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Contributo del PCPE al seminario internazionale contro UE e le altre unioni imperialiste

PCPE | pcpe.es
Traduzione da criticaproletaria.it

16/12/2016

Articolo e contributo del Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) al seminario internazionale di Atene contro l'UE e le altre unioni imperialiste, sul tema «Un secolo dalla pubblicazione del lavoro di V.I. Lenin "Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa"»

Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa e la lotta di classe nell'UE nell'attualità

Un secolo fa, nel 1915, Lenin scriveva l'articolo "Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa". In esso Lenin prende posizione sulla necessità di porre questa parola d'ordine come elemento di mobilitazione della socialdemocrazia rivoluzionaria di quell'epoca. Se ci fermiamo allo studio e l'analisi dell'articolo di Lenin limiteremmo la capacità dialettica che possedeva Lenin e la sua enorme conoscenza e dominio del marxismo nella sua applicazione alle condizioni concrete della lotta di classe di questo periodo. Cosa che  è assolutamente necessaria per la sua applicazione corretta nell'attualità da parte delle organizzazioni marxiste-leniniste.

Qual erano grosso modo le condizioni concrete della lotta di classe in Europa che determinavano l'analisi sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa? L'Europa nel 1915 viveva momenti convulsi. Momenti di esplosioni e scontri nella lotta di classe, ma allo stesso tempo le forze rivoluzionarie necessitavano di un'analisi rigorosa e scientifica della situazione. L'Europa era in piena Guerra Mondiale. Lo sviluppo dell'imperialismo (fattore che Lenin situava come l'ultima fase del capitalismo, analizzato e caratterizzato da parte sua in diverse opere e articoli). Il mondo era in piena lotta imperialista per la spartizione di capitali, profitti e colonie. Le potenze emergenti imperialiste si scontravano e si disputavano, allora sulla via armata e bellica, il mondo. Lo sviluppo del capitalismo nell'ambito nazionale ebbe come conseguenza la concentrazione e centralizzazione del capitale, prodotto, a sua volta dall'intensificazione della produzione sotto criteri scientifici e lo sviluppo della produttività. Questo generò la comparsa ed espansione delle grandi compagnie e imprese che agivano, nel quadro nazionale, in modo monopolistico. La fusione del capitale bancario con quello industriale permise un'ampia espansione del grande capitale e dell'alleanza tra questo capitale monopolista e lo stato borghese. Gli stati emergenti (il caso di Germania, USA e Giappone) volevano contendere alle vecchie potenze colonialiste la divisione mondiale e ridefinire le aree d'influenza, e realizzare un nuova spartizione neocoloniale, permettendo l'esportazione di capitali nazionali verso altri mercati internazionali. Scoppia, in queste condizioni, la guerra mondiale imperialista. Questo è ciò che avveniva nel campo capitalista. E nel campo proletario, qual era la situazione quando Lenin analizza il significato politico della parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa?

Il movimento operaio aveva raggiunto il suo apice in Germania. Si erano costituiti grandi sindacati che raggruppavano la maggior parte del proletariato tedesco. Questo si era sviluppato come in nessun posto del mondo in quel momento, la sua organizzazione di classe, il partito operaio, che univa grandi masse di operai e operaie nelle sue file; circoli operai, stampa operaia, circoli sportivi e culturali, deputati, consiglieri, sindacati, organizzazioni di base del partito, costituivano un'enorme macchina, quasi uno stato parallelo a quello borghese, dove si aggregava, con enorme potere, il proletariato tedesco.

Lo stato tedesco e la sua borghesia erano pienamente coscienti di questa enorme forza sociale e politica che avevano di fronte. La sua azione di repressione e annichilimento davanti a questa forza, espressa nella Legge Eccezionale decretata da Bismarck era fallita miseramente e non aveva impedito, ma favorito, il rafforzamento del movimento operaio e il suo partito in Germania. La borghesia tedesca era cosciente che attraverso la forza e la repressione non poteva sconfiggere il proletariato, ma era anche pienamente cosciente delle necessità del processo di accumulazione di capitali, che obbligava la borghesia e lo stato tedesco di contrastare le altre borghesie nazionali nella politica coloniale e nei suoi vantaggi. In funzione di questa necessità, la borghesia attrasse i rappresentanti politici del proletariato alle prebende istituzionali, evitò il conflitto sociale e lo scontro con i sindacati, e cercò di attrarre i dirigenti sindacali al patto sociale, alla via del consenso e dell'istituzionalizzazione. Contestualmente concesse alla socialdemocrazia la partecipazione democratica nella gestione politica della società borghese e sedusse uno strato della classe operaia tedesco con il patto coloniale per situare la Germania nel gioco internazionale della spartizione imperialista del mondo. E buona parte della socialdemocrazia tedesca cadde nella trappola disegnata dalla borghesia che necessitava della pace interna al fine di volgere gli sforzi della classe operaia al rafforzamento della macchina e dell'industria bellica del paese. Il poderoso movimento politico del proletariato tedesco, che disputava l'egemonia sociale alla borghesia e che era in condizioni di avanzare decisamente verso il rovesciamento della borghesia e il capitalismo, si accordò invece con questi per addolcire la sua azione pratica e realizzare una politica e un discorso pienamente riformista e integrato nel capitalismo.

Lenin, insieme alle forze rivoluzionarie del proletariato europeo e internazionale, si rese conto di questa deriva ideologica della socialdemocrazia tedesca e delle altre socialdemocrazie nazionali, e lottò energicamente questa svolta ideologica in una tenace lotta per il marxismo rivoluzionario.

Il punto culminante di questa lotta ideologica nel seno del movimento operaio internazionale fu la votazione da parte della maggioranza della socialdemocrazia nel parlamento tedesco a favore dei crediti di guerra per la borghesia tedesca. Fu la trasposizione del tradimento teorico e pratico del partito operaio tedesco, della sua dirigenza, verso il movimento operaio nel suo insieme.

A partire da questo momento la lotta di classe, in tutti i suoi versanti, raggiunge una nuova tappa e dimensione; più acuta, più feroce, più intensa. E Lenin e i bolscevichi non esitarono ad entrare in essa con tutte le armi teoriche, organizzative, propagandistiche e mobilitatrici ben oliate e sviluppate. La lotta era per la vita o la morte, senza concessioni e doveva prevedere la sconfitta totale del nemico ideologico: il riformismo e l'opportunismo alleati alla borghesia. Il nemico entrava in pieno nel campo operaio e popolare ed era qui dove si doveva sviluppare la lotta più tenace e persistente, nel proprio campo.

Questa situazione vissuta in quei tempi, ci porta all'attualità. La crisi capitalista si approfondisce e con essa la competizione interimperialistica. Oggi come allora la borghesia ricorre alla guerra e all'escalation negli armamenti, all'ingerenza neocolonialista per assicurarsi posizioni di forza per la spartizione dei profitti e l'appropriazione di risorse naturali ed economiche. E come ieri, seduce e trascina buona parte del movimento operaio e delle forze riformiste per superare la crisi attraverso politiche che non mettono in discussione la proprietà privata dei grandi mezzi di produzione e distribuzione e che assicurano l'incremento del processo di accumulazione del capitale. Pertanto è necessario da parte delle forze e organizzazioni rivoluzionarie un incremento nella lotta ideologica al fine di sconfiggere le posizioni riformiste e piccolo borghesi nel campo operaio e popolare.

Tornando all'analisi concreta dell'articolo di Lenin, non può non richiamare l'attenzione la finezza dell'analisi leninista; la differenziazione tra il contenuto politico e quello economico nella parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa; e così segnala che politicamente questa parola d'ordine è corretta, dato che colloca la necessità del "rovesciamento rivoluzionario delle monarchie russa, tedesca e austriaca" e pertanto lega l'avanzamento democratico e le trasformazioni politiche democratiche con l'avanzamento verso la rivoluzione socialista, segnalando inoltre che questa (la rivoluzione socialista) «non deve esser considerata come un atto singolo, bensì come un periodo di tempestose scosse economiche e politiche, di lotta di classe». Abbiamo quindi una visione profondamente dialettica nella concezione rivoluzionaria di Lenin che acquisisce enorme valore al giorno d'oggi.

Ma a partire da questa analisi, Lenin entra in pieno nell'aspetto economico della parola d'ordine e giunge ad una importantissima conclusione: «Dal punto di vista delle condizioni economiche dell'imperialismo, ossia dell'esportazione del capitale e della divisione del mondo da parte delle potenze coloniali "progredite" e "civili", gli Stati Uniti d'Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari». E qui Lenin si dimostra come uno scienziato sociale, grazie alla sua padronanza del marxismo e la sua applicazione dialettica, giungendo a questa conclusione, che questa sì è una conclusione politica: in regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa o sono impossibili da una prospettiva democratica e progressista, o sono reazionari. E questo è giustamente il punto di partenza per i rivoluzionari oggi rispetto alla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa. Nelle condizioni dello sviluppo del capitale, l'Unione Europea (nella forma politica attuale degli Stati Uniti d'Europa) è reazionaria per l'insieme dei popoli e della classe operaia internazionale. Perché nelle condizioni di questo sviluppo capitalista, l'UE non può escludere la competizione e la politica di spartizione imperialistica, visto che precisamente sono la sua essenza economica, che è quella di favorire il processo di accumulazione del capitale che tende verso la centralizzazione dello stesso intorno a grandi monopoli e imprese che competono nel mercato internazionale con altre grandi corporazioni in una lotta interimperialistica che si acutizza.

Questa conclusione politica, che deriva dall'articolo di Lenin, ha una importanza capitale nell'attualità del dibattito delle forze rivoluzionarie e comuniste. L'UE è riformabile e progressista, nella prospettiva dei cambiamenti democratici, per l'avanzamento dei popoli e la classe lavoratrice verso la rivoluzione socialista?

Lenin nel 1915, in funzione delle stesse chiavi politiche del dibattito nel seno del Partito Bolscevico, rispose chiaramente di no. Ma quali furono i punti chiave della sua risposta? Possiamo segnalare in maniera obiettiva i seguenti:

1. La diseguaglianza dello sviluppo economico e politico; è una legge assoluta del capitalismo.

2. Che in regime capitalistico, la UE è la stessa cosa che un accordo sulla spartizione del mondo e le sue zone d'influenza (colonie lo denominò Lenin in funzione dello sviluppo in quel momento della politica imperialista). Ma sotto il capitalismo questa spartizione non può esser fatta in altra maniera che in base alla forza; ossia, sotto il militarismo, la violenza e l'ingerenza bellica, e la corsa agli armamenti della stessa UE.

3. Che in regime capitalistico la guerra non è in contraddizione con la base della proprietà privata, è lo sviluppo diretto e inevitabile di queste basi.

4. Che in regime capitalistico è impossibile la crescita economica paritaria di ogni impresa e di ogni stato. E in questo senso si osserva una tendenza verso una Europa divisa tra un nord forte ed egemonico economicamente e un sud impoverito.

5. In regime capitalistico non sono possibili altri mezzi per ristabilire di tanto in tanto l'equilibrio spezzato, all'infuori della crisi nell'industria, e della guerra nella politica

Queste conclusioni politiche sono pienamente attuali e la realtà oggettiva non fa che confermarle. Questo articolo scritto 100 anni fa fornisce attualmente armi teoriche di grande valore e incisività alle forze rivoluzionarie e comuniste che fanno della loro lotta contro il polo imperialista dell'UE un elemento discriminante della loro politica rivoluzionaria. Il valore leninista si basa sulla capacità di sincronizzare, attraverso l'analisi dialettica, le parole d'ordine politiche di mobilitazione e agitazione con la coerenza nell'analisi economica delle condizioni reali e obiettive delle leggi e la logica del capitale.

Precisamente la lotta di classe opera su queste condizioni economiche e sociali del processo di accumulazione e le parole d'ordine politiche devono esser un impulso organizzativo, mobilitante e agitatorio che, tenendo in conto queste condizioni oggettive, tendano a trasformare le attitudini soggettive delle masse per attivarle come soggetti politici e non come oggetti passivi di queste condizioni.

Le parole d'ordine politiche delle forze comuniste devono aiutare nell'avanzamento cosciente verso la rivoluzione socialista, favorendo l'organizzazione e la mobilitazione delle masse operaie e popolari per superare e annientare le condizioni economiche e sociali del processo di accumulazione di capitale. E per questo gli insegnamenti di Lenin sono imprescindibili.


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