www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 15-12-05

fonte SolidNet - http://www.solidnet.org
dal PC di Grecia - http://www.kke.gr , mailto:cpg@int.kke.gr


Atene 18-20 Novembre, 2005
Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti


“Le attuali tendenze del capitalismo e il loro impatto economico, sociale e politico. Le alternative dei comunisti”


Contributo della Segretaria Generale del CC del Partito Comunista di Grecia (KKE),

Aleka Papariga


Per iniziativa del Partito Comunista di Grecia (KKE), si è svolta ad Atene un’importante conferenza, a cui hanno partecipato 73 partiti comunisti e operai di tutto il mondo, che aveva come scopo l’impegnativa analisi delle tendenze attuali del capitalismo contemporaneo, nello sforzo di delineare i tratti di una possibile alternativa da parte delle forze comuniste presenti oggi a livello mondiale.

E’ la prima volta che un numero così grande di forze comuniste e rivoluzionarie partecipa ad un appuntamento di questo tipo, almeno dai tempi della crisi apertasi con la sconfitta delle esperienze di socialismo reale.


All’incontro hanno preso parte, tra le altre, non solo importanti organizzazioni di massa operanti nei paesi capitalistici, tra cui anche forze che attualmente sono al governo od appoggiano dall’esterno esperienze progressiste, come nel caso dell’India, del Brasile e del Venezuela, ma anche partiti tuttora alla guida di società impegnate nella costruzione del  socialismo, come i partiti comunisti del Vietnam, di Cuba e della Corea. Era presente, in veste di osservatore, anche una rappresentanza dei comunisti cinesi.


Massiccia la presenza di delegazioni dell’Europa orientale, tra cui quelle dei PC di Russia, Ucraina e Bielorussia (il PC moldavo al governo ha inviato un suo contributo).

Da registrare (anche se, negli organi di informazione della sinistra italiana, alla conferenza non è stato riservato lo spazio che meritava) la partecipazione anche del Partito della Rifondazione Comunista e del Partito dei Comunisti Italiani.

Al termine dei lavori, sono state concordate alcune iniziative concrete, su cui sono state chiamate a lavorare le forze partecipanti all’incontro.


Tra queste, in particolare vanno segnalate: una campagna comune per il rilascio dei 5 cubani tuttora ingiustamente detenuti negli USA; l’organizzazione di brigate internazionali di solidarietà con Cuba e il Venezuela; per il 1 maggio, iniziative sulle principali problematiche sociali; azioni congiunte contro la risoluzione anticomunista del Consiglio d’Europa; iniziative di commemorazione e di studio in vista del 90° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre; sostegno alle numerose iniziative su temi di interesse comune prese dai partiti comunisti del Portogallo, dei Balcani, del Canada e di altri paesi; solidarietà alla RPD di Corea, per contrastare le minacce imperialiste che le vengono continuamente rivolte;  iniziative concrete di solidarietà con la lotta dei popoli iracheno e palestinese e per impedire l’attuazione delle minacce nei confronti della Siria.   


Nello scorso numero di “Nuove Resistenti” abbiamo già iniziato la pubblicazione di alcuni dei contributi presentati alla conferenza. In questo e nei prossimi numeri ci proponiamo di tradurre in italiano almeno una parte dei materiali dati alle stampe in inglese, francese, russo e spagnolo (alla traduzione dei materiali hanno collaborato i PC vietnamita, cubano e russi).

Di particolare interesse è certamente l’ampio e stimolante contributo presentato da Aleka Papariga, segretaria generale del partito ospitante i lavori della conferenza, il Partito Comunista di Grecia (KKE).

 

La redazione di “Nuove resistenti”

http://www.resistenze.org

 

 

Cari compagni,

 

Vi diamo il benvenuto ad Atene e vi ringraziamo per la partecipazione all’Incontro Internazionale che il nostro partito allestisce ogni anno dal 1990. Rileviamo con soddisfazione che, da quando sono iniziati gli incontri internazionali di questo tipo, il numero dei partiti che vi partecipano continua ad aumentare. Ci sono anche partiti che per la prima volta hanno espresso la richiesta di partecipazione.

 

In questa occasione ci sia consentito ringraziare, per la disponibilità da compagni e internazionalista dimostrata, il PC del Vietnam per l’aiuto prezioso che ha permesso la pubblicazione del “Bollettino di Informazione”, il PC di Cuba per l’aiuto che ha permesso la traduzione in spagnolo, ed anche il PC della Federazione Russa e il Partito Comunista Operaio di Russia – PCR per la traduzione e la pubblicazione dei documenti in russo. Consideriamo che il successo di questi incontri poggi su necessità obiettive, di cui tutti i partiti hanno coscienza. Continua a crescere la necessità del coordinamento e dell’azione comune, la necessità di elaborare, nella misura delle nostre possibilità una strategia comune sui problemi comuni, generati dall’attuale barbarie imperialista. La necessità della solidarietà internazionalista è oggi più urgente che mai.

 

Attualmente non è sufficiente limitarsi a descrivere i problemi, dipingendoli con tinte fosche, per contribuire ad una mobilitazione massiccia dei popoli. Pur continuando a mettere in rilievo i crimini che oggi si commettono, occorre ampliare la problematica e l’azione comune in merito all’alternativa comunista ed alla prospettiva del socialismo. Ciò non significa affatto l’abbandono dell’azione sui problemi più urgenti, soprattutto nel momento in cui si va abbassando il livello di vita dei popoli, si estende la guerra e la repressione statale, la povertà e la fame. I grandi problemi di oggi non si possono alleviare o a maggior ragione risolvere senza un movimento che metta in discussione il sistema capitalista stesso.

 

Naturalmente sappiamo molto bene che esistono particolarità e peculiarità in ogni regione, in ogni paese, compresi i paesi che si trovano nello stesso continente. Sappiamo che esistono condizioni distinte, in cui operano i movimenti e i partiti comunisti. Sappiamo che esistono differenze ideologiche e politiche. Che ogni partito e ogni movimento hanno la responsabilità di studiare la propria realtà nazionale per concretizzare la propria linea politica. Ma ciò non nega la necessità di una strategia unitaria, la necessità di presentare un’alternativa elaborata e comune, che non può essere altro che il socialismo. Nella misura in cui sarà più chiara per i popoli questa alternativa, l’altra via di sviluppo e di evoluzione della società, più il movimento sarà capace di conquistare concessioni e vittorie.

 

Noi partiamo dalla posizione, secondo cui tutti gli stati capitalisti, indipendentemente dal livello di sviluppo della loro economia, indipendentemente dal fatto che esistano ancora forme di relazione precapitaliste, se partecipano ad unioni imperialiste interstatali, al di là delle particolarità interne, in ultima istanza sono inseriti nel sistema imperialista. L’attuale sistema imperialista, nonostante le sue contraddizioni molto acute, dispone di una strategia unitaria per la difesa del sistema, per l’attacco contro il movimento operaio e per l’aggressione ai popoli.

 

Abbiamo piena coscienza dei ritmi accelerati della globalizzazione capitalista, del forte incremento del volume del commercio mondiale e dell’esportazione di capitali. Del ruolo che giocano gli accordi interstatali all’interno dei paesi. Abbiamo piena coscienza del fatto che oggi sono aumentate le possibilità di esportare la controrivoluzione, gli interventi imperialisti e le guerre per frenare l’emancipazione del movimento operaio e popolare in generale. Senza dubbio, tutto ciò non nega la necessità di una strategia rivoluzionaria internazionale, concreta per ogni paese. Una strategia rivoluzionaria comune che serva alla causa del socialismo.

 

Ciò non vuol dire che l’alleanza e il compattamento delle fila a livello nazionale e internazionale si debba attuare dappertutto attorno a parole d’ordine esclusivamente socialiste e su una linea socialista. Perché se così fosse negheremmo il fatto che la necessità e l’attualità del socialismo non si identificano con il grado di maturazione della rivoluzione socialista. Sottovaluteremmo la necessità di alleanze con gli strati piccolo borghesi, poveri e popolari, che in virtù della loro posizione nell’articolazione sociale e di classe, guardano con prudenza all’economia socialista. La storia delle rivoluzioni del XX secolo ha dimostrato che il movimento operaio e rivoluzionario in generale ha aperto la strada alla mobilitazione delle masse popolari, la loro disponibilità ai sacrifici attorno ad obiettivi e rivendicazioni che, in una data fase e nel momento concreto, rispondevano ai problemi più sentiti dai popoli. Rivendicazioni ed obiettivi di lotta che, a loro volta, facilitavano l’accumulo di esperienza politica e la volontà di cambiamento a livello del potere.

 

A nostro giudizio, la lotta antimperialista antimonopolista si connette e si inserisce organicamente, più che in passato, con la lotta per il socialismo. La contraddizione con i monopoli e con l’imperialismo può unire la classe operaia agli altri strati popolari, a seconda dell’articolazione sociale ed economica della società. Oltre questa linea c’è l’incorporazione e l’assorbimento in una linea di lotta senza pericoli per l’imperialismo, che può essere facilmente utilizzata e manipolata.

 

A nostro parere, la chiave per l’alternativa che i comunisti devono presentare è costituita da tre elementi fondamentali:

 

Primo, la natura e il carattere della strategia attuale dell’imperialismo, delle misure che hanno per nome politica neoliberale, neoliberalismo.

 

Secondo, il carattere imperialista delle unioni interstatali, come ad esempio l’Unione Europea e altre unioni esistenti o che si trovino in uno stadio meno sviluppato.

 

Terzo, l’atteggiamento verso il socialismo che abbiamo conosciuto, combinata con lo studio scientifico ed una sua valutazione critica, e con la generalizzazione teorica della nuova esperienza.

 

Oggi la critica al capitalismo non è sufficiente, occorre una risposta chiara a tutti questi temi.

 

Pensiamo che le misure coordinate che si stanno assumendo al giorno d’oggi in tutto il mondo, al di là delle particolarità esistenti nei diversi paesi, indipendentemente dai ritmi con cui vengono imposte, sia che siano promosse da governi di centro-destra che di centro-sinistra, da partiti liberali o socialdemocratici, esprimano qualcosa di molto più profondo che una politica di austerità oppure una spartizione reazionaria della ricchezza. Si tratta di misure assolutamente indispensabili per il sistema capitalista, che gli possano permettere di affrontare un problema innato, eterno, che esso ha, vale a dire la difficoltà di riprodurre il proprio capitale sociale alla stessa maniera del passato, con la stessa facilità. Dato che conosce e intuisce le sue contraddizioni, il sistema imperialista aspira a consolidare ed ampliare la vittoria conseguita alla fine degli anni ’80 quando fu sconfitto il sistema socialista che abbiamo conosciuto nel XX secolo. La sua politica, da allora, è quella di evitare un nuovo ciclo di rivoluzioni sociali. Per questo diventa più crudele, più inflessibile ovunque, non fa concessioni ai lavoratori, neanche quando il malcontento sociale cresce pericolosamente. Non persegue più la politica del bastone e della carota che ha utilizzato in altre fasi per prendere tempo, per diffondere illusioni.

 

L’identificazione dei partiti liberali, socialdemocratici e socialisti con la politica delle ristrutturazioni capitalistiche è, a nostro giudizio, un’ulteriore prova, forte e inoppugnabile, che dimostra che la cosiddetta politica neoliberale, la politica moderna del nuovo ordine non è semplicemente un’opzione politica emersa solo a causa del cambiamento dei rapporti di forza, ma una necessità interna e insormontabile del sistema capitalista. Per questo una serie di forze politiche che hanno cercato o cercano di far tornare indietro l’orologio della storia, ossia di ritornare al periodo in cui il capitalismo, sotto pressione popolare, faceva alcune concessioni, ebbene queste forze, indipendentemente dalle intenzioni, si vanno trasformando in forze che appoggiano o che, nel migliore dei casi, tollerano il sistema.

 

In precedenza, abbiamo sottolineato che il capitalismo non può utilizzare esattamente come prima il bastone e la carota di fronte alle rivendicazioni dei popoli, della classe operaia. Ma non ha certo cessato di usare il bastone e la carota a livello politico e nel suo atteggiamento verso i partiti e il movimento.    

 

Gradiremmo presentare la nostra esperienza accumulata nell’ambito dell’Unione Europea.

 

L’UE, in quanto formazione interstatale, con i suoi organi e il suo stato maggiore traccia una politica sistematica di incorporazione di forze politiche e sociali. Appoggia direttamente e indirettamente forze politiche e movimenti che si limitano a chiedere riforme che non siano pericolose e, pertanto, una politica distinta per quanto riguarda il piano amministrativo, ma sempre all’interno del sistema capitalista. Sempre e quando queste forze non mettono in discussione il cammino dell’unificazione capitalista europea e il suo ampliamento. In modi diversi, politici ed economici, compreso il ricatto, si cerca di modellare a livello nazionale ed europeo un sistema politico che in ultima istanza possa servire alla sua strategia nel modo più stabile possibile.

 

Per esempio, l’opzione alternativa per il capitale dell’Unione Europea è stato e continua ad essere il centro-sinistra. La scelta dell’UE di imporre la creazione di partiti europei è decisamente parte dei suoi piani per il controllo del sistema politico degli stati membri. Per questo prendiamo pubblicamente posizione e critichiamo la creazione del Partito della Sinistra Europea, compreso il fatto che l’iniziativa sia stata presa da partiti che giudicano in modo negativo il coordinamento e l’azione comune dei partiti comunisti. In realtà si crea un centro basato su strutture e principi generali che l’UE tollera e che obiettivamente ostacola l’indipendenza dei partiti, l’unità d’azione in una direzione antimperialista antimonopolista.

 

L’UE deve essere iscritta nella coscienza delle masse popolari come un’unione capitalista interstatale, è non è possibile vederla come un fenomeno oggettivamente progressista che assume un volto popolare grazie alla correlazione di forze politica a livello di governi. Il sistema capitalista non si trasforma, si rovescia. Il prestigio dell’UE e la sua credibilità sono molto ridotti in paragone con l’inizio degli anni ’90. I referendum francese e olandese lo dimostrano. Ciononostante, occorre ancora molto lavoro perché il malcontento assuma un contenuto anticapitalista, perché non si arretri in conseguenza delle più diverse manovre.

 

Perciò noi critichiamo le forze politiche che si presentano come avversari del neoliberalismo, ma che limitano la loro critica in particolare al predominio di certe opinioni dogmatiche in merito alla prevalenza del mercato, che non combinerebbero il mercato con la politica sociale. O che spiegano la strategia attuale dell’UE semplicemente nei termini di sottomissione servile alle pressioni degli Stati Uniti, alla mancanza di volontà e alla debolezza che non permette di emanciparsi dagli Stati Uniti. La nostra principale differenza rispetto a queste opinioni è che esse considerano il neoliberalismo una deviazione rispetto ad un “capitalismo sano e umano”, che combinerebbe le leggi del mercato con la politica popolare.

 

Per noi un tema cruciale è l’ampliamento dell’UE. Nella misura in cui si amplia l’UE e si rafforzano la disuguaglianza e le relazioni di egemonia e oppressione, si tenta di sottomettere i movimenti e di convertirli in sostegno per le proprie borghesie. Certamente, ciò non vuol dire che l’ampliamento dell’UE rappresenterà necessariamente la morte dei movimenti. Noi crediamo che la linea di rottura con la politica dell’UE in combinazione con l’esperienza che vanno accumulando i popoli porterà alla rovina le illusioni di tutti coloro che pensano che l’UE sia invincibile. Tutto ciò a condizione che all’interno del movimento guadagni terreno la linea di rottura con questa unione imperialista e che si indeboliscano le illusioni in merito alla sua trasformazione progressista.

 

La nostra critica alla creazione dei diversi fori sociali ha a che vedere con la loro linea generale, con il fatto che stabiliscono strutture unitarie per l’inserimento dei movimenti a livello internazionale e regionale nel nome dell’unità e dell’azione comune. Per esempio, nelle loro strutture in Europa predominano le forze e le opinioni politiche che portano al confronto dei cosiddetti nuovi movimenti con il movimento comunista e operaio, aspirando chiaramente e in forme distinte, compresa l’associazione con esso, a ostacolare un movimento che abbia come obiettivo il cambiamento radicale della situazione attuale.

 

L’utilizzazione del riformismo e dell’opportunismo, di destra e di “sinistra”, è un altro obiettivo della politica di stato e di quella padronale a livello nazionale e naturalmente dell’intera politica della stessa UE, non solo per eliminare il movimento, ma anche per una ragione aggiuntiva: per amministrare le contraddizioni interimperialiste dentro l’UE e soprattutto a livello internazionale.

 

Le differenze che esistono sui temi internazionali con l’imperialismo nordamericano hanno a che vedere chiaramente con le contraddizioni interimperialiste e non con la natura diversa fra loro di UE e Stati Uniti. Inoltre, nei temi di politica economica e sociale i due si muovono assolutamente nella stessa direzione, come pure nella politica di spartizione dei mercati utilizzando come arma la guerra, la pressione e altri mezzi di intervento militare, politico ed economico.

 

Ovviamente, il movimento della classe operaia, il movimento antimperialista antimonopolista a livello nazionale, devono prendere in considerazione le contraddizioni interimperialiste, utilizzarle, e ciò è ancora più importante nei paesi dove i partiti comunisti stanno al potere. Utilizzare le contraddizioni per rafforzare il movimento, non per appoggiare la politica della borghesia del paese.

 

Non siamo d’accordo con la valutazione secondo cui, dal momento che il socialismo è stato sconfitto e non è potuto sopravvivere, dobbiamo abbandonarlo o considerarlo un sogno per un futuro indefinito.

 

La necessità del socialismo sorge dalle condizioni obiettive, dai limiti storici del capitalismo e non dai rapporti di forza degli ultimi anni. La correlazione delle forze gioca un ruolo per la tattica che è necessaria per serrare le fila e concentrare le forze.

 

La restaurazione del capitalismo, soprattutto in Europa, senza dubbio alcuno pone nuovi problemi. Non possiamo parlare dell’alternativa nella prospettiva del socialismo senza dare ai popoli risposte sulla costruzione del socialismo nel XX secolo. Occorre incorporare nella nostra teoria sul socialismo la strategia della rivoluzione e della costruzione socialiste, tutta l’esperienza che emerge dal socialismo che abbiamo conosciuto. Tanto l’esperienza indubbiamente positiva quanto i problemi che sono emersi e che hanno portato agli avvenimenti conosciuti.

 

E’ un errore parlare del socialismo come se non fosse successo nulla durante la sua costruzione. A sua volta è un errore tragico il suo annullamento.

 

Naturalmente, tutti i nostri partiti devono affrontare quotidianamente molti problemi nei nostri paesi e regioni. Abbiamo la responsabilità di spendere tutte le nostre forze perché si sviluppi, perché si acutizzi la lotta di classe, perché le forze popolari si liberino dal fatalismo, dall’illusione, dalla confusione, dalla paura. Ma allo stesso tempo occorre anche accelerare i nostri sforzi comuni per studiare vari temi che hanno a che vedere con il socialismo, trarre delle conseguenze, dire la verità analizzando scientificamente il problema. Così, i popoli avranno più fiducia nei comunisti, vedranno meglio l’importanza che ha la necessità che le lotte si combinino con la prospettiva del cambiamento a livello del potere. Qui non si tratta di quante critiche faremo al socialismo o di quante conquiste del socialismo presenteremo. Qui si tratta di dare nuovo impulso e sviluppo alla teoria del socialismo scientifico, all’ideologia marxista-leninista.

 

In questo momento ci dobbiamo confrontare con il piano riguardante la cosiddetta democratizzazione dei paesi arabi nel “Grande Medio Oriente” degli Stati Uniti, che, indipendentemente dalla presenza di parziali differenziazioni, è stato adottato dal Gruppo degli 8, dalla NATO e dall’UE. Anche il nuovo cambiamento delle frontiere nei Balcani, con l’indipendenza del Kosovo al centro. Si va sviluppando l’aggressione contro il Libano, la Siria, l’Iran, continua l’intervento criminale del governo israeliano contro il popolo palestinese. Esiste l’aggressione a molte facce degli Stati Uniti e dell’UE in Africa. Esiste il nuovo piano degli Stati Uniti contro Cuba socialista, che l’UE accetta e adotta, così come gli sforzi tesi a rimuovere il Presidente Chavez e la sua politica in Venezuela. Le iniziative sviluppate da Cuba e dal Venezuela per la creazione di ALBA contro ALCA che viene promossa dagli Stati Uniti, hanno acutizzato le contraddizioni nella regione e gli sforzi di destabilizzazione. L’appoggio allo sforzo del Venezuela e di altri paesi latinoamericani per affrontare l’aggressività degli Stati Uniti e dei monopoli che chiedono il pieno dominio del petrolio e delle altre fonti di ricchezza è di somma importanza.

 

In questo momento va crescendo l’attacco anticomunista, attraverso la proposta fatta al Consiglio di Europa di condannare i presunti crimini del comunismo che ha provocato una reazione che deve avere un seguito e rafforzarsi. Qui includiamo l’intenzione di chiudere il mausoleo di Lenin, accompagnata da un aumento degli attacchi contro i comunisti. Infine, ci sono episodi seri che hanno a che vedere con l’adattamento della Carta dell’ONU all’ordine imperialista attuale. Si tratta di un fronte di lotta che possiamo affrontare in modo coordinato e con iniziative comuni. Come esempi citiamo alcune iniziative che a nostro giudizio potremmo sviluppare attraverso interventi e azioni comuni.

 

Proposte di iniziative nel periodo 2005-2006

 

1.Una dichiarazione comune e una campagna mondiale per la liberazione dei 5 patrioti cubani e per la questione di Posada Carriles. Occorre organizzare una delegazione di deputati, sindacalisti e altre personalità che li visiti nelle carceri statunitensi.

 

2.Invio di brigate internazionaliste composte da militanti dei nostri partiti a Cuba e in Venezuela.

 

3.Dichiarazione comune in merito al memorandum anticomunista del Consiglio di Europa. Campagna di raccolta di firme e di protesta nei nostri paesi.

 

4.Campagna sull’attualità del socialismo in occasione dei 90 anni della Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre (2007).

 

5.Per il 1° Maggio 2006 una campagna contro la povertà, la disoccupazione, i licenziamenti, la regolamentazione dei tempi di lavoro e la riforma del diritto previdenziale, dei diritti del lavoro.

 

6.Organizzare un incontro di educatori comunisti dei paesi europei sull’impatto sull’educazione delle ristrutturazioni capitalistiche e della strategia di Lisbona. Creare un gruppo che segua gli avvenimenti in maniera sistematica.

 

7.Organizzare una campagna europea in vista del prossimo vertice del 15 dicembre 2005 contro le misure antiterroristiche dell’UE.

 

8.Seguire in maniera sistematica i temi che hanno a che vedere con le persecuzioni dei Partiti Comunisti e di altre forze antimperialiste, quali la proibizione di chiamarsi Partito Comunista, Partiti Comunisti nell’illegalità, processi e imprigionamenti, persecuzioni di altro tipo. Creare un gruppo di lavoro su questi temi.

 

9.Appoggio attivo agli incontri regionali dei Partiti Comunisti, come l’incontro dei PC latinoamericani e altri.

 

10.Organizzare un incontro di partiti europei in dicembre in occasione del vertice dell’UE per valutarlo e per esprimere un giudizio sui movimenti contro l’UE.

 

11.Organizzare incontri dei Partiti Comunisti dei Balcani e dei movimenti contro il cambiamento delle frontiere, gli interventi imperialisti della NATO, degli USA, dell’UE.

 

12.Organizzare una campagna contro le basi militari nei nostri paesi.

 

13.Invio di una delegazione comune di solidarietà dei PC in Libano, Siria, Palestina e Israele.

 

14.Iniziative sulla situazione in Africa e in Asia.

 

 

Traduzione a cura del

Centro di Cultura e Documentazione Popolare