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Meeting
Internazionale dei Partiti Comunisti
“Le attuali tendenze del capitalismo e il loro impatto economico, sociale e
politico. Le alternative dei comunisti”
Diana Bazo Morales – PCPE
Atene 18-20 Novembre, 2005
Il capitale è bloccato da una crisi strutturale a causa della sua incapacità
di completare il ciclo di riproduzione allargata
Il rischio di collasso economico
mondiale è maggiore ogni giorno. L’economia globalizzata dimostra che,
nonostante l’alta concentrazione del capitale, i guadagni rappresentano una
percentuale minore dei milioni che muovono le grandi multinazionali. Le
operazioni di ingegneria finanziaria, con l’obiettivo di “truccare” i conti
delle grandi imprese sono pratica abituale per tentare di occultare la
situazione, ma non possono certo frenarla. Il capitale si trova con difficoltà
crescenti nel completare il suo ciclo di riproduzione allargata. Alti livelli
di speculazione e il ricorso alla finanziarizzazione non solo non risolvono, ma
complicano ancora di più il panorama.
Perciò, il capitale deve ricorrere
alle rilocalizzazioni di imprese, all’utilizzo di forza-lavoro migrante in
condizioni di semischiavitù, aumento degli orari di lavoro, dei tagli salariali
e dei diritti di ogni tipo di lavoratori e lavoratrici dei paesi del
capitalismo centrale, con l’obiettivo di rimontare questa situazione. Questo
provoca enormi difficoltà per le famiglie che vedono ridotto il loro potere d’acquisto,
e si finisce col avvicinarsi ad una situazione di recessione economica.
La disoccupazione diventa endemica e le condizioni obiettive di vita della
classe peggiorano in maniera visibile. Un pezzo della classe, ogni volta più
cospicua, è destinata all’emarginazione.
Il capitalismo è oggi un meccanismo di distruzione di posti di lavoro.
Poiché la sua voracità non ha limiti, anche il capitalismo opta per condannare
popoli e continenti interi alla miseria estrema. Tale è il caso dell’Africa,
dove il saccheggio neocoloniale e l’imperialismo selvaggio continuano a rendere
impossibile ogni speranza di futuro per i suoi popoli, solo un cambiamento di
sistema aprirà loro un verso speranza. Lo sviluppo disuguale, come strategia
consustanziale al capitale per mantenere il suo tasso di guadagno, fa sì che
oggi un 15 % della popolazione mondiale disponga di un 80 % della ricchezza del
pianeta. L’imperialismo non può permettere lo sviluppo di altri paesi in modo
autonomo, perché ciò squilibra seriamente la sua dominazione.
Storicamente, il capitale ha risolto
la sua crisi con le guerre. Oggi il capitalismo è arroccato nella “guerra
permanente” come necessità obiettiva per l’accumulazione di capitale; questo
stato di guerra accompagnerà il capitalismo fino alla sua scomparsa come
formazione sociostorica. Per ciò Il capitalismo si distingue nel predare e
rapinare come metodo inevitabili per l’appropriazione di materie prime e
risorse naturali. Il caso dell’occupazione yankee dell’Iraq continua ad essere
il più paradigmatico.
Questa guerra permanente implica una
spesa immensa in armamento e mantenimento di eserciti e servizi segreti. La
spesa militare è di tale ampiezza che basterebbe la sua cancellazione per
modificare radicalmente la contabilità di qualunque paese, ottenendo un
significativo credito del PIL per essere destinato ad altri usi prioritari.
Tuttavia, a medio e a lungo termine, quelle spese miliardarie in strumenti di
morte sono un’autentica zavorra che non sparisce.
Inoltre, l’estensione mondiale delle relazioni di produzione capitalista e le
relazioni di mercato implicano un alto rischio di collasso ecologico. Oggi il
capitalismo rilancia alla natura una quantità di residui superiori a quelli che
il ciclo naturale è capace di assimilare. Lo sperpero e la spoliazione delle
risorse naturali sono consustanziali ad un mercato per cui diventa
imprescindibile creare necessità artificiali e produrre merci superflue. La
società consumistica rende impossibile l’equilibrio tra capitale e natura.
Strategie di dominazione del capitale
In questo contesto, l’esercizio violento e diretto della dittatura del capitale
sta diventando sempre di più visibile, il sistema non deve più mascherare tanto
la sua violenza con aspetti “democratici” come poche decenni fa, e, contemporaneamente,
i livelli di repressione nei confronti di coloro riconoscono quella violenza e
reagiscono, sono di conseguenza maggiori che in passato.
È altrettanto certo che le strategie
del sistema di dominazione per mantenere e perpetuare l’alienazione delle masse
popolari continuano ad essere molto efficaci, e sono ancora una maggioranza
opprimente, coloro che si mostrano incapaci di saltare al di sopra dei limiti e
norme del sistema sociale vigente, o addirittura vi si adattano come
efficacíssimi riproduttori dello stesso.
I meccanismi di legittimazione dell’ideologia dominante sono molto potenti ed
ostacolano la ricerca di alternative dei limiti del sistema Perciò,
possiamo affermare che la battaglia ideologica diventa un elemento centrale
della lotta politica delle organizzazioni rivoluzionarie. La necessità di
organizzazioni rivoluzionarie, con un forte bagaglio politico-ideologico, sono
oggi più necessarie che mai.
Il discorso della lotta al
terrorismo che ha sostituito quello della lotta contro il comunismo dei tempi
della guerra fredda, è consustanziale alla riproduzione allargata del capitale,
e ha come obiettivo dare copertura al maggiore grado di violenza di cui il
capitale ha bisogno di esercitare per tentare di mantenere il suo tasso di guadagno.
L’imperialismo, con una campagna di enorme intensità, riesce a mantenere
importanti consensi sociali che gli permettono di legittimare le nuove cornici
di restrizione di libertà e diritti in tutto il pianeta. I servizi segreti, il
controllo poliziesco ed i meccanismi di sottomissione di ogni forma di
dissidenza si perfezionano. La democrazia formale che era stato fino ad ora il
viso “gentile” del capitalismo centrale cede il passo allo Stato poliziesco e
militare come forma storica concreta del sistema di dominazione.
La risposta popolare avanza e si fortifica
La risposta dei popoli e di importanti settori della classe lavoratrice, a
dispetto di tutto, ha continuato ad esistere sotto forma di scioperi importanti
ed altre mobilitazioni per i diritti nel mondo del lavoro; grandi mobilitazioni
settoriali in terreni come quello della difesa delle risorse naturali e di
fronte alla contraddizione ecologica; lotte pacifiche o armate contro
l’oppressione nazionale; movimenti popolari organizzati di studenti, donne,
indigeni; mobilitazioni mondiali contro la guerra... Si rafforzano i livelli di
coordinazione internazionale di queste lotte, in generale, benché il movimento
operaio sembri avviarsi verso qualcosa di arretrato rispetto ad altre
espressioni di mobilitazione popolare. Gli ultimi sforzi che sta realizzando la
Federazione Sindacale Mondiale nella direzione di trasformarsi in relativo
agglutinante del sindacalismo di classe ci dà, in ogni caso, motivi per
l’ottimismo.
Tutto ciò, insieme ad esperienze rivoluzionarie consolidate o incipienti (Cuba,
Venezuela, Corea del Nord, Vietnam, Cina...) che servono da contraltare al
sistema attuale di dominazione.
Il ruolo delle organizzazioni comuniste
Questi ampi movimenti sociopolitici che hanno un ambito di sviluppo mondiale,
stanno propiziando l’avanzamento della coscienza delle masse davanti alla
barbarie capitalista. Dal campo rivoluzionario si deve partecipare con
l’obiettivo di orientare le sue attuazioni sulla linea del confronto
antimperialista.
Per la lotta rivoluzionaria mondiale, dobbiamo dotarci di un programma di
priorità per organizzare le masse e la classe. Un programma che proponga un
nuovo modello di società mondiale. Per la sua elaborazione, dobbiamo stabilire
alvei di collaborazione e coordinazione tra le forze comuniste di tutto il
pianeta. Questo programma sarà il frutto del potenziamento di riunioni annuali
come questa; dell’applicazione degli accordi prese in esse, come la concezione
di riunioni regionali o continentali e la proposta di dibattiti monografici che
permettano posizioni comuni; il potenziamento del gruppo di lavoro accordato
l’anno scorso, l’avviamento del fondo di solidarietà, la convocazione unitaria
di risposte davanti a determinate congiunture, l’elaborazione di documenti
congiunti usando le nuove tecnologie… Tutto ciò continuerà a fare la sua strada
affinché in un futuro esista una nuova struttura di coordinazione comunista
adattata alla nostra realtà storica, capace di essere propulsore della lotta
frontale contro il capitalismo mondiale ed erede delle nostre migliori
tradizioni.
Oggi per questo avanzamento non
esistono che i limiti posti dalle nostre stesse organizzazioni . Un’iniziativa
audace e concreta, è la risposta di cui ha bisogno oggi la classe operaia
internazionale dalle organizzazioni rivoluzionarie.
Alcune parole d’ordine basilari su
grandi contraddizioni del sistema, devono essere le bandiere di un forte
movimento antimperialista mondiale che lavori con l’obiettivo strategico della
costruzione del socialismo come unica alternativa di futuro per l’umanità:
- Opposizione ad ogni aggressione
militare ai popoli e alla classe.
- Smantellamento delle istituzioni
finanziarie internazionali: FMI, BM, OMC, etc.
- Creazione di nuove forme di relazione tra le economie.
- Pagamento del debito storico che i
paesi del centro hanno coi paesi depredati, tanto per il colonialismo che per
le relazioni economiche attuali. Fine dello scambio disuguale.
- Fine di ogni forma di sfruttamento
che faccia perpetuare la fame, l’analfabetismo, le malattie di massa.
- Progressiva laicità mondiale,
tanto nell’insegnamento e nella cultura quanto nel ruolo delle religioni nella
realtà politica. Totale indipendenza del potere politico dalle religioni.
- Lotta per l’autonomia alimentare. Coordinamento del movimento contadino
mondiale
- Per la proprietà collettiva delle conoscenze schientifiche
- Per la sostenibilità ambientale
- Per la sovranità nazionale. Diritto di autodeterminazione dei popoli
- Per una società mondiale di cittadini e cittadine liberi e uguali in tutti
gli aspetti della vita
Traduzione dallo spagnolo del Ccdp