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Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di F.R. del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Da Arbenz a Zelaya: Chiquita (United Fruit) in America Latina
Nikolas Kozloff
CounterPunch
19/07/09
Quando i militari honduregni hanno abbattuto il governo democraticamente eletto di Manuel Zelaya, due settimane fa, nelle sale del consiglio d’amministrazione della Chiquita ci sarà stato un sospiro di sollievo. La nota azienda produttrice di banane, con sede a Cincinnati, all’inizio di quest’anno si era lamentata insieme all’azienda Dole del governo di Tegucigalpa, il motivo era l’aumento (60%) del salario minimo. Secondo l’azienda, le nuove regole danneggiavano i profitti, rendendo più costosa la produzione (20 centesimi in più per una cassa di ananas e 10 centesimi in più per una cassa di banane), più che in Costa Rica.
Le riforme del lavoro di Zelaya colpivano gli interessi della Chiquita, che in Honduras produce circa 8 milioni di casse di ananas e 22 milioni di casse di banane.
Quando è comparso il decreto sul salario minimo, Chiquita si è appellata al Consiglio Honduregno di Impresa Privata (COHEP). Amílcar Bulnes, presidente del gruppo, dichiarava che se il governo continuava così, gli imprenditori si vedevano costretti a licenziare lavoratori, aumentando la disoccupazione nel paese.
COHEP riunisce 60 associazioni imprenditoriali e camere di commercio, rappresentando tutti i settori dell’economia honduregna. Secondo il suo sito Internet, COHEP è il braccio politico e tecnico del settore privato honduregno, appoggia gli accordi commerciali e fornisce “una piattaforma critica al sistema democratico”. Il presidente di COHEP, Amilcar Bulnes, afferma che la comunità internazionale non dovrebbe imporre sanzioni al governo golpista di Tegucigalpa, perché non fanno che peggiorare i problemi sociali del paese. Nel suo nuovo ruolo di portavoce dei poveri dell’Honduras, dichiara che il paese ha già patito terremoti, piogge torrenziali e la crisi finanziaria globale. Prima di castigare il regime con misure punitive, la COHEP ritiene che l’ONU e l’OEA dovrebbero inviare squadre di osservatori per valutare come le sanzioni colpirebbero il 70% circa degli honduregni che vivono in povertà.
Intanto, Bulnes ha espresso il suo sostegno al regime golpista di Roberto Micheletti e argomenta che le condizioni politiche in Honduras non sono idonee al ritorno di Zelaya.
Chiquita: Da Arbenz a Bananagate
Non sorprende che Chiquita cerchi e si allei con forze sociali e politiche più retrograde.
COLSIBA, l’organismo di coordinamento dei lavoratori delle piantagioni di banane in America Latina, dice che la compagnia non ha fornito ai suoi dipendenti gli strumenti di sicurezza necessari e che ha ritardato la firma di accordi collettivi in Nicaragua, Guatemala e Honduras, e arriva a paragonare le condizioni di lavoro infernali nelle piantagioni Chiquita con i campi di concentramento.
E’ un confronto azzardato, ma ha un fondo di verità. Le donne che lavorano nelle piantagioni Chiquita in America Centrale, lavorano dalle 6.30 del mattino alle 7,00 della sera, con le mani che bruciano dentro guanti di gomma. Alcuni dei lavoratori hanno solo 14 anni. I lavoratori delle piantagioni di banane hanno denunciato che Chiquita li espone a DBCP, un pericoloso pesticida che causa sterilità, cancro e difetti congeniti nei bambini.
Chiquita, prima nota come United Fruit Company e United Brands, ha una lunga e sordida storia politica in America Centrale. Diretta da Sam “The Banana Man” Zemurray, United Fruit entró negli affari delle banane nel XX secolo.
Zemurray una volta dichiarò: “In Honduras, un mulo costa più di un parlamentare”. Negli anni venti United Fruit controllava 263.000 ettari della terra migliore dell’Honduras, circa un quarto della terra coltivabile del paese. Ma controllava anche strade e ferrovie. In Honduras, le aziende di frutta estesero la loro influenza a tutti settori della vita, politica e forze armate comprese. Per quelle tattiche hanno preso il nome di “polpi”. Quelli che non accettavano il gioco delle corporazioni finivano stesi nelle piantagioni. Nel 1904, l’umorista O. Henry coniò la definizione “Repubblica delle banane” riferendosi alla tristemente celebre United Fruit Company e le sue attività in Honduras.
In Guatemala, United Fruit appoggiò il golpe patrocinato dalla CIA nel 1954, contro il presidente Jacobo Arbenz, un riformista che cercò di realizzare una riforma agraria. L’abbattimento di Arbenz portò a più di trent’anni d’instabilità e di guerra civile.
In seguito, nel 1961, United Fruit prestó le sue navi agli esiliati cubani appoggiati dalla CIA che cercarono di far cadere Fidel Castro a Playa Girón.
Nel 1972, United Fruit (ribattezzata United Brands) portò al potere il generale hondureño Oswaldo López Arellano, che dovette lasciare dopo l’infame scandalo “Bananagate”. Un teste dell’accusa statunitense, accusò la United Brands di pagare Arellano con 1,25 milioni di dollari e la promessa di altri 1,25 milioni se il militare avesse attuato la riduzione delle tasse sull’esportazione della frutta. Durante il Bananagate, il presidente di United Brands cadde da un grattacielo di New York, in un apparente suicidio.
Gli anni Go-Go de Clinton Years e Colombia
United Fruit si è stabilita anche in Colombia e durante i suoi movimenti in questo paese sudamericano la sua immagine è stata meno negativa. Nel 1928, 3.000 lavoratori in sciopero per chiedere migliori condizioni, prima si videro negare la trattativa e poi accogliere alcune rivendicazioni. Altri punti, però vennero dichiarati “illegali” o “impossibili”. Quando gli scioperanti rifiutarono di disperdersi, i militari spararono contro i lavoratori ammazzandone molti. Invece di ripensare le sue politiche del lavoro, Chiquita alla fine degli anni Novanta ha cominciato ad allearsi con forze insidiose, in particolare con i paramilitari destroidi. Chiquita ha dato loro più di un milione di dollari, dichiarando che lo faceva per avere protezione.
Nel 2007, Chiquita ha pagato 25 milioni di dollari per dirimere un’indagine del Dipartimento di Giustizia su quei pagamenti.
Chiquita è stata la prima azienda nella storia degli USA condannata per aver avuto rapporti finanziari con una specifica organizzazione terroristica. In un processo contro Chiquita, delle vittime della violenza paramilitare affermarono che l’azienda incitava a commettere atrocità, compresi atti di terrorismo, crimini di guerra e contro l’umanità. Un avvocato disse che il rapporto di Chiquita con i paramilitari “riguardava tutti gli aspetti della distribuzione e vendita di banane mediante un regno del terrore”.
Charles Lindner era stato un grande finanziatore del Partito Repubblicano, ma quando cambiò bandiera cominciò a finanziare Bill Clinton. Clinton ricompensò Lindner diventando un cruciale sostenitore militare del governo di Andrés Pastrana, responsabile della proliferazione degli squadroni della morte. A quell’epoca gli USA spingevano la sua amichevole agenda di libero commercio verso le corporazioni in America Latina, una strategia realizzata dal vecchio amico d’infanzia di Clinton, Thomas “Mack” McLarty. Alla Casa Bianca, McLarty ricoprì l’incarico di Capo di Gabinetto e di Inviato Speciale per l’America Latina. Un personaggio affascinante che merita guardare più da vicino.
Holder-Chiquita
A causa della storia poco limpida di Chiquita in Centroamerica e Colombia, non sorprende che l’azienda abbia in seguito cercato di allearsi con COHEP in Honduras. A parte guidare le associazioni imprenditoriali in Colombia, Chiquita ebbe anche rapporti con importanti studi legali a Washington. Secondo il Center for Responsive Politics, Chiquita negli ultimi tre anni ha speso 70.000 dollari per pagare le spese dello studio Covington and Burling.
Covington è un potente studio legale che assiste corporazioni multinazionali. Eric Holder, l’attuale Fiscal General [Ministro della Giustizia], co-presidente della campagna di Obama ed ex Fiscal General aggiunto con Bill Clinton, fu fino a poco fa socio dello studio. In Covington, Holder ha difeso Chiquita in qualità di avvocato principale nel caso col Dipartimento di Giustizia. Dall’alto del suo elegante ufficio in Covington, nei pressi dell’edificio del New York Times a Manhattan, Holder ha preparato Fernando Aguirre, direttore esecutivo di Chiquita, per un’intervista con “60 Minuti” sugli squadroni della morte colombiani. Holder fece sì che la compagnia si dichiarasse colpevole di “transazioni con organizzazioni terroristiche globali”.
Ma l’avvocato, che in Covington percepiva un salario considerevole nell’ordine di più di 2 milioni di dollari, ottenne un patteggiamento in cui Chiquita pagava solo una multa di 25 milioni di dollari nell’arco di 5 anni. Scandalosamente, nemmeno uno dei 6 funzionari della compagnia che approvarono i pagamenti vennero condannati.
Il curioso caso di Covington
Se si osserva bene, si copre che Covington non rappresenta solo Chiquita, ma che serve come nesso per la destra politica che vuole propugnare una politica estera aggressiva in America Latina.
Covington ebbe un’importante alleanza strategica con Kissinger (famoso per il Cile nel 1973) e McLarty Associates (sí, lo stesso Mack McLarty dei giorni di Clinton), uno studio molto conosciuto a livello internazionale per consulenze e assistenza strategica.
John Bolton dal 1974 al 1981 è stato socio in Covington. Come ambasciatore USA all’ONU con George Bush, Bolton fu un feroce critico dei latinoamericani di sinistra come Hugo Chavez.
John Negroponte recentemente è diventato vicepresidente di Covington. Negroponte è un ex segretario aggiunto di Stato, direttore dei servizi segreti e rappresentante degli USA all’ONU.
Come ambasciatore statunitense in Honduras dal 1981 fino al 1985, Negroponte ha avuto un ruolo importante nell’aiuto dei Contras sostenuti dagli USA che volevano far cadere il regime sandinista in Nicaragua.
Gruppi per i diritti umani hanno duramente criticato Negroponte per aver omesso gli abusi contro i diritti umani commessi dagli squadroni della morte honduregni che furono finanziati e parzialmente addestrati dalla CIA. Di certo, quando Negroponte è stato ambasciatore, il suo palazzo a Tegucigalpa si era trasformato in uno dei maggiori centri nevralgici della CIA in America Latina, e decuplicò il suo personale.
Anche se non vi sono evidenze che leghino Chiquita al recente golpe in Honduras, vi sono abbastanza confluenze di personaggi sospetti e di politici influenti per giustificare più indagini.
Da COHEP a Covington, fino a Holder e Negroponte e McLarty, Chiquita ha selezionato amici nei posti importanti, amici che non apprezzano le politiche progressiste a favore dei lavoratori di Zelaya a Tegucigalpa.
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Nikolas Kozloff è autore di “Revolution! South America and the Rise of the New Left” (Palgrave-Macmillan, 2008). Il suo blog è: senorchichero.blogspot.com
originale in
CounterPunch www.counterpunch.org/kozloff07172009.html