giustificare e legittimare le ambizioni imperialiste della borghesia italiana nella regione dei Balcani e nel Mar Adriatico orientale. Ne sono ulteriore conferma le recenti dichiarazioni del governo Meloni, che ha lanciato la parola d'ordine "più Italia nei Balcani!" presentando l'Italia come fautrice dell'integrazione dei paesi balcanici nella UE. Per queste stesse ambizioni, nell'ottobre 2022 l'Italia ha assunto il comando della missione NATO KFOR nella regione del Kosovo.

Nella sua versione più provocatoria e aggressiva, questa strategia della borghesia italiana si spinge all'aperta messa in discussione dei confini esistenti, con la rivendicazione dei territori "persi" dall'Italia con i Trattati di Parigi, che è insita nella commemorazione del 10 febbraio.

Il 10 febbraio 2019 Antonio Tajani, attuale Ministro degli Esteri dell'Italia e all'epoca presidente del Parlamento Europeo, nelle celebrazioni ufficiali del 10 febbraio invocava: "viva l'Istria italiana, viva la Dalmazia italiana". Nel 2007 l'allora Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, parlò di "un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947".

Denunciamo il ruolo del nazionalismo che, in ogni paese, oggi come ieri, si dimostra l'ideologia più conseguente al servizio dei piani imperialisti del capitale.

No alla riabilitazione del fascismo e all'anticomunismo. difendiamo la resistenza partigiana

Le mistificazioni storiche sui "massacri delle foibe", così come l'equiparazione o addirittura il ribaltamento tra vittime e carnefici, sono inseparabili dalla riabilitazione del fascismo che sta avvenendo in tutta Europa, assieme alla promozione dell'anti-comunismo. In nome della "memoria" condivisa, lo Stato italiano ha riconosciuto onorificenze ufficiali a combattenti della Repubblica Sociale Italiana (fascista); i crimini nazi-fascisti vengono taciuti mentre si cerca di far passare come assassini i partigiani italiani e jugoslavi che combatterono il fascismo. L'esempio più evidente di questa tendenza è il film "Rosso Istria", realizzato con soldi pubblici e distribuito a livello nazionale nel 2018, proiettato in decine di scuole: per la prima volta dai tempi del fascismo, è stato possibile produrre un film in cui i fascisti italiani sono rappresentati come vittime, gli slavi sono rappresentati come un popolo rozzo e brutale, i nazisti tedeschi sono i soccorritori che con il loro arrivo fermano l'esplosione di violenza.

Questa enorme campagna di revisionismo storico, che bersaglia più di tutti le nuove generazioni, va di pari passo con l'anticomunismo, che rappresenta il tentativo delle classi dominanti di rimuovere tra gli sfruttati l'idea stessa che sia possibile una prospettiva di cambiamento reale, che sia possibile uscire dalla crisi del capitalismo in senso comunista.

Per la fratellanza tra i popoli, no al veleno del nazionalismo. la lotta per il socialismo è la via per la liberazione

Il nazionalismo è il rifugio del capitalismo in crisi; è l'ideologia che le classi borghesi utilizzano e promuovono per dividere i popoli e legittimare i propri piani imperialisti. La storia dello smembramento della Jugoslavia, così come l'ondata di nazionalismo che avanza in Italia, dimostrano ulteriormente questa verità.

Da comunisti, rigettiamo ogni tentativo di contrapporre i nostri popoli l'uno contro l'altro; ci impegniamo a promuovere, a partire dal rapporto che già esiste tra le nostre organizzazioni, la più alta forma di solidarietà e internazionalismo proletario; lavorando assieme affinché i nostri popoli possano vivere un futuro di pace e amicizia.

La crisi del capitalismo rende sempre più attuale la minaccia della guerra. Chiamiamo la gioventù e la classe operaia dei nostri paesi a unirsi alla lotta di classe, alla lotta per la loro liberazione dall'oppressione del capitale. La lotta per il socialismo, che è l'unica vera speranza di pace e progresso per l'umanità, è la lotta della nostra epoca.

No al revisionismo storico e alle bugie anticomuniste!

Morte al fascismo, libertà al popolo! Smrt fašizmu, sloboda narodu!


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